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Il Blog di Lella Canepa

Immagine del redattorelellacanepa

IL FINOCCHIO SELVATICO


Alle prime tiepide giornate d'Aprile, qui, fra il rumore dell'erba che cresce, spuntano i teneri germogli del finocchio selvatico.

Da tanto volevo parlarne, ma non sapevo mai quando fosse più opportuno, ora o a fine estate quando si raccolgono i semi, ma andare oggi a cercarli, trovarli per farne un'insalata gustosa mi ha fatto decidere.

Erano lì sopra il sentiero, a tappezzare quasi interamente il solito prato come fosse una mia piccola Maratona personale, sì perché marathṓn è il nome greco del Foeniculum vulgare e proprio nella piana di Maratona, quella della famosa battaglia, cresceva largamente il finocchio tanto da dare il nome al luogo.

È pianta largamente diffusa, usata da sempre, nei tempi antichi non come verdura come noi usiamo i finocchi coltivati, ma come aroma, condimento, che sfiora la magia e il mito, visto che sembra come forse in un gambo cavo di questa pianta o della famiglia, Prometeo nascose il fuoco rubato a Zeus, donandolo agli uomini che tutto di un botto, tanto per dirne una, poterono cuocere il cibo.



Ma anche un medicamento importante per le sue proprietà, diuretiche, carminative cioè di aiutare ad eliminare i gas, antispasmodiche, aiuta a fermare il vomito e il singhiozzo, profuma l'alito, rinfrescanti e rigeneranti.

Talmente rinvigorenti che i gladiatori masticavano semi di finocchio prima di scendere nell'arena, i soldati romani per le lunghe marce, insieme all'aglio, i cristiani per sopportare il digiuno e anche per altro ... insomma la pianta era la preferita di Adone, voluttuoso figlio di Venere e alle feste licenziose di Dionisio il finocchio era sempre presente.

Sull'onda della magia, della leggenda e della superstizione è arrivato fino ai giorni nostri con "Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio" per difesa contro l'invidia, appeso fuori la porta per impedire al diavolo di entrare, i semi a chiudere il buco della serratura, per la prosperità della casa, per la fecondità della famiglia.

Tutti abbiamo usato semi di finocchio ricoperti di zucchero rosa o azzurro, i "fenogétti" ben auguranti, per annunciare la nascita di un bambino o di una bambina in famiglia.

Le proprietà digestive sono certe, tanto che i suoi semi e anche le foglie sono usate non solo in tisana per averne beneficio, ma in molte pietanze per garantirne la digeribilità come per esempio aggiungerlo alle castagne o alla carne di maiale.

Una volta era uso alla fine di lauti pasti servire semi di finocchio da masticare.

Certo l'aroma deve piacere e nel caso del finocchio selvatico è più intenso.



Il riconoscimento dovrebbe essere abbastanza facile, le foglie possono essere forse confuse con qualche altra pianta, ma il profumo è inconfondibile.

Attraversando lunghi campi al Sud mi sembrava di aver individuato distese di alte piante di finocchi in realtà si trattava di Ferula, è bastato avvicinarsi per accorgersi dell'errore. La Ferula, molto simile, è proporzionalmente più grande, più alta, i fiori più grandi, quasi a palla, gialli ma soprattutto NON ha odore di finocchio, anzi spesso puzza.


Ferula (foto dal web)













fiore del finocchio con ospite

Il fiore del finocchio, a ombrella, diventa giallo a fine estate, e con qualche accortezza si riesce a raccogliere i semi. I vecchi contadini erano soliti, quando il fiore iniziava a sfiorire prima che il seme maturasse completamente, chiudere intorno all'infiorescenza un sacchetto di carta, perché i semi non cadessero a terra e così faccio ancora io.

Oltre alla tisana che ha davvero mille proprietà, i semi e le "barbe" verdi, possono essere usati nel pane,famosi quelli di segale e finocchio dell'Alto Adige, con le carni, il pesce, formaggi e uova così come si userebbe una qualsiasi erba aromatica, in Toscana nel salume chiamato Finocchiona, ma anche in certi formaggi, specie pecorino.

Il suo aroma è talmente intenso che ha dato luogo al termine "infinocchiare" inteso come imbrogliare, visto che si usava alterare cibi e vino scadente con il finocchio.



Sui rami di Finocchio alberga volentieri il bruco del Macaone, nato dalle piccolissime uova deposte dalla bellissima farfalla Papillo machaon.



I teneri germogli raccolti si possono consumare come si vuole, crudi o cotti, nelle minestre, nelle insalate.

Questa la mia pietanza al ritorno dalla raccolta, puliti, lavati e grossolanamente spezzati con le mani, qualche fogliolina di rucola, qualche piantina ancora tenera di Talegua (qui>>>) fettine di pera caramellate al miele, noci, pinoli, un fiore di tarassaco, sfogliette di parmigiano, olio sale.

Le fronde avanzate, a seccare, le userò poi per la mia tisana primaverile, insieme o alternata a quella di rosmarino o di ortica, ora è il momento di queste.





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Lella

 

Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.


Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.


Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>


 


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