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  • LE AMARENE, LO SCIROPPO, LE AMARENE SCIROPPATE E LA CONFETTURA

    Già in un altro post ho scritto degli sciroppi >>>DI SCIROPPI E ZUCCHERI... ma lo sciroppo di amarena merita un post a parte. Qui, nel mio solito paesino, gli alberi di amarene erano una volta di contorno ai campi coltivati, insieme a quelli di prugne. Se i primi fornivano gli aciduli frutti per fare lo sciroppo con il quale ci si dissetava in estate, le prugne confortavano in inverno con un distillato casalingo la " grappa de brigne ", una specie di Slivovitz dell'Appennino. Con l'abbandono dei terreni, le piante invecchiate sono quasi tutte ammalate, soffocate da vitalba e quasi irraggiungibili. Non fruttificano nemmeno più tutti gli anni, solo di tanto in tanto accendono il panorama di rosso fuoco quando ci si avventura per una passeggiata nei sentieri fra i campi e i boschi. Amarene a Valletti Non sono in grado di risalire alla varietà esatta perché si perde nella notte dei tempi chi le può aver messe per primo, di anno in anno poi nascendo naturalmente ai piedi della pianta madre, anche da noccioli caduti, e venivano sistemate e curate. Frutto antico già usato dai romani, pare sia stato Lucullo a portarle a Roma dopo la vittoria su Mitridate. Ghiaccio e neve venivano imballati con paglia e lana e portati in città dai monti, su carri con precedenza assoluta, e con neve, ghiaccio, amarene e miele si facevano deliziosi sorbetti e granite, appannaggio dei soli ricchi che potevano permettersi una tale goduria, una pre-coppa all'amarena insomma. Il nome scientifico è Prunus cerasus, amarene, visciole, marasche sono varietà che vanno dal colore da rosso a quasi nero e dal sapore da acidulo a quasi dolce o addirittura amaro. Questi nostri alberi dovrebbero essere proprio varietà amareno, almeno dalle informazioni che ho raccolto, ma non ho confronti da poter fare. È un albero molto rustico, sopporta gelate e siccità, non molto alto, con rami lungi e flessibili, facilmente raggiungibile da raccogliere e per quello era messo vicino ai poggi per poter raccogliere da sotto e da sopra solitamente senza ausili di scale. Il legno è più pregiato di quello di ciliegio. Il frutto, in queste, una drupa di colore rosso chiaro, quasi trasparente, molto acidula, ricca di liquido all'interno. Sarebbe stato l'anno di produzione abbondante, l'ultima volta fu nel 2015, quindi bisognava farne provvista. Purtroppo il tempo infausto ha contribuito a farle marcire prima di farle maturare, ce ne sono talmente tante che ho cercato di raccogliere e fare una scelta fra le migliori. Qui mi hanno insegnato a raccogliere le amarene in maniera differente dalle ciliegie, ci si munisce di un secchio e non di cestino, e si toglie direttamente il frutto con le mani senza il peduncolo. Arrivati a casa un po' di lavoro sarà già fatto. Il tutto va fatto molto velocemente e io le lavo, qualcuno pensa che non si dovrebbe, provare per credere, il raccolto è tutta una cosa appiccicosa dove cadono, ragni, pezzi di foglia, e altro, inoltre con le piogge di sabbia dei giorni passati, sinceramente... Quindi occorre calcolare di raccogliere e avere il tempo di trasformarle subito. Passate velocemente poche per volta, in acqua corrente, le sistemo in pentole di acciaio inox, non di alluminio e preferisco non di plastica, le schiaccio sommariamente con le mani e aggiungo un po' di zucchero, non importa quanto, un mezzo chilo a pentola, così per avviare la fermentazione e copro con il coperchio. Ora bisogna aspettare circa 36 ore, dipende dal caldo che fa, mescolando ogni tanto, iniziano a fare un po' di schiuma in superficie e saranno pronte per essere pressate dentro ad un sacchetto di tela pulito. Io uso le vecchie federe bianche di lino e cotone che lavo a mano con sapone di Marsiglia e tengo per questo uso. È utile per spremerle un torchietto casalingo. Si spreme il più possibile, si pesa il liquido ottenuto, si aggiungono 800gr di zucchero a chilo, e si mette sul fuoco. Controllare con attenzione fino a che non giunge a bollore. In questa fase occorre schiumare bene in superficie per avere uno sciroppo limpido, privo di impurità, tenendo la schiumarola in superficie. Una volta si metteva a bollire anche qualche nocciolo schiacciato, poi bisogna ricordarsi di togliere i pezzetti Dal momento che bolle, schiumato per bene, si fa bollire a fuoco moderato, senza coperchio, per una ventina di minuti. Si imbottiglia in bottiglie perfettamente pulite e asciutte, sempre passate per 15 minuti nel forno a 110°per una quasi sterilizzazione. Non dimenticare di pulire benissimo i tappi e sterilizzare anche quelli se sono di metallo. I contadini usavano portare bottiglie di acqua con due dita di sciroppo per dissetarsi durante la fienagione, ma in verità la bottiglia di amarena era sempre presente sulle tavole anche durante pranzo e cena. Se la mia infanzia è stata tutta di finta acqua di Vichy fatta con le bustine di Idrolitina, quella dei miei figli è stata tutta colorata dall'amarena, ne hanno bevuto ettolitri. Ora mi sembra impossibile con le due mie pentole a fermentare, ma ogni anno facevo circa 30 litri di sciroppo. Perché si deve aspettare quelle ore ? È la differenza fra fare una marmellata e uno sciroppo. La frutta fresca contiene pectina, che è quella che favorisce il rassodamento della marmellata, la fermentazione contribuisce a farle perdere forza. Se con parte del raccolto si vuole fare una confettura di amarena basta snocciolarle subito appena raccolte una a una con uno snocciolatore o con la macchinetta a mano, utile, io l'ho comperata. Poi si mettono in una pentola sempre con 800gr. di zucchero a chilo e si fanno cuocere fino alla classica prova del piattino. Se invece si voglio fare le amarene sciroppate da mettere sul gelato o sui dolci, si snocciolano le più belle e si procede come lo sciroppo, si tengono a fermentare per 36 ore e poi si aggiunge lo zucchero, sempre 800gr. a chilo, e si mette al fuoco semplicemente senza spremere e si lascia cuocere sempre una ventina di minuti. Invasare ancora calde in vasetti pulitissimi, asciutti e passati sempre prima vuoti in forno a 110° per una pseudo sterilizzazione. Pronte per le zeppole di San Giuseppe dell'anno prossimo o per il gelato di questa estate -amarene sciroppate- Se poi, raccogliere, snocciolare, schiacciare ecc. diventa gravoso o non si ha il tempo, c'è sempre il CENTO FOGLIE DI AMARENE>>> molto più veloce, facile e nessuno si accorgerà che non ci sono le amarene e che diventa un buonissimo liquore con l'aggiunta di un po' d'alcool. Se con le foglie si può fare liquore e sciroppo, con i noccioli si può fare ugualmente un liquore simile allo cherry. Il procedimento è simile a quello con le foglie, ma lasciando macerare i noccioli e qualche foglia in alcool 30-40 giorni prima di aggiungere vino rosso e zucchero. Le dosi potrebbero essere 350gr. di noccioli in mezzo litro di alcool per 40 giorni. Sciogliere mezzo chilo di zucchero in una bottiglia di vino rosso e aggiungere poi l'alcool dove sono stati fatti macerare i noccioli. Lasciar riposare almeno due settimane prima di assaggiare. I noccioli servono anche per riempire dei cuscini da scaldare in microonde utili per alleviare dolori vari o anche solo per scaldare mani e piedi. Vanno lavati a lungo, fregandoli fra le mani, sciacquati più volte e fatti asciugare bene Anche il peduncolo delle amarene non si butta, come quello delle ciliegie serve per tisane utili per le vie urinarie, cistiti, calcoli, e ritenzione idrica e pare si offenda se lo si chiama picciolo, esso è il peduncolo, il picciolo è quello delle foglie. Se poi cercando le amarene ci si dovesse trovare davanti a un ciliegio selvatico di quelli che fanno quelle ciliegie piccole ricordarsi di fare man bassa anche di corteccia perché ha incredibili proprietà sedative, espettoranti, per le vie respiratorie, è in quasi tutta la composizione degli sciroppi per la tosse. È anche un blando sedativo aiuta con l'ipertensione e alcune forme di insonnia. Come per tutte le essenze più legnose non basta l'infusione, occorre il decotto e quindi far sobbollire la corteccia in acqua per diversi minuti sempre con il coperchio. Ma sto divagando vado di ciliegia in ciliegia... si sa una tira l'altra... mi farò un bel bicchiere di amarena Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • IL PREZZEMOLO

    Mescola per benino aglio , salvia, e pepe fino, prezzemolo , e buon vino. Se il miscuglio non si falsa, forman sempre buona salsa Scuola Medica Salernitana Dappertutto come il prezzemolo... Qui, sul mio blog non ne avevo ancora sentito la necessità. In queste feste appena trascorse ne ho usato talmente tanto per fare tutti i Cappon Magro che ho pensato valesse la pena parlarne o meglio scriverne. Se c'è un'erba davvero conosciuta e usata in tutto il mondo questa è il prezzemolo, tanto che non è nemmeno certo da dove provenga, probabilmente dalle aree mediterranee dove è conosciuto e usato dall'antichità. particolare del gambo del prezzemolo Botanicamente della famiglia delle Apiacee, la stessa della Cicuta e tante altre con qualche tossicità, molto somiglianti fra loro, per questo se ne sconsiglia la raccolta nei prati, essendo fra l'altro non così facile trovarlo spontaneo selvatico, al massimo il seme dall'orto si sposta e va a nascere vicino. Per riconoscerlo, nella mia maniera empirica, dovrebbe essere sufficiente l'odore e lo stelo che non è rotondo perfetto ma con una insenatura, mentre in altre è liscio. Occorre ricordare che un riconoscimento di questo tipo non è sufficiente, deve essere l'insieme di più fattori a garantirne con certezza l'identificazione. L'insenatura presente nello stelo del prezzemolo per esempio tende a sparire se il gambo è grande, anche se con un minimo di sensibilità si riconosce negli altri più piccoli, così come la cicuta in certe parti può trarre in inganno, sempre se non si ha un minimo di esperienza e sensibilità. Proprio per la facile confusione spesso veniva coltivato in vaso, perché più controllabile la possibilità di mescolarsi nel terreno aperto a altre piante, il vaso tenuto vicino a casa per l'uso frequente che se ne fa. Della cicuta sono velenosissimi i frutti immaturi, ma anche una modica quantità di foglie può essere mortale, specie se mangiata cruda o in infuso. Purtroppo la tossicità resiste e l'intossicazione può avvenire anche se ci si ciba della carne di un animale che ne ha mangiato. I sintomi di un eventuale avvelenamento si manifestano dopo pochi minuti, meno di mezz'ora, con manifestazioni evidenti, gastrointestinali, tachicardia, tremito, bocca secca. Gli animali non la mangiano normalmente, la riconoscono e la ignorano, gli unici a esserne immuni sono gli uccelli. C'è chi pensa sia raro trovare la cicuta nei nostri prati invece è un'erba comunissima, anche per l'abbandono dei contadini che contribuivano a tenerla a bada e ci sono più varietà tutte velenose. Ma anche il prezzemolo non è completamente innocuo. prezzemolo riccio Prezzemolo ne esistono come sempre, diverse varietà. Interessante quello riccio per le decorazioni dei piatti. A me piace quello che si è sempre seminato qui in campagna con le foglie più piccole e più aromatico, mentre quello che si trova in vendita spesso è quello con le foglie grandi che sa di poco. Di solito il secondo anno va in semenza, e così è possibile riconoscere il fiore, simile alle altre Ombrellifere e raccogliere il seme per una nuova semina. Fiore di prezzemolo - foto di Actaplantarum Ricco di proprietà medicinali, per il tratto urinario, digestivo, interessante per il contenuto importante di vitamine A e C, molto più di frutti come arance e albicocche, usarlo come medicinale casalingo diventa pericoloso per il contenuto di apiolo, sostanza presente specie nell'olio essenziale, ma anche in una tisana. L'apiolo influenza le contrazioni della parete uterina, stimolando le mestruazioni, gli usi infatti, nella medicina popolare, erano indirizzati a provocare l'aborto, facendosi un tè di prezzemolo ma questo metteva a serio rischio anche la vita della donna che provava. Questa non è una mera credenza popolare è un'informazione con basi scientifiche. Personalmente mi fu sconsigliato l'uso del prezzemolo in gravidanza, dal mio ginecologo, dato delle piccole contrazioni che avevo già di mio. Sì usavano anche i cataplasmi di prezzemolo per la mastite del seno e per far andare via il latte. Si dice che la dose tossica mortale per l'uomo sia di 200gr. che è una quantità enorme, in quanto il prezzemolo è leggerissimo, mentre ridotto in decotto è più facile usarne tanto senza accorgersene. Ed è questo che mi chiedono spesso quando parlo di erbe, ma allora quando si mangia tanta salsa verde? È davvero difficile arrivare a mangiare due etti di prezzemolo mangiando salsa verde... magari si mangiano due etti di salsa verde ma non è l'unico ingrediente. Non è poi cosi piacevole da mangiare una simile quantità, chi mai si è fatto un'insalata di prezzemolo? Non credo che nemmeno una tisana di prezzemolo sia la cosa più buona da assaggiare e qui ci potrebbe salvare l'istinto (finché ce lo avremo) e le nostre papille gustative deputate a riconoscere i vari tipi di amaro, raggiunta una soglia ci dovrebbe disgustare. e quindi non così facile berlo. Un altro uso tradizionale al limite della farmacopea casalinga, era quello di provocare l'evacuazione dei neonati con problemi di stipsi, sollecitando con uno stelo di prezzemolo appena unto d'olio la cavità anale, e anche questo l'ho visto fare personalmente. Adesso si sconsiglia un uso simile, perché è innanzitutto antigienico, e una stimolazione manuale potrebbe dare una "cattiva abitudine" all'intestino del lattante. Dell'uso del prezzemolo in cucina non mi perdo a dire, va bene con tutto, pesce, carne, verdura, sughi, ecc. Si usano prevalentemente le foglioline, o almeno così mi è stato insegnato, ora invece si tende a servirsi anche dei gambi, non so, ma non ci sono abituata, così come uso poco le foglie del sedano. Nella mia cucina il trionfo del prezzemolo è la salsa verde. Quella per il Cappon magro o il mio magrissimo è a questo link >>> . Leggermente diversa potrebbe essere quella che accompagna un bollito, il classico bagnet verd, lasciato un poco più grossolano e con meno ingredienti. La base vuole prezzemolo, aglio, acciughe, mollica bagnata nell'aceto, olio di oliva, da quando fu descritta da un cuoco di corte Savoia a metà dell'800. Le aggiunte successive, tuorlo d'uovo sodo, capperi, olive e in Liguria pinoli, sono a piacere, ognuno ha la salsa verde sua. Se un volta si usava la mezzaluna è anche questa una salsa che ancora prima era fatta al mortaio, oggi quella per il cappon magro mi piace fine e la faccio con il mixer e non mi si è mai scurita nemmeno dopo una settimana in frigorifero. Per la conservazione, anche qui con un minimo di attenzione si può tenere la pianta tutto l'inverno, in frigorifero fasciato nella pellicola dura un bel po', se invece mi capita di averne tanto lo congelo, ma non è che mi soddisfa molto e ancora meno secco o sott'olio. Lo uso se ce l'ho fresco. Come tutte le piante con proprietà il prezzemolo entra nel mondo mitologico e della magia. Gli antichi Greci e Romani si facevano corone di prezzemolo convinti che mettesse in relazione i vivi con il mondo dei morti. Fin dal 1500, se non prima, Prezzemolina è la protagonista di molte fiabe, riproposte anche con altri nomi e da molti autori famosi. La storia è sempre più o meno la stessa, una madre golosa di questa pianta deve cedere la neonata a streghe che non potendo godere della vita si appropriano della sua, ma Prezzemolina vincerà e tornerà dal regno dei morti. Le attinenze con Raperonzolo e Cenerentola sono fin troppo evidenti. Così come, la pianta, una volta nata, tagliata anche più volte, rivegeta velocemente, come se davvero "tornasse". Nel quotidiano dei contadini il prezzemolo non va mai trapiantato, sarebbe di grave malaugurio. Va seminato, possibilmente nel giorno del Venerdì Santo, in maniera leggera, non interrato, semplicemente mescolato a sabbia, perché deve sentire il suono delle campane e sta molto tempo a nascere, anche 40 giorni, perché, si dice, deve tornare dal diavolo almeno tre volte. Queste credenze dovrebbero dare l'idea della considerazione che avevano del prezzemolo una volta. Imparare ad usarlo ma non ad abusarne e per questo non c'era niente di meglio che raccontare affascinanti storie perché rimanessero nell'immaginario popolare e si trasferissero nella vita quotidiana. Se qualcuno spesso sorride quando racconto queste cose, occorre ricordare che era il mezzo più semplice per insegnare la pericolosità di certi usi e consumi, quando anche la scienza non era così conosciuta e forse nemmeno ancora nemmeno scientificamente si sapeva il perché o il percome. Non si usa più raccontare certe cose, io però incontro sempre più spesso persone che non riconoscono il prezzemolo dal sedano, dalla cicuta, dalla carota e nozioni scientifiche non ne hanno lo stesso. Oggi che abbiamo il sapere a portata di mano non ci interessa saperlo e non ci interessano nemmeno le favole. "Il prezzemolo non serve riconoscerlo, va bene quello surgelato", e questa non è battuta mia, ma di una ragazza che così mi rispose tempo fa ad un incontro, non posso nemmeno sperare che lo riconosca perché le cresce dentro le orecchie, come si diceva una volta ai bambini perché si ricordassero di lavarle per bene, oggi ci laviamo tutti, forse anche troppo. 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  • DEL NOCINO e di San Giovanni

    “Unguento unguento, mandame alla noce di Benvento supra acqua et supra vento et supre ad omne maltempo…” Mi si chiede del Nocino e già mi sembrava di averne scritto... La patria del Nocino è il modenese, ma non ditelo al Sud, vi diranno che è il loro. D'altronde le streghe che ballavano sotto il Noce erano a Benevento , diventate streghe con il cristianesimo ma prima sacerdotesse di altre religioni. Ma perché poi proprio sotto al Noce ? Da tempo sacro il Noce ha sempre avuto valenze magiche, albero dedicato a Giove, alla base di riti che possono anche ritorcersi contro, si raccomandava di non dormirci sotto e di non metterlo vicino alle stalle, pare addirittura scacciato dal Paradiso... forse per le sue radici potenti che per farsi largo secernono una sostanza che non permette la crescita di altri alberi vicini. Un noce in una vigna, è assai per guastare tutto. La pretesa di attribuire ai suoi frutti poteri segreti di risvegliare istinti sessuali da tempo sopiti per la loro somiglianza con una parte maschile, e la forma interna così simile al cervello umano da consigliarne l'uso per quella parte del corpo. Per i contadini un albero di Noce voleva dire un bel guadagno, e avere le noci in casa una fortuna, se altro non c'era, diventava la cena invernale, parca ma nutriente " Pane e noci… un mangiare da sposi ” , e se si poteva un bicchiere di vino rosso. E le noci venivano a cercare i frati per la questua ... Sic mihi Nox, Nux fuit ante diem Così per me ci fu, prima del giorno, la Notte e la Noce Così, visto che di pianta magica si tratta, nel bene e nel male, quale può essere se non la notte di San Giovanni, tra il 23 e il 24 giugno, la notte magica per eccellenza, quella giusta per raccogliere le Noci per il Nocino ? La raccolta a piedi scalzi, con un bastone di legno, o meglio con le nude mani per non rovinare i prezioso mallo, in numero dispari, ovviamente da una donna. Compito suo, mentre la preziosa rugiada della notte stregata la avvolge, raccogliere mentre è lì, anche le erbe per l' Acqua di San Giovanni ( qui>>>) e tutte quelle che ci sono in questo periodo per fare tisane, oleoliti ecc. ecc. Iperico , l'erba di San Giovanni per eccellenza( qui>>> ) Lavanda ( qui>>> ) Malva ( qui >>> ) Rosmarino ( qui>>> ) Salvia ( qui>>> ) Sedum , l'erba della Madonna ( qui>>> ) e tutte le altre... Per la ricetta mi affido a quella originale dell' Ordine del Nocino Modenese (qui>>>>) , che poi senza saperlo è quella che si è sempre fatta in casa mia. Non siamo grandi bevitori e la dose per mezzo litro di alcool è più che sufficiente. 17 noci medie o di più se piccole, controllare con un ago che non abbiano fatto già il legno all'interno, più o meno dovrebbero essere 500-600grammi di noci. uguale peso di zucchero semolato bianco mezzo litro di alcool buongusto da liquore chiodi di garofano e cannella , ma come dice il disciplinare, poco è già tanto. Procedere tagliando le noci in quattro, senza pestarle, e con lo zucchero porle al sole per due giorni in un contenitore di vetro possibilmente senza guarnizione di gomma. Trascorso due giorni aggiungere l'alcool e i chiodi di garofano e la cannella, qualcuno mette la buccia di limone,(no) qualcuno l'alloro (no,dai), la noce moscata (ma per piacere) addirittura esistono misteriose bustine in vendita di pseudo e misconosciuti "Aromi da Nocino" . Una volta ho sgarrato e ho messo un anice stellato e devo dire mi era piaciuto molto. Ricordare che qualunque cosa coprirà l'aroma della noce, la ricetta originale comprende un chiodo di garofano per due litri di alcool e una sfoglia piccola di cannella, per capirci ... Rimettere il contenitore per 60 giorni in zona dove il sole non sia presente per tutta la giornata, ogni tanto scuotere, passato il tempo filtrare e imbottigliare in bottiglie scure con tappo sicuro che non faccia evaporare l'alcool. Un altro accorgimento, non bevetelo prima di Natale, invecchiato 12 mesi è meglio. Una volta ho messo metà dose di zucchero al sole e l'altra l'ho aggiunta al momento dell'imbottigliamento facendo uno sciroppo con uguale quantità di acqua, oltre all'alcool, era buono, e si beveva bene, ma non adatto per chi ama un liquore forte e amaro come è il Vero Nocino . Quest'anno qui niente noci, troppo importante il raccolto dell'anno scorso, non ce ne sono. Un ultima cosa, qualunque siano, positive o meno, le credenze intorno all' albero del Noce , quando due anni fa ho trovato, in una zona abbandonata dell'orto, protetto da un rudere di capanna, una pianta di noce nata spontaneamente, sono stata talmente felice, che non importa se sarà selvatico o se chissà vedrò mai le sue noci maturare... -Il Signore sia con voi, - disse il frate,- Vengo alla cerca delle noci. -Và a prender le noci per i padri, - disse Agnese. Lucia s' alzò, e s'avviò all'altra stanza ... Promessi Sposi cap.III Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

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    Erbando © Come andare in cerca di erbe, raccoglierle, cucinarle Carro, 13 Aprile Posti Esauriti! Lella Canepa Riconosciuta esperta in materia, eredita le sue competenze dai suoi avi, attraverso esperienze dirette pluriennali, libri, manoscritti. 15:00 - 16:00 16:00 - 17:30 17:30 - 18:00 Programma dell'evento ERBANDO Parte teorica: conoscenza delle singole erbe; modi di raccolta Parte pratica: ricerca e raccolta diretta delle erbe Rientro nel B&B, domande e conclusione della giornata Vuoi avere maggiori informazioni sull'evento? INSERISCI I TUOI DATI QUI A FIANCO TI CONTATTEREMO NEL PIU' BREVE TEMPO POSSIBILE Chiedi informazioni! Successo! Messaggio ricevuto. Alessandra Grazie Lella Canepa per tutto ciò che ci hai insegnato!!meravigliosa come sempre! Grazie per aver trasmesso tutto quello che sai con semplicità e poesia! Mari Bella esperienza, molto interessante!Grazie, stasera ne ho approfittato... Carla Un piacevole e interessante incontro.

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