PISAREI E FAŚÖ
Tempo di zuppe e piatti caldi, corposi, sazianti e riscaldanti.
Fra questi i Pisarei e fagioli, non proprio una zuppa, non proprio una pasta asciutta, un piatto che ho imparato da sola, da un'enciclopedia comperata anni fa e mai mangiata nella zona di origine: il Piacentino.
Quindi trattasi di esperienza personale, mi perdonerà chi li sa fare veramente.
Piatto povero, si racconta che i monaci lo servissero ai viandanti che passavano sulla via Francigena, nutriente e appagante oltre che poco costoso.
Ricetta antica, Fasò si capisce sono i fagioli, che con gli arrivi dalle Americhe nel tempo sono cambiati, da quelli piccoli con l'occhio ai borlotti (qualcuno mette i cannellini), all'aggiunta del pomodoro, Pisarei sono dei piccoli gnocchetti di pane grattato e farina che cotti in acqua bollente vengono poi conditi in un sugo di fagioli.
Spesso li faccio quando mi avanzano dei fagioli bolliti per qualche altra pietanza, si conservano nell'acqua di cottura, ben chiusi in un contenitore in frigo, anche 4 o 5 giorni.
Prima faccio l'impasto (con queste dosi vengono tre piatti abbondanti)
50gr. di pane grattugiato
130 di farina, spesso la metto integrale, anche se è un po più difficile da lavorare
sale
acqua tiepida quanto basta per un impasto compatto che metto a riposare sotto una ciotola mentre preparo il sugo.
Nella casseruola, se possibile di terra, (la mia si è rotta!!! dopo tanti anni di onorato servizio e un numero di traslochi incredibile), metto i classici odori cipolla, sedano carota, ma anche solo cipolla e poco lardo pestato con un niente di aglio, i piacentini doc usano la pestata di lardo, cioè lardo tritato a lungo con un coltello grosso e pesante, al quale si aggiungono aglio e prezzemolo tritati finemente fino a ottenere una pasta morbida. Spesso si scalda il coltello per arrivare a un risultato pastoso.
Faccio imbiondire questo trito, poi butto i fagioli con parte dell'acqua di cottura e faccio passare, insaporire, dopo qualche minuto aggiungo il pomodoro passato e cuocio a fuoco basso mentre formo i pisarei dall'impasto che ha riposato.
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Dall'impasto prendo una piccola parte che allungo in un rotolino e da questo stacco delle porzioni di pasta grosse più o meno come i fagioli, che finisco incavandole con la pressione del pollice .
Sulla bravura nel formare i pisarei, pare che le suocere valutassero l'affidabilità delle future nuore, probabilmente io sarei rimasta nubile, ma non li ho mai fatti con una piacentina doc e come li faccio li faccio piacciono molto.
Sull'etimologia della parola "pisarei" ci sono diverse versioni, la più verosimile sembra derivare dallo spagnolo "pisar" nel senso di schiacciare, l'azione che si fa con il pollice per dare al pezzetto di pasta per dare la forma.
Altre alludono a spiegazioni più terra terra, ma lasciamo perdere.
Quando il sugo è pronto cuocio i pisarei in abbondante acqua salata come qualsiasi gnocco, pochi minuti e appena venuti a galla, dopo qualche bollore, li raccolgo con la schiumarola e li metto a insaporire nel sugo di fagioli per qualche altro minuto.
Il risultato è a mezza strada fra una zuppa non troppo brodosa e una pasta non troppo asciutta.
Per chi è vegetariano, tolto il lardo, è una valida alternativa al sugo di carne, come era nell'intenzione dei monaci che lo servivano ai pellegrini di passaggio, bisognosi di nutrimento, per proseguire il viaggio a piedi per raggiungere Roma
Viandante non c'è via,
la via si fa con l'andare
Antonio Machado
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Lella
Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.
Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.
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