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  • FIOR DI LUNARIA, FIOR DI MONETA

    È davvero questo l'anno della Lunaria! Non ne avevo mai visto tanta, andando e tornando dai miei monti al mare è tutto un color rosa violaceo ai bordi delle strade, quasi qualcuno l'avesse seminata. Speriamo sia di buon auspicio, visto che nel linguaggio magico delle piante, per la somiglianza dei suoi frutti con delle grosse monete, il nome con il quale è più conosciuta è Moneta del Papa, la si ritiene portatrice di ricchezza, in grado di proteggere dalla miseria e dagli spiriti maligni e che ce ne sia bisogno in questo periodo non c'è dubbio Lunaria pare invece derivi dal nome "luna" che gli alchimisti davano all' argento convinti come erano che questa pianta riuscisse a trasformare il mercurio appunto in argento. D'argento diventano i frutti quando seccando, strofinati e tolti delicatamente i semi fra le due parti, rimane un sottilissimo disco madreperlaceo che può ricordare una moneta e per alcuni riflette la luce lunare. Quanti ne facevamo una volta perché fossero pronti per abbellire le case in inverno, adesso mi piacciono anche così seccati e basta, sempre per usarli in composizioni dall'autunno in poi . Il motivo perché ne parlo qui non è il mero ricordo melanconico del suo uso decorativo, ma per il fatto che anche questa è un'erba commestibile, e commestibile in tutte le sue parti. I fiori, decorativi in un angolo del giardino, sotto ad altri alberi o arbusti, profumano specie di sera e sono ricercati da api e farfalle. Dal fiore si evince facilmente si tratti ancora una volta di una parente del cavolo, della senape, del ravanello ecc. cioè della famiglia delle Brassicaceae o Crucifere per via dei quattro petali in croce, quindi il suo gusto è piccante, da tener presente se si usano i fiori, o i frutti verdi ancora immaturi, le siliquette, nelle insalate. I semi possono essere pestati e dare un condimento davvero molto simile alla senape, mescolati ad aceto e sale. Ho già scritto diverse volte che le piante con sapore così prevalentemente piccante non fanno parte dei miei misti di erbe, per il semplice motivo che mi sembra alterino troppo il gusto delle altre, mentre sono usate da chi piace. Così le prime foglie che escono in primavera, basta essere certi di riconoscerle, il fusto, i fiori, la radice in autunno quando diventa più carnosa, bollito o crudo tutto è commestibile, basta che sia gradito il sapore. Come sempre esistono diverse varietà botaniche di Lunaria, alcune con fiori anche bianchi e frutti più allungati che rotondi e si nota la somiglianza con una parente, la Alliaria>>>qui che però si distingue immediatamente per l'odore di aglio. Come altre erbe comuni le si sono sempre attribuite proprietà curative, ora studi scientifici si soffermano sui suoi contenuti di acido nervonico, utile per il cervello, che potrebbero essere interessanti nella cura dell' Alzheimer e della Sclerosi. Ricca di vitamina C e minerali e antiossidanti, qualche foglia non può che far bene. Non mi risulta sia protetta, ho letto comunque che in alcuni luoghi è ritenuta rara, qui quest'anno non lo è di sicuro. Occorre ricordare che è una pianta bienne, solo in alcuni casi eccezionalmente annua, nonostante il nome dato a una varietà da Linneo, Linaria annua, la più comune. Sarà il caso di farne gran scorta, nella speranza che funzionino gli effetti magici, che possa regalarci salvaguardia dai maligni, dalla miseria e riporti gli uomini alla chiarezza e all'onestà come il suo nome inglese Annual honesty sembrerebbe significare. Forse quest'anno ce n'è tanta proprio perché la natura sapeva che ne serve una quantità notevole, per tutti. Buona Pasqua -foto dal web- Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • EVENTO STRAORDINARIO

    Questo post è per un evento che si terrà domenica 10 Aprile all'Hostaria Tranquillo di Bargone. Nonostante non si parlerà di erbe lo pubblico volentieri qui sul mio blog perché l'idea è conseguita dalla Domenica Sarvega di qualche settimana fa. Sarò presente anche io ma soprattutto ci sarà lui, Giulio Cassinelli, il mito della focaccia ligure. Per chi non lo conoscesse ne avevo già parlato qui>>> CASSINELLI, IL MITO . Sono stati anni difficili per tutti, e molte cose non sono più come prima. Sarà quindi un'occasione speciale quella di poter incontrare Giulio e vederlo lavorare. La magia dell'impasto che lievita sotto le sue mani non è descrivibile da nessuna immagine, da nessun video, bisogna assistere dal vero. L'evento con inizio alle ore 15, darà modo di preparare con lui un impasto base ottimo per la focaccia al formaggio, per la torta pasqualina, per le focaccette fritte e una volta eseguito portarselo a casa dove può durare tre giorni in frigorifero. Saranno ovviamente descritti tutti gli usi e le preparazioni possibili con le modalità di cottura e una o più focacce al formaggio saranno cotte sul posto. Insieme sarà dimostrato ed eseguito da Giulio l'impasto della Focaccia Genovese all'olio, la focacetta con la cottura della stessa nel forno a legna, sempre con ricetta e consigli per la migliore esecuzione a casa nel forno elettrico. Al termine, intorno alle 18,30 - 18,45 un aperitivo con le focacce e focacette appena cotte, qualche altro assaggino della casa e vino bianco. Il tutto solo con un contributo di 25 euro a testa, pomeriggio, impasto e aperitivo. È possibile volendo prenotarsi a pranzo o a cena I posti sono limitatissimi per prenotare chiamare al 3421601908 Giulio è un ragazzo di 85 anni al quale io faccio fatica a stare dietro, sono figure che non esistono più, per l'immane lavoro manuale che hanno fatto durante la vita, per l'entusiasmo che sanno trasmettere, persone con le quali anche solo passare qualche tempo insieme non può che arricchire, esperienze come quelle che si possono fare una domenica pomeriggio così non sono facilmente accessibili. Ci sarò anche io, senza erbe questa volta, perché lui merita tutto lo spazio possibile, conosco Giulio da quando andavo ai suoi corsi tanti anni fa, poi la vita ci ha fatto incontrare e lui mi onora della sua amicizia. Solo un rammarico: quando assaggi la sua focaccia, morbida, cotta a puntino, unta il giusto, che non ti rimarrà mai indigesta, non puoi davvero più mangiarne altra. Conviene quindi imparare a farla con lui, domenica 10 Aprile all'Hostaria Tranquillo. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • CARDAMINE

    Un'altra erba talmente infestante da non poter fare a meno di scriverne, specie in questo periodo che si trova un po' dappertutto, persino sui vasi nei terrazzi. Un'altra erba commestibile poco conosciuta qui nella mia zona dal punto di vista alimentare, io stessa non ne vado matta come mi succede per tutte le erbe che hanno un che di "piccante" nel sapore. È più facile mi succeda di usare i fiorellini bianchi come guarnizione nelle insalate, sulle tartine, nel mio Burro Fiorito qui>>>. A fine inverno spunta un po' ovunque e forse a questo deve uno dei suoi nomi volgari Billeri o crescione primaticcio, preferendo l'ombra e l'umido, con la sua rosetta di piccole foglie leggere, riconoscibili per la forma tondeggiante attaccate allo stelo quasi senza picciolo. Subito, velocemente spunta l'infiorescenza, un grappolo di fiori bianchi, con quattro petali, dai quali si vede come appartenga alle ex-crucifere, ora Brassicaceae e dalla foto si nota anche le foglie sul fusto sono diverse da quelle della rosetta e hanno piccolissimi peli quasi invisibili che non si notano al tatto, ma le fanno avere, in questa specie, il nome di Cardamine hirsuta. Il frutto lungo, una siliqua, esplode appena lo si sfiora, quando i semi giungono a maturazione. Altre varietà di Cardamine sono presenti in natura. Tutte hanno sapore che ricorda il crescione e forse è per quello che non mi interessa più di tanto. Molte persone credono infatti che questo sia il crescione. Tutti i posti vengono bene per spuntare, nella foto sotto esce tutto intorno da un cesto pieno di terra, piccolissima ma riconoscibile e completa. Rosetta basale, fogliolina lungo lo stelo, peletti, fiore e semi. È ricca di vitamine e sali minerali, sempre se usata cruda, la cottura li eliminerebbe in gran parte. Su alcune varietà di Cardamine deposita le uova una farfalla comune: l'Aurora, l'Anthocharis cardamines. ...Si vouz cherchez l'aurore Trouvez la cardamine ... Quidonc >>> foto da flickr Non ha fama di pianta fortunata, in certi posti si crede che raccogliendola c'è la possibilità di essere morsi da un serpente entro l'anno o che la casa sia colpita da un fulmine ... Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • PREBUGGIUN E PREBUGIN

    Cronaca di una allegra se pur fredda giornata in quel di Rapallo Che avventure incredibili mi stanno regalando le erbe! Avevo sentito parlare di questa novità da articoli letti qui e là, con la complicità di ParlaComeMangi è stato quasi naturale l'incontro tra Prebuggiun e Prebugin sabato scorso a Rapallo, nella bancarella messaci a disposizione in Via Mazzini dall'amico Guido. Ancora una volta io portavo le erbe del Mio Prebuggiun per parlarne e farle conoscere e uno scatenato Giuse Cabona mi affiancava con il suo innovativo Gin a base di erbe del Prebuggiun. È stata una conoscenza davvero piacevole, l'interesse comune e l'entusiasmo di entrambi ha annullato la distanza generazionale e ci siamo divertiti come solo chi è appassionato può fare. Chi è Giuseppe Cabona? è un giovane ma capace barman, molto conosciuto nel Tigullio, che l'amore per la sua terra lo ha messo tutto dentro l'idea di un gin dove il ginepro è distillato insieme ad alcune erbe, le più classiche, del misto ligure usato in cucina. Intuitivo il nome che ne è conseguito: Prebugin! La sua idea si incontra con Matteo Crispino e Enrico Valle che aderiscono immediatamente creando la Brainfusion per produrre il prezioso liquore. La ricerca del risultato ottimale ha impiegato un anno e mezzo di prove su mescolanze e distillazioni varie fino ad arrivare a un gusto secco ma morbido, un profumo di ginepro che cede qualche secondo dopo all'aromaticità delle erbe selvatiche. La ricetta è ovviamente segreta, le erbe raccolte a Rapallo arrivano fresche ad una delle più prestigiose distillerie d'Italia dove vengono lavorate direttamente insieme al ginepro per ottenere un vero London Gin proprio come una volta. Fra i super alcolici il gin sembra aver avuto in questi ultimi anni una riscoperta ed è in effetti di tendenza avere o provare a fare il proprio gin. In realtà spesso si tratta di mescolare del distillato di ginepro con altri distillati fino a raggiungere il gusto desiderato. Nel caso del Prebugin invece si segue il metodo tradizionale antico cioè la distillazione delle erbe insieme al ginepro. Non sono un'esperta in superalcolici ma ricordo che questa bevanda venne per così dire inventata come cura e checché se ne dica e se ne scriva ci sono buone probabilità che una bevanda simile al gin sia stata prodotta per prima in Italia presso la Scuola Medica Salernitana, proprio con lo scopo di conservare e trasmettere le proprietà della pianta. Successivamente un medico olandese mise a punto la ricetta del Geniver unito al chinino per curare le truppe decimate dalla febbre malarica. Nè più nè meno che un Gin tonic. Per chi ancora non lo sapesse il caratteristico gusto dell'acqua tonica o della Schweppes è dato proprio dall'alcaloide prodotto con la corteccia della Cinchona o China ovvero il chinino. L'uso poi divenuto popolare con gli Inglesi al tempo della Guerra dei Trent'anni, sempre a scopo curativo e per infondere coraggio alle truppe. -foto dal web- Il gin entra nella composizione di numerosi famosi cocktail proprio per la sua versatilità dal semplice Gin Tonic al conosciutissimo Martini Gin e al Negroni passando per il Gin Fizz, che persino io bevevo negli anni'70. Se molti sono i personaggi famosi appassionati di gin e cocktail gin, la bevanda conquistò subito anche le donne, dai tempi della regina Anna Stuart, che consentì la distillazione senza licenza, alla dama di compagnia della Regina Vittoria, la Duchessa di Bedford che lo beveva nelle tazze da tè, visto che a quei tempi le donne non potevano bere alcolici in pubblico, fino a Ada “Coley” del Savoy di Londra, una delle prime barlady della storia, che inventò l'Hanky-Panky per Charles Hawtrey ... Tornando alla pianta di ginepro ne avevo già parlato qui>>>Di bacche e radici e di come le sue proprietà medicinali fossero considerate quasi miracolose. Personalmente in inverno nel mio solito macerato che preparo alla sera mettendo a bagno qualche bacca di rosa canina aggiungo sempre poche bacche di ginepro raccolte personalmente, per poi berlo alla mattina dopo. Consiglio di stare molto attenti alla raccolta, bisogna non sbagliare pianta di ginepro in quanto ne esistono di varietà molto tossiche e spesso mi è toccato vedere foto sbagliate postate con leggerezza in molti siti. Divagando non ho finito di raccontarvi di Giuse e me a Rapallo! Ho trovato un amico, ho passato una lieta giornata, tornando a casa mi è rimasta la sensazione di aver avuto trent'anni tutto il giorno anche io, per il modo come lui mi ha messo a mio agio, per come è stato gentile e corretto, insomma le famose qualità del bartender lui le ha davvero tutte, professionalità, doti umane, propensione all' ascolto, discrezione, gentilezza, e non poteva essere che un successo la presentazione del suo Prebugin. È piaciuto molto, anche a me che poco ne capisco di liquori, e in questo periodo è davvero un'ottima idea come regalo per la festa del papà o come novità per una cena fra amici. Lo trovate in vendita da ParlaComeMangi a Rapallo. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • TU CHIAMALE SE VUOI ... EMOZIONI

    E come altro potrei chiamare l'invito a partecipare a una cena di Jorg? La telefonata arriva inaspettata, Orietta mi chiede se ho piacere di esserci alla cena per la riapertura del suo Boutique Hotel, per festeggiare i 60 anni di attività con la sua famiglia e la prima stella Michelin di Jorg Giubbani, il giovane chef che si occupa del ristorante. Aggiunge: - Tranquilla per il ritorno, ti ho riservato una camera, ti fermi da noi - E come vuoi che non mi sia emozionata? Dopo due anni infelici dove non si è potuto nemmeno parlare di viaggi, di vacanze, di cene con amici, di un pur breve giro, una telefonata così mi è sembrata un regalo di compleanno anticipato. Conosco Orietta Schiaffino qualche anno fa, quando mi chiama a parlare di erbe durante la Settimana del Giallo a Moneglia, nel suo già bellissimo albergo, dove alla fine viene servito un aperitivo ... insomma definirlo aperitivo è riduttivo, direi un aperitivo lungo, con diversi assaggi di cose buonissime che subito mi prendono il cuore. L' hotel nasce a poco a poco negli anni '60 pietra su pietra dalle mani dei genitori di Orietta, crescendo, trasformandosi, a poche centinaia di metri dal mare, esposto verso le colline di Moneglia, pochi chilometri intorno le Cinque Terre. La voglia da sempre di coniugare ricette classiche liguri con il recupero di ingredienti freschi, locali, a km0, si incontra nel 2019 con l'esplosivo entusiasmo del giovane chef Jorg Giubbani, il quale dopo diverse validissime esperienze, anche di alta cucina, approda all'Orto dell'Hotel Villa Edera La Torretta di Moneglia. L'intesa che nasce fra lui e la famiglia Schiaffino è perfetta. In poco tempo, in un periodo non facile, mentre l'Hotel conquista la sua quarta stella lui arriva alla prima stella Michelin. Cosa c'entro io in tutta questa meraviglia? Le erbe... le mie erbe e la passione per le erbe che possediamo Orietta, Jorg ed io. Non c'è stato fra noi da insegnare o da imparare, ma solo da condividere. Nei menù spesso è presente la parola Prebuggiun, sempre le erbe, in una fine rivisitazione gourmet con abbinamenti nuovi, a volte coraggiosi, che dà infinite soddisfazioni al palato, che manifestano la passione di Giubbani per il suo lavoro e a me una costante meraviglia per ancora un giovane chef, così impegnato a dare una nuova veste preziosa a un cibo tanto antico. La cornice, rinnovata, è dir poco impeccabile, gli arredi, le suppellettili, i particolari intorno, i delicati colori scelti per circondare l'ospite di serenità, le eleganti mise en place, sistemati ad arte dalla figlia di Orietta, Francesca, eterea figura che si aggira con fare rinascimentale sistemando, controllando che sia tutto accuratamente al posto giusto e ogni cosa dice Liguria. Marmellate, olio, fermentati, vini, conserve, tutto di produzione propria, o di aziende agricole del territorio, sempre con materie prime locali. All'esterno l'Orto e il giardino con alberi di agrumi e verdure fresche, erbe aromatiche dal quale il ristorante prende il nome. La brigata di cucina si avvale di altri validi nomi che affiancano Jorg, come Edi, la sorella di Orietta, così come in sala. La cena di ieri sera "DALLA TERRA ALLE STELLE" ... peccato le immagini non rendano merito al gusto e ai profumi che hanno accompagnato i piatti. Ogni piatto davvero un'emozione. Al delicato e accurato servizio di Pier devo l'aver assaggiato il vino giusto al momento giusto e una piacevole conversazione sulle inaspettate qualità della Pimpinella e chissà non ne esca qualcosa di azzardato. Per la cronaca Pier non sopporta di vederti con il bicchiere vuoto 😜 Abbandonata a un sonno ristoratore nella graziosa camera riservatami, stamattina ho ancora goduto del prezioso accudimento di Francesco, necessario quando appena apri gli occhi e un sogno sta per finire e quello che ti serve è un buon caffè. È stato implicito chiedergli:- Francesco, come fai ad essere così gentile già alle otto di mattina?- Una breve chiacchierata per raccontarmi come una occupazione occasionale si è trasformata in lavoro vero, quando incontri chi ti sprona e ti aiuta a raggiungere degli obiettivi che diventano passione anche se tu per un attimo avevi pensato di fare il geometra. Mi ha circondato di delizie e cortesie e me lo sarei portato a casa. Ma a Villa Edera è la squadra che è vincente, Moneglia è il contorno, il mare il profumo, le verdi colline la quiete. Al link foto più dettagliate, gli approfondimenti sulla storia e la vita di Villa Edera, le esperienze possibili e i contatti perché anche voi possiate emozionarvi prenotando una vacanza in Hotel o una cena stellata all'Orto https://www.villaedera.com/it/ https://www.villaedera.com/it/orto-by-jorg-giubbani/ E niente... la mattina si è fatta tarda ed è arrivato il mio bodyguard personal driver (un figlio paziente, il mio! ) e sono tornata fra i miei monti. Cosa devo dire, sono fortunata ... grazie Orietta e grazie Jorg. Non smetteremo di esplorare. E la fine di tutte le nostre esplorazioni sarà arrivare là dove abbiamo iniziato, e conoscere quel posto per la prima volta T.S.Elliot Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • LA STELLARIA, DETTA CENTOCCHIO

    Gira che ti rigira è arrivato il momento che devo necessariamente parlare anche di questa erba, visto che mi si chiede spesso. Come sempre quando devo affrontare un'erba "alla moda del momento" e mi tocca fare la parte del bastian contrario, vorrei starne fuori ma tant'è ad ogni incontro facilmente la troviamo sul percorso e quindi affronterò l'argomento. Partendo dal riconoscimento, che dovrebbe essere quanto meno facile, un'erba comunissima pure in qualsiasi vaso sul terrazzo, giardino, bordo di marciapiede e strada, più spesso all'ombra e se c'è appena appena umido. Un'erba piccola, tappezzante, verde brillante, con foglioline ovali, stelo che diventa quasi strisciante e con in cima un gruppo di fiorellini piccolissimi (qualche millimetro) bianchi, che sembrano avere 10 petali ma osservati attentamente in realtà sono 5 divisi, immersi in un calice con 5 sepali verdi. Inutile dire che anche per questa erba i botanici distinguono fino a 50 specie differenti, ma per chi è come me serve saper riconoscere a grandi linee che è una Stellaria. Una confusione possibile è solo con Anigallis che però ha il fiore arancio o azzurro secondo la specie, con cinque petali ben distinti. Di questi ho già parlato in occasione della Primula qui>>> in quanto l' Anagillis arvensis a fiore rosso è la famosa Primula Rossa di letteraria memoria. Proprio per le somiglianze mai affidarsi al nome volgare, Centocchio è chiamata la Stellaria, Centocchio è chiamato l'Anagallis, Centocchio è chiamata persino la Pervinca dei campi. Mordigallina l'Arvensis, beccagallina la Stellaria ... Il problema è che l'Anagallis è tossico per noi e in quantità considerevoli provoca gravi disturbi gastrici, pericoloso pure per i volatili che non se ne cibano, mentre sono ghiotti di Stellaria. Ma occorre fare attenzione anche con la Stellaria, e qui torniamo al discorso di inizio sulle mode del momento, visto l'uso alimentare che pare ne sia fatto improvvisamente adesso, i numerosi articoli che la raccomandano in cucina. In qualsiasi libro scientifico la Stellaria viene indicata come specie tossica. Punto. Se pur non lo sarà come altre, non è consigliato l'uso continuo e in quantità rilevanti per l'alto contenuto in sali, tannini, e soprattutto saponine. Questi elementi possono anche essere utili e fanno di questa erba un' officinale usata in passato, penso sempre io quando non si aveva proprio altro, a inizio primavera, vista la facilità a trovarla, in uso esterno per eczemi, pelli irritate, forse anche impacchi di acqua calda e succo per le contratture muscolari, e se usato in tisana per tante altre patologie, prima andava essiccato proprio per limitarne le sostanze. Se e quando veniva aggiunto alle insalate, come posso fare anche io quando uso i fiorellini piccolissimi qui e là più per decorazione che altro, si raccoglieva giusto la parte apicale. Bisogna anche ricordare che popolazioni che hanno fatto largo uso di certe erbe o altri alimenti, avevano gli organismi potrei dire "testati" all'uso, cosa che non è per chi si alza una mattina e decide di nutrirsi improvvisamente di un'erba. Sempre in tema di moda ora vanno tanto i pesti freschi fatti con tutte queste erbe: pesto di piantaggine, pesto di centocchio, pesto di pinco pallo ... La mia personale opinione è che se voi unite a una qualsiasi erba mandorle, pistacchi, pinoli, nocciole difficilmente uscirà qualcosa di cattivo. Se l'erba non ha una sapidità importante, come può essere il finocchietto o l'alliaria, o vedi il basilico, finirà per trasferire alla pietanza solo il colore verde e il gusto fresco, che potrà essere raggiunto con un'altra qualsiasi erba che non abbia problematiche a monte, mentre l'aggiunta di qualche cimetta fiorita per decorazione all'insalata sarà difficile dia qualche problema. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • PRIMAVERA VIEN ERBANDO ... 2022

    PASSEGGIATE DI RICONOSCIMENTO ERBE SPONTANEE PRIMAVERA Dopo due anni davvero tribolati si prova a ripartire con gli eventi in presenza. Un primo calendario che sarà aggiornato mano a mano si aggiungano date e occasioni possibili. In questo periodo ricevo veramente molte telefonate e messaggi per gli incontri sulle erbe. Gli eventi pubblici sono sempre postati sul mio profilo fb, sulla pagina dell'Associazione e sul blog con un ragionevole anticipo, visto i tempi che incorrono e le mutanti regole. Purtroppo non tutti riescono a prenotare o essere presenti quando decido io il giorno o il posto, quindi mi preme comunicare che: DISPONGO DI UN CERTO NUMERO DI DATE INFRASETTIMANALI PER EVENTI PRIVATI PER GRUPPI DI ALMENO 10 PERSONE È NECESSARIO : UN TERRENO MESSO A DISPOSIZIONE DAL PROPRIETARIO UN POMERIGGIO O UNA MATTINATA circa DUE ORE, DUE ORE E MEZZA, massimo TRE UN MINIMO DI DIECI PERSONE DURANTE L'INCONTRO NON SI RACCOGLIE MA SI RICONOSCE A ogni partecipante verrà dato un taccuino dove fare le proprie annotazioni e compilare un erbario personale da portarsi a casa con le erbe che si incontrano o in alternativa i sette manuali cartacei È richiesto un contributo minimo a persona di 15 euro all'Associazione Erbando Trovate dieci amici o amiche e sarò felice di essere dei vostri e passare qualche ora insieme nella natura a parlare di erbe selvatiche commestibili. Mi potete contattare solo via Wsapp al 3486930662 per accordarci Di seguito gli eventi pubblici già in corso DOMENICA 6 MARZO DOMENICA SARVEGA A BARGONE In quel di Bargone in collaborazione con Hostaria Tranquillo una domenica selvatica. Al mattino nei campi, nei pressi del ristorante, una breve passeggiata per il riconoscimento delle erbe classiche del Prebuggiun con Lella Canepa. A ogni partecipante sarà dato un taccuino per formare un erbario personale da portare a casa con le proprie annotazioni o in alternativa i sette manuali cartacei. Nel momento che sto scrivendo non so se ci siano ancora posti disponibili. Dato l'alto numero delle persone che hanno già aderito saranno effettuati due gruppi per evitare assembramenti anche se la breve passeggiata è all'esterno. Un gruppo alle 10 e uno alle 11 Sarò presente al pranzo e si potrà chiacchierare a piacere di erbe con me chiedendo qualunque delucidazioni io sia in grado di dare, fino al pomeriggio. Tutti potranno vedere, toccare, capire, e portarsi a casa un campione delle erbe classiche del Prebuggiun Alle 12,30 -13 Pranzo al Tranquillo con menù a base di erbe a km0 Prebuggiun e patate all'uso ligure Crostone di polenta con soppressata e pancetta Pansotti fatti a mano con prebuggiun e ricotta conditi con burro e salvia Cima alla genovese ripiena di erbe con insalatina selvatica Crostata sbrisolata Acqua, calice di vino, caffè, passeggiata € 35 Prenotarsi al 3421601908 https://www.facebook.com/events/1139955906789969 GIOVEDÌ 10 MARZO INCONTRO A UNITRE Un incontro per parlare di erbe liguri nel pomeriggio di giovedì 10 marzo alle 15, alla sede Unitre di Levanto in Via Martiri della Libertà. L'incontro è solo su prenotazione, compatibilmente con le norme covid. SABATO 12 MARZO LA BANCALELLA DEL SABATO Torna la BancaLella delle erbe. Sabato 12 Marzo dalle 10,30 Erbando sarà nella bancarella di ParlaComeMangi a Rapallo- Via Giuseppe Mazzini 44 - con l'esposizione delle erbe del Prebuggiun. Anche in questa occasione sarà possibile costruirsi un erbario personale da portare a casa o avere i sette manuali cartacei con un contributo all'Associazione. E ovviamente chiacchierare con Lella Canepa di erbe e Prebuggiun https://www.facebook.com/events/5127257750627138 SABATO 19 MARZO ERBANDO VA AL MULINO Barbara e Marco ci faranno conoscere la loro realtà di Az. Agricola che conserva le tradizioni dei nonni, coltivando ortaggi di stagione e uve adatte alla vinificazione. Nelle loro fasce sopra al Mulino un passeggiata nel paradiso del Prebuggiun. La breve passeggiata per un sentiero su per le caratteristiche fasce liguri in salita necessita di un minimo di praticità e di calzature adatte. Come sempre sarà possibile costruire il proprio erbario personale con un contributo di 15 euro all'Associazione Erbando Occorre prenotarsi al 3486930662 tramite wsapp SOLO 15 POSTI DISPONIBILI https://www.facebook.com/events/1729906950551530 DOMENICA 27 MARZO RISVEGLIO DI PRIMAVERA Mentre la primavera dorme ancora nei boschi di castagno intorno all' "Agriturismo Il Risveglio Naturale" a Valletti domenica 27 parleremo di erbe commestibili selvatiche della Liguria, componenti del Prebuggiun e altre presenti. In una passeggiata nei dintorni dell'agriturismo, Lella Canepa, per ogni piantina trovata sul percorso una breve spiegazione delle caratteristiche per riconoscerla e per gli usi possibili. Ognuno dei partecipanti potrà a piacere annotare quello che vuole, (nome caratteristiche ecc.) sul taccuino messo a disposizione, insieme ad una fogliolina che costituirà poi un piccolo erbario da portarsi a casa. La chiacchierata continuerà al ritorno, fra il pranzo e il dopo pranzo, consigli per una pulizia e una cottura appropriata e gli usi più svariati in cucina, verrà illustrata anche una facile preparazione, con metodo casalingo veloce, della Prescinsceua Pranzo: Aperitivo all' Erba Pimpinella Torta di cipolle e erbe Frittelle alle erbette e fiori Tortelli di Prebbugiun con salsa di nocciole o burro e salvia Arrosto Profumato alle erbe di Liguria con insalata selvatica Dolce È possibile arrivare al sabato e pernottare in Agriturismo. La giornata intera di domenica, riconoscimento erbe pranzo in Agriturismo 35€ a testa. Posti limitati Informazioni al Tel. : 01871854393 Cell.: 3493386861 Mob. : 3922195962 SABATO 2 APRILE ERBANDO VA IN TRASFERTA IN PIEMONTE A CASCINA IL CUCCO Sabato 2 aprile nell'incontaminato paesaggio al confine tra Liguria e Piemonte, tra il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo un evento da non perdere. Alla ricerca delle erbe del Prebuggiun per uno scambio di usanze e cibi semplici legati alla natura. Sara e Fabio accolgono Lella Canepa per chiacchierare sulle erbe selvatiche commestibili più comuni usate nella tradizione ligure e piemontese. Una passeggiata di riconoscimento, ad ogni partecipante sarà consegnato il taccuino dove prendere le proprie annotazioni e conservare una foglia di ogni pianta così da portare a casa un erbario personale. Disponibili anche i sette manuali cartacei. Rientrando una dimostrazione di preparazione casalinga della Prescinseua con il buonissimo latte delle cascine vicine. Al termine aperitivo agricolo a base di formaggi, salumi e vino locali Per informazioni e per l'indispensabile prenotazione occorre telefonare a 327 854 8388 https://www.facebook.com/events/648227979565864?ref=newsfeed EVENTO-CORSO ANCORA DA DEFINIRE DURANTE LA SETTIMANA DAL 5 AL 10 MARZO PER LA REALIZZAZIONE DEI PALMIERI PER LA BENEDIZIONE DOMENICA 17 APRILE Giornata interamente dedicata alla XVIII Edizione della mostra mercato l'Erba Persa che si tiene a Santa Margherita Ligure nel parco di Villa Durazzo nei giorni16,17,18 Aprile. Erbando sarà presente solo domenica 17 dalle 10,30 del mattino con le erbe del Prebuggiun e nel pomeriggio alle 15 con una chiacchierata per approfondire ogni erba nei suoi particolari, con slide show, foto e le erbe dal vero. Dal 23 aprile al 8 maggio EUROFLORA 2022 Ancora da definire, ma certa la presenza delle erbe del Prebuggiun a Euroflora 2022, e una piccola parte dell'allestimento e del racconto su questo piatto ligure sarà a cura dell'Associazione Erbando. I particolari dell'evento saranno pubblicati più avanti. https://euroflora.genova.it/ SABATO 14 E DOMENICA 15 MAGGIO Torna Chiavari in Fiore, bellissima manifestazione nel centro di Chiavari ed Erbando ci sarà Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • DELL'INTRECCIAR DI CESTI ... DELL'IMPAGLIAR DI SEDIE

    Da sempre mi sono interessata a questo tipo di manualità, ma non sono molti anni che sono riuscita in un vero approccio di intreccio cestini o impagliatura sedie. Poi la mia strada si è incrociata con Rossana Sciascia dell'Agriturismo Ca'Marcantonio che con semplicità mi ha fatto tornare a casa con il mio primo tentativo di cestino, da lei ho conosciuto Claudio Mariani e tutto è diventato ancora più chiaro, e in seguito Fortunato Caruso e altri. Scoprire poi che per tutto o quasi, cestini, sedie, fabbricare funi ci sia ancora una volta la presenza costante e indispensabile delle erbe fa si che in questi tempi conoscerle e provarle sia stato sempre più pressante. Avrei voluto fare e forse un giorno ci riuscirò, un post più dettagliato con più informazioni, ma in questo periodo si concentrano molte cose, dalla raccolta del prebuggiun a quella delle erbe da intrecciare, alle prime semine e io ho davvero, purtroppo, una vita sola e le giornate troppo corte per fare tutto quello che vorrei. Così ho deciso per queste brevi note per un'informazione di base. Come succede con le erbe commestibili, che sono molte di più di quelle tossiche o velenose, l'uomo ha provato ad intrecciare di tutto con risultati diversi, e sono sempre le più comuni quelle più usate. La prima volta che ho incontrato Rossana stava intrecciando foglie di canna comune, secche e poi inumidite, per rifare una sedia. Arundo donax è il nome botanico di questa semplice canna che possiamo trovare tutti lungo qualsiasi argine di fiume o palude o dove il terreno è semplicemente umido e alla quale dedicherò prossimamente un post visti i suoi numerosi utilizzi. Le foglie lunghe raccolte a inizio estate, essiccate all'ombra e poi reidratate e mantenute umide mentre si lavorano permettono di ottenere dei buoni sedili. Questo non è l'unico uso della canna comune, è una specie officinale, ha proprietà curative, con le dovute attenzioni per la presenza di un alcaloide che agisce nei confronti di febbre, raffreddori e altri malanni invernali. Gli Egizi usavano le foglie per fasciare i morti. È largamente usata per fare graticci, le arelle, per sostegno alle piante negli orti, bastoni, e strumenti musicali. Si stanno studiando le possibilità di produrre biomassa con questa pianta, da molti invece considerata ormai un'infestante. C'è da dire anche che non va confusa con il bambù come molti pensano, con il quale condivide solo la famiglia botanica. Un'altra pianta usata per impagliatura delle sedie e ancora più resistente sono alcune del genere Carex, devo ancora studiare un po' prima di poter dedicare un post, visto che ne ho trovato nelle zone umide dei boschi qui intorno e vicino al fiume, e ho riconosciuto uguale a quella che ho usato con Fortunato lo scorso settembre per impagliare la mia sedia. A guardarmi sembro brava, ma è tutto merito del maestro, la strada per imparare è ancora lunga e spero di poter avere ancora altre esperienze con Rossana e Fortunato. Fra le erbe di palude adatte c'è anche la Tifa della quale avevo già parlato qui>>> La Tifa I SALICI Ma se di intrecci si parla non si può dimenticare le tante qualità di Salice che da sempre vengono impiegate per costruire ceste, cavagni, borse, arredi ecc. e aver conosciuto prima Rossana che me ne ha insegnato con semplicità i rudimenti e poi poter anche solo ammirare Claudio mentre con passione e una precisione non umana incrocia, accavalla, tira, spinge flessuosi rami per far uscire dalle sue mani incredibili manufatti è per davvero una fortuna. Claudio non compera nulla, tutto il materiale che usa è preso in natura, negli ultimi anni per averne a sufficienza ha impiantato nei propri terreni un saliceto, con molte varietà dei salici che usa, semplicemente con delle talee e la sua generosità innata lo ha portato a insegnarci anche questo, e giusto questo è il momento migliore. Questa la borsa che ha fatto per me l'anno scorso prendendo spunto da una vecchia sporta per la spesa usata dagli anni 30-40 in poi e che solo lui poteva rifarmi identica. Al momento mi accontento di raccogliere lungo il fiume, a fine inverno, così come mi hanno insegnato loro, i giovani rami lunghi sottili e flessibili, prima che escano i nuovi germogli, e adesso con questa luna nuova è già quasi tardi e così sono andata ieri. I giovani rami, se non sono usati subito, da secchi devono essere lasciati a bagno per farli tornare flessibili prima di usarli. Sulle varietà di salice Salix purpurea, Salix alba, ecc. è necessario davvero parlarne in un altro post dedicato, anche per le innegabili proprietà che sono derivate da queste piante. Per chi ancora non lo sapesse proprio da una varietà di salice fu isolato l'acido acetilsalicilicilico e poi riprodotto sinteticamente con il nome di Aspirina, visto che da millenni gli uomini usavano la corteccia del salice o pure le foglie di mirto per curare dolori e febbri Intanto se qualcuno vuole provare può passeggiare lungo un qualsiasi corso d'acqua e approfittare di quello che trova. I miei sono solo piccoli tentativi ma mi rendono così felice di esserci riuscita. Sulle erbe da intreccio, per esempio su quello di fare funi con le erbe, o sulla lavorazione dei giovani polloni di castagno ridotti a strisce sottili per la lavorazione delle corbe, c'è ancora molto da dire ma piano piano ci riuscirò, conosco persone che intrecciano qualsiasi essenza vegetale sia duttile e flessibile, anche se sta sparendo questa arte. Ho scritto adesso questo post perché domenica 27 non potrò essere presente a una delle riunioni annuali di intreccio che fa Rossana nel suo agriturismo visti i miei impegni con le erbe, spero di riuscire il prossimo. Il suo casale è completamente immerso nei boschi in Alta Val di Vara, a pochi km da Sestri Levante e dalle Cinque Terre, e da Varese Ligure e Rossana non si ferma all'intrecciare, ma fila la lana, lavora l'argilla, coltiva la terra, scrive libri ... e tutto condivide con piacere con chi lo desidera. Potete contattarla al suo Agriturismo Ca' di Marcantonio per vedere e comperare i suoi manufatti, per chiederle dei corsi, per farvi impagliare le sedie, per filare la lana e molto altro. Alberto Anzi e Rossana Sciascia Loc. Marcantonio - Fraz. Chiama 19010 Maissana - La Spezia P.IVA 01225020112 Tel. Fax. 0039 0187 845 720 Cell. 0039 329 392 4199 Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • LA CARBONARA

    Mi vien da ridere solo a scrivere il titolo... e mi ci sono voluti tre anni e mezzo di blog per farmi venire il coraggio. Poi mi sono detta: perché no? la mia carbonara mi è stata insegnata 50 anni fa con dovizia di particolari tali da farmela credere la più giusta e sicuramente quando la faccio risulta essere buona per me, ma sempre anche per coloro ai quali l'ho proposta. Poi ho fatto qualche ricerca e ho ancora meno coraggio a trascrivere perché mai come in questo caso è vero tutto e il contrario di tutto. Quello che fa la storia sono i documenti, se una cosa è scritta ha un valore diverso, si riesce a risalire il più possibile vicino alla comparsa della ricetta scritta di un piatto e non solo semplicemente raccontata di bocca in bocca e magari realizzata con qualche differenza e di nuovo raccontata diversa. Nel caso della carbonara checché se ne dica, è un piatto tutto sommato recente, intorno ai 75 anni, non di più e quindi ci sono prove attendibili della sua comparsa, sia tramandata a voce, sia scritta. Che poi minatori e carbonari sull'Appennino si preparassero una pasta con qualcosa di grasso e formaggio e qualcuno fra loro occasionalmente abbia aggiunto un uovo non si stenta a crederlo, ma riferimenti precisi attendibili che da questo venga tutto non ce ne sono, anzi. Per cominciare una tabella comprensibile della differenza fra Cacio e Pepe, Gricia, Amatriciana, Carbonara, visto che molti pensano che da una derivino le altre, ma non sembra essere proprio così nel caso della Carbonara. L'articolo più completo e credibile che posso passarvi per concentrare le notizie storiche è di Luca Cesari su Gambero Rosso a questo link, dove troverete informazioni davvero insospettabili: https://www.gamberorosso.it/notizie/articoli-food/carbonara-storia-origini-e-aneddoti-di-una-ricetta-mitica/ e qui: https://www.ricettestoriche.it/2018/03/11/la-storia-della-carbonara-capitolo-2-gli-esordi-1951-1960/ Cose che in parte sapevo, raccontatemi appunto 50 anni fa, ma che da sola mai mi sarei permessa di trascrivere, incredibili tipo che Luigi Carnacina e Gualtiero Marchesi usavano la panna. Sembrerà quasi impossibile ma nella mia collezione ho il numero della Cucina Italiana di agosto 1954 citato da Luca Cesari e ho fotografato la pagina perché possiate ridere, tant'è questa è la prima pubblicazione in Italia della ricetta di Carbonara. Se allargate la foto leggerete groviera, aglio e pancetta! O che il tanto sbandierato guanciale è tutto sommato recente, introdotto intorno al 1960 e che solo negli anni '90 finalmente la ricetta si è stabilizzata negli ingredienti conosciuti: guanciale, uovo, formaggio, pepe. Così ho fotografato anche il Carnacina dove finalmente c'è il guanciale ma anche la panna, e pure Il Talismano della Felicità, visto che molti dicono che ai tempi di Ada Boni la carbonara non venisse nominata, anche se lei aggiunge le uova nelle edizioni successive alla prima del 1949, e ce n'è pure una di magro, vegetariana ante-litteram, . E tutte le ricette adesso sarebbero improponibili, cipolla! panna! prezzemolo! e stiamo parlando di mostri sacri della cucina. Tutte edizioni originali in mio possesso. Se poi la verità sta nel racconto che trovate ai link sopra dello chef Renato Gualandi, scomparso nel 2016, che, vuoi si dica una volta a Riccione una volta a Roma, l'avrebbe preparata per la prima volta il 22 settembre 1944 agli alleati con quello che aveva, il loro bacon, le uova in polvere e chissà cosa, si scopre che c'entrano poco le origini povere, la romanità e quant'altro. A questo punto qui c'è come faccio io e a me piace così e la difficoltà non sta negli ingredienti che come si è visto possono mutare, ma piuttosto nella preparazione precisa, nei tempi giusti, in qualche particolare da non sottovalutare. Di solito uso la pancetta, e spesso quella affumicata, e d'altronde la mia versione è pre uso del guanciale, non avendo a disposizione il bacon, e comunque mi piace personalmente di più. Non a fettine ma a cubetti, e messa a sobbollire con una generosa quantità di olio in un pentolino alto, a fuoco giusto perché si sciolga il grasso fino a prendere un colore ambrato e rimanga la carne morbida ma non troppo croccante, una cosa giusta. Quindi questa è la prima operazione da fare. Messa al fuoco l'acqua occorre calcolare con esattezza i tempi per procedere. Mentre cuoce la pasta, al dente, quasi sempre spaghetti, la pancetta finisce di sciogliersi sul minimo, si mette la terrina, vuota dove si condirà, a scaldare nel forno o nel microonde come viene meglio, passaggio importantissimo. Sul tavolo pronte le uova, andrebbero uno a persona, ma a me sembra sempre troppo e faccio magari tre per quattro persone o due per tre persone. Il formaggio grattugiato, io parmigiano con a volte divagazioni nel pecorino. Il pepe Negli ultimi attimi mentre cuoce la pasta, calcolati alla perfezione, si prende il piatto caldo, si posa su un canovaccio piegato perché non raffreddi subito, si rompono le uova dentro, io uso anche l'albume, si mescolano velocemente con una forchetta, si butta la pasta calda appena scolata, si mette immediatamente il formaggio che mescolando si deve sciogliere con il caldo della pasta, e poi si butta la pancetta e si finisce di mescolare. Questa è la tempistica veloce che secondo me fa la differenza più degli ingredienti usati. Le uova non devono cuocersi con il caldo del piatto, non deve venire una stracciatella di uova, la poca acqua che si porta dietro la pasta servirà per dare una specie di cremosità che con il formaggio diventa perfetta e successivamente completata dal grasso della pancetta. Ultimo il pepe, necessario per sprigionare tutti i sapori. Orribile il passaggio in padella, poco gradevole la pancetta a fettine, se poi rosolata, diventa troppo croccante, inutile il formaggio all'ultimo, non si scioglierà a dovere. Questo è quanto hanno insegnato a me, un caro amico che non ho mai più rivisto dagli anni dell'adolescenza, tale Ennio Manchi, che lavorava in trasferta, frequentava il negozio, e che ricordo con affetto, sparito dalla mia vita quando mi sono sposata e trasferita in campagna, ma che oltre alle ore divertenti trascorse assieme mi ha lasciato il sapere di una carbonara per me speciale, mangiata per la prima volta con lui più di 50 anni fa, insieme al racconto suo della nascita di questo piatto, fedele, ho scoperto più tardi, alle notizie che ne danno gli storici della cucina. Non t'ama chi amor ti dice ma t'ama chi ti prepara la carbonara e tace La mia considerazione personale a questo punto è che forse bisognerebbe avere un poco più di ascolto per le opinioni di tutti, ognuno ha il suo vissuto e le proprie esperienze, specie quando si parla di cucina, che segue modi e luoghi, usanze, tempi e ingredienti spesso al bisogno o di quello che si ha a disposizione soprattutto quando una ricetta non è antica e codificata. È possibile che fra vent’anni metteranno chissà cosa nella carbonara e sogghigneranno di noi che non lo usavamo e ci criticheranno ferocemente per quello che usiamo oggi. Che ne so ... gli spaghetti saranno di farina di grilli conditi con cavallette fritte e ci sarà chi riderà leggendo il mio blog. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • FIOR DI MIMOSA

    Ogni anno, mentre scopro che Febbraio È sensitivo e, per pudore, torbido, Con minuto fiorire, gialla irrompe La mimosa. G. Ungaretti Inutile aspettare marzo per parlare di mimosa. Lo strano inverno tiepido di quest'anno l'ha fatta fiorire in riviera già da15 giorni, se non più, appena passato Natale già sembrava primavera con tutto quel giallo profumato ovunque. Perché scriverne in un blog di erbe commestibili? perché la mimosa lo è, come già ho ricordato qui >>> Fior d'acacia, glicine e maggiociondolo molto più della Robinia chiamata a sproposito acacia, ma chissà perché l'ho sempre vista usare molto meno in cucina. Una confusione fra le due piante, anzi tre: l'Acacia quella a fiori bianchi a grappolo, che non è un'acacia ma una Robinia e la Mimosa gialla che non è una Mimosa ma un'Acacia e la vera mimosa sarebbe quella a fiori tipo piumino rosa, l'Albizia. Perché Mimosa sarebbe solo un genere botanico di piante con la caratteristica di contrarre le foglie se toccate. In casa abbiamo sempre chiamato la mimosa comune gialla Gaggìa e ho poi scoperto che questa è un'altra ancora, l’Acacia farnesiana, con fiori gialli più grandi e profumo simile più intenso, così tanto per complicare ancora di più, anche se mia madre, venendo di moda il rametto di mimosa per la festa della donna, si ostinava a dire "non è la vera gaggìa", ma sono dovuti passare anni di letture prima che capissi. In comune hanno la famiglia botanica delle Fabaceae, e ce ne sarebbero altre ... Già m’accoglieva, in quelle ore bruciate sotto ombrello di trine, una mimosa, che fiorì la mia casa ai dì d’estate, coi suoi pennacchi di color di rosa ... Le mie piante - G.Pascoli Fatta un minimo di chiarezza, si fa per dire, parliamo dell'uso in cucina. Importante: è commestibile solo il fiore, le foglie meglio di no. non usare nelle pietanze fiori di fioristi imbevuti di sostanze chimiche per mantenere il fiore, concimi ecc. non usare fiori raccolti ai bordi delle strade trafficate Esistono diversi piatti con il termine mimosa nel nome, la più famosa la Torta Mimosa, un pan di Spagna sbriciolato per avere l'effetto fiori, o l'Insalata Mimosa a base di patate, pesce e tuorlo d'uovo sbriciolato, forse in origine preparati proprio con i fiori della Mimosa e poi abbandonati per poter preparare questi piatti tutto l'anno. A parte le onnipresenti frittelle, possono essere usati per decorare, accompagnare asparagi o verdure ripassati in padella, insaporire un burro per condire dei tagliolini sfiziosi, aggiunti all'ultimo ad un risotto al parmigiano, o usati con tutta la fantasia che si vuole, tenendo presente che a tutti può non essere gradito il gusto dolce, che ricorda un po' la camomilla, il retrogusto leggermente amaro e il profumo molto aromatico che trasmette al piatto. È necessario usare fiori freschissimi e accertarsi delle eventuali allergie dei commensali, io per esempio non posso usarli, se non per piccole decorazioni. Il profumo cambia con il passare dei giorni e ancora più intenso è quella della suddetta Gaggìa se si pensa che in Sicilia venivano usati mazzi di questo fiore per confondere i sensi delle ragazze per far all'amore, gli Arabi preferivano stordirle con il gelsomino. La storia della mimosa scelta per la festa della donna l'otto marzo ha origini più semplici e innocue. Teresa Mattei insieme a Rita Montagnana e Teresa Noce, decisero per questo fiore perché pareva un fiore povero, presente ovunque, facilmente e gratuitamente recuperabile nelle campagne, ma la storia della festa della Donna già l'ho raccontata qui>>>Donna Tra le proprietà insospettabili della mimosa ci sono quelle degli oli essenziali ricavati dai fiori, specie dell'Acacia farnesiana e usati in profumeria, oleoliti anche fatti anche in casa con fiori e corteccia che hanno qualità elasticizzanti per le pelli mature. Basta mettere un pugno di fiori in un barattolo coperti di olio, meglio di mandorla o di jojoba o di sesamo, e lasciare coperto da una garza, per una ventina di giorni massimo un mese, meglio riposta al buio sopra una mensola in alto dove arriva il calore di un termosifone, per esempio. Quest'anno ho deciso di fare un oleolito misto di fiori di calicanto e di mimosa per poi confezionarmi una crema da notte. Il metodo più semplice per farsi una crema è descritto qui >>>Calendula Fiorrancio Non uso conservanti di nessun genere, perché ne faccio poca e vado da un fiore all'altro cambiando a secondo quello che mi offre la stagione, finita mimosa e calicanto ci sarà il lillà. Molte proprietà sono nella corteccia usata da tempi antichi ma non ho esperienze personali in merito da raccontare. Ho letto di utilizzi per la pelle, per cicatrizzare le ferite e altro, ma preferisco il consiglio di un esperto erborista, anche perché si è visto c'è acacia e acacia. Ricca di tannini è usata anche per colorare stoffe. E infine nominata nella Bibbia in vari passaggi, quando nell'Esodo per la costruzione dell'Arca dell'Alleanza dove erano custodite le Tavole della Legge si nomina l'acacia, si intende proprio quello di una varietà di mimosa. 1 Bezaleel fece l'arca di legno di acacia: aveva due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 2 La rivestì d'oro puro, dentro e fuori. Le fece intorno un bordo d'oro. 3 Fuse per essa quattro anelli d'oro e li fissò ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull'altro. 4 Fece stanghe di legno di acacia e le rivestì d'oro. Dal libro dell'Esodo 37, 1-5 Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • VOLEVO VIVERE IN UN MONDO DI RADICCHI

    Il titolo è una scusa per parlare della parola radicchio o meglio dei tanti usi che se ne fa, visto che in tutta Italia indica un'infinità di erbe, selvatiche o meno. Anche ai meno studiati appare semplice la provenienza del termine: evidentemente da "radice", quindi erba con la radice che quasi sempre si mangia. Proprio dal mangiare radici e erbe deriva il ritenere povero chi se ne nutre. Cosa è maggior indice di miseria che nutrirsi di bacche e radici? Ha sempre significato non aver nemmeno un fazzoletto d'orto, o la possibilità di cacciare, appannaggio una volta solo dei ricchi proprietari terreni, tanto che ancora oggi è legge universale non si possa punire chi "raccoglie" da terra ciò che gli può essere necessario per la sopravvivenza. E così ogni posto ha il suo radicchio, la sua radicchiella, qui in Liguria radicciun, radicetta, ecc. Se si va a vedere di che pianta si tratta al 90 per cento si scopre che è quasi sempre Cichorium intybus, comune Cicoria, una fra le primissime piante di cui l'uomo si è nutrito alla sua comparsa sulla terra, e di questo esistono tracce certe nei siti archeologici. Nel tempo sono state selezionate varietà orticole tese a mitigarne l'amaro, a ingrandirne la foglia, ingrossare il cuore o qualsiasi altra proprietà le rendesse più appetibili. Abbiamo anche imparato a cuocere le verdure per attenuarne il gusto e ad apprezzare le sfumature dell'amaro. Nel mondo dei radicchi coltivati i più famosi sono sicuramente quelli che arrivano dal Veneto. Il particolare terreno adatto alla presenza di cicorie selvatiche lungo il fiume Sile, il fiume di risorgiva più lungo d'Europa, le sue acque pulite usate per lo sbianchimento dei radicchi ora coltivati in quel terreno ha fatto sì che ne diventasse la patria. In questo video uno dei più famosi, quello Rosso di Treviso, il grande e lungo lavoro e il processo di rinascita che c'è dietro a ogni pianta che ne giustifica il prezzo, e questa è solo una delle selezioni di questa varietà di radicchio https://www.youtube.com/watch?v=hL2jLuV4D8s&ab_channel=ConsorzioRadicchioRossodiTrevisoIGP Ce ne sono un'infinità, rossi, gialli, verdi, il Radicchio Variegato di Castelfranco, quello di Verona e quello a palla di Chioggia, quello Canarino e la Rosa di Gorizia, Cicoria bianca mantovana, Pan di Zucchero e Cicoria di Milano, il radicchio verde da taglio e quello a grumolo, Catalogna e Puntarelle, Indivia, Belga e Scarola, ecc. ecc. e ce ne sarebbero ancora tutti radicchi e quindi cicoria Tutti, anche se coltivati, se lasciati fiorire arrivano a un fiore solo, più o meno questo: Il fiore è lo stesso e ci riporta subito alla cicoria di campo, la madre di tutte le insalate, con foglie lunghe lanceolate, dentate ma non sempre, facilmente confondibile con altre piante da sempre raccolte per l'alimentazione, talmente facile la confusione che una parte dell'Italia, specie centro e sud, parla di "cicorie" intendendo con questo nome gran parte delle erbe commestibili raccolte. Nelle foto sotto due piante di Cichorium intybus, la vera cicoria selvatica, pur se le foglie sono diverse. Di questa e dei suoi usi ho già parlato qui >>>Della Cicoria e della Ciofeca Oltre alle cicorie chiamate radicchio, ci sono le erbe chiamate radicchiella, radichietto, ecc. ecc. spesso del genere Crepis, senza contare il Tarassaco con il quale la Cicoria è sempre confusa, che non hanno nulla a vedere fra di loro e la distinzione, oltre all'esperienza, si può avere solo con la fioritura che è quasi sempre con fiore tipo margherita gialla, davvero difficile riconoscere dalle foglie o dalla rosetta basale. In realtà cicoria sono solo quelle con il fiore tipo a margherita celeste. In Liguria è chiamato radición il Tarassaco tenero dei prati spesso confuso con la Cicoria spadona venduta a mazzi e radicétta qualsiasi cicoria coltivata tagliata fine fine, ma i due vocaboli finiscono per essere usati indifferentemente secondo il paese. erba amara tienila cara Insomma volevo vivere e in realtà ci vivo, in un mondo di radicchi perché mi piacciono molto, coltivati e selvatici, potrei dire che ne mangio tutti i giorni, forse solo in piena estate luglio e agosto ne faccio meno uso perché ho altre insalate nell'orto del tipo lattuga e la Cicoria fiorisce proprio agosto - settembre. Adesso che arriva la primavera e sento dire spesso: - Vado a cicorie - volevo solo ricordare sommariamente quale sia la cicoria, come spesso è impossibile riconoscerla da altre. A proposito l'amaro ... c'è amaro e amaro ... in natura quasi sempre e in quantità variabili l'amaro indica il veleno, i nostri recettori sulla lingua avvisano che c'è qualcosa che non va, ma come insegna Paracelso per semplificare solo la dose fa il veleno e in tutti i veleni l'uomo ha saputo trovare il farmaco. Ricordare anche che l'amaro della cicoria è un tipo di amaro, altre piante commestibili spesso scambiate per cicoria non hanno la stessa appetibilità. Il discorso sul gusto amaro è più ampio, in questa società moderna dove procacciarsi il cibo nei campi non serve più e l'istinto non ci guida a quello che ci serve e ci fa bene, ma ci attirano altri fattori il colore, la confezione, la possibilità di avere a poco prezzo grassi e zuccheri, i recettori della lingua tendono nei giovani a non riconoscere nemmeno più l'amaro e a non accettarlo. Sarebbe invece opportuno fare una specie di ginnastica gustativa cominciando poco alla volta, chi ha il gusto amaro allenato consuma istintivamente meno zucchero. Se i sensori dell'amaro sono 25 proprio per riconoscerne i vari tipi, contro solo uno per il dolce un motivo ci sarà. Il recettore più potente è quello del dolce perché lo zucchero è la prima fonte di energia e aveva un senso fosse il più potente quando era molto difficile trovarlo, cosa che non è adesso. Tutto questo è cambiato solo negli ultimi 50-60 anni, non posso dimenticare il cruccio di mia madre quando doveva usare lo zucchero per le marmellate, nessuno poteva convincerla che ora costava pochissimo. In fondo al post la piccola ricerca che avevo fatto 15 anni fa per la mostra sulle donne dove è evidente la differenza di prezzo dall'inizio del '900 agli anni '60. Tutto questo ha influito in maniera, diciamo subdola, sulle nostre scelte e di conseguenza sulle abitudini, ma ha contribuito all'aumento del diabete in primis e altro. Di quante proprietà ha la cicoria se l'uomo ne mangia dall'inizio dei tempi è quasi inutile parlarne. Stimola l'azione del fegato e reni, della bile, ricchissima di minerali, utile alla funzione dell'intestino, preziosa nelle diete, ovvio che cruda in insalata è meglio per non perdere nulla. Ringrazio chi mi ha insegnato che si mangia tutto, facendomelo apprezzare, perché poi l'amaro nella vita non è che lo devi accettare solo in bocca ... https://www.lellacanepa.com/della-spesa Per approfondire Della Cicoria e della Ciofeca https://www.lellacanepa.com/single-post/2017/11/27/cicorie-il-mio-caff%C3%A8 Conosci il Tarassaco?https://www.lellacanepa.com/single-post/2018/04/12/-tarassaco#:~:text=Le%20propriet%C3%A0%20curative%20del%20Tarassaco,che%20far%20bene%20al%20fegato. La Radichella a costaneigra https://www.lellacanepa.com/single-post/2019/04/07/la-radichella-a-costaneigra Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • DI QUEL CHE SO SUI RAMOLACCI O RAVANELLI SELVATICI

    Insomma, sono stata tutto il giorno senza titolo perché davvero non sapevo come chiamare questa erba perché fosse riconoscibile il post. In comune con tante altre ha cento nomi popolari, che si intersecano con altre erbe simili ma diverse, non poi così usata qui, nonostante ci sia chi la inserisce nelle erbe del Prebuggiun. Ho già scritto e detto più volte come i misti di erbe siano il risultato di quello che si trova, dove si è, nel momento che si raccoglie, quindi qualsiasi erba commestibile è possibile. Nel caso di questa, specialmente qui nel Tigullio, non si usa proprio a meno che piaccia il suo sapore, destinato però a ricoprire il gusto delle altre e a dare un'impronta particolare. Ramolaccio spesso chiamato, ma tanti chiamano così la radice, chi la crede un ravanello chi pensa sia il rafano, chi confonde con la rucola. Partendo da uno dei nomi più usati qui intorno, Ravizzun, si capisce che è simile a qualcosa tipo rapa, un ravanello selvatico più o meno e di questo mantiene il piccante e il pungente, anche nell'odore, anche nelle foglie. Nella pianta erbacea selvatica però non si sviluppa molto la radice, che al contrario esiste nelle varietà orticole seminate chiamate appunto Ramolaccio, fino ad arrivare al Rafano, e in botanica questa selvatica ha il nome scientifico di Raphanus raphanistrum Ulteriori confusioni, per me povera mortale, derivano dalle sottospecie, che cambiando colore del fiore da giallo a bianco con qualche sfumatura di viola lo fanno assomigliare alla rucola. Tutto questo mi interessa a livello di conoscenza, perché fra una e l'altra, riconosciute per odore, forma della foglie se non proprio per la specie esatta sono tutte commestibili, basta che appunto piaccia. Solitamente quando mi incapono su una pianta, cerco il posto dove cresce in abbondanza, e la osservo per almeno due stagioni, in tutte le sue fasi di crescita, dalla rosetta basale fino al fiore per essere ragionevolmente sicura. Se alla fine ho il conforto di qualche amico più esperto di me con il quale discuterne, meglio ancora. Giorni fa mi sono fermata nel posto dove ho scoperto l'anno scorso cresceva in abbondanza questo Raphanus, e non ci sono dubbi che lo fosse, visto che mesi fa ne ho potuto osservarne anche il fiore in questo pezzo di incolto a bordo strada. Come si evince il fiore ha quattro petali in croce, tanto che un tempo si identificavano come "Crocifere", ora diventate Brasiccaceae, la stessa famiglia di Cavoli, Rape e Ravanelli, Senape ecc., ed ecco spiegato il motivo del sapore e dell'odore. Pioveva talmente forte che non sono riuscita a fotografare quello che ho trovato, praticamente tutto infestato da nuove piantine tenerissime, ma tornerò. Così appena nate, dalle temperature miti dei giorni scorsi e l'acqua che ne ha favorito lo sviluppo, non ne avevo mai viste tante tutte assieme, quasi da non riconoscerle, ma il forte odore che pervaso l'auto mentre tornavo a casa e la certezza del luogo non mi hanno lasciato dubbi, anche se come si può vedere dalle foto, le foglie giovani sono abbastanza diverse da quelle della pianta adulta. Sono sicura che siano il risultato dei semi caduti dalle tante piante che avevo trovato lì l'anno scorso, anche se così tenere e così tante non mi era ancora capitato. LEGGERE L'AGGIORNAMENTO IN FONDO ALLA PAGINA Della pianta si mangia tutto, specie quando la radice è così bella bianca e sempre ricordando il piccante che lascia, anche se le foglie bollite ne perdono gran parte lasciando come un gusto di cavolo, quindi se piacciono, per esempio, i cavoli neri. Preferisco, quando ne ho voglia, gustarle da sole, saltate in padella con aglio, per accompagnare per esempio un bollito. Certamente come i suoi parenti stretti, ha virtù innegabili, ormai riconosciute anche dalla scienza ufficiale, si studiano gli effetti sul cancro, si sa dell'effetto disintossicante su fegato e bile, proprietà che contribuivano una volta a mantenere sani gli organi del popolo volgare, che di questa povera erba si nutriva in abbondanza essendo essa infestante. Ne parla già Plinio, anche se non sembra l'ami, molto pur ammettendone le qualità. https://www.latin.it/autore/plinio_il_vecchio/naturalis_historia/!19!liber_xix/26.lat Talmente tenere che al ritorno ho provato a metterne qualche foglia sulla pizza, le foglie possono essere facilmente confuse con la rucola, colore, sapore e odore diversi anche se simili. È stato un esperimento riuscito direi. AGGIORNAMENTO APRILE 2022 Sono ripassata dall'angolo dei ramolacci e vedi un po' cosa ho trovato! Insieme ai numerosi ramolacci cresciuti, anche questa pianta! Probabilmente, vedendola adesso fiorita, una Calepina, sempre della stessa famiglia, e sempre con il gusto un po' piccante che ricorda la rucola ... Ah! poveri noi erbandi dilettanti! Probabilmente le piante fotografate sopra e messe sulla pizza sono appunto di Calepina, troppo diverse dal ramolaccio anche se simili nell'odore e nel gusto. Come più volte rimarco nel post, per essere sicuri, bisogna avere la costanza di osservare più volte la pianta nel corso dei mesi se non degli anni specie per chi come me ha imparato e continua ad imparare sul campo senza supporto di una conoscenza scientifica. Quindi sono ormai quasi certa che quelle che avevo portato a casa tenere non fossero ramolacci, d'altra parte pioveva a dirotto (l'unico giorno di pioggia in mezzo a mesi di siccità assoluta) e avevo raccolto frettolosamente senza osservare bene bene, i dubbi li avevo e sono ritornata proprio perché non ero convinta. Spargendomi il capo di cenere chiedo scusa per le fotografie delle rosette basali erroneamente descritte come ramolaccio anche se tutto il resto scritto su questa pianta resta valido. Spero che questa mia esperienza abbia convinto anche i più renitenti a quanto serva anzi sia assolutamente necessaria un'osservazione attenta del luogo, del come, del quando e di tutto lo sviluppo della pianta. e insieme vicino i Ramolacci che avevo trovato l'anno scorso Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

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