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Il Blog di Lella Canepa

L'IPPOCASTANO, LA CASTAGNA D'INDIA.



"Il nostro castagno è in piena fioritura dai rami più bassi alla cima,

è carico di foglie e molto più bello dell'anno scorso".

Anne Frank

13 maggio 1944


Di scrivere dell'Ippocastano mi è tornato in mente quando alle prime foto di castagne di quest'anno, riscopro come alcune persone non sappiano distinguere le castagne buone da quelle matte, appunto dell'Ippocastano o Castagno d'India.

Al di là del gusto amarissimo che a me verrebbe in mente come sia quasi impossibile mangiarle, c'è che sono tossiche, in quanto ricche di una particolare saponina.

E invece la notizia è che i casi di intossicazione da castagne d'India sono circa il 12 per cento, secondi solo alle intossicazioni da bulbi velenosi.

Quest'anno le castagne sono incredibilmente grosse e la confusione può essere ancora più facile.

Il riconoscimento messe al confronto con la vera castagna è quanto mai facile, se invece si dovesse trovare una qualità per volta può sorgere qualche dubbio.

Le differenze si notano distintamente nelle foto sotto, sia nelle foglie, sia nel riccio, sia nella castagna vera e propria.


- foglia, ricci e castagne dell'Ippocastano -


La castagna d'India, frutto di Aesculus hippocastanum, è sempre più tondeggiante, mancante della cosiddetta "torcia", la parte finale a punta che, per dirla facile, è in pratica la rimanenza del fiore.

La base, ilo, anche quella più rotonda e dove facilmente si può appoggiare la castagna.

Il colore scuro, più lucido.

Il riccio completamente diverso ha poche spine e spesso contiene una castagna sola, massimo due.

Le foglie composte di 5 o 6 o 7 foglie grandi fino oltre 20cm, riunite alla base e sono tra le primissime a cadere già a fine settembre.





La castagna commestibile, frutto di Castanea sativa, è di forma vagamente triangolare, più o meno schiacciata, con una parte piana dove si appoggia, con all'apice la"torcia" bene in evidenza formata spesso da un residuo di peli o fili sottilissimi di colore chiaro.

La base, l'ilo, ossia la cicatrice dove era attaccata, l'ombelico praticamente, è di forma rettangolare, di colore più chiaro, ma la castagna non si può appoggiare.

Il riccio tutto spine sottilissime e acuminate, che può contenere tre castagne ma possono arrivare a otto.

La foglia semplice di forma allungata, appuntita, commestibili anche esse, degli usi delle quali ho parlato qui: https://www.lellacanepa.com/single-post/2017/12/03/sua-maest%C3%A0-il-castagno-non-si-butta-via-niente-tantomeno-le-foglie


Le saponine contenute nelle castagne matte però diventano preziose per le proprietà come decongestionante, antinfiammatorio e astringente.

Uso interno in forma di tisane o tinture in maniera casalinga è sempre sconsigliato perché non è possibile misurare il contenuto di escina, il principio attivo, pertanto occorre avvalersi di preparati di sicura provenienza erboristica, evitando assolutamente prove fai da te.

È nota l'azione che ha sull'emorroidi, specie sanguinanti, o quante creme a base di ippocastano si trovino per cellulite e vene o semplicemente defaticanti.

Il contenuto di saponine, come preannuncia il nome, ne fa anche un ottimo detergente e questo forse si può provare a fare in casa.

Non fanno molta schiuma, ma hanno un potere lavante, un po' come le famose noci esotiche.

Occorre sbucciarle, tritare, far seccare e poi se ne usa un cucchiaio, chiuso in un sacchettino, in una bacinella.

È necessario sbucciarle perché con la buccia si possono usare solo con i capi colorati.

Per lo stesso potere lavante si può aggiungere questo trito anche all'acqua del bagno, verificando prima eventuali allergie.

La saponina si attiva con l'acqua calda.

È pianta tintoria, il decotto, specie quello dei ricci, dà un bellissimo e resistente colore.

Usata anche in ecoprint, la foglia rimane benissimo sulla stoffa.

-- foto e lavoro di Oniq -


Ma l'uso in assoluto più conosciuto, che tutti prima o poi abbiamo sentito, è quello di tenere una o due castagne in tasca o nella borsa per sconfiggere i malanni invernali, quali raffreddore e tosse.

Nessuno saprà mai dire perché, ma personalmente l'ho sempre fatto, come sarebbe possibile affrontare un duro inverno di malanni senza la castagna in tasca? E poi non era bello sapere di avere qualcosa di magico da portarsi appresso, quando la nonna te la dava e ti consigliava di custodirla gelosamente?

Il perché o se è vero non aveva molta importanza.

Un altro uso delle donne di una volta era metterle nell'armadio e nei cassetti come antitarme, basta bucarle con un ago, passare un filo e farne una collana da appendere, o spaccarle in due, mettere i pezzi in un sacchetto di garza e sistemare nel cassetto insieme a due foglie di alloro, chiodi di garofano, lavanda, bucce di arancio secche.

Sacchetti che se ben confezionati, a costo zero, possono decorare un regalo di Natale e diventare un piccolo omaggio anche essi.


- Ippocastano vicino a casa mia, soffocato dalla vitalba -


L'Ippocastano è un albero imponente, decorativo, usato nei viali delle città.

Arrivato dall'Oriente, forse portato da Costantinopoli 500 anni fa, è stato chiamato Ippo-castano perchè si curavano i cavalli e forse una volta si otteneva una farina con i suoi frutti macinati usata come stimolante per i cavalli bolsi, ma son prove da non ripetere, credo completamente abbandonate .

Castagna d'India perché spesso si chiamavano così le cose che arrivavano da lontano, non avendo bene a mente dove stava l'india o la Turchia.

Un po' come il mais, chiamato granoturco perché arrivava da paesi sconosciuti, anche se in realtà è arrivato con la scoperta dell'America.

A maggio si riempie di meravigliose pannocchie alte anche più di 20cm, contenenti anche 50 fiori leggermente profumati, che attirano le api.

È una pianta che vira il colore per informare che all'interno non c'è più polline, da giallo diventa rosa, rosso, anche se esiste una varietà a fiori rossi.


-foto di Actaplantarum-


Non facile da trovare nei boschi in campagna, non si naturalizza, più frequente nei parchi, lungo i viali, sono stata presa dallo sconforto quando oggi ho visto l'unico esemplare vicino a casa mia soffocato dalla vitalba e irraggiungibile dai rovi alla base. Presto non si vedrà nemmeno più.

Ne ricordavo altre piante vicino alla chiesetta nel bosco, dedicata a San Rocco dopo una pestilenza, costruita su terreno nostro dalle famiglie riconoscenti salvate da un'epidemia di colera e infatti lì le ho trovate, per fortuna ancora in salute.



L'ippocastano più famoso è certamente quello che tenne compagnia ad Anne Frank nei mesi di isolamento nascosta nella casa di Amsterdam, era l'unica cosa che si vedeva dalla finestra della soffitta dove era nascosta e Anne ne osservava i cambiamenti stagionali e li annotava nel diario.

La pianta, malata, nonostante i tentativi di curarla, è stata abbattuta nel 2010 per evitare disastri a persone e al Museo dedicato alla ragazza.

Da esso sono stati creati 150 cloni innestati in giro per il mondo.


- Ippocastano di Anne Frank dalla finestra della soffitta -










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Lella

 

Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.


Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.


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