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Il Blog di Lella Canepa

IL FAVAGELLO 🔴

Dopo aver scritto di tante erbe che raccolgo, mi sembra giusto inserire quelle che NON raccolgo e il perché, visto che sono abitualmente consumate da molte persone.

Ho già raccontato, correndo il rischio di annoiare, come le mie informazioni derivino tutte dalla tradizione casalinga delle donne della mia famiglia, senza nessuna conoscenza scientifica, anzi mia bisnonna, l'unica di cui posso ricordare, sapeva a malapena scrivere.

Ebbene, scoprire negli anni che queste nozioni erano tutte giuste, che da sempre non raccoglieva e non ha insegnato a raccogliere erbe o piante che sono nel tempo risultate tossiche con conferme scientifiche, devo dire mi ha lasciato basita, evidentemente lei in qualche modo lo sapeva già.

C'è un fiore che sarà mio, è la piccola celandina.

William Wordsworth


Una di queste piante, la prima che spunta adesso in inverno, è il Favagello, Ficaria verna Huds, chiamata precedentemente Ranunculus ficaria L..

Molto conosciuta fin dall'antichità e regolarmente purtroppo ancora raccolta anche nelle mie zone per il misto del Prebuggiun (qui>>>).

La sua tossicità è stata confermata dalla presenza di protoanemonina, comune a tutte le Ranuncolaceae, il solo contatto con foglie di piante appartenenti a questa famiglia, specie se rotte, pestate, può causare prurito, eruzioni cutanee o vesciche sulla pelle o sulla mucosa .

L' ingestione può causare disturbi diversi, anche gravi.

Allora come sarà possibile che tanta gente la consumi abitualmente da tanti anni?

Come sempre in questi casi ci si dimentica che:

  • la pianta è più ricca in particolari situazioni, nel caso del Favagello, con la fioritura sviluppa la tossina

  • che l'essiccazione o la cottura in acqua abbondante tende a eliminare anche se solo parzialmente la tossina

  • che è sempre la dose che fa il veleno, quindi una o due piante in un misto ...

Per contro spesso si dimentica che:

  • difficilmente un po' di mal di pancia lo imputeremo al favagello, sull'onda dell' "abbiamo sempre mangiato e siamo vivi", "mia nonna lo mangiava e ha 90 anni"

  • quello che non ha mai fatto male a noi può far male ad altri con un fegato diverso

  • può essere molto pericolosa, anche una piccola dose, per una donna incinta, per un bambino, un anziano

  • non abbiamo di certo il fegato e l'apparato digerente in genere di 100 anni fa, i nostri sono fegati che hanno digerito oltre a medicinali quotidianamente, quantitativi di grassi e cibi spazzatura impensabili un tempo.

  • Cento anni fa si moriva tranquillamente più di fame che per aver mangiato

  • certe tossine sono da "accumulo" cioè si depositano nell'organismo negli anni insieme ad altre e poi il danno è difficilmente imputabile a loro.

  • si tende a "dimenticare" parte delle informazioni antiche non scientifiche e quindi quanto e quando e come raccogliere.

Anticipato tutto ciò, in casa non lo abbiamo mai raccolto, fiorito o non fiorito, e io continuo a non raccoglierlo e mangiarlo, forti anche del fatto che nessun animale si avvicina a una Ranunculacea fresca.

Provate a guardare un recinto dove sono pecore o asini o cavalli, ci sarà la terra battuta con solo ciuffi di ranuncoli che spuntano qua e là intonsi.

Anche le api solitamente le evitano e non le bottinano.

Se questa non è una legge ferrea, in questo caso è vera.



L'identificazione del Favagello non è difficile, intanto perché mentre intorno è tutto brullo, in pieno inverno, quando nasce poco e niente, spunta con le sue foglie verdi, lucide, non pelose, che crescendo hanno una macchia scura ben evidente al lungo la nervatura centrale, a cui seguiranno verso febbraio fiori gialli deliziosissimi



L'unica confusione possibile è con la Viola, (qui>>>) questa ultima sì raccolta per il misto, per la foglia vagamente somigliante, ma di un altro verde non lucido.

Ogni dubbio è tolto strofinando una foglia che nel caso della viola è profumato, mentre anche il gusto del Favagello è acre.

Qui sotto le piante a confronto


Negli anni ho scoperto, parlando con uno e con l'altro, che qualcuno usa anche i piccoli tuberi attaccati alle radici, ebbene, dopo tanto averla esecrata devo ammettere che fin dal Medioevo era adoperata nella medicina popolare per curare le emorroidi, per la teoria delle "signature" queste radici gonfie ricorderebbero la forma delle emorroidi.

Gli sono tutt'oggi riconosciute proprietà lenitive, analgesiche, antinfiammatorie.

Non ne ho esperienza diretta ma so di impacchi e creme fatte con questa pianta.

In virtù di queste sue radici a tubero è altamente infestante, predilige luoghi umidi e ombrosi, in un angolo del giardino, può diventare invasiva.



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Lella

 

Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.


Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.


Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>


 


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