STORIE DI LETIZIA E DI CUSCINI
Si può nascere vecchi, come si può morire giovani
Jean Cocteau
Storia di un cuscino e di lei, la romantica di famiglia, la zia Letizia.
Questo post è il sequel del precedente, quello dove parlavo dei Cuscini Fatati (qui>>).
Cercando per casa una federa degna di uno dei miei nuovi cuscini di erbe, mi torna alla mente e vado a ricercare quella trovata anni or sono smantellando proprio casa di zia, alla sua morte.
Togliendo, buttando e tenendo mi capita tra le mani uno dei tanti cuscini di casa, con una fodera decisamente moderna, mi accingo a disfarlo, anche per controllare l'interno, e sotto la fodera che copriva la fodera che ricopriva una fodera mi compare per me prezioso, un ricamo a punto croce, parecchio usurato, macchiato.
Per come sono fatta io, quando incappo in un lavoro manuale, non riesco a gettarlo via con facilità, lo misi allora anni fa, da parte.
L'ho ricercato ieri, e ho deciso di provare a lavarlo e restaurarlo.
Amo fare queste cose, mi danno serenità, mi permettono di sognare, di vagare con la mente, di estraniarmi e immedesimarmi in altre vite, in altri tempi, in altri mondi.
Mentre scucivo pensavo alle dita pazienti che hanno ricamato con precisione questa rosa rosso fuoco, a quanto sarà costato il filo allora prezioso, al tempo impiegato, magari nelle serate di una volta, senza televisione, forse con un marito accanto che leggeva e chissà, la radio accesa.
La provenienza del cuscino mi è sconosciuta, assolutamente non ricamato dalla zia, ma da questa comunque conservato e in qualche modo occultato dalle fodere su fodere, perché? Come se anche a lei, come a me, spiacesse buttarlo, ma ...
La storia di zia Letizia val la pena essere ricordata, perché storia di altri tempi, di donne sacrificate, che nel suo caso, ha avuto come si dice il lieto fine.
Dunque nasce tra un figlio e l'altro, alle soglie della prima guerra mondiale, da quella mia bisnonna che tutto conosceva sulle erbe, dal nome battagliero di Clorinda, la donna guerriera del Tasso, e da questa chiamata Letizia, forse individuando fin dalla nascita, il carattere lieto e leggero che l'avrebbe accompagnata tutta la vita, nonostante per anni non ebbe proprio niente da rallegrarsi.
Perso il giovanissimo padre, cresciuta in campagna, poca scuola, tradita e abbandonata, prossima alle nozze con corredo pronto, dal fidanzato, costretto a sposare un'altra perché incinta, si ritrova unica figlia femmina rimasta in casa, di cinque fratelli, ad assistere per vent'anni, la madre colpita a soli 42 anni di una forma giovanile di Morbo di Parkinson, e nel contempo una zia paterna con una forma di demenza.
Chiusa in casa, ad occuparsi dei malati, della casa, della campagna, delle olive,con il solo aiuto pratico di un fratello, si inventa di fabbricare trapunte di lana e cotone su ordinazione, i piumini di una volta, arricchendole di trapuntature fantasiose fatte da lei con dime precise e per questo molto ricercate, giusto per tirare su due soldi.
Alla morte della madre, il giorno esatto dopo il funerale, si ammala la giovane cognata convivente, di un' altra terribile malattia, una poliartrite deformante, che vede Letizia volente o nolente costretta ad occuparsene per un'altra ventina d'anni.
Un'assistenza se si può, ancora più devastante, per l'evolversi terribile della malattia, allora assolutamente incurabile e senza nessun medicinale che desse un minimo sollievo e per il rapporto fra cognate, che non può mai essere come quello tra madre e figlia.
Si ritrova alla morte della cognata, Letizia, il cui nome in famiglia, a me, sembrava una presa in giro, sessantenne, zitella, senza reddito, unica a non essere potuta scappare dalla campagna come gli altri fratelli sparsi qui e là, che l'unico aiuto che avevano potuto dare nel caso, era economico.
Anche un po', per via del suo carattere comunque allegro, la testa che si perdeva in romanticherie, i libri di Liala, le coroncine di fiori in testa, i vestiti kitsch a grandi fantasie, le gonne arricciate, falpalà e volant,
un'eleganza distratta in accostamenti di colori improponibili, persa in sogni che mai si avveravano, considerata pure la meno "acculturata" della famiglia.
Colei che mettendo fuori di notte ciotole petali di rose nell'acqua mi diceva:- Devi lavarti con la rugiada per rimanere bella, perché la rugiada fa i funghi e le donne belle -
Ma il destino aveva in serbo per lei la migliore delle sorprese, facendo beffe di noi che un po' la prendevamo in giro, pronti a ricordarcene solo quando malati avevamo bisogno, anche solo per le iniezioni, nelle quali era abilissima, con la pratica che aveva dovuto fare ...
Un giorno di maggio che dirvi non so, il fratello Eugenio, organista emerito della Basilica dei Fieschi, portò a casa un collega ferroviere in pensione, tal Rinaldo, più vecchio di lei di parecchi anni, intelligente e elegante individuo, amico di Pertini, già stato sposato due volte, e vedovo, una delle quali con famosa cantante lirica, insomma... un altro mondo proprio.
Il baldo Rinaldo la chiese in moglie e la sposò nel giro di pochissimi mesi, regalandole la vita di sogno che non aveva mai avuto fino ad allora, trattandola come una regina, portandola a fare viaggi ovunque.
Se pure noi avemmo il sospetto che lui avesse visto in lei le qualità rare di una persona sincera, umile, ma sopratutto di badante e casalinga perfetta, lei si innamorò e fecero insieme un piccolo felice percorso di vita fino alla morte di lui, che lei ancora una volta, assistette amorevolmente.
La lasciò con una pensione che le permise di vivere bene in città, il ricordo di un amore inaspettato, qualche piccolo gioiello che prima lei non aveva mai visto, e fra gli altri arredi, pure il cuscino del post.
Mentre ieri smacchiavo, lavavo stiravo e rammendavo, pensavo che probabilmente era stato ricamato dalla seconda moglie, la cantante, di zio.
Donna della quale Letizia aveva un timore reverenziale, forse il grande amore dello zio, per le evidenti distanze socio-culturali che non le facevano assomigliare per niente.
Zia, tra l'altro non aveva una bella voce, in una casa dove tutti, ma proprio tutti suonavano e cantavano, e anche questo era motivo di ilarità, quanto intonava i suoi canti di chiesa.
Non avendo avuto il coraggio di buttarlo, il cuscino, non lo poteva però vedere per casa sfrontatamente, per quel pizzico di gelosia, in mezzo a tutte le cose che aveva ereditato da questa donna così più importante di lei, di lei che si sentiva niente al confronto, di lei che aveva sulle sue piccole spalle sorretto tutti i mali di una famiglia, assistito e confortato ammalati tutta la vita, cambiato e lavato centinaia di lenzuoli a mano in un mondo senza pannoloni usa e getta, senza mai perdere i sogni nel cuore, con negli occhi e sulle labbra la letizia di cui portava il nome.
Il cuscino restaurato, lavato e rammendato, è lì in camera mia, a far bella mostra, con dentro i miei di sogni, fatti di erbe e profumi, in suo ricordo, con la rosa rosso vivido a rammentarmi che la passione arriva a qualunque età se si ha il cuore semplice e sincero, aperto ad accoglierla.
A Letizia
Alba di gioia è per me questo giorno
l'Aurora risplenda su te ogni giorno
Temprato e sereno dal nostro destino
Immagine pura senza smentita
Zelante è il programma della tua vita
Intorno a te rifulga la felicità
A chi al tuo fianco eternamente ti amerà
il tuo Rinaldo
9 luglio 1964
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Lella
Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.
Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.
Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>