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Il Blog di Lella Canepa

CENERE, LISCIVA, SODA, SAPONE e altre amenità

La tradizione non consiste nel conservare le ceneri ma nel mantenere viva una fiamma.

(Jean Jaurès)

È oramai nota la mia voglia di conoscenza, a livello pratico soprattutto, su tutto quello che concerne un modo di vivere al massimo dell'autoproduzione con il minimo di spesa.

Sono nella generazione di quelli nati ancora tanto vicino alla fine della seconda guerra mondiale, quando lo spreco non esisteva e ho visto tutto lo sviluppo e i cambiamenti dovuti al boom economico, al '68 e all'emancipazione femminile.

In casa mia non era contemplato né spreco, né'68, né emancipazione femminile, o forse semplicemente mio padre aveva il terrore che certi tempi tornassero e io potessi non essere preparata ad affrontarli, cosi a sette anni mi insegnò a lavare i piatti con l'acqua di cottura della pasta, ma soprattutto le pentole con le cenere...

Arrivata in campagna scoprii la bugâ, il bucato con la cenere, che ancora qualcuna faceva... ricordo la frase di una anziana che, avvallandosi del diritto di ritenersi la donna più pulita del paese, stupiva tutti facendo la bugâ due volte al mese.

Non voglio qui dilungarmi nello spiegare cosa sia esattamente il "bucato" che si intendeva una volta, non certo quello che facciamo oggi con un carico della lavatrice.

Vi rimando quindi alla pagina del sito qui>>> dove troverete tutto descritto per benino nella ricetta originale del 1879.

Voglio invece tornare alla cenere, al giorno d'oggi a qualcuno può non parer vero, ma era il detersivo principe per tutte le pulizie di casa oltre che per il bucato.

Dalla cenere, con un procedimento semplicissimo si ottiene la lisciva e come me molti, specie se hanno la stufa a legna o un caminetto, continuano a farla ed ad usarla.

Una delle cose importanti per una buona lisciva è la qualità della legna usata per produrre la cenere.

Un fuoco fatto con legna di faggio o ulivo o quercia farà una cenere che darà una lisciva superiore ad una fatta con cenere di legna di castagno, tanto per dirne una, evitate di farla con cenere di carta o cartone o simili.

Poi l'acqua, dovrebbe essere piovana o di fonte, il più possibile leggera.

I metodi per avere la lisciva sono due a freddo e a caldo. La reazione avviene ugualmente solo che a caldo si ha un potere detergente maggiore.

È possibile abbandonare la cenere con l'acqua in un bidone di plastica, per due mesi e avere poi la lisciva pronta.

Esiste anche un metodo per caduta, tipo quello usato per il bucato, per quel che mi riguarda preferisco il metodo a caldo.

RICORDARE CHE SI STA FACENDO UN DETERSIVO

Procedo:


Setacciata per bene la cenere occorre un recipiente per misurare, con il quale vado a fare una proporzione di un misurino di cenere / cinque misurini di acqua. Non con il peso ma con il volume.

Metto in una pentola di acciaio, mai di alluminio, e faccio bollire, o meglio sobbollire, mescolando all'inizio, poi lasciando stare, per almeno due ore, fino a che non sembri separarsi.

È possibile assaggiarla, mettendone una goccia sulla punta della lingua, se è pronta pizzica appena. NON BEVETELA.

Non esagerare con il tempo di bollitura altrimenti diventa troppo forte.

Spengo, lascio decantare completamente, qualche ora o tutta la notte, poi prelevo lentamente con un mestolo il liquido chiaro in superficie, che è la vera lisciva o chiamato anche ranno, trasferendolo in un contenitore in plastica (recuperato da un detersivo, mi raccomando non una bottiglia), attraverso un colino coperto di un panno. CONSERVARE INSIEME AGLI ALTRI DETERSIVI.

Chiusa con un tappo, dura anche anni, è un ottimo detergente, disinfettante, sbiancante, è possibile usarla pura per le pulizie pesanti tipo pavimenti ecc., diluita a piacere per quelle più leggere tipo piatti e simili. È sempre meglio usarla con i guanti, pur non essendo come la soda, è sempre corrosiva e alle mani bene non fa, nonostante questo è un prodotto completamente biodegradabile che non lascia tracce.

Si può usare in lavatrice, non in combinazione con l'aceto.

È in commercio una lisciva in polvere, dal costo contenuto, (non so esattamente cosa sia, forse quella che una volta veniva chiamata potassa e corrispondeva alla pasta che rimane fatta asciugare) e che è sconsigliata dai produttori di lavatrici... conosco chi usa da anni quella mia liquida, prodotta in casa con il metodo descritto sopra, e non è mai successo niente, tanto meno la biancheria diventi grigia, anzi.

Tornando alla produzione la pasta di cenere rimasta sul fondo della pentola, la conservo in una contenitore di plastica, per la pulizia della stufa, delle pentole, non graffia e non sporca come accadrebbe con la cenere.

Con questa lisciva, quasi in tutte le case, una volta si usava fare anche il sapone, unita ad un grasso che un tempo era lo strutto, o i fondi dell'olio, o l'olio usato, tipo quello fritto.

- Aleppo, sapone steso a terra a solidificare per poi essere tagliato a pezzi quadri e messo a maturare nelle pile -

La storia della saponificazione è antica, il primo sapone arriva da Aleppo, la ricetta originale contempla l'uso della lisciva di cenere di legna, olio di oliva e olio di alloro, più alta la percentuale di olio di alloro più è pregiato.

Anche se la testimonianza più antica di un pezzo di sapone di Aleppo ritrovata risale a 2500 anni fa, in Europa lo portarono gli Arabi, durante le dominazioni intorno all' 800d.C..

A Marsiglia se ne appropriarono, ormai già con la soda, togliendo l'olio di alloro usando solo olio di oliva e diventò il conosciutissimo sapone di Marsiglia.

Oggi pare che nessuno lo sappia fare più senza soda, le diatribe sul sapone fatto con la lisciva sono infinite e tanti che ci hanno provato dicono che non si riesce, quanto altri che pare ci riescano.

Le mie sincere considerazioni personali sono queste:

  • se volete un buon sapone da bucato in pezzo, con l'olio usato o con lo strutto vi verrà un sapone con un odore forte che resterà nella biancheria e tutti gli oli essenziali di questo mondo non lo toglieranno. Una volta forse era assimilabile all'odore di pulito, e la stoffa della quale era fatta la biancheria più resistente, o semplicemente non si aveva altro, ora non è più accettabile.

  • Se volete un sapone da bucato in pezzi duri, con la lisciva sarà difficile ottenerlo senza conoscere personalmente qualcuno di Aleppo, e purtroppo là ora hanno problemi più grossi ... pare che l'indurimento del sapone derivi direttamente dalla varietà di legna bruciata, quindi anche a me una volta è venuto bene, un'altra volta non è venuto... troppo difficile da gestire, forse sono andati persi (o comunque io non li ho avuti) i segreti pratici per una buona saponificazione con la lisciva. Se li conoscete vi aspetto a braccia aperte. Se invece conoscete il sumero, qua sotto la ricetta originale.

Tavoletta di epoca sumera che riporta la ricetta per la preparazione del sapone.

Soap Manufacturing Technology - Luis Spitz, 2009 AOCS Press, Urbana, IL 61802

Non resta quindi se volete divertirvi a fare un buon sapone casalingo che affidarvi all'olio di oliva, magari anche un fondo di olio, alla soda e a varie erbe ed essenze rintracciabili in campagna.

Questo sempre se avete a disposizione olio di oliva o fondi di frantoio praticamente gratis che non sapete di cosa farne, altrimenti nel caso si sia fortemente interessati e si proceda all'acquisto di oli vari, essenze raffinate, si voglia appassionarsi agli sconti di soda, ai calcolatori per calcolarla, metodi a caldo e altri ammennicoli dei saponificatori casalinghi che spopolano come tanti altri hobby, allora questo non è il blog giusto.

Ce ne sono diversi e diversi libri sull'argomento.

Se come me vi avanzano gli oleoliti non usati (quello di lavanda qui>>>, quello di iperico qui>>>, quello di elicriso qui>>>) e il contadino vi dà il fondo dell'olio o se volete semplicemente fare una prova, scrivo il procedimento di una base per un sapone all'olio di oliva, buono un po' per tutto.

Per il procedimento non bisogna usare niente di alluminio o simili

Occorre in ciotole divise:

  • 500 gr. di olio suddiviso in olio evo e oleolito di alloro, o di bacche di alloro A questo proposito uso di solito, come dicevo, per questi scopi, l'oleolito avanzato dell'anno prima, ovviamente in ottimo stato di conservazione. Se volete potete usare qualsiasi oleolito avanzato, di lavanda, di elicriso, ecc. Si parla di oleoliti fatti con olio di oliva altrimenti cambiando tipo di olio cambia la proporzione della soda. Può essere solo olio di oliva, solo oleolito o entrambi nella proporzione che volete

  • 200 gr. di decotto di alloro, o di altra erba, ottenuto facendo bollire una decina di foglie di alloro in acqua per qualche minuto e lasciato poi riposare per dieci minuti.

  • 64 gr. di soda caustica in scaglie (no Soda Solvay), la trovate in tutti i supermercati

Un frullatore a immersione, un vaso di vetro o di plastica alto.

Accorgimento importante: indossare guanti e occhiali, e lasciate i bambini lontani.

La soda è molto più caustica della lisciva e potreste ferirvi.

Questo è un metodo a freddo e quindi ...

A freddo sciolgo, in un contenitore alto, la soda nel decotto di foglie di alloro , con attenzione perché farà reazione.

Unisco il composto agli olii nel vaso grande e inizio a frullare finché non monta e forma un nastro, la consistenza di una crema diciamo.

Frullo ancora un poco e il mio sapone è fatto.

Trasferisco velocemente in stampi in plastica che possono essere recuperati da confezione di formaggi o simili, o degli stampi di silicone, l'importante che non siano rigidi o di metallo. Batto sul tavolo per eliminare l'aria e compattare.

Copro con la carta forno e un panno.

Dopo 48 ore è pronto per essere sformato e tagliato se è il caso.

Conservato a maturare all'aria, non al sole, per almeno due mesi prima di usarlo.

Più invecchia e più è buono, una volta pronto va fasciato pezzo per pezzo, perché non irrancidisca.

i saponi all'alloro di Valeria della quale collaborazione mi sono avvalsa


-pezzo di sapone ottenuto da me tanti anni fa con la lisciva-

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Lella

 

Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.


Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.


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