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Il Blog di Lella Canepa

FIOR DI PRATO... FIOR DI FIENO ... PARTE SECONDA




In questo secondo articolo che segue a FIOR DI PRATO... parte prima >>> cerco di dare un nome alla parte verde del prato da fieno.

Impresa quanto mai complicata per me che non sono botanica e manco delle basi tecniche scientifiche per riconoscere una pianta, e in questo caso, gli anziani, di cui farei parte anche io oramai, poco mi hanno saputo aiutare, liquidandomi con un "U l'è fén!" è fieno, semplicemente, o al massimo "A l'è gramigna".

Per "verde" intendo quelle piante che non hanno fioriture dai colori vivi ma spighette o pannocchie e in gran parte appartengono a quelle una volta dette Graminacee, responsabili delle allergie così dette da fieno.

Famiglia alla quale appartengono i cereali come grano, orzo, segale, riso, ecc.. una volta selvatici e "addomesticati" dall'uomo migliaia di anni fa.



Si riconoscono dallo stelo cilindrico intervallato da nodi dai quali esce la foglia e non hanno bisogno di fiori sgargianti e profumi inebrianti per attirare gli insetti perché la loro impollinazione avviene per lo più con l'azione del vento, inoltre nel prato polifita, cioè composto da più di 5 specie vegetali, hanno anche il compito di sorreggere alcune leguminose semi rampicanti.

Nell'alimentazione animale apportano le vitamine, gli amidi e le fibre necessarie alla digestione.

Piante di questa famiglia formano le savane, le praterie, le steppe, le pampas, costituendo l'alimentazione di molti animali selvatici.

Citerò solo il genere al quale appartengono queste erbe foraggere, essendo impossibile per me definirne la varietà con esattezza, per non incorrere in errori la maggior parte delle fotografie sono del sito ACTAPLANTARUM>>>, in quanto difficilissimo davvero distinguere una dall'altra, visto quanto cambiano anche durante la fioritura, e non semplici da fotografare.



Tutto pare sia cominciato con lui, l'Orzo selvatico, coltivato da circa 10000 anni, ha dato inizio all'agricoltura come attività umana, e ancora oggi lo si trova nei prati.

Temuto dai proprietari di cani perché può infilarsi nelle orecchie e anche sotto pelle creando non pochi fastidi.

Contiene moltissime vitamine, magnesio, fosforo e potassio, minerali come zinco, ferro e calcio, antiossidanti, aminoacidi essenziali ed enzimi benefici e una volta se ne faceva una bevanda disintossicante, ma ancora si fa! Pochi sanno come sia ancora usato al giorno d'oggi per la produzione di orzo solubile.

Ricerche recenti hanno portato a creare una bevanda fatta con foglia verde di orzo selvatico che pare sia un segreto di eterna giovinezza, per il contenuto di antiossidante SOD

E anche qui mi sovvengono certe abitudini che mi sono state regalate, è tutta la vita che faccio colazione con una tazza d'orzo e non sapevo il perché.


Erbe comuni nei prati che producono un buon foraggio per l'alimentazione animale, sono quelle appartenenti al genere Agrostis, volgarmente dette cappellini.

Estremamente resistenti, con radici importanti, sono utilizzate per i tappeti erbosi, specie come tappabuchi, spesso nei campi da golf.



il genere Dactylis, l'erba mazzolina, è tra i più apprezzati dal bestiame ed è fra quelle ancora marginalmente coltivate, in quanto altamente produttiva e longeva




Un altro ottimo foraggio è il genere Alopecurus le così dette code di volpe o anche code di topo.

Pianta, resistente agli inverni rigidi, sopravvive sotto una coltre di neve, adatta ai prati qui a 800mt dove una volta faceva freddo davvero.



Simile ma appartenente al genere Phleum, la codolina comune, sempre per la somiglianza con una coda. Anche questa presente nei miscugli da prato e da pascolo, adatta alle zone fredde e montane ed è per quello che la ritrovo qui.

Pare sia una delle erbe principali causa di allergia alle graminacee



Del genere Poa, che dal greco significa proprio pastura, l'erba fienarola, molto produttiva e pregiata per le sue qualità foraggere, è una delle cinque piante più diffuse al mondo.

Viene coltivata anche per i tappeti erbosi soprattutto quelli da golf, per le sue capacità di contrastare le malerbe con le sue radici importanti.




Tutti quelli che hanno voluto un prato all'inglese hanno prima o poi sentito la parola loietto, in realtà il genere Lolium, è da sempre considerato uno dei foraggi più importanti per l'alimentazione degli animali da latte, bovine, ovine, e anche bufale, dove si è notato oltre ad una migliore produzione, anche un latte che acquisisce maggiori attitudini alla coagulazione e alla trasformazione in formaggio.

Buono come foraggio fresco, adatto anche da affienare.

Negli scorsi anni un progetto al sud ne ha favorito la semina per foraggio



Anche con erbe del genere Avena si ha un ottimo foraggio, gradito specialmente ai cavalli, ricco di vitamina A e silice, e poi chi di noi non ha giocato da bambini a tirarsi le spighe per vedere quante ne rimanevano attaccate? noi le chiamavamo "rondini" e credevamo di farle volare.




Altre piante comuni nei prati ma meno pregiate per il foraggio appartengono ai generi Arrhenatherum, Briza, Bromus, Festuca, Holcus, Glyceria ecc.

Davvero troppo complicato parlare di tutte, qualcuna è nelle foto sotto, sempre prese dal sito di Actaplantarum, dove raccomando di guardare se si vuole sapere qualcosa in più.

Per mio conto, visto che ancora tagliamo il fieno e lo imballiamo, sono contenta di averci capito qualcosa, poco, rispetto a tutto quello che c'è da sapere, almeno ora le guardo meglio.




Certamente non sono tutte qui le erbe del prato, visto che di ogni genere sono poi presenti diverse specie, è solo per dare un'idea di quanto è vasto un mondo che a volte non ci fermiamo nemmeno ad osservare attentamente, nonostante le differenze proprie di una pianta che le proprietà alimentari per la produzione di fieno.

L'incuria dei prati, l'abbandono della campagna, soprattutto dell'Appenino dove piccoli appezzamenti si dovevano falciare a mano, per poi poter mantenere qualche mucca, conigli, poche pecore e capre a famiglia, ha portato piano piano all' inselvatichimento delle erbe, favorendo la diffusione di varietà più resistenti, anche ai cambiamenti climatici.

Queste varietà spesso sono di scarso valore per gli animali, o poco appetibili, frequentemente con componenti tossici e ne scriverò prossimamente.

Mi sorprende sempre come abbiamo abbandonato, dopo migliaia di anni dall'addomesticamento di animali e erbe, la buona consuetudine di conservare le specie migliori per gli animali e noi stessi, salvo stare attenti ad avere un prato perfetto, tutto tagliato alto uguale per giocare a golf o avere un'immagine da cartolina finta intorno a casa.

Ricordo come ho già scritto l'altra volta che nessun contadino avrebbe mai tagliato il fieno prima che questo fosse andato a seme per favorirne la propagazione. Adesso se qualcuno ancora lo taglia, almeno qui, lo fa quando ha tempo, se c'è il sole per farlo seccare velocemente.

Non esiste più il taglio del fieno "maggengo" o "agostano" e meno che meno quello di poco prima dell'inverno, quando si tenevano fuori le bestie il più possibile e si lasciavano prati e poggi puliti pronti per la nascita delle nuove erbe a primavera.















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Lella

 

Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.


Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.


Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>


 



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