PROFUMO DI TARAS, IL MIRTO
…e coglierò voi, allori e mirti che crescete vicini,
perché così disposti mischiate soavi profumi.
Virgilio, Ecloga
Tornata dalla sempre troppo breve vacanza tarantina, dedico poche righe e quel poco che so alle erbe che ho imparato a riconoscere quando mi reco laggiù.
Qualche anno fa questa terra mi ha accolta come una seconda madre, le straordinarie similitudini che ho trovato lì con la mia pur amatissima Liguria mi hanno fatto sentire subito a casa e così mi sento ogni volta che torno.
In questi anni ho potuto apprezzare le erbe selvatiche di campo che anche in Puglia usano ovunque, e oh! guarda caso ... le stesse del nostro Prebuggiun (qui>>>) le ho trovate, raccolte e cucinate alla maniera del sud. Ho imparato a usare il Mirto, ad andar per Capperi, a trovare Elicriso (qui>>>) e Timo(qui>>>) anche qui, la Malva (qui>>>) quasi sempre Arborea, alta anche un metro e mezzo, riconoscere il Finocchio dalla Ferula, apprezzare l'elegante fioritura dei prati di Asfodelo, ammirare gli spazi infiniti coperti di Calendula(qui>>>) scoprire il Lentisco, ho persino trovato l'Iperico (qui>>>)che nasce qui l'Hypericum triquetrifolium.
Quest'anno una cara persona mi ha regalato una pianta di Mirto Tarantino, Myrtus communis subsp. tarentina, che sono riuscita a far arrivare sana e salva fra i miei monti e questo inverno trasferirò in riviera.
Caratteristica di questa originale varietà di Mirto, sono le foglie piccole, fino a 6 mm., probabilmente per offrire meno superficie al caldo, stessa ragione per l'intenso lucido del verde della superficie di queste, che come uno specchio riflette indietro la luce solare, così da essere verde anche nelle estati più torride.
Sul litorale tarantino cresce in grande quantità pure il Myrtus communis, presente lungo tutte le coste mediterranee, che tutti credono pianta esclusiva della Sardegna, ma non è così. È il liquore una prerogativa sarda, non la pianta, tanto che con la parola Mirto in Sardegna si identifica il liquore, peraltro con denominazione ministeriale riconosciuta.
Storia affascinante quella del Mirto, pur se si hanno notizie da prima, si racconta che gli Spartani emigrati sulle sponde dello Ionio portarono appresso un rametto di Mirto, pianta da sempre sacra e dedicata sia al mondo dei vivi, simbolo di amore coniugale e anche di vittoria, che a quello dei morti.
Dioniso donò al re degli Inferi, Ade, piante di Mirto per riavere indietro la madre Semele, morta folgorata per avere visto l'amante Zeus, ma cespugli di Mirto abbondano nel mondo dei beati amati da Dio, i Campi Elisi, per questo spesso si vedono piante di mirto vicino alle tombe, ma anche piantate vicino a casa per allontanare invidia e malignità e donare serenità.
Pianta dedicata a Venere che se ne adornò uscendo dal mare, fuggendo in un bosco di Mirti, e simbolo di Roma che pare nacque fra due piante di Mirto.
La religione cristiana rappresenta nel bianco fiore del Mirto la Verginità di Maria, nei dipinti spesso San Giuseppe ne tiene fra le mani un ramo per significare l'unione verginale con essa.
Tutto ciò probabilmente per le grandi doti curative di questo arbusto, l'olio essenziale il mirtolo, combatteva le febbri malariche come il chinino.
Espettorante, antibatterico, balsamico, astringente, cura la diarrea, la cistite, le infezioni genitali, e impedisce la caduta dei capelli!
In infuso, nel vino, in liquore, le bacche, le foglie ... dai fiori si estrae l' Acqua d'oro, tanto è pregiata.
L'infuso, 15gr di foglie e un po' di corteccia, è efficace contro la psoriasi e la sinusite. Meglio dell'eucalipto l'essenza bruciata come prevenzione per le affezioni delle vie respiratore, e ancora usata nella fabbricazione di saponi per l'intensa fragranza e come aromatizzante del tè.
Per ultimo gli usi in cucina, oltre al liquore con le bacche, foglie e bacche ovunque.
Ho imparato a fare arrosti al mirto, pollo al mirto, pesce al mirto, coniglio al mirto e meglio di tutto maiale al mirto, aggiungendo semplicemente le bacche in cottura.
Ma i fiori nella macedonia di frutta, vogliamo dirlo?
Una curiosità: l' originale mortadella, che era ben diversa da quella di oggi, ma pur sempre una specie di salsiccia, il Myrtatum, deve il suo nome al Mirto con il quale condivano le carni da insaccare gli antichi romani.
Potrei continuare a iosa sugli usi del Mirto... dai rametti nei cassetti a profumare la biancheria, al suo legno usato per la fabbricazione di manici di ombrello e altri oggetti di fine tornitura... ma è meglio che scriva la ricetta del liquore di Mirto:
Tra novembre e dicembre le bacche mature di Mirto, diventate blu, si coprono di pruina, una patina biancastra che le protegge dal sole evitando la disidratazione. Questo è il momento giusto per raccogliere.
L'unico sistema è a mano, aiutandosi con un "pettine", l'attrezzo con i quali si raccolgono anche i mirtilli e altra frutta
1 Kg di bacche di mirto, pulite e asciutte, messe a macerare 40 giorni in un litro di alcool da liquori a 90°95°per 40 giorni, bene immerse.
Passato il tempo, preparare uno sciroppo di zucchero nella proporzione di 1,5 litri di acqua per 600 gr. di zucchero, ma si può arrivare anche a 2 litri secondo la gradazione alcolica che si vuole ottenere e la maturazione delle bacche.
Pressare, non esageratamente, per non avere troppo gusto tannino, le bacche macerate ed estrarre più succo possibile. Filtrare e unire lo sciroppo.
Come sempre sarebbe meglio non bere subito e imbottigliare in bottiglie più piccole dopo qualche giorno, quando sciroppo ed estratto si sono amalgamati per bene.
Per chi volesse saperlo non esiste la varietà di Mirto Bianco, bensì il liquore chiamato così è ottenuto con le infiorescenze e le foglie o le bacche che mancano di pigmentazione.
Non finisce qui, ho ancora tante cose da dire sulle erbe di Puglia, potrei mai non parlare di Fave e Cicoria?
... Una brezza lieve dal cielo azzurro spira, Il mirto è immobile, alto è l’alloro! Lo conosci tu? Laggiù! Laggiù! O amato mio, con te vorrei andare! ...
Goethe, 1795
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Lella
Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.
Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.
Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>