top of page

Il Blog di Lella Canepa

DI FRAGOLE E MIRTILLI, MORE E LAMPONI

La fragoletta germoglia e matura sotto l’ortica,

e bacche salutari si sviluppano

e crescono più belle vicino ad altre di specie inferiore;

William Shakespeare

Enrico V, Atto I, Scena I

- Fragoline di bosco -


A casa mia merélli, pi-ele, moîe e armótti.

I piccoli frutti di bosco... a trovarli ... qui ... finiti i tempi quando le donne con le ragazze e i fanciulli salivano sul Monte Zatta per raccogliere soprattutto lamponi e mirtilli a cesti da portare al confine di regione dove audaci autisti di camion le aspettavano per comperarli e portarli più a nord, Torino per esempio, dove venivano venduti alle industrie, che ne ricavavano liquori, profumi e anche medicinali.

Una consuetudine legata a tutto l'Appennino, dove i soldi ricavati, insieme a quelli dei funghi porcini, significavano spesso un paio di scarpe nuove, un taglio di stoffa per un abito o un cappotto ...

Ora questi monti senza animali al pascolo, che li tengono puliti, senza più le carbonaie che lasciavano un terreno fertile alla crescita di questi frutti, sono invasi da specie più aggressive e ci si è indirizzati verso culture programmate, per avere raccolti se non tutto l'anno, quasi.

Chi ricorda più quando realmente maturano le fragole o i mirtilli se nei banchi di frutta e verdura li vediamo sempre insieme?

Chi però ha assaggiato un lampone selvatico, un mora di bosco, una fragolina spontanea difficilmente ne dimentica il sapore e lo ritrova nei frutti coltivati.

Le uniche che resistono in quantità, un poco di più, sono le more, a loro volta diventate cibo per la fauna selvatica tipo i caprioli, così è tutto un a chi arriva prima.

Comunque da aprile a maggio inoltrato è ancora possibile improvvisamente incontrare piccoli tappeti di piantine fiorite passeggiando nel bosco e di lì a qualche giorno raccogliere qualche fragola.


- fragoline di bosco coltivate -

Il profumo è talmente intenso che le dà il nome, fragola da fragrante.

Qualunque sia il quantitativo di fragole che trovo, che ho coltivato in vasi qui e là, non è mai abbastanza da avanzarmene e permettermi di pensare a marmellate o ad altro, a parte mangiarne una manciata sul posto, adoro condirle a casa con vino, con sciroppo di rose, con il limone.

Forse nella mia vita sono riuscita a fare la marmellata, più o meno nel modo che faccio le altre, probabilmente solo una volta. Preferisco metterle in congelatore, nel caso, per usarle poi in sciroppi fatti al momento per decorare torte e cheese cake.

Nel congelatore sempre con un poco di zucchero. Precongelate per una notte in un contenitore basso e largo, spolverizzate di zucchero, intere, coperte in modo da poter poi essere sistemate in sacchetti o contenitori, ma da poter prendere nella quantità desiderata.

Sciacquate prima, sempre con il picciolo, che va tolto solo dopo il breve lavaggio per impedire all'acqua di entrare nella fragola e accelerare il processo di marcescenza.

Questa piccola accortezza va seguita anche per fare una macedonia di fragole da consumare subito, perché non c'è come la fragola altro frutto che deperisce così in fretta.

È possibile surgelarle anche con il picciolo.

È uno dei motivi per i quali una fragola comperata, che ha subito un confezionamento, un lungo trasporto, deve essere necessariamente essere raccolta quando non è affatto matura, non potrà mai avere profumo e sapore di una coltivata da noi o raccolta spontanea e tralascio volutamente con quali additivi riesce ad arrivare sulle nostre tavole.

Ed è anche per questo che non compero fragole per fare marmellate.

Se si ha la fortuna di raccogliere tutti i giorni qualche fragola, un ottimo depurativo e disintossicante dell'organismo, è l'acqua di fragole, niente altro che quattro o cinque fragole grandi o una manciata piccole frullate in un bicchiere di acqua con qualche goccia di limone, presa alla mattina a digiuno, ricordandosi che le fragole hanno una certa azione sull'intestino e quindi attenzione se si soffre di colite.

Se comunque si vuol fare la marmellata, per via dei semini gialli, gli acheni, che poi sarebbero loro il vero frutto della pianta fragola dal punto di vista botanico, io preferisco mettere le fragole appena spolverizzate di zucchero a cuocere per un quarto d'ora venti minuti fino a che non si disfano un po' e poi passarle nel mio passino fino, peso e aggiungo in proporzione 800 gr. di zucchero a chilo di passata, sul fuoco fino a che non è della consistenza giusta.


Mi è stato chiesto, quindi completo il post con questa informazione. Sopra, dal web, una foto di Potentilla indica o Duchesnea indica, comunemente conosciuta come falsa fragola.

Si riconosce semplicemente perché il frutto, rotondo, guarda in sù, ovvero non pende come le fragoline. Importata agli inizi del 1800 come bizzaria dall'orto botanico di Torino si è diffusa in tutto il nord. Pur non essendo tossica non è iscritta tra i frutti commestibili, più che altro è totalmente insapore. Viene venduta come decorativa per i giardini, vista la facilità con la quale tappezza e diventa infestante.

 

Immediatamente dopo maturano i lamponi.

Ho ancora qualche pianta presa tantissimi anni fa sul monte, tendono a diventare infestanti, anche questi con profumo e gusto completamente diversi dai frutti di piante coltivate qui vicino. Sono sensibilmente più piccoli, ma profumatissimi.

Per tanti, tantissimi anni, non ho mai capito perché, mi dava un fastidio fisico il profumo e perfino passare vicino a piante di lamponi, more e mirtilli e non riuscivo a mangiarne, poi improvvisamente, da un giorno all'altro ... tutto passato.

In visita ad un'amica, ad Albareto, quando ancora tornavano dai monti con cavagne di mirtilli, questa me ne condì una tazza così semplicemente con un po' di zucchero dicendomi, anzi quasi intimandomi: - Non possono non piacerti e ti fanno bene -

L'aspetto era talmente invitante, che non so cosa successe, li mangiai e fu amore improvviso anche per lamponi e more.

Ora attendo con impazienza i miei lamponi sorvegliandoli giorno dopo giorno, dalla fine di giugno in poi.


- fiore di lampone appena sfiorito a fine maggio -


Rubus idaeus, da ruber rosso, come il colore classico dei suo frutti, un rosso rosato tendente al viola classificato proprio come colore nella tabella dei colori con il nome Rosso Lampone.

Anche questo "frutto" formato da tante piccole drupe attaccate, come dicevo infestante se in una zona collinare montana, con proprietà antinfiammatorie e decongestionanti, venivano usati anche per correggere il sapore di alcune preparazioni farmaceutiche.

Buonissimo lo sciroppo, ma bisogna averne in quantità per farlo, ottenuto con una fermentazione di qualche giorno dei frutti raccolti, puliti, schiacciati e poi spremuti attraverso un telo e messo a bollire per una ventina di minuti il liquido ottenuto sempre con la proporzione di 800gr. di zucchero a chilo di succo.

Io non resisto, li mangio così, dalla pianta, mano a mano che maturano tutte le sere quando vado nell'orto, o in macedonia, o a colazione con lo yogurt, quando ne ho qualcuno di più.

 

In rapida successione arrivano i mirtilli, i nostri, quelli piccoli, neri, che con le loro piante tappezzano intere zone del sottobosco.

E di questi qualcosa ancora si troverebbe anche qui, se non mi fermasse la paura delle vipere, che le piante basse e fitte nascondono benissimo, nonostante mi sia comperata da tempo il pettine che serve per la raccolta.

Niente di paragonabile comunque all'Appennino Pistoiese, per esempio dove esistono estesi vaccinieti, raggiungibili solo dopo faticose camminate per aspri sentieri, dove un mirtillaio esperto può raccoglierne fino a 70 kg. al giorno.

A questo proposito è il momento di ricordare che la raccolta dei frutti di bosco è regolamentata da leggi regionali diverse e che raramente si possono raccogliere più di un chilo di frutti a testa.

Vaccinieti perché il suo nome botanico è Vaccinium myrtillus, Vaccinium usato anticamente per definire qualcosa "a bacca blu" e myrtillus per la somiglianza di bacche e foglie con il Mirto (qui>>>).

Nonostante io non li abbia mai trovati, anche qui sull'Appenino Ligure sono presenti i mirtilli rossi, Vaccinium vitis-idaea, di cui non ho foto.

Nella zona del passo del Cerreto, abbastanza vicino a me, è stata scoperta una piccola zona di mirtilli bianchi e della mancanza degli antociani, i pigmenti che danno il colore, nessuno sa il perché.

I mirtilli selvatici non hanno niente a che vedere con quelli coltivati grandi che si trovano nei supermercati, buoni anche quelli, ma con una pianta dal portamento completamente diverso, quasi un alberello, di provenienza americana, che ormai vengono largamente coltivati anche da noi.

aggiornamento al 9 giugno:

per il secondo anno i mirtilli del mio bosco

sono arrivati prima dei lamponi del mio orto!

non ci sono più le stagioni di una volta ...

Sembra che le riconosciute proprietà importanti per la vista siano state evidenziate quando, durante la seconda guerra mondiale, i piloti della Raf mostrarono un'acutezza visiva proprio durante la notte e nella loro dieta rientrava un'importante quantità di marmellata di mirtilli.

Al contrario di altri frutti il mirtillo agisce in maniera diversa con l'intestino ed è usato per le diaree.

Per un tempo ragionevole è utile anche nelle infezioni delle vie urinarie.


Nessuna procedura diversa per farne marmellate anche se, oltre a congelarli, questi mi piace conservarli al naturale in vasi sterilizzati come avevo già scritto qui >>> per le more ...

L'amica che me li servì quel giorno, era più o meno consapevole dell'uso antico di buon auspicio di offrire una tazza di mirtilli all'ospite come segno di accoglienza.


Esiste un così detto "falso mirtillo",

non tossico, ma dal sapore meno buono

La pianta simile, le foglie più lisce non dentate, la bacca del vero mirtillo schiacciata fra le dita rileva la polpa rossa, mentre il falso mirtillo è biancastro all'interno.

Sconsiglio vivamente di raccogliere comunque bacche di qualsiasi forma e colore se non si è fermamente convinti di riconoscere la pianta, perché esistono bacche davvero molto velenose.



 

L'ultimo dono prima dell'autunno sono le more di rovo, che la tradizione raccomanda di non mangiare oltre il 29 settembre, giorno di San Michele, perché pare che il diavolo, per sfregio, ci sputi sopra rendendole molli e insapori.

Forse l'effetto è dato dalle precoci nebbie autunnali.

Più di altri è diffusa se non addirittura infestante, coprendo larghe zone incolte con i suoi impenetrabili rovi, dove i dolcissimi frutti finiscono per maturare in alto, inaccessibili.



Ancora Rubus il suo nome, in diverse specie, la più comune qui Rubus ulmifolius.

Sempre uguale procedura per una buonissima marmellata di more da farcire crostate, questa volta con un'attenzione in più ai semini, per me fastidiosi, anche se ricchi di proprietà pure loro, ma bisogna pensarci se si ha l'intestino delicato.

L'uso non si limita ai frutti, buonissima è l'acqua di giovani getti di rovo, una semplice "tisana" a freddo, qualche germoglio di rovo in una piccola caraffa d'acqua fresca lasciata coperta qualche ora e poi bevuta per dissetarsi nelle prime calde giornate primaverili.


- germoglio e fiore di rovo -


Nello stesso periodo foglie tenere e germogli fanno parte delle erbe selvatiche spontanee che si raccolgono e si usano nel misto per frittate e ripieni, fanno parte anche del Prebuggiun (qui>>>) di alcune zone della Liguria.

Per le sue sue proprietà antinfiammatorie, le sue foglie venivano strofinate in bocca per curare le stomatiti, salvo poi risciacquarle in acqua corrente prima di buttarle.

Non può mancare l'uso magico, in quasi tutta l' Alta Val di Vara i rametti giovani venivano usati per "segnare" le eruzioni cutanee, tipiche per esempio del Fuoco di Sant'Antonio, o le temute risipole, le Erisipele, sempre raccomandando di buttare in acqua corrente il rametto usato, perché l'acqua portasse via il male.


- foto dal web -


Avrei voluto parlare anche del ribes e dell'uva spina che tanti anni fa raccoglievo in un unico posto, poi spariti entrambi i cespugli e della magnifica gelatina che facevo.

Sogno ancora di trovarmi in un posto dove si possano raccogliere.

Per i miei metodi su marmellate e sciroppi vari è scritto tutto







Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti.


Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo.


Lella

 

Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.


Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.


Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>


 


Post in primo piano
L'erbando del giorno
Categorie
Archivio
Seguimi
  • Facebook Social Icon

Iscriviti alla nostra mailing list

Non perdere mai un aggiornamento

Post consigliati
bottom of page