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Il Blog di Lella Canepa

IL LILLÀ, LA MIA CANTÂELA


Aveva una casetta piccolina in Canada con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà ...

Esplode, lievemente in anticipo quest'anno, il mio Lillà.

Ne avevo parlato in un post riguardo ai fiori antichi dimenticati (>>>qui Fiori antichi dei miei giardini spariti) accennando anche alle sue proprietà in gran parte dimenticate pure quelle.

Scrissi quel post nello strazio di vedere una delle ultime grandi piante del paese sradicata per una mal gestita ristrutturazione, mentre era buttata malamente via feci incetta di rami e rametti e li distribuii fra le amiche e ora hanno tutte la loro bella pianta nel giardino. E anche nei pressi dei famosi lavori edili mai finiti ha vinto lei e ha ripreso possesso del suo posto tenuto da sempre fra le prime case del paese, e io continuo a regalare piantine.


Per mio conto è stata la prima pianta che ho messo a dimora, quando ho addobbato il mio minimo spazio fuori casa, vicino al Calicanto(qui>>>)

Mi ricambiano entrambe ogni anno con il loro intenso profumo appena apro la porta di casa.

Ma come già dicevo due anni fa, una volta le piante nei giardini non avevano solo scopo decorativo, come noi diamo alle piante frettolosamente scelte in un garden e alimentate artificialmente tanto da durare quei mesi e poi morire, ma tutte avevano anche un uso, quasi sempre a scopo curativo.

E del Lillà così dimenticato e per le sue proprietà ancora più ignorate, molto ci sarebbe da dire. Intanto dai fiori è estratta un'essenza molto usata nella industria profumiera, la sua corteccia ha virtù antinfiammatorie e febbrifughe, si può raccogliere, in autunno fino a quando la pianta è a riposo, e farla seccare per una tisana contro i dolori da reumatismi.

In maniera casalinga si può ottenere un oleolito mettendo a macerare in olio i suoi profumatissimi fiori prima che fioriscano completamente, utile sia per il viso come antirughe e sollevare la pelle stanca, che per sgonfiare le gambe per il caldo estivo e alleviare i dolori reumatici.

Sul procedimento per ottenere l'oleolito ognuno dice la sua. Per quello di Lillà, come per quello di Calicanto, non mi piace usare il sole. In questa stagione è ancora accesa la stufa, specie alla sera e mi basta metterlo su di una mensola in alto dove la temperatura è più calda per avere un rilascio dolce.



Per farlo basta mettere i fiori, non ancora completamente aperti tutti, con meno parti verdi possibile, puliti accuratamente, nel caso passati velocemente in acqua e fatti asciugare perfettamente all'aria, in una "arbanella" di vetro, coprire con olio, fasciare con un sacchetto di carta, perché ho l'impressione che la luce lo danneggi.

Per quanto si consigli spesso di raccogliere i fiori al mattino il lillà, come il caprifoglio, regala il suo intenso profumo nel tardo pomeriggio verso sera.

Quale olio? fino a qualche anno fa era sempre olio di oliva, adesso per questi oleoliti per la pelle, dopo aver usato l'olio di mandorle, che però è a rischio irrancidimento, mi sono indirizzata verso l'olio di sesamo, che si trova facilmente bio sugli scaffali dei supermercati, anche per le sue proprietà antirughe, rigeneranti e anti invecchiamento. L'olio deve essere sempre un olio di qualità, spremuto a freddo

Per quanto tempo? circa 20 - 30 giorni poi si filtra e si conserva in bottiglietta scura.

Quest'anno voglio provare anche il metodo a caldo, che sono sincera non ho mai usato.

Ho messo i fiori, puliti, in un vasetto, coperti con l'olio, un giorno al caldo, nel caso poche ore al sole, sempre dentro ad un sacchetto di carta per proteggere dalla luce. A sera, usando il cestello a vapore con poca acqua, ho lasciato sulla stufa per tutta la sera, facendo attenzione che non bollisse mai.

Per questo scopo va benissimo la pentola per gli asparagi, posizionando il vasetto dentro la griglia, sopra una base perché non tocchi l'acqua. Sempre a fuoco bassissimo. L'indomani mattina ho spremuto e filtrato.

Il mio olio per massaggi è pronto. La profumazione dipende da quanto è profumato il lillà e da quanto è neutro l'odore dell'olio.

Come per altri fiori edibili è possibile farli brinati con lo zucchero, imprigionarli nel ghiaccio, decorare torte, creme di formaggio, fare burri fioriti, fare uno sciroppo, sempre con il solito metodo che si usa anche per lo sciroppo di rose(qui>>>)


... e se non ci credete

che Maggio sia arrivato

eccolo qui piantato

e se non ci credete

che Maggio sia arrivito

eccolo qui fiorito ...

Dicevo in leggero anticipo quest'anno perché qui è la nostra pianta tradizionale legata al Cantamaggio e per questo fa normalmente la sua comparsa fiorita intorno al Primo Maggio e il nome volgare di Cantâela le è dato proprio per l'usanza, da parte dei Maggianti, di addobbarsi con le sue fronde e portarne un ramo fiorito, mentre di casa in casa passano a ripetere le strofe della Canzone di Maggio.

A chi non ha vissuto l'emozione dell'antico Cantamaggio non può essere descritto, il mio è uno dei pochissimi paesi in Italia dove non si è mai fermato, nemmeno durante la guerra o nei periodi più bui, anche fossero solo in due o in tre giovanotti a portarlo.

E negli ultimi anni vive una felice riscoperta anche in altre parti.

L'usanza antichissima e precristiana consiste nel portare il messaggio ben augurante della buona stagione, quando con sollievo si usciva dal buio inverno, "passato ormai l'inverno e il freddo sì crudele", dove scarseggiavano alimenti e il freddo e il brutto tempo mietevano molte vittime.

nella foto: Maggianti anni 40 a Comuneglia

Un gruppo di giovani del paese, una volta solo uomini, armati di fisarmonica e chitarra, passano di casa in casa, ripetendo davanti ad ogni uscio, dove viene piantato simbolicamente un ramo di lillà, una serie di stornelli, sempre gli stessi, che narrano i passaggi dall'inverno alla primavera.

I padroni di casa per ingraziarsi i Maggianti e la buona stagione porgono un'offerta in vino e cibo.

Affacciarsi alla nuova stagione era di per sé una grande fortuna e assistere al ciclo della vita che si rimetteva in moto, le erbe fresche, le uova, le nuove nascite degli animali meritavano di essere festeggiati con canti e danze.

E il Lillà, insieme ad altri fiori, questo rappresenta, al canto delle strofe che appunto rimandano al buon tempo a venire.

E in tutto ciò potevo non avere un figlio che suona la fisarmonica?

I gh’avena i fiuri de lillà in tu capellui zuveni che i anavena a cantà Maggiu......

... E s’era contenta de strense, in ta me man picen’na

in ramettu profumà de lillà, regalà da in cantamaggiu...

Cantamaggio di Bardi


La pianta antica di per sé, pare arrivata in Italia dall'Africa ai tempi di Cortuso nell'Orto Botanico di Padova, diventando poi una specie spontanea.

Il riconoscimento: basta l'odore, l'intenso profumo, l'infiorescenza a grappolo dal rosa al lilla, quando è spontaneo cambia sfumatura da pianta a pianta, coltivato c'è anche bianco. Spesso cambia anche l'intensità del profumo, così come succede per le rose, le varietà selezionate per il colore per adornare i giardini, profumano molto meno.

Il portamento è ad arbusto ma può arrivare a sembrare un albero, è decorativo anche con le sue belle foglie verdi lucenti a cuore.

Attira le farfalle ... e le fate ... leggenda dice che giravano piantandone uno in ogni giardino per allontanare le forze del male.

Il suo nome botanico Syringa vulgaris, invece si riferisce alla ninfa Syringa trasformata dal padre in una pianta di lillà per sfuggire a Pan, sgraziato dio dalle sembianze caprine, il quale piangendo disperato per averla persa, sentendo il vento trasformato in musica attraverso i rami midollosi del lillà ne recise uno e lo trasformò in flauto.

Siringa è anche il nome dei vecchi strumenti a fiato, tanto da essere usato anche per la zampogna.

Nell’aiola davanti la porta d’antica fattoria,

accanto allo steccato verniciato di bianco,

s’aderge il fusto slanciato del lillà,

con le sue foglie a forma di cuore, d’un verde intenso, con più di un aguzzo corimbo che delicato spunta,

con il denso profumo che amo, ogni foglia un miracolo

e da quel fusto presso la porta, con i suoi fiori d’un colore soave,

e foglie a forma di cuore d’un verde intenso, un rametto con i suoi fiori spicco. (Walt Whitman)






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Lella

 

Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.


Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.


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