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Il Blog di Lella Canepa

VIVERE D' AMOR E SCREPUE



Sono anni di immensa soddisfazione questi per me, e mai come in queste ultime primavera ne ho raggiunto un punto così alto.

La vita mi ha voluto regalare qualcosa di inaspettato e gratuito.

Anni fa, tanti, intorno agli anni ‘90, mia madre stava invecchiando e cominciava a vederci sempre meno e io mi resi conto che senza la sua presenza non riuscivo a raccogliere le erbe selvatiche del prebuggiun, o meglio quando c’era lei le conoscevo, quando tornava a Chiavari le mie certezze svanivano.

Alle mie domande come fai a sapere che è questa e non quella lì che sembra uguale? Lei mi guardava senza capire, per lei entrava in gioco un istinto primordiale di generazioni di raccoglitrici, il suo, come lo chiamavo io, inconsapevole sapere.

Niente internet a quei tempi, cominciai a cercare pubblicazioni sulle erbe commestibili, e già ci aveva provato lei con le sue centinaia di libri su piante e fiori, ma le piante selvatiche commestibili poco erano nominate e non mi riuscì di riconoscerne con certezza che una o due, il tarassaco, la borragine e poco altro.

Se in enciclopedie o altro, sempre tutto troppo scientifico e incomprensibile.

L'uso delle selvatiche come cibo era stato completamente abbandonato negli anni del benessere, quelli cosi detti del boom economico.

Mangiare erbe, per la generazione prima della mia, significava la fame per la guerra, per la carestia e da questo deriva l'etimologia della parola Alimurgia, alimentia urgentia, alimento in caso di urgenza, nutrirsi di erbe edibili, quasi rubate agli animali, per sopravvivenza.

Ricordo come, giunti in vacanza nel paesino dove abito adesso, quali possessori di un negozio e quindi individuati come famiglia che stava bene, a breve, vedendo mia madre che raccoglieva erbe e ce le dava da mangiare, cominciò a girare la voce: -I dixan che i sian ricchi ma i mangiu dell'erba-. Dicono che siano ricchi ma mangiano dell'erba.

Gli ultimi 50 anni sono bastati per dimenticare un istinto vecchio di milioni di anni come il riconoscimento delle erbe, e pure il sapore infinitamente migliore del coltivato, specie se su larga scala.

La passione trasmessa da mia madre e a lei da sua nonna Clorinda, donna incredibile di campagna, che a inizio secolo curava le persone con l'aloe senza saperne il nome, aiutava le donne del paese a partorire e sapeva indovinare il sesso del figlio successivo da come la donna rimaneva dopo il parto, aveva rimedi per tutto e tutto mi è stato negli anni confermato scientificamente, mi convinse che non poteva finire così, solo perché non c'era più la necessità.

Un pomeriggio d’autunno, al ritorno dall’ultima forse passeggiata per erbe di quell’anno, decisi di forzare la mano con mia madre.

Stesi le erbe su un lenzuolo bianco, la obbligai a dirmene il nome che conosceva e a spiegarmene le differenze pratiche fra una e l’altra per come le sapeva lei: toccandole o dall' odore, nel sapore, nel rumore, e osservandole, e fu così che nacque il mio riconoscimento empirico.

Solo dopo molti anni scoprii che era quello usato in tutto il mondo, da quando era comparso l'uomo sulla terra.

Fotografai, catalogai in base alle sue informazioni e parlandone fra amiche mi accorsi che tanti non avevano fatto in tempo a raccogliere questo tipo di informazioni.

E di tempo non ce n’era molto visto il trascorrere degli anni e l’età media di chi queste conoscenze ancora le aveva.

Era il 1996 e credo di essere davvero tra le prime ad avere avuto questa specie di intuizione su quello che sarebbe venuto dopo pochi anni, cioè la richiesta di riconoscere quello che quasi nessuno sapeva più e sentivo che dovevo fare qualcosa.

Buttai giù una specie di progetto fatto di slide show e un primo manualetto di fotografie e brevi didascalie e cominciai a cercare un luogo, una location come si dice adesso, per presentarlo pubblicamente.

Guardandomi di sottecchi tra “il prebuggiun non lo mangiano più” e “cos’è il prebuggiun?” una prima sera che portai la mia proposta di presentazione delle erbe, davanti a poche persone, la frase che ricordo meglio, e mi spiace ma devo riportarla così, “Le tue c....o di belin di erbe non interessano a nessuno”.

Alla morte di mia madre nel 2017 tutto diventò un'esigenza insopprimibile, dovevo assolutamente, nel suo ricordo portare avanti questa idea.

Qui entra in gioco mio figlio Alessio, che un giorno arrivò dicendomi:- Ti ho aperto un blog, scrivi quello che sai, che poi muori anche tu-

Sincero, diretto, ma vero.

Fino a che Franca Ginocchio qui>>> non mi spalancò le porte del suo B&B Fiume a titolo completamente gratuito e Alessandro Dentone mi aiutò permettendomi di portare avanti il tutto che successivamente si concretò nell' Associazione.


nei prati del B&b Fiume
nei prati del B&b Fiume

Sono ancora qui a parlare di erbe, anzi ne parlo talmente tanto tutto l’anno che anche oggi sono roca e senza voce.

E ancora chiamo Incontri e non corsi le mie passeggiate e insisto nel dire che non insegno: Tramando.

In questi anni ho incontrato persone splendide, Linda Sacchetti e il suo incredibile lavoro sulle erbe liguri, Marco Fossati che mi ha citato nella sua laurea, botanici ed erboristi con i quali mi sono confrontata in tutta Italia e donne, donne, tante donne delle erbe come me, con le quali parlo davvero la stessa lingua e basta un’occhiata per riconoscerci e senza saperlo, lontane km e km una dall'altra, hanno deciso che questo sapere non doveva andare perduto.

Ho avuto esperienze indimenticabili, incontrato personaggi e frequentato collaborando cucine stellate, sono finita sulle migliori riviste di cibo.

Ma se molto si deve ai cambiamenti della società, con il divenire di sempre più vegani e vegetariani, con un ritorno a guardarsi attorno nella natura, molto a internet, per quello che riguarda il mio mondo e il termine “Prebuggiun” io so che ero pronta e ho fatto la mia piccola parte, quando Mattia Pecis, Executive Chef di Cracco Portofino mi ha contattata per saperne di più sugli usi delle erbe in Liguria.

E ci siamo intesi subito.


Mattia è fatto di materiale permeabile.

Si lascia attraversare da tutto quello che sente e vede, velocemente seleziona ciò che può essergli utile, lo mette da parte, lo tira fuori e lo modifica nel momento che gli serve per creare qualcosa.

Mattia va a mille, gli racconto qualcosa di vecchio e di antico, un modo di cottura, il sapore di un'erba, un accostamento della cucina povera e riesce a trasformarlo in un piatto gourmet, innovativo, conservando qualcosa della Liguria che possa essere apprezzato e servito in ambienti completamente diversi.

Mattia è il mio futuro.

Quello che io non avrò per decorsi limiti di tempo, il mio modo di mescolare erbe e fiori adesso è in lui, l’ha trasformato con eleganza mantenendo la semplicità del prodotto, l’ha proiettato in un mondo dove era sconosciuto, aggiungendo valore.

Il messaggio trovato un certo giorno sulla posta di Instagram che mi chiedeva un incontro per parlare delle erbe usate nella cucina ligure, da parte di quello che non sapevo essere il futuro Executive Chef di Cracco Portofino, è stato una vera sorpresa.

Dal quel primo momento, un qualsiasi pomeriggio di chiacchiere, c'è stata fra noi un'intesa incredibile.

La curiosità di Mattia, la sua inesauribile energia, l'intuito prezioso nell'afferrare al volo cosa va bene e cosa no, ha creato fra noi una sinergia preziosa per me e spero anche per lui.

Mattia ha ora 29 anni ne aveva poco più di 24 quando gli è stata affidata da un giorno all'altro una responsabilità enorme.

In un paese, bisogna ammetterlo, non proprio ospitale al massimo, che non ti facilita niente, vuoi per il carattere degli abitanti, vuoi per l'asperità del territorio, Mattia si è fatto amare, la Liguria è selvatica di gente e di paesaggio e non è così scontato riuscirci.

Insieme in meno di due anni abbiamo fatto esplodere una bomba vegetale.

Se tanto va riconosciuto a chi faticosamente non ha mai abbandonato la tradizione servendo le nostre erbe a tavola, vedi per esempio la Brinca a Ne o

U Giancu a Rapallo, non si può negare che Portofino>Cracco>Prebuggiun sia stato trainante in maniera diversa.

Mattia ha inventato il Risotto al Prebuggiun con Triglia laccata e Prescinseua, dedicandomelo, premiato presso la prestigiosa scuola dell’Alma, piatto ormai rappresentativo del ristorante, portando la parola Prebuggiun a livello mondiale.



E anche questa primavera, mentre giro come una trottola mostrando e raccontando di erbe a tutti, vedo decine di persone che si inventano raccoglitori di erbe, che si ricordano improvvisamente ma molto improvvisamente che le conoscevano anche loro, eventi su eventi ovunque, messi su di corsa perché adesso va davvero di moda sapere di erbe, che giurano spergiurando che loro lo hanno sempre usato, che proprio gli è sempre piaciuto, che lo conoscono e come lo conoscono... chissà...

Come potrei non essere contenta di tutto questo interesse suscitato?

Chi mai si sarebbe aspettato tanto.

Il mio scopo è stato più che raggiunto, volevo non andassero perse le conoscenze di mia madre e di mia nonna e di tante altre donne che ho incontrato come loro, il loro istinto e il loro inconsapevole sapere.

Rido e mi diverto tanto, quando sento e vedo di tutto e di più, e mi spiace solo che mia madre non ci sia più.

Non ha molta importanza se tutto non sarà davvero prebuggiun, non ci si inventa da un giorno all'altro leggendo qui e là e credendo di sapere, io continuo a imparare ogni giorno, ma l'importante è suscitare interesse per una pratica una volta quotidiana e ormai desueta.

Qualche volta mi basta un’occhiata, come inquadrano una pianta, come la toccano e capisco.

La passione bisogna averla nel cuore che racconta, il gusto nella bocca che assaggia, la riconoscenza nelle mani che toccano, la luce negli occhi che scoprono.

Siamo in poche a saper ancora vivere davvero “d'amô e screpue”*

E chi è veramente interessato prima o poi lo capisce.


*traduzione: vivere solo di amore e Reichardia picroides, l'erba più buona e conosciuta del prebuggiun, conosciuta anche come


Per chi volesse sapere chi era mia madre





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Lella

 

Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.


Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.


Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>


 


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