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Il Blog di Lella Canepa

QUANDE FEUGGISCE I FÒ... QUANDO FIORISCONO I FAGGI




-Gulli, quande semenemmu?- e lui, girando lo sguardo verso il monte: - Quande feuggisce i fò -

Negli anni quante volte gli ho sentito ripetere questa frase... Il fatto è che qui, terra di frontiera, si parla un dialetto che ha un po' di tutto quello che c'è in confine, e soprattutto in persone anziane sopravvivevano parole antiche che nessuno ormai usa più e io dove "fuggissero" i faggi per tanti anni non l'avevo mai capito.

In realtà "feuggisce" non significa propriamente fiorire, ma quando "fogliano" cioè mettono le foglie.

Fino che a forza di vederlo guardare là verso il monte, ogni volta che lo diceva, ho finalmente capito che se per i faggi era l'ora di germogliare e coprirsi di quella peluria che rende di un verde tenero la cima, era pure tempo di mettere le sementi nell'orto, di quelle a foglia, tipo insalate e soprattutto il basilico che teme il freddo e appena nato, non avrebbe sopportato una gelata tardiva e i faggi sanno quando è il momento giusto e lo dicevano a Gulli.



Il mio albero è il castagno, per me vivere circondata da castagni è il massimo, ma al fascino della faggeta lassù in alto non si resiste.

Più alto e austero il faggio, con un sottobosco più spoglio, ha contribuito, prima che i castagni venissero impiantati in gran numero in queste zone dell'Appennino, a sfamare le genti di montagna.

Come il tiglio si mangiavano le foglie, e le faggiole, i semi.

Le faggiole contengono però sostanze tossiche e devono essere arrostite prima di essere consumate.

Questi semi danno un olio secondo solo a quello di oliva.

Preziosissimo, chiamato l'oro del bosco, si trova a prezzi proibitivi per le problematiche legate alla raccolta, al trasporto, tenendo conto anche che il faggio fruttifica dopo 40 anni e abbondantemente solo ogni cinque-sette anni.

Le faggiole restano uno dei più importanti alimenti per la fauna selvatica, scoiattoli e uccelli e altri, ed erano importanti per l'allevamento dei maiali.


faggiola -dal web-


È albero comune in tutta Europa, antropizzato proprio per tutto quello che offriva all'uomo.

Cresce meglio fra i 700 e i 1600 mt. dove si incontrano più spesso le faggete, ma si trova anche in pianura se c'è ombra e vento e terreno umido.

Sono tredici le faggete primordiali d'Europa in Italia riconosciute patrimonio dell'Unesco, sparse per tutto il territorio dall'Aspromonte al Pollino, dall'Abruzzo, al Lazio,



Il fogliame fitto crea un'ombra rinfrescante che fa della faggeta il posto migliore per ripararsi dal caldo torrido.

La scarsa luminosità al suolo crea un sottobosco pulito, che alle prime piogge autunnali è l'habitat giusto per i funghi .



Le radici spesso formano intricati disegni affascinanti.



Qui sul Monte Zatta c'è un faggio monumentale, non tanto per le misure quanto proprio per le radici che mi riprometto di fotografare meglio se riuscirò a tornare lassù.




Il legno leggero, resistente, adatto ad essere curvato e lavorato al tornio, è usato per arredamenti, e spesso per oggetti di uso alimentare.

Le sedie di Michael Thonet devono il loro successo alla possibilità che offriva il legno di faggio.

Oggi per le famose sedie di Chiavari, inizialmente costruite in ciliegio o acero, viene usato anche il faggio




F.lli Levaggi - Chiavari


Più prosaicamente nessuno qui in campagna, tornava a casa senza fascine di faggio per accendere il fuoco, e una provvista della sua legna è necessaria quando l'inverno si fa duro.

Qui la faggeta fa parte dell'antica Communalia, i "terreni sui quali ogni componente di una determinata comunità, secondo regole tramandate da secoli, aveva il diritto di esercitare un godimento, come quello del pascolo, della coltivazione o dell'uso civico di legnatico"(cit.). e il nonno di mio marito tutte le mattine possibili, all'alba, si recava sul monte con l'asino e lo riportava carico di fascine e legname raccolto, e dopo colazione lo aspettava una giornata di lavoro.

Morto all'inizio degli anni '60, quando mi sposai nel '75, continuammo a bruciare per qualche anno la legna raccolta da lui e pazientemente accatastata.

Persino la cenere di faggio è fra quelle usate per avere una lisciva (qui>>>) migliore.



Non fosse abbastanza il legno, oltre le foglie, ha anche proprietà curative.

Le foglie schiacciate curano le ulcere, la corteccia chiara e liscia, era usata per le febbri e dalla distillazione del legno si ottiene un componente altamente disinfettante, repellente per gli insetti e una volta purificato espettorante e balsamico.



Una storia tristissima è legata al nome.

In tedesco faggio si dice Buche e Wald foresta.

Là in quel luogo terribile, nella Germania orientale, a Buchenwald, i faggi ci sono ancora e hanno assistito impotenti alla tragedia delle circa 50.000 persone seviziate, usate come cavie e sterminate.








*Quasi tutte le foto, si riconoscono, le più belle, sono sempre di Antonio Andreatta al quale rubo costantemente certa che mi perdoni ogni volta.

È che succede che io penso e lui ha già scattato la foto a km di distanza.





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Lella

 

Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.


Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.


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