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  • Erbando

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  • MAIAL TONNÈ

    il mio Maial Tonnè Avrei voluto dare il titolo classico di Vitello Tonnato, ma già sentivo gridare: Eresia! Eresia! quando poi leggendo si sarebbe scoperto che da anni uso la carne di maiale per farlo. Se tutti quelli che, compreso i ristoratori, ammettessero di usare frequentemente il ben più economico maiale, forse si sentirebbe più spesso pronunciare Maial Tonnè... Inutile dire che in casa, specie in estate, era tutto magatello bollito e salsa maionese con capperi e tonno, perché così era di moda in quegli anni, ma poi in seguito a ricerche scoprimmo che non era proprio così. Le origini del vitel tonnè pare siano assolutamente piemontesi, dove si dice in giro che: la carne non è bollita non ci va la maionese una volta nemmeno il tonno, solo capperi e acciughe Ho letto qui e là che si confuse tonnè con tannè o parola simile, che significherebbe "conciato, condito" aggiungendo il tonno sott'olio per un' errata interpretazione. Di fatto l'Artusi, senza tante elucubriazioni o francesismi, pubblica il suo Vitello tonnato, facendo bollire la carne e aggiungendo una salsa di capperi, tonno e limone. La maionese non c'è nemmeno qui. - L'Arte di Mangiar Bene - Pellegrino Artusi - 1891 In Piemonte, alla maniera antica si usa invece mettere in forno il pezzo di carne con carote sedano cipolla e aglio e cuocerlo, poi si concia una salsa con un uovo sodo, capperi, acciughe, frullate assieme e così ho fatto io con il mio pezzo di maiale. Ho legato e passato strofinandola nel sale fino con erbe tritate, timo, rosmarino, alloro, poco pepe, la carne Ho passato, prima da solo qualche minuto senza olio, nella padella calda, per arrostirlo bene Ho aggiunto poi le verdure tagliate a julienne e un cucchiaio di olio e ho fatto passare, per poi sfumare con una goccia di vino bianco e sorpresa!... con la complicità di un'amica, che me l'ha fatta provare, ho messo tutto nella friggitrice ad aria a 200° per 30 minuti con la funzione dove spruzza un po' d'acqua durante la cottura. Altrimenti stesso trattamento e poi tutto in forno, con attenzione a bagnarlo ogni tanto con un po' di brodo. C'è chi a cuocere in forno ci mette addirittura anche il tonno. È venuto perfetto, e devo dire che lo sbattimento è stato inferiore che se avessi acceso il forno con questo caldo, soprattutto per un pezzo di carne così piccola. Ho tolto le verdure, le ho messe nel frullatore con due uova sode piccole, una bella manciata di capperi, una confezione di tonno sott'olio, qualche goccia di limone e ho frullato fino ad avere una salsa gustosa da poter distribuire sulle fette di carne, obbligatoriamente tagliate con l'affettatrice. Non c'è dubbio che il gusto è diverso da quello che si è abituati a mangiare coperto di maionese, a me piace più così, più gustoso, più leggero. I gusti negli anni dovrebbero essere cambiati, dovremmo aver imparato a mangiare diversamente, con più consapevolezza, che una fettina di carne più sottile di un foglio di carta soffocata in un'economica quantità di maionese che ha visto passare un filetto di tonno e qualche cappero. Che sia così la vera ricetta o che sia quella bollita, questo a me è sembrato un veloce e più gustoso compromesso, l'importante poi come sempre che ognuno faccia a piacer suo. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • C'ERA UNA VOLTA... ♥️

    il B&b C'era una volta di Sara Diana La gente si aggrappa all'abitudine, come ad uno scoglio, quando invece dovrebbe staccarsi e tuffarsi in mare. E vivere. Charles Bukowski C'era una volta e per fortuna c'è ancora... Non potevo dopo la bella esperienza in questo B&b non scrivere di Sara e di come la Val d'Aveto mi ha accolta e come è diventato un altro luogo del cuore. Qualche mese fa Sara mi ha contattato per capire cosa dalle sue parti, siamo quasi a 1000mt, si poteva raccogliere e usare delle erbe del Prebuggiun >>> o comunque di selvatico commestibile. Non conoscevo Sara e non sapevo niente di lei e di cosa avremmo potuto fare assieme, ci siamo sentite e mi ha raccontato un po' della sua storia; un passato recente da infermiera, la passione per la natura e per le montagne della Val d'Aveto che frequenta fin da bambina, il sogno di aprire un b&b che parli delle cose di una volta. Avrei potuto dirle no, nella tradizione avetana non c'è proprio il prebuggiun, o meglio c'è come in tutte le tradizioni contadine di usare quel che si trova, ma certamente non tutte le erbe della riviera, quelle classiche, che presento solitamente io. Invece, per la serie se vuoi cose mai avute devi fare cose mai fatte, decido di scoprire cosa si può fare in questa valle a pochi km dalla mia, proprio perché vicina, dici sempre ci vado domani e passano 50 anni senza metterci piedi se non di passaggio. La val d'Aveto si snoda lungo il torrente Aveto che va a sfociare nel Trebbia in provincia di Piacenza, è quindi a cavallo fra Liguria ed Emilia ed è la montagna della riviera Ligure con i suoi M.Bue, M.Penna, M. Maggiorasca le vette più alte dell'Appennino ligure, il posto dove a volte si può sciare a un'ora dal mare. Una valle a vocazione turistica da sempre, come potrebbe essere diversamente con quei panorami e le molte possibilità che offre di passeggiate fra foreste demaniali, rocce e laghi di origine glaciale ed è a pochi km da casa mia, tanto che la gita sul M.Penna è una delle classiche che si fanno da queste parti. Gli abitanti si sono da sempre dedicati anche alla produzione di carne e formaggi di mucche della razza cabannina, la famosa mucca "che parla genovese", razza rustica, animale con caratteristiche di agilità e frugalità adatte al territorio, che ha resistito all'estinzione per la testardaggine di pochi allevatori che non hanno ceduto ai richiami di razze più produttive. prato di Tarassaco Ci siamo intese subito con Sara, come poteva essere diversamente con una persona così attiva e ricca di idee? In poche ore, scoperto insieme che se di erbe si parlava certamente dal tarassaco si cominciava, visti i prati gialli che mi hanno accolto, mi porta a conoscere a pochi km più in basso, Manuela Casaleggi di qui>>> Terra di Casaleggi Prodotteria dove i prodotti di mucca cabannina sono esaltati dalla lavorazione delle sapienti mani di questi giovani che partendo dal proprio allevamento te li portano poi nel piatto direttamente lì in macelleria. Salumi e una tartare che non ce n'è, e poiché, se non si fa rete fra giovani del territorio non c'è storia, Manuela ci offre anche i formaggi della valle, una zola di capra dell'azienda Sutta ae Rocche , più a valle, due giovani che hanno una sessantina più o meno di capre che vivono felici "sulle rocche" appunto e la prescinsoua di Raffaella Alborghetti dell' az. agricola Mooretti di Rezzoaglio , che con le sue 25 mucche fa la più buona che abbia mai assaggiato A me quella tradizionale non piace molto... ma questa... una bontà e anche altri formaggi più o meno stagionati con il gusto di una volta davvero. In pochi minuti assaggiate tutte queste delizie servite con un pesto di aglio orsino... Aglio orsino? quello che non sono mai riuscita a trovare dalle mie parti? e in due minuti mi trovo in un prato circondata come da tempo speravo di trovarmi Tornate a casa decidiamo che chi di tarassaco ferisce di tarassaco perisce... e facciamo insalata di tarassaco, capperi di tarassaco, miele finto di tarassaco, bevanda ai fiori di tarassaco e chi ne ha... Inutile rimarcare che il B&b resta una location perfetta per i miei eventi e se non si potrà trovare proprio tutte le erbe del prebuggiun c'è molto ma molto altro da parlare e da vedere e da scoprire cosa farne assieme. Intanto facciamo una torta di bietole cruda che nemmeno il tempo di cuocerle abbiamo trovato... e con grande soddisfazione degli ospiti di quel fine settimana che riprovano a farla e contenti di esserci riusciti. le torte di verdura fatte dai partecipanti all'esperienza presso il b&b Non finisce qui, dovevo andare via, quando mi viene in mente di contattare Mattia Pecis, executive chef di Cracco Portofino, perché davvero non potevo lasciare solo per me tutto questo e perché da tempo lui voleva portare i suoi ragazzi a conoscere e raccogliere l'aglio orsino e i boccioli di tarassaco e dove se non qui? Mattia si approccia al suo lavoro sempre con la conoscenza pratica e fare uno stage da lui significa anche toccare con mano come e dove si fa. La mia vacanza si prolunga con la giornata trascorsa con loro e a me fanno davvero bene queste immersioni così ricche di esperienze e di gioventù intorno. Ritornerò più spesso in valle, un po' come quando attraversi la strada per andare a bere il caffè dalla vicina, perché di idee Sara e io ne abbiamo a bizzeffe e chi ci ferma... e nel frattempo ho trovato altre erbe che cercavo e per natura propria vivono bene solo qui. In progetto qualcosa con l'aglio orsino, un incontro per riconoscerlo sicuramente, e chissà poi... cosa ci verrà in mente a due come noi, con tutto quello che c'è da fare e da vedere in Val d'Aveto. Qualche foto del b&b le colazioni al B&b con i prodotti della valle, oltre a quelli descritti sopra c'è da sbizzarrirsi fra le varie aziende produttrici di formaggi, miele e altro. La stessa Sara ha le api e produce un miele proprio. Per prenotare da Sara: B&B C'ERA UNA VOLTA VILLAGGIO AL PINO SANTO STEFANO D'AVETO SARA 348 618 9707 Qui sotto alcune immagini dei dintorni, ma sono talmente tante che non riesco davvero a metterle tutte Il Castello Malasapina-Fieschi nel centro di Santo Stefano d'Aveto Gli impianti fino a Prato della Cipolla mt.1600 - fino al Monte Bue 1780 Vicinissime al B&B le Sequoie di Allegrezze inserite negli alberi monumentali d'Italia, un'emozione vederle e abbracciarle: La foresta demaniale del Monte Penna e le escursioni su tutti i monti attorno, chi non è andato almeno una volta alla Madonnina? foto di A.Andreatta - cima del Monte Penna, 1735mt. - Madonna di San Marco protettrice delle Valli Taro e Ceno - statua in bronzo di 8 quintali - https://www.esvaso.it/1306/la-madonna-sul-penna-una-bella-storia/ foto di A.Andreatta - foresta del Monte Penna - la pietra Borghese, ai margini di Pratomollo, affioramento di peridotiti lherzolitiche, fortemente magnetica I laghi da quelli artificiali della diga di Giacopiane a quelli glaciali lago delle Lame, lago degli Abeti ecc. foto di A.Andreatta - lago di Giacopiane foto di A.Andreatta - lago delle Asperelle foto di A.Andreatta - Lago delle Lame per un refrigerio estivo sulle sponde dell'Aveto più in basso, prima di entrare in Val d'Aveto, l'Abbazia di Borzone, VIIsec. https://www.cittametropolitana.genova.it/sites/default/files/newscomunicazione/Borzone-1.jpg nei pressi dell'Abbazia il misterioso volto megalitico -foto di Davide Papalini - Opera propria, CC BY-SA 3.0, Si travalica attraverso il passo del Tomarlo, strada ambita dai centauri, per arrivare in meno di un'ora a Bedonia, Compiano e Borgotaro, ecc. , foto di Antonio Andreatta L'Aveto si getta nel Trebbia e seguendone il percorso si arriva alla Val Trebbia verso l'interessante borgo di Bobbio, con il suo ponte gobbo detto del diavolo Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • LE AMARENE, LO SCIROPPO, LE AMARENE SCIROPPATE E LA CONFETTURA

    Già in un altro post ho scritto degli sciroppi >>>DI SCIROPPI E ZUCCHERI... ma lo sciroppo di amarena merita un post a parte. Qui, nel mio solito paesino, gli alberi di amarene erano una volta di contorno ai campi coltivati, insieme a quelli di prugne. Se i primi fornivano gli aciduli frutti per fare lo sciroppo con il quale ci si dissetava in estate, le prugne confortavano in inverno con un distillato casalingo la " grappa de brigne ", una specie di Slivovitz dell'Appennino. Con l'abbandono dei terreni, le piante invecchiate sono quasi tutte ammalate, soffocate da vitalba e quasi irraggiungibili. Non fruttificano nemmeno più tutti gli anni, solo di tanto in tanto accendono il panorama di rosso fuoco quando ci si avventura per una passeggiata nei sentieri fra i campi e i boschi. Amarene a Valletti Non sono in grado di risalire alla varietà esatta perché si perde nella notte dei tempi chi le può aver messe per primo, di anno in anno poi nascendo naturalmente ai piedi della pianta madre, anche da noccioli caduti, e venivano sistemate e curate. Frutto antico già usato dai romani, pare sia stato Lucullo a portarle a Roma dopo la vittoria su Mitridate. Ghiaccio e neve venivano imballati con paglia e lana e portati in città dai monti, su carri con precedenza assoluta, e con neve, ghiaccio, amarene e miele si facevano deliziosi sorbetti e granite, appannaggio dei soli ricchi che potevano permettersi una tale goduria, una pre-coppa all'amarena insomma. Il nome scientifico è Prunus cerasus, amarene, visciole, marasche sono varietà che vanno dal colore da rosso a quasi nero e dal sapore da acidulo a quasi dolce o addirittura amaro. Questi nostri alberi dovrebbero essere proprio varietà amareno, almeno dalle informazioni che ho raccolto, ma non ho confronti da poter fare. È un albero molto rustico, sopporta gelate e siccità, non molto alto, con rami lungi e flessibili, facilmente raggiungibile da raccogliere e per quello era messo vicino ai poggi per poter raccogliere da sotto e da sopra solitamente senza ausili di scale. Il legno è più pregiato di quello di ciliegio. Il frutto, in queste, una drupa di colore rosso chiaro, quasi trasparente, molto acidula, ricca di liquido all'interno. Sarebbe stato l'anno di produzione abbondante, l'ultima volta fu nel 2015, quindi bisognava farne provvista. Purtroppo il tempo infausto ha contribuito a farle marcire prima di farle maturare, ce ne sono talmente tante che ho cercato di raccogliere e fare una scelta fra le migliori. Qui mi hanno insegnato a raccogliere le amarene in maniera differente dalle ciliegie, ci si munisce di un secchio e non di cestino, e si toglie direttamente il frutto con le mani senza il peduncolo. Arrivati a casa un po' di lavoro sarà già fatto. Il tutto va fatto molto velocemente e io le lavo, qualcuno pensa che non si dovrebbe, provare per credere, il raccolto è tutta una cosa appiccicosa dove cadono, ragni, pezzi di foglia, e altro, inoltre con le piogge di sabbia dei giorni passati, sinceramente... Quindi occorre calcolare di raccogliere e avere il tempo di trasformarle subito. Passate velocemente poche per volta, in acqua corrente, le sistemo in pentole di acciaio inox, non di alluminio e preferisco non di plastica, le schiaccio sommariamente con le mani e aggiungo un po' di zucchero, non importa quanto, un mezzo chilo a pentola, così per avviare la fermentazione e copro con il coperchio. Ora bisogna aspettare circa 36 ore, dipende dal caldo che fa, mescolando ogni tanto, iniziano a fare un po' di schiuma in superficie e saranno pronte per essere pressate dentro ad un sacchetto di tela pulito. Io uso le vecchie federe bianche di lino e cotone che lavo a mano con sapone di Marsiglia e tengo per questo uso. È utile per spremerle un torchietto casalingo. Si spreme il più possibile, si pesa il liquido ottenuto, si aggiungono 800gr di zucchero a chilo, e si mette sul fuoco. Controllare con attenzione fino a che non giunge a bollore. In questa fase occorre schiumare bene in superficie per avere uno sciroppo limpido, privo di impurità, tenendo la schiumarola in superficie. Una volta si metteva a bollire anche qualche nocciolo schiacciato, poi bisogna ricordarsi di togliere i pezzetti Dal momento che bolle, schiumato per bene, si fa bollire a fuoco moderato, senza coperchio, per una ventina di minuti. Si imbottiglia in bottiglie perfettamente pulite e asciutte, sempre passate per 15 minuti nel forno a 110°per una quasi sterilizzazione. Non dimenticare di pulire benissimo i tappi e sterilizzare anche quelli se sono di metallo. I contadini usavano portare bottiglie di acqua con due dita di sciroppo per dissetarsi durante la fienagione, ma in verità la bottiglia di amarena era sempre presente sulle tavole anche durante pranzo e cena. Se la mia infanzia è stata tutta di finta acqua di Vichy fatta con le bustine di Idrolitina, quella dei miei figli è stata tutta colorata dall'amarena, ne hanno bevuto ettolitri. Ora mi sembra impossibile con le due mie pentole a fermentare, ma ogni anno facevo circa 30 litri di sciroppo. Perché si deve aspettare quelle ore ? È la differenza fra fare una marmellata e uno sciroppo. La frutta fresca contiene pectina, che è quella che favorisce il rassodamento della marmellata, la fermentazione contribuisce a farle perdere forza. Se con parte del raccolto si vuole fare una confettura di amarena basta snocciolarle subito appena raccolte una a una con uno snocciolatore o con la macchinetta a mano, utile, io l'ho comperata. Poi si mettono in una pentola sempre con 800gr. di zucchero a chilo e si fanno cuocere fino alla classica prova del piattino. Se invece si voglio fare le amarene sciroppate da mettere sul gelato o sui dolci, si snocciolano le più belle e si procede come lo sciroppo, si tengono a fermentare per 36 ore e poi si aggiunge lo zucchero, sempre 800gr. a chilo, e si mette al fuoco semplicemente senza spremere e si lascia cuocere sempre una ventina di minuti. Invasare ancora calde in vasetti pulitissimi, asciutti e passati sempre prima vuoti in forno a 110° per una pseudo sterilizzazione. Pronte per le zeppole di San Giuseppe dell'anno prossimo o per il gelato di questa estate -amarene sciroppate- Se poi, raccogliere, snocciolare, schiacciare ecc. diventa gravoso o non si ha il tempo, c'è sempre il CENTO FOGLIE DI AMARENE>>> molto più veloce, facile e nessuno si accorgerà che non ci sono le amarene e che diventa un buonissimo liquore con l'aggiunta di un po' d'alcool. Se con le foglie si può fare liquore e sciroppo, con i noccioli si può fare ugualmente un liquore simile allo cherry. Il procedimento è simile a quello con le foglie, ma lasciando macerare i noccioli e qualche foglia in alcool 30-40 giorni prima di aggiungere vino rosso e zucchero. Le dosi potrebbero essere 350gr. di noccioli in mezzo litro di alcool per 40 giorni. Sciogliere mezzo chilo di zucchero in una bottiglia di vino rosso e aggiungere poi l'alcool dove sono stati fatti macerare i noccioli. Lasciar riposare almeno due settimane prima di assaggiare. I noccioli servono anche per riempire dei cuscini da scaldare in microonde utili per alleviare dolori vari o anche solo per scaldare mani e piedi. Vanno lavati a lungo, fregandoli fra le mani, sciacquati più volte e fatti asciugare bene Anche il peduncolo delle amarene non si butta, come quello delle ciliegie serve per tisane utili per le vie urinarie, cistiti, calcoli, e ritenzione idrica e pare si offenda se lo si chiama picciolo, esso è il peduncolo, il picciolo è quello delle foglie. Se poi cercando le amarene ci si dovesse trovare davanti a un ciliegio selvatico di quelli che fanno quelle ciliegie piccole ricordarsi di fare man bassa anche di corteccia perché ha incredibili proprietà sedative, espettoranti, per le vie respiratorie, è in quasi tutta la composizione degli sciroppi per la tosse. È anche un blando sedativo aiuta con l'ipertensione e alcune forme di insonnia. Come per tutte le essenze più legnose non basta l'infusione, occorre il decotto e quindi far sobbollire la corteccia in acqua per diversi minuti sempre con il coperchio. Ma sto divagando vado di ciliegia in ciliegia... si sa una tira l'altra... mi farò un bel bicchiere di amarena Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. 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    Erbando © Come andare in cerca di erbe, raccoglierle, cucinarle Carro, 13 Aprile Posti Esauriti! Lella Canepa Riconosciuta esperta in materia, eredita le sue competenze dai suoi avi, attraverso esperienze dirette pluriennali, libri, manoscritti. 15:00 - 16:00 16:00 - 17:30 17:30 - 18:00 Programma dell'evento ERBANDO Parte teorica: conoscenza delle singole erbe; modi di raccolta Parte pratica: ricerca e raccolta diretta delle erbe Rientro nel B&B, domande e conclusione della giornata Vuoi avere maggiori informazioni sull'evento? INSERISCI I TUOI DATI QUI A FIANCO TI CONTATTEREMO NEL PIU' BREVE TEMPO POSSIBILE Chiedi informazioni! Successo! Messaggio ricevuto. Alessandra Grazie Lella Canepa per tutto ciò che ci hai insegnato!!meravigliosa come sempre! Grazie per aver trasmesso tutto quello che sai con semplicità e poesia! Mari Bella esperienza, molto interessante!Grazie, stasera ne ho approfittato... Carla Un piacevole e interessante incontro.

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