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Il Blog di Lella Canepa

DI SCOPE E DI STREGHE



Passando appena fuori del paese lo sguardo al campo sotto strada rivedo il Sorgo che cresce, seminato tardi e tagliato verde per essere usato come foraggio fresco alle mucche e mi è venuto voglia di parlarne per chi non lo ricorda più.

Il Sorgo un tempo era molto usato e non solo per le bestie, a dir la verità è ancora molto usato, essendo il quarto o il quinto cereale coltivato al mondo, questo ha portato ad una selezione delle specie per l'alimentazione umana o per quella animale, solo in Italia ne sono coltivate circa 115 varietà, e ne esiste anche inselvatichito.

È pianta resistente alla siccità, alle malattie, e per questo molto usata, per esempio in Africa.

Assomiglia vagamente al granoturco, pianta alta con foglie larghe e piatte e infiorescenze a spighette, che contengono i semi, la granella.


È un cereale e come tale usato per farine dall'epoca greco-romana, conosciuto come melica, sostituito poi dal mais tanto da far rimanere questo vocabolo "melica" nella parlata volgare, per identificare il granoturco, o almeno qui è così, la meliga, contratto poi in mega, è nel nostro dialetto, il mais.

Non contiene glutine e oltre la macinatura per polenta, pane, pappe, può essere usato in granella come il riso, ormai reperibile solo nei negozi di alimenti naturali.

Ma la voglia di parlarne mi è venuta non per l'uso alimentare, ma per un'economia basata su questa pianta e ormai praticamente sparita: la fabbricazione delle scope.

Da strega qual sono mi sembrava giusto parlarne.

La Saggina, il materiale con il quale erano fatte gran parte delle scope fino a una cinquantina di anni fa, è il sorgo, o meglio nella tradizione popolare il sorgo veniva chiamato e usato come saggina.

Il termine Saggina o anche Scagliola è però usato anche per le piante acquatiche del genere Phalaris.

Di questa stagione, tolto il seme, si vedevano appesi nelle campagne i mazzi di sorgo a seccare, e nell'inverno gli uomini fabbricavano le scope che dovevano durare il più possibile.

Le scope non erano solo di saggina ma di brugo (qui>>>dell'erica e del brugo) , di ginestra, di tamerice, di sanguinello, di betulla, di scoparia, e altre piante, ma soprattutto non erano altro che un ramo al quale veniva legato semplicemente un mazzo dell'erba scelta.

Poi, un giorno del 1797, a Hadley nel Massachusetts, tale Levi Dickenson, contadino, rivoluzionò il mondo delle pulizie casalinghe assemblando un certo numero di mazzi di sorgo in maniera piatta legandoli con del salice, inventando così la Scopa di Saggina, così come è ancora conosciuta adesso.

Fu la pubblicità che sua moglie fece alla scopa presso le amiche, a far sì che egli ne fece un mestiere inventando pure una macchina per assemblarle.




Oggi la produzione è prettamente affidata ai paesi dell'Est da dove provengono praticamente quasi tutte le scope di saggina, anche se in tutti i paesi contadini d'Italia esiste la conoscenza di chi in passato fabbricava manualmente scope e anche musei che ne raccontano la storia.

Fino a qualche anno fa, in provincia di Lucca esisteva l'ultimo artigiano che fabbricava ancora le "granate", come sono chiamate in Toscana le scope, appunto da grano, ricordando il sorgo che è

cereale usato come il grano .

Nel video a questo link potete vedere tutta la lavorazione:








Prima del Sorgo molte altre piante venivano usate per fare le spasoîe, le Urxe, Uxe, Úrscia, Uexie, nomi in dialetto dell'Erica arborea, (dopo un milione di anni che abito qui, non riesco ancora a pronunciarli bene), di brugo, di Erica scoparia, e ancora adesso di queste erbe sono fatte quelle per pulire la cenere del sō, il rialzo nella grae, gré, il seccatoio, dove si cuoceva il pane e le torte sotto il testo

Oggi, giornata fresca di tramontana, ma soleggiata, ho fatto un giro per fotografare qualche pianta e per raccogliere qualche ramo. Intendo fare qualche piccola scopina da regalare per le prossime feste per scacciare via tutti i cattivi pensieri e tutto quello che questo anno ha portato, c'è davvero molto da scopare via.




Fino a qualche decennio fa, chi ha tanti anni come me, ricorda un uomo che girava nelle campagne per acquistare le ciocche, i ciocchi, le radici di questa, l'Erica arborea, che dovevano essere scelte con cura per fabbricare le pipe, e anche questo rappresentava un piccolo guadagno per i contadini che sapevano quali cavare. La pianta deve avere dai 50 ai 70 anni per produrre il ciocco, la radice ottimale.

La pianta resiste agli incendi, rispuntando ed è per quello che è adatta alla costruzione delle pipe, ma per essere usata la sua radica non deve aver subito incendi in quanto il calore rovina il prezioso rizoma, deprezzandolo.

Frequentissima nelle macchie mediterranee a ridosso del mare è presente in tutti i boschi anche qui, spesso sui poggi a fianco la strada.



erica in fiore a primavera

Tornata a casa con l' Erica, l'ho tagliato quattro o cinque pezzi, uno un poco più grande e diritto, poco filo di rame.

Ho rifinito con qualche fiore secco di Achillea, di Romice, un pezzo di cannella vecchia, un pignetta raccolta chissà dove, un cuoricino di feltro, il biglietto con l'augurio di scopare via tutte le negatività, ago filo e ad essere moderni colla a caldo... ma è solo una prova. Ora deve seccare e perderà gran parte del verde diventando una scopina da streghetta, penso che possa essere un bel chiudi pacco.






Ti mettiâe ou brûggu réddenu'nte 'n cantùn

Che se d'â cappa a sgûggia 'n cuxin-a á stria

A xeûa de cuntà 'e págge che ghe sun ...

A çimma




... metterai la scopa diritta in un angolo, che se dalla cappa scivola in cucina la strega, a forza di contare le paglie che ci sono ...

E la scopa, di saggina o altro, da tempo immemorabile è collegata alla magia, alle streghe, alle superstizioni, a tradizioni ecc. ecc.

Difficile arrivare all'inizio di tutto ciò, pare che maestri, sciamani, guaritori in tutto il mondo, abbiano sempre avuto una sorta di bastone in mano, alla stessa erba aggiunta a questi bastoni erano sempre dati poteri magici o di sacralità, vedi la ginestra per esempio, e questo in tutte le culture, anche se era palma da dattero.

Il fatto poi che scopando si togliesse l'immondizia, la sporcizia, aggiunge simbolismo.

Tutti sappiamo di tradizioni di balli e di chi rimane con la scopa in mano, o la malignità di scopare i piedi alle ragazze nubili così che non si sposassero, o di riti di matrimonio saltando la scopa, o di non scopare dopo il tramonto per non scopare via la fortuna.

I versi della canzone sopra ricordano la credenza popolare di mettere una scopa a testa in sù vicino al camino, perché la strega che volesse entrare sarebbe costretta a contare i fili che la compongono e quindi a perdere tempo.

-Donne valdesi raffigurate come streghe, miniatura da un manoscritto di Martin Le Franc,

Le champion des dames, 1451-


Tanto importante la simbologia affidata alla scopa che da strumento delle streghe si riesce a trasferirle il potere di tenerle lontane, vedi le scopine augurali variamente decorate che si usano regalare nelle festività natalizie proprio per spazzare via i mali e le sfortune e impedirne il ritorno.

Appunto la strega ... il primo attestato storico che parla di un qualcuno a cavallo di una scopa è del 1453, ma ops... era un uomo Guillaume Edelin, priore e pare amante del diavolo. Anche se ci sono testimonianze più antiche di cavalcate con la scopa, lo stesso Pitagora, pare sconsigliasse di cavalcarne una.

Sorvolo sul significato fallico dato al manico di scopa, cavalcato dalle streghe, che ha portato poi a usare il termine per definire anche l'atto sessuale e relegato l'uso alle streghe in quanto donne, ma anche i maghi ve lo dico qui, cavalcano scope per recarsi ai sabba.

Per conoscenza aggiungo che la Befana, nulla a spartire con le streghe e meno che meno simbolo sessuale, proprio per questo inforca la scopa con la "spazzola" sul davanti, al contrario di come si vede, ahimè, in quasi tutti i disegni in giro.

Resto dell'idea che tutto ciò derivi dal fatto che lo strumento scopa era presente in tutte le abitazioni e munito di bastone servisse come unica arma presente, e le streghe, donne sempre povere che usano erbe, cosa potevano avere velocemente alla mano? Le fate, solitamente ricche, per niente girano in carrozza e hanno la bacchetta magica dorata...

L'uso della scopa come simbolo è talmente legato all'uomo, ma ci veniva comodo dimenticarlo, che il riconosciuto popolo dei Metis, i discendenti dei primi coloni nelle terre degli indiani d'America che con loro si unirono, ne portano la tradizione in un ballo tutto maschile.

A questo link per vedere come è la Broom dance:




Per conoscenza mi piace riportare che il famoso gioco di carte chiamato "scopa" si chiama così perché il punto si prende proprio lasciando il tavolo pulito, come fosse spazzato.


Scopa nuova scopa bene

ma scopa vecchia conosce tutti gli angoli

😜

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Lella

 

Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.


Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.


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