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- Erbando
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Eventi (5)
- 10 giugno 2017 | 08:00Castiglione Chiavarese, Genova
- 12 marzo 2021 | 13:4016030 Castiglione Chiavarese GE, Italia
- 25 giugno 2017 | 08:0016043 Chiavari GE, Italia
Post sul blog (345)
- CHE FICO!
amîgo amîgo ma chinn-a zu da o fîgo* Anche questa estate sta finendo, finiscono le vacanze e si torna alle attività comuni. Chi torna al lavoro, chi a scuola, chi torna a scrivere post. È stata un'estate con qualche intoppo, due cadute ravvicinate con conseguente rallentamento, una specie di riordino della cucina, che ha fatto sì che per il momento abbia ancora disordine ovunque, qualche evento che si è rivelato faticosissimo. Insomma, se non ad altro, questa estate è servita a farmi capire che ormai i tempi di preparazione e di ripresa per il mio fisico sono diventati molto più lunghi, a volte mi sembra vadano per l'eternità. Ritorno al blog per parlare del fico, dei suoi frutti dolcissimi e delle sue foglie delle quali ho scoperto solo tardi le innumerevoli proprietà. Non sono ingorda di questo frutto, me ne basta uno al giorno, possibilmente raccolto dall'albero e mangiato subito, e non amo trasformarlo, se non come fichi secchi, ma qui è difficile riuscire a farli bene. - Fico di Bacoli nato e cresciuto alla rovescia - -foto dal web- È un albero delle zone mediterranee calde, e propri al sud ho imparato a mangiare i Fioroni, i primi fichi, dalla lenta maturazione pronti a giugno. Ne esistono diverse varietà, neri, rossi, verdi, bianchi... Pianta citata più volte nei testi antichi tanto era diffusa ovunque e pare sia la prima coltivata dall'uomo, forse grazie alla sua facilità di adattamento ai terreni aridi e a tutte le situazioni più difficili. Famoso è il Fico di Bacoli, cresciuto alla rovescia. È l'albero della conoscenza, chi non sa di "Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture." Genesi 3,7-8, fino alla maledizione scagliata da Gesù che trovatolo senza frutti lo seccò all'istante., Matteo 21,18-22. Non è certo invece che Giuda si sia davvero impiccato ad un albero di Fico, anzi nemmeno che si sia davvero impiccato, nella tradizione si raccontava questo a noi bambini per ricordarci di non arrampicarsi, perché albero traditore vista la facilità del legno fragile e tenero di spaccarsi di colpo. Se tu vuoi cacciare un amico fai il fuoco con legna di fico, se hai un amico vero fai il fuoco con legno di pero. È l'albero sotto al quale vennero allattati Romolo e Remo, ed è da allora che si regalano fichi secchi a fine anno come bene auguranti portatori di fecondità e ricchezza. È caro ai Greci come dono di Dioniso e Demetra agli uomini, e si racconta che fu Polifemo il primo ad usare il lattice di fico per cagliare il formaggio. Sono talmente tante le leggende attorno a questa pianta che impossibile citarle tutte. Mi preme in ultimo ricordare che è fra i pochi alberi a rimanere maschile nel frutto. Il fico produce il fico. Punto. L'arancio fa l'arancia, il pero la pera, il melo la mela, il banano la banana, il fico no, rimane fico anche nel frutto, è meglio. È davvero necessario scrivere perché? il significato della parola al femminile la conosciamo tutti e pare sia in uso da quando nel 421 a.C. viene messa in scena La pace, commedia di Aristofane che chiude con chiare allusioni al frutto del fico come "frutto saporito della sposa", senza tralasciare altri scritti che legano la pianta a Priapo, simbolo dell’istinto sessuale e della forza generativa maschile, quindi anche di fecondità ... e ancor oggi ci si esprime con termine di "è un fico" senza sapere nemmeno più il perché... Cosa farne quindi dei fichi raccolti ieri? Di facile deperibilità, e non potendo mangiarli tutti ho fatto per la prima volta la marmellata. Non erano tanti e per strada avevo raccolto anche delle piccole pere selvatiche quindi ho fatto un misto. Sbucciati i fichi e tagliati , li ho messi in una ciotola con lo stesso peso di zucchero, mentre le perine tagliate a pezzi ad ammorbidire in una pentola con pochissima acqua, quel tanto da poterle passare con l'estrattore, ottenendo una purea che ho aggiunto ai fichi e ho messo a cuocere per ottenere la marmellata. Per le quantità sono andata un po' ad occhio, la purea di pere era la metà del peso dei frutti puliti e per quello ho calcolato lo zucchero solo sul peso dei fichi che dolcissimi avrebbero da soli avuto bisogno di meno zucchero. La marmellata di fichi è tremenda, tende a cristallizzare in fretta, ad attaccarsi e saltare in gocce ustionanti più di qualunque altra, ci vuole attenzione costante e fuoco basso. Visto che non è tra le mie preferite ho aggiunto alla fine delle scaglie di mandorle pelate e un cucchiaio di rum, assolutamente non necessari se si vuole una confettura pura di fichi, così come non servono le pere. Ho fatto ciò per avere qualcosa di diverso da servire con i formaggi, e se devo essere sincera, per il mio gusto, la prossima volta aggiungerò delle noci al posto delle mandorle. Una delle cose che ho imparato già da adulta e non rientrava negli abitudini di casa mia, è l'uso delle foglie di fico. Per tanto tempo non ho nemmeno creduto fossero commestibili, visto le raccomandazioni di stare attenta al lattice ustionante per la pelle, poi il soggiorno al sud mi ha insegnato tante cose. Non solo sono commestibili e quindi usate, previa leggera sbollentatura, per avvolgere alimenti, tipo involtini da cuocere, o fresche come si usano qui quelle di castagno al posto della carta forno, ma anche fasciare formaggi, o qualsiasi cosa si voglia tenere coperta. Come dimenticare la pampanella servita freschissima nelle foglie di fico sulle spiagge tarantine? Ora pare sia proibita, per l'igiene dicono... pur essendo un gratuito vassoio vegetale, assolutamente naturale e più biodegradabile di così! Esattamente come è proibito avvolgere la burrata nelle foglie di asfodelo, che contribuivano a trasferire al prodotto il particolare gusto pungente. Ora, sempre per igiene, abbiamo inventato delle bellissime foglie finte fatte di tre fogli di polietilene... Potrei continuare con le casse di legno per il pesce sostituite da quelle perfette in polistirolo così igieniche, che però... peccato! non permettono lo sgrondo del sangue, per esempio, delle acciughe... ma divagherei troppo. Chissà se un giorno, giusto un attimo prima dell' estinzione di massa, torneremo furbi. Sempre sull'onda dell'entusiasmo di provare a fare qualcosa di nuovo, ieri dopo averne sentito meraviglie mi sono cimentata anche nella produzione dell'olio di foglie di fico. Una piccolissima quantità, facile da fare, solo per provarlo. Basta sminuzzare delle foglie di fico, eliminando le nervature più grandi. Intiepidire a bagno maria olio extra vergine di oliva, senza scaldare troppo, e poi frullare insieme ai pezzi di foglia in un frullatore. Occorre poi filtrare accuratamente, lasciar raffreddare e usare a piacimento per condire pasta, pesce e verdure. È meglio farne poco alla volta e conservarlo in frigo. Per provare ho usato 50gr. di olio con 10gr. di foglie fresche Ma non tutte le ciambelle escono con il buco e mentre stavo filtrando mi è scappato tutto di mano e patatrac! si è rotta la bottiglietta. Non mi è rimasto che assaggiare qui e là, con il dito, si ottiene un condimento molto aromatico, devo rifarlo per provarlo a dovere. Non solo utilizzi banalmente alimentari, ma pare che le foglie di fico usate in infuso, abbiano importanti proprietà terapeutiche, antinfiammatorie e contro la tosse, come regolatrici di trigliceridi e glucosio. Lo stesso olio di cui sopra può essere assunto, un cucchiaino al mattino a digiuno, senza dimenticare i blandi effetti lassativi. Pur essendo propensa ad approfittare quando la natura mette a disposizione, e quindi se dovessi usare una tisana di foglie di fico a scopo terapeutico, preferirei farla tra giugno e luglio, prima dei frutti, quest'anno ne farò seccare una piccola quantità, fosse mai m'avessero a servire nell'inverno. Lavate accuratamente, asciugate, tolto il picciolo e seccate all'ombra. - Foto: van Noort, S. & Rasplus, JY. 2020 - - da pagina Fb di Biologica - Ci sarebbero ancora tante cose da dire, soprattutto a livello botanico, di difficile comprensione per i profani e ancor più difficili da spiegare per me che botanica non sono. Semplificando davvero molto e vi invito ad approfondire nei testi opportuni, quello che pensiamo essere un frutto è in realtà un fiore. E perché questo fiore si trasformi nella goduria che tutti conosciamo ha bisogno di un piccolissimo insetto erroneamente chiamato vespa del fico, Blastophaga psenes, che depone le uova al suo interno impollinandolo. I nuovi nati, i maschi insemineranno le femmine per poi morire all'interno del frutto, le femmine trasmigreranno alla ricerca di un altro fico dove deporre, trasportando anche il polline, che trasformerà il fico in frutto. La sopravvivenza del fico e di questo insetto è così vicendevole che uno non vive senza l'altro. Le piante chiamano questo particolare insetto, che vive grazie al fico e il fico grazie a lui, tramite un segnale chimico riconosciuto solo a loro. Il fico selvatico, o Caprifico, senza il lavoro di questo insetto, produce solo frutti stopposi e non commestibili. Nessuna paura di mangiare insetti quando si mangiano i fichi, sono piccolissimi, e gli enzimi della pianta li dissolvono rapidamente. Ma l'uomo, che vuol sempre metterci del suo, è riuscito ad ottenere varietà domestiche che producono frutti senza questo tipo di impollinazione. Peccato che detti frutti siano sterili. Attualmente le piante di fico sono attaccate da un altro insetto, il punteruolo nero del fico, che sta sterminando le piante di Liguria, Lazio, Toscana, e con impressionante velocità si sta espandendo, tanto che va segnalato se ritrovato sulle piante. Ci sarà da studiare qualche altro elemento per contrastare. - Adulto di Aclees taiwanensis (foto Crea DC) - *amîgo amîgo ma chinn-a zu da o mæ fîgo Amico o non amico scendi dal mio albero di fichi Proverbio genovese Possiamo essere amici finché vuoi ma se c'è di mezzo l'interesse... Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- AGOSTO ERBANDO MIO NON TI CONOSCO
Come tutti gli anni mi sono presa un po' di vacanza dal blog. D'altra parte questa è una pagina di erbe e cucina di campagna e con queste estati calde l'erba è secca e in cucina raramente vado oltre frisella e pomodori, pomodori e insalata, potrei eventualmente parlare di Spritz, che non mi faccio mancare mai d'estate 😜😂. Per giunta per qualche tempo non sono riuscita ad accedere alla piattaforma (misteri informatici) . Voglio però aggiornarvi sui prossimi eventi ai quali riuscirò a partecipare, se qualcuno fosse in zona e volesse fare un salto a chiacchierare con me. SABATO 12 AGOSTO 2023 SAN SALVATORE DEI FIESCHI Si rinnovano nella splendida cornice del sagrato della Basilica dei Fieschi le celebrazioni che collegano San Salvatore a Lavagna, entrambe città fliscane. Se a Lavagna il 14 agosto si celebrano tutti gli anni le nozze di Opizzo Fieschi, già nei giorni precedenti a San Salvatore iniziano i festeggiamenti. Sabato 12 a Medioevo nel Borgo una rievocazione storica con arti e mestieri antichi, spettacoli di Falconeria, danze medievali, giullari e sputafuoco, alla sera Sagra e spettacolo teatrale. Ci sarò in veste di Herbaria, quasi strega, con erbe e unguenti e chissà filtri d'amore... DOMENICA 20 AGOSTO SAN PIETRO VARA https://www.facebook.com/profile.php?id=100095296817337 Come tutti gli anni non posso mancare alla fiera di San Pietro Vara, una manifestazione sempre ricca di novità e personaggi. Ci sarò con il gazebo per parlare di erbe e di Corzetti>>> in collaborazione con Alessandra Picetti, per chi vuole vedere gli stampi o provare a fare questa pasta unica. DOMENICA 10 SETTEMBRE 2023 VARESE LIGURE https://www.facebook.com/biodistrettovaldivara Ritorna il VALLE BIO FESTIVAL, evento dedicato alle produzioni bio della Valle e non Saremo lì a parlare come sempre di erbe, il programma è in aggiornamento è possibile qualche novità Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- FIOR DI PRATO... FIOR DI FIENO ... ultima parte
e n'avais pas quinze ans que les monts et le bois, et les eaux me plaisaient plus que le cour de rois Rostand - primi anni 70 - io, di ritorno alle 10 di sera dopo aver raccolto e portato nella stalla le mucche - 𝓃ℴ𝓃 𝒶𝓋ℯ𝓋ℴ 𝒶𝓃𝒸ℴ𝓇𝒶 𝓆𝓊𝒾𝓃𝒹𝒾𝒸𝒾 𝒶𝓃𝓃𝒾 ℯ 𝑔𝒾𝒶 𝒾 𝓂ℴ𝓃𝓉𝒾 ℯ 𝓁ℯ 𝒻ℴ𝓇ℯ𝓈𝓉ℯ ℯ 𝓁ℯ 𝒶𝒸𝓆𝓊ℯ 𝓂𝒾 𝓅𝒾𝒶𝒸ℯ𝓋𝒶𝓃ℴ 𝓅𝒾𝓊 𝒹ℯ𝓁𝓁𝒶 𝒸ℴ𝓇𝓉ℯ 𝒹ℯ𝓁 𝓇ℯ Concludo con questo post gli articoli dedicati al fieno dei miei prati, quello che qui si è coltivato per anni per tagliare e conservare per l'inverno come cibo per mucche, cavalli, asini, ecc. Quello che un tempo era davvero ricchezza e chi più ne aveva più animali poteva tenere, vista l'ingente quantità di fieno che mangia in un giorno una mucca, considerata l'animale più necessario, insieme al maiale, alla vita contadina di questa parte dell'Appennino, soprattutto in Liguria, dove gli appezzamenti di terreno seminativo sono davvero pochi, e la divisione delle proprietà infinita. Gli animali venivano tenuti al pascolo il più a lungo possibile fino all'arrivo della neve, perché si nutrissero di erba fresca e avessero bisogno di meno fieno possibile. In queste zone non c'era una vera transumanza, le mucche venivano portate al pascolo ogni mattina, una volta quasi sempre dai bambini che vivevano le loro giornate liberi sui monti, territori che brucati da ovini, caprini e bovini erano pulitissimi, con sentieri perfettamente tracciati. Intorno agli anni '70 gli ultimi contadini rimasti accompagnavano le mucche al pascolo ogni mattina e le andavano a riprendere la sera, io stessa passavo le mie estati così e conoscevo ogni anfratto dei miei monti. Ho imparato qui ad andare a cavallo, a pelo, sulla cavalla del vicino, ho imparato, annusando l'aria, quando sta per arrivare un temporale, ho imparato a riconoscere le impronte degli scarponi di chi era partito prima di me per funghi, ho imparato a stare attenta alle vipere nelle giornate di "sciumbrio". Monti che ora non riconosco più, coperti come sono dalla vegetazione non più tenuta sotto controllo. Quelle rare volte che mi faccio portare sono sommersa oltre che dai rovi e dalla rosa canina, le "razze", dalle felci, una pianta che prima quasi non esisteva, 50 anni fa le andavamo a vedere su in alto dove le mucche non arrivavano. Un termine, fra i tanti, che non ho più sentito da anni, è "dare la mucca in sciù-vernu", cioè chi aveva più mucche ma non abbastanza fieno consegnava in custodia, una specie di adozione temporanea, una mucca al vicino che aveva il fieno ma non poteva permettersi la mucca o per qualche motivo gli era morta. Questo la allevava amorevolmente per tutto l'inverno curandola come sua, prendendo il latte, che gli procurava poi anche il formaggio, per riconsegnarla al legittimo proprietario in primavera quando questa avrebbe partorito il vitello. Una sorta di collaborazione, sconosciuta ai giorni nostri, che permetteva di non sprecare risorse e a qualcuno di sopravvivere meglio, senza il minimo scambio di denaro. Come ho già scritto nei due post precedenti FIOR DI PRATO>> e FIOR DI FIENO>> l'abbandono di questi territori e i cambiamenti del clima hanno fatto sì che inselvatichissero, facendo nascere in mezzo alle erbe pregiate per l'alimentazione animale altre erbe più resistenti che vengono comunque tagliate ancora dai pochi allevatori rimasti e da chi, come mio figlio tenta di tenere puliti i terreni, senza quindi tenere conto se questa o quell'erba sia più o meno utile. Di questo mi sono resa conto in questi ultimi anni interessandomi non solo delle erbe commestibili e notando sempre meno prati fioriti e con fiori che conoscevo bene rispetto ad altri che non avevo mai visto. Una delle piante ormai infestanti ovunque e del quale spesso non se ne conosce la tossicità sono i comuni Ranuncoli gialli di campo. Il nome viene da rana in quanto spesso si trovano in luoghi umidi, la famiglia è quella delle Ranunculaceae, la stessa della VItalba, del Favagello, del terribile Aconito, dell'Aquilegia, dell'Elleboro, e altre e non ne conosco personalmente una che non sia pericolosa. Con tossicità diverse, sempre se ingerite, spesso anche solo per contatto, dal semplice mazzolino di Ranuncoli gialli che può far venire un eritema, all'Aconito dove si registrano casi di morte solo per averlo toccato. Gli animali evitano i Ranuncoli per poi rassegnarsi a cibarsene nel fieno, quando essiccati perdono un poco la tossicità, le api, se non costrette, non li bottinano. Se si osserva attentamente un recinto di asini o cavalli si nota la terra battuta e ogni erba brucata, salvo spuntare qui e là ciuffi gialli di ranuncoli che evitano accuratamente. - Cresta di gallo - Una delle piante diffuse, non più estirpate dai contadini, facili da incontrare nei prati, sono le Creste di Gallo, genere Rhinanthus, come sempre ce ne sono infinite varietà, famiglia delle Orobanchaceae, e quindi, oltre ad essere moderatamente velenosa (gli animali la evitano) è emiparassita, ostacola la crescita alle piante vicine. - Mercorella o Erba Mercuriale - Un'altra pianta davvero tossica che sta invadendo le campagne e presto sarà anche qui è l'Erba Mercuriale. Tossica per l'uomo, può provocare avvelenamenti nel bestiame al pascolo. Come tante altre con l'essiccazione perde una parte di componenti tossici, ma non è sicuramente un buon foraggio. Si raccontava addirittura che la presenza di Mercorella nei filari di viti facesse poi andare a male il vino. - Senecio comune - - Senecione di San Giacomo o di Giacobbe - Fra le erbe infestanti anche degli orti, ci sono quelle appartenenti al genere Senecio, pianta comunissima che attacca il fegato, gli animali evitano le piante di Senecio nel pascolare, ma se sono nel fieno in quantità rilevante possono provocare danni anche letali soprattutto in animali molto giovani. Un'altra pianta davvero pericolosa è quella conosciuta come Senecione di San Giacomo, ma appartenente a un altro genere, le Jacobaeae. - fusto di cicuta - Sorrido sempre agli incontri quando parlando di Cicuta mi sento dire - Ma come, c'è la cicuta qui da noi?- C'è più cicuta oramai che carota selvatica e insieme convivono spesso vicine, ed è per questo che sconsiglio vivamente ai neofiti di raccogliere erbe che assomiglino al prezzemolo (prima regola che insegnano i vecchi raccoglitori) o alla carota, perché il rischio di confonderle c'è davvero. Specie in primavera con le piante giovani, fra le varie cicuta, il Conium maculatum, è più riconoscibile per il gambo appunto "maculato" di rosso, e anche per il cattivo odore che emana e se per caso posata sulla lingua l'immediato senso di bruciore che si prova. Per tutti gli animali al pascolo è fortemente pericolosa, 500gr. possono essere letali per un cavallo... Anche questa sempre più spesso la si può ritrovare nel fieno ormai non controllato, dove perde tossicità, ma ... - carota selvatica e cicuta che convivono nel prato vicino a casa - - Felce aquilina - La stessa felce di cui parlavo prima, ora tappezza tutti i boschi e i prati, è ricca di sostanze tossiche che provocano malattie diverse secondo l'animale che lo ingerisce, nei bovini per esempio provoca cistiti e tumore della vescica (IL RUOLO DELLA FELCE...>>>). La Coronilla, pur essendo una pianta con importanti tossicità, ha un contenuto simile alla digitale, viene inconsapevolmente qualche volta coltivata come foraggio, e anche come decorativa. Qui la trovo sempre più spesso a sostituire trifogli e sulla e se pure forse ne serve una grande quantità per provocare problemi nel bestiame non è sicuramente una delle piante più consigliate. Noi siamo quelli dell'Italia periferica, Quelli che cento anni fa sono rimasti a vivere in campagna, Quelli che cercano di strappare all'oblio Almeno alcune tra le mille magie dell'antico vivere contadino. Noi siamo quelli che resistono a tutto, da millenni, Al silenzio, all'abbandono, al freddo, alla ciclica povertà, Al silenzio, ai soprusi, alle cittadine leggi dei padroni, Al silenzio, al terribile, dolce, interminabile susseguirsi delle stagioni. Al silenzio. Un giorno avrete bisogno davvero di noi. Verrete a chiederci come si fa a vivere così. E non lo farete per curiosità, ma perché non avrete altra scelta. E noi vi mostreremo terre incolte, con la nostra solita, unica faccia. Noi siamo quelli dell'Italia periferica. Vi aspettiamo qua. Paolo Papalini Questo è un elenco limitato, soprattutto alle erbe che ho intorno in questa zona. Inoltre piante che sono velenose per un animale non lo sono per un altro, così come erbe buonissime infestate da funghi possono diventare tossiche o come la Galega, coltivata per anni per la sua attività stimolatrice della secrezione lattea, tanto da essere data anche alle puerpere, si è poi scoperto come durante la fioritura diventasse tossica fino a provocare la morte di alcuni animali. Altre erbe o arbusti ormai infestanti e con tossicità, di cui ho già parlato come EDERA, PERVINCA,EBBIO, SAMBUCO, VITALBA, ecc. La CELIDONIA della famiglia delle Papaveracee è tossica per uomini e animali che la scartano trovandola. L' IPERICO, diventa tossico se mangiato in quantità da bovini cavalli e ovini. Nei prati sono presenti anche specie non tossiche ma a volte di scarsa appetibilità come per esempio le grandi margherite bianche, commestibili anche per l'uomo, ma amare e non gradite, e in misura minore erbe e fiori conosciuti di cui ho già scritto, di scarso valore foraggiero che non fanno propriamente parte delle erbe da fienagione. LINO, POLIGALA, ACHILLEA , SALVIA, TARASSACO, GALIUM, PIANTAGGINE ecc. ecc. e altri che si trovano nella categoria FIOR DI... cliccando si accede all'articolo dedicato. - Natural History Museum, Vienna, Falce neolitica - Bene lo sapevano i vecchi contadini e soprattutto le contadine quando tutti i giorni armati di "mesoîa" , la falce messoria, attrezzo rimasto quasi immutato dal neolitico, prima in selce poi in bronzo e infine in ferro, tagliavano l'erba per gli animali da cortile galline, conigli. Un lavoro fatto a mano, spesso nei poggi dove era possibile controllare ed estirpare quelle considerate malerbe. Gli uomini invece provvedevano con la falce fienaia, la gruiàtta, a tagliare il fieno nei campi, lavoro che durava per tutta l'estate, e alla raccolta partecipavano tutti grandi e piccoli, donne e bambini. Il fieno tagliato veniva prima più volte rigirato perché seccasse bene, poi rastrellato e legato nelle "reje" reti di corda a maglie larghe, che sulle spalle venivano portate nelle "cabanne", dove sciolto, era conservato all'asciutto. Una rete poteva pesare anche più di un quintale. - anni '70 - fra le ultime "cabbanne" con il tetto di paglia, costruzioni classiche della Val di Vara, (pare provengano dai Celti) vicine alla stalla per riporre fieno e foglie Come ultime considerazioni mie non rimpiango certo la vita improponibile di fatiche disumane che era la fienagione un tempo. Mio figlio che non riuscirebbe a tagliare a mano un prato e non porterebbe una reje per pochi metri, taglia e imballa da solo con i macchinari qualche tonnellata di fieno. Vorrei solo un poco di attenzione in più per il territorio, unire l'esperienza di un tempo con le conoscenze attuali per avere un ambiente vivibile per tutti, uomini e animali, natura e scienza in quell'equilibrio che adesso è assolutamente perso. Le erbe potenzialmente tossiche che ho descritto hanno sicuramente il loro posto nell'imperscrutabile disegno della natura, proprio quella natura che ci ricorda tutti i giorni che non ha bisogno dell'uomo. L'equilibrio lo dobbiamo trovare noi per sopravvivere. L'erba ha poco da fare. Sfera d'umile verde. Per allevare farfalle E trastullare api. MuoversI tutto il giorno A melodie di brezza Tenere in grembo il sole Ed inchinarsi a tutto. Infilare rugiada La notte come perle. E farsi cosi bella Da offuscare duchesse. Quando muore, svanire Come dormienti spezie E amuleti di pino. Ed abitando nei granai sovrani I suoi giorni trascorrere nel sogno L'erba ha poco da fare Ed io vorrei esser fieno! Emily Dickinson alcune foto sono tratte dal sito Actaplantarum>>> Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
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Mappa >> Programma >> Informazioni >> Lella Canepa Riconosciuta esperta in materia, eredita le sue competenze dai suoi avi, attraverso esperienze dirette pluriennali, libri, manoscritti. Breccanecca Prebuggiun & Aperitivo 07 Febbraio 2018 dalle ore 17.00 alle ore 19.00 Programma dell'evento Prebuggiun & Aperitivo © 17:00 - 19:00 Un meraviglioso pomeriggio alla riscoperta del Prebuggiun immersi nel verde di Breccanecca, ospiti del Bricco della Gallina . Enrico e Giovanni in collaborazione con Lella Canepa, in rappresentanza dell' Associazione Culturale Erbando , presentano "Il mio Prebuggiun " un incontro dedicato alla conoscenza delle erbe spontanee che compongono la deliziosa pietanza ligure, tipica della zona di Breccanecca . L'incontro consta di una parte teorica dove vengono presentate e descritte dal vero e con integrazione di foto e informazioni sulla raccolta, le erbe una a una. Inoltre sarà realizzata al momento con metodo semplice casalingo la prescinseua. A tutti i partecipanti verrà consegnato un cd-libro con tutte le fotografie e le informazioni avute durante l'incontro, corredato di un depliant. Alla fine sarà servito un aperitivo con assaggio di prebuggiun e prescinseua. Costo: Aperitivo e contributo associazione 25 euro a persona È necessaria la prenotazione al 0185 380193 Mappa Programma Vuoi avere maggiori informazioni sull'evento? Inserisci i tuoi dati qui a fianco e un tuo messaggio. Ti contatteremo nel più breve tempo possibile. Chiedi informazioni! Successo! Messaggio ricevuto. Informazioni
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