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Il Blog di Lella Canepa

Immagine del redattorelellacanepa

ACETO DEI QUATTRO LADRONI

Nulla è più contagioso che parlare di malattie. G. Uhlenbruck

Post semiserio, semi storico, semi ironico.

Post se si ha voglia di far qualcosa per prenderla mezzo sul ridere, ma di fatto una realtà tra leggenda e storia, quando in altri tempi imperversavano contagiose epidemie, quando non si aveva altro, quando si faceva come si poteva.

Scritto sull'onda degli ultimissimi avvenimenti, anche se in un altro post ne avevo già parlato ( Il Rosmarino principe degli aromi qui>>>), ora è forse il caso di fare un ripasso accelerato sull'Aceto dei Quattro Ladri o a volte dei Sette ladri.


In una delle tante pestilenza che intorno al 1600 imperversarono per l'Europa, quattro o sette, a secondo della leggenda, uomini entravano indisturbati a rubare nelle case dei morti appestati, dove nessuno osava per timore del contagio, rimanendo immuni al morbo. Catturati, ebbero salva la vita in cambio della ricetta del rimedio usato.

C'è chi narra che girassero con una pezzuola imbevuta davanti alla bocca, chi immergessero le mani, chi si bagnassero tempie e polsi con una mistura di aceto e erbe. Senza andare molto lontano si può capire come già il solo lavarsi offrisse qualche garanzia, una pratica non molto usata in tempi, quando ancora non si era scoperto quanta parte avesse l'igiene e la disinfezione nella trasmissione dei microbi.

Scoperta che avverrà solo alla fine del 1800, quando con il semplice lavaggio delle mani da parte dei medici, che andavano dall'autopsie, senza nessuna precauzione, alle pazienti vive, ci si accorse che nelle partorienti spariva quasi del tutto la cosiddetta febbre puerperale.

Tornando all'aceto la sua funzione chissà se fu quella di preservare almeno un poco il contagio, tramite l'aceto e le innegabili proprietà che le erbe messe a macerare dentro, rilasciavano in esso.


La formula, facile, modificata, ampliata e cambiata di nome più volte nei corsi dei secoli rimane essenzialmente la stessa, un buon aceto, che di per sé ha blande proprietà disinfettanti nei confronti di alcuni microbatteri, con l'arricchimento di erbe varie messe a macerare dentro.

Erbe e spezie conosciute anche esse dall'antichità per doti antibatteriche.

Quindi:

Mettere in un vaso almeno:

un cucchiaio di foglie di salvia triturate

un cucchiaio di foglie di rosmarino triturate

un cucchiaio di foglie di timo o serpillo triturate;

un cucchiaio di foglie di alloro triturate

un cucchiaio di foglie di fiori di lavanda triturati

uno spicchio d'aglio schiacciato.

Questa una delle ricette con le erbe usate già nel medioevo.

Inoltre si possono aggiungere:

un cucchiaio di foglie di noce triturate

un cucchiaio di chiodi di garofano schiacciati

una stecca di cannella schiacciata

un cucchiaio di lichene islandico triturato

un cucchiaio di ginepro (ramoscelli e bacche) triturato.

Si ricopre il tutto con 1 litro di buon aceto bianco o rosso, si macera per sette giorni e infine si filtra.


Una formula di questa preparazione con l'aggiunta di ruta, assenzio e canfora ebbe un riconoscimento ufficiale nel 1758 ed era conservata nel Museo della Vecchia Marsiglia, visto il successo che tale preparazione ebbe. Il suo momento di gloria sparì dal Codice ufficiale medico francese solo alla fine del 1884 con la scoperta della moderna farmacopea

Preparato a freddo può essere conservato a lungo.

Si può bere diluito in acqua.

D'altronde l'aceto nelle case dei contadini ha sempre rappresentato un valido aiuto, Ippocrate lo usava come disinfettante, rende lucidi i capelli (chi fra quelle della mia età non se li è sciacquati almeno una volta con l'aceto?) ha un'azione dimagrante (un cucchiaio nell'acqua bevuta durante i pasti, la principessa Sissi inventava continuamente bevande e impacchi a base di aceto per mantenere sottile la vita), cura il mal di testa (ricordate la carta matta imbevuta d'aceto sulla fronte e le tempie delle nostre nonne?) conserva gli alimenti, impedisce la formazione di muffe, schiarisce le macchie della pelle, toglie il senso di nausea (libri e film del passato pieni di bottigliette di aceto aromatizzato fatto annusare alle donne svenevoli costrette nei stretti busti di un tempo), e in mille lavori casalinghi:

con sale e bicarbonato per disgorgare il lavandino, sgrassatore per vetri e superfici, anticalcare, ammorbidente, e brillantante in lavatrice e lavastoviglie e mille altri usi.

Già fare questa mistura dalle pretese doti sarà divertente, portarlo di regalo agli amici in occasione di una cena per provare a sdrammatizzare, e nel caso niente impedisce di condirci un'insalata o una carne. Difficile possa nuocere, assunto a piccole dosi o per un uso esterno.



Per quanto mi riguarda, non so a chi o a cosa devo questo, ma sono almeno otto anni che non prendo una qualunque forma di raffreddore o influenza, ho altre mille cose ma questa no. Tutto sommato, aceto a parte, respiro gran parte dell'anno un'aria sicuramente più pulita, e vivo certamente in un posto che non si può dire affollato.

Tutto fa.


Se dipendesse da me renderei contagiosa la salute invece che la malattia. R. Ingersoll




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Lella

 

Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.


Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.


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