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- CROSTATA AL LIMONE
Il mio dolce di questa strana Pasqua è la crostata al limone. Dovevo fare qualcosa che oltre al dolce avesse anche quel poco di aspro perché non sarà questa la festa tutta serena che si vorrebbe avere, gioiosa e allegra, l'aspro lo dobbiamo mandare giù volenti o nolenti. La Pasta Frolla per le mie crostate è la stessa da anni, la classica dell'un-due-tre o come l'ho imparata io, del tre-sei-nove, dove il tre sono 3 etti di zucchero, il sei 6 etti di burro e il nove 9 etti di farina. La proporzione resta la stessa, quale si voglia sia la quantità. Nella marea di paste chiamate frolle questa è pressoché infallibile. Dico così perché si può impastare, conservare in frigorifero chiusa in un contenitore anche 20 giorni, l'importante che uovo e burro siano freschissimi. Si può congelare, si possono fare e congelare biscotti e crostate già pronte da infornare. Inoltre in questo post vorrei riuscire a dimostrare come sia facilissimo farla con qualsiasi robot da cucina, quando tante volte mi sono sentita dire impossibile e io non saprei invece quasi più impastarla a mano. Nella frolla vera non ci va lievito. Si chiama frolla perché deve "frollare" in un luogo fresco, solitamente in frigorifero per un po' e perché anche dopo cotta è meglio se mangiata il giorno dopo, sarà più morbida. Un'altra cosa che toglie sofficità implacabilmente è la lunga lavorazione, che non fa altro che scaldarla e renderla poi dura in cottura. Il procedimento per il robot è severo in alcuni passaggi: prima zucchero, farina, burro morbido ma non troppo, un pizzico di sale, vaniglia, buccia di limone e solo per ultimo un tuorlo d'uovo per la dose da uno-due-tre. Mai mettere l'uovo o il burro per primi. Anche i tuorli d'uovo sono in proporzione, per la dose tre-sei-nove sono tre e così via. Si aziona e in pochissimi minuti si ottiene un impasto più o meno così, anche meno di così. granuloso, staccato, che con due movimenti con la mano direttamente nel robot, si riduce a una palla poco liscia, si fascia nella pellicola o si mette in un contenitore con coperchio in frigo Come si vede il risultato è lo stesso che sia l'impastatrice che il robot, dipende dalla quantità. Nel frattempo preparo la crema. Questa è stata per tanto tempo "la crema di limone della Sig.ra Marta" perché fu una signora Marta che me l'insegnò milioni di anni fa, poi negli anni ho scoperto tante analogie con il Lemon Curd, molto più ricco sia in burro che in uova e sicuramente anche in sapore ma mi accontento di questa, la versione povera. Le dosi per la crostata con la pasta frolla 1/2/3 sono: scorza di un limone 150 grammi di zucchero 25 grammi di fecola 25 grammi di burro 250 ml di acqua il succo di un limone se grande, due se piccoli In pentolino faccio sciogliere a freddo la fecola con poca acqua, poi aggiungo il resto dell'acqua, il burro, lo zucchero, la scorza e in pochi minuti di cottura girando a fuoco basso si addensa. Come accenna ad addensarsi, spengo. Fuori dal fuoco, appena intiepidita aggiungo il succo del limone. Lascio raffreddare completamente, tolgo la scorza, e solo prima di metterla sulla crostata aggiungo un uovo intero. Riprendo la pasta, almeno una mezz'ora, un'ora dopo, si vede in foto la differenza di come il riposo l'abbia resa liscia, senza averla toccata. Stendo velocemente, manipolando il meno possibile, con il matterello allo spessore di un cm per la larghezza di una teglia da 24cm, ritaglio un disco, sistemo nella teglia, di alluminio, NON IMBURRATA, senza carta forno, non serve, la quantità di burro presente nell'impasto impedisce che si attacchi, lo giuro. Con un poco di pasta formo un cilindro che poso intorno al bordo, con il polso dentro la teglia, pollice e indice verso il bordo, pizzico e formo la decorazione ondulata. Questa è la più semplice e spedita, poi ce ne sarebbero altre. Metto la crema e con gli avanzi di pasta, con il metodo della coda di topo, cioè una pallina di pasta nella sinistra (topo), con la destra modello i tondini (la coda) per formare la grata della crostata. E qui parte l'aneddoto... perché rotolini di pasta e non strisce? In questa zona la crostata è conosciuta con il nome di "Tórta in prexón", torta in prigione e quindi la pasta sopra deve essere rotonda come sarebbero le grate di ferro di una prigione ... guai a farla con le strisce.... Questa volta la crema mi è venuta un po' liquida ma niente paura durante la cottura si solidifica sufficientemente e dopo circa 35-40 minuti a 180° è pronta. Una volta cotta, la giro tranquillamente con un piatto e la metto a raffreddare. Un ultimo segreto rivelatomi da un grande maestro pasticcere, Budicin di Ruta di Camogli che secoli fa, ma proprio secoli, mi insegnò che per sapere se una crostata è cotta dentro, bastava bagnarmi l'indice di saliva e metterlo sotto la teglia calda, non c'è pericolo di bruciarsi, se la crostata dentro è cotta si sente un particolare sfrigolio sul polpastrello, ripeto non c'è pericolo di bruciarsi, so che tutto ciò sarebbe più semplice se potessi farlo vedere e provare, ma credetemi sulla fiducia e se volete tentate. Garantisco. il maestro Marco Budicin e io Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- CANESTRELLI - e roête
Come promesso proseguo la lavorazione dei dolci in via del Natale 🤶. Il Canestrello, "u canestrelléttu", è uno dei dolci liguri più conosciuto e certamente uno di quelli delle feste nella zona di Varese Ligure, dove è chiamato "roêta", rotella, con chiaro riferimento alla forma rotonda dentellata. Tante sono le ricette della pasta frolla che lo compongono. Come sempre io scrivo la mia. Questo foglietto è in casa da almeno 60 anni. ricapitolando 1 kg di farina 6 etti di zucchero 1/2 kg di burro 6 tuorli d'uovo il succo di un limone di mio negli anni ho aggiunto un cucchiaino di essenza di vaniglia. Con la farina faccio la fontana, metto il burro a pezzetti, morbido ma non troppo, aggiungo lo zucchero, i tuorli d'uovo, il succo di limone e la vaniglia. Se non ho voglia di fare a mano uso un robot o una planetaria mettendo nell'ordine: la farina, lo zucchero, il burro a pezzetti, il limone, la vaniglia; solo per ultimo aggiungo i rossi d'uovo. Impasto velocemente, solo a mescolare gli ingredienti, fino ad avere un impasto granuloso che metto sul tavolo e a mano formo una palla che metto a riposare in frigo per almeno un'ora. Ma posso farlo anche il giorno prima. Passato il tempo, taglio un pezzo, lo ammorbidisco velocemente e lo tiro in una sfoglia di 3 millimetri. Per avere la regolarità uso due strisce di legno che mi sono comperata in un brico center delle varie altezze che mi servono, e passo il matterello, in questo caso rotante, appoggiandolo su di esse, per avere uno spessore uniforme A questo punto ho bisogno della forma a fiore con il buco al centro classica dei canestrelli. Io ne ho di diverse misure per poter sfruttare tutta la pasta. Anticamente le vecchie forme non avevano i petali ma l' esterno tutto ondulato. Per tagliare infarino le forme, premo sulla pasta e poi per staccarle uso un coltello lungo sottile Posiziono via via su carta forno in una teglia e cuocio a 180 gradi per 10 - 12 minuti. Li sforno ancora chiari e molto morbidi e non li tocco fino a che non sono freddi. Rimpasto i vari ritagli fino ad usare tutta la pasta. Raffreddati, li spolvero di zucchero a velo. Come tutta la pasta frolla li preparo prima, perché siano pronti da mangiare dopo qualche giorno. A volte ne preparo delle grandi quantità, già tagliati e posizionati sulla carta forno e li congelo per averli pronti da cuocere, infornando senza scongelarli. So con certezza che a Varese Ligure, proprio Varese, io disto forse 10 km., c'è chi usa anche gli albumi o parte degli albumi, ma per me restano un poco più "duri" meno friabili e così continuo con la mia ricetta antica. Nelle mio "In Favola", Ricette di cucina infavolate, che aspetta sempre un editore compiacente, ne ho dedicata una alle ruêtte, se avete cinque minuti: Di Ella e della sua voglia di scappare Ella viveva in convento già da diversi anni. Le suore l’avevano amorosamente accolta quando una mamma distratta e affaccendata in altre cose del mondo l’aveva provvisoriamente posta sulla famosa Ruota degli Innocenti del monastero, quel meccanismo che concedeva una speranza a piccoli frugoletti che della vita non avevano colpa. E della vita appunto Ella conosceva solo il convento, la chiesa del convento, l’orto del convento, tutto si svolgeva dentro quelle mura e le uniche persone che aveva visto erano le suore. Aveva imparato ad ubbidire, a dire sì, ad essere docile ed era tutto quello che le suore le chiedevano e davvero nella sua innocenza credeva che al mondo non esistesse altro e nessuno. Amava passare le sue ore libere dallo studio e dalla preghiera specialmente ad aiutare Suor Cuoca ed era diventata brava a fare dolci. Le suore erano contente di questa sua per così dire “inclinazione”, i dolci di Ella erano molto apprezzati fuori nel mondo e la loro vendita segreta contribuiva a sostenere le spese di mantenimento del monastero anche se ogni tanto la giovane si chiedeva come facessero le suore a mangiare tutti quei dolci ... Cresceva Ella e capitava passeggiasse sola in luoghi che non aveva mai visitato, porte che si aprivano su giardini, stanze e chioschi ma che finivano sempre con davanti l’alto muro. Un pomeriggio, appena dopo pranzo, nell’ora che le suore si ritiravano nelle celle in contemplazione Ella capitò in cima ad una grande scala da dove scorse in fondo un enorme portone. Un tintinnio di campanello ed ecco arrivare Suora Portiera, Ella si nascose in una nicchia e l’enorme portone si aprì, nell’arco di luce una figura alta, bruna con una voce possente mai udita ringraziò la suora del pacco che gli porgeva. Oltre, una strada polverosa e un infinito sconosciuto, sulla strada un carro con due grandi ruote ....Un attimo e la porta si richiuse, tutto sparì, ritornò il silenzio, solo l’inspiegabile accelerare del battito del cuore di Ella rimbombava nella tromba delle scale e lei fece non poca fatica a farlo tornare normale. Le avevano insegnato a non fare domande a Ella e forse aveva paura delle risposte, non disse nulla, non chiese nulla, tornò in cucina prese burro uova zucchero e farina fine, un nonnulla di limone e tirata una grande sfoglia cominciò a ritagliare delle rotelle dentate a ricordo delle ruote del carro che avevano portato via il bel giovane. Le “ruette”, così si chiamano i canestrelli liguri di pasta frolla piacquero molto alle suore che non sapendo nulla si intenerirono credendo che la ragazza sfornasse ruote su ruote pensando a quella prima ruota che girando l’aveva chiusa per sempre lì. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- IL MIO CONIGLIO ALLA LIGURE... e anche un po' alla piemontese 🐇🐇
È primavera, con le feste, Pasqua, 25 aprile, 1 maggio, prime comunioni e matrimoni, e ahimè, in queste campagne una volta il coniglio veniva sacrificato a rappresentare la carne che tutti potevano preparare in queste occasioni. La carne del coniglio è annoverata tra le carni bianche, è tra le più leggere, con poco colesterolo, si dimentica spesso che è fra le più adatte per i bambini, anche nello svezzamento, con molta attenzione agli ossicini pericolosissimi, e quindi meglio tritata. Abitando in campagna galline e conigli erano i primi animali da cortile che uno si procurava, e i conigli se tenuti bene, proliferano in tal modo che uno deve inventarsi le ricette per usare la carne, che devo dire pur essendo molto buona tende a stufare un po'. Avendo avi piemontesi il mio approccio con le ricette di coniglio è multiplo e negli anni credo di averlo cucinato in tutti i modi. Questi di seguito sono alcuni. La prima e più usata è quella del coniglio in umido da mangiare con la polenta. Una piccola osservazione personale sulla pentola da usare: a me il coniglio viene buono solo in questo tipo di pentola, vecchissima, di alluminio. Non chiedetemi perché, non lo so, anche se penso che in una pentola di terra cuocia altrettanto bene. Un passaggio importante è quello di mettere il coniglio lavato e asciugato, tagliato a pezzi moderatamente grandi, in una pentola senza nulla e a fuoco vivace, con attenzione, girarlo, facendolo colorare e poi con il coperchio, abbassare il fuoco fino a che non esce l'acqua, che contribuirà a togliere il gusto di selvatico. Getto via il liquido ottenuto e metto da parte i pezzi di coniglio. È un'operazione che con quelli di supermercato si può ovviare. Un'altra regola da ricordare con il coniglio è che essendo una carne magra è meglio aggiungere un qualche grasso, lardo o pancetta e burro per insaporirlo. Quindi trito aglio, abbondante timo, pancetta e li metto a fondere nella stessa pentola dove avevo asciugato il coniglio, con un pezzo di burro e olio, rimetto i pezzi e faccio rosolare, sempre girando per far assorbire bene. Per gli aromi preferisco usare solo aglio e timo, al massimo Rosmarino (qui>>>), aggiungo gli immancabili e abbondanti pinoli e qualche gheriglio di noce, che in campagna era più facile avere. Quando è rosolato ben bene sfumo con un bicchiere di vino, aggiungo le mie olive liguri in salamoia, aggiusto di sale e metto il coperchio. Sulla stufa, a cuocere fino che la carne è tenera, e il tempo dipende dall'età del coniglio, controllando che il liquido non evapori troppo, nel caso aggiungo un po' di brodo fatto con il mio dado vegetale. Negli anni ho smesso di aggiungere il fegato e anche la testa, per una mia questione personale, ma non posso esimermi dal dire che sono entrambi buoni, per gli appassionati. Come secondo piatto è tradizione accompagnarlo con un'ottima Scorzonera (qui>>>) passata al burro Ma non è festa senza fritto e il coniglio fritto garantisco è una prelibatezza. Taglio a pezzi più piccoli, cerco di togliere qualche osso, spesso uso le cosce dietro e i pezzi più polposi della schiena per friggere, lasciando all'umido il resto. Batto con il batticarne, sulla polpa, perché le ossa se rotte formano punte molto affilate, e anche un piccolo pezzetto è molto tagliente, e non è il caso di ingerirlo, passo nell'uovo battuto, senza infarinare prima e poi in una panure fatta aromatizzando a piacere il pane grattugiato con timo e poca scorza di limone tritati. Fritto in abbondante olio caldo e magari accompagnato da fette di carciofo pure queste impannate e fritte ... E se non l'avete mai assaggiate è l'ora di provare le polpette di coniglio. Cerco di ricavare più possibile polpa e la trito in un comune tritatutto con aglio, pancetta, un'erba a piacere prezzemolo, timo, santoreggia... Aggiungo parmigiano, uovo e formo delle polpettine rotonde. Passo nella farina, nell'uovo e nel pane grattugiato e friggo, oppure cuocio in umido. Con le ossa avanzate dal difficile compito di prelevare la polpa per il fritto e le polpette e quindi con tanta carne ancora attaccata, si può fare questo ottimo brodo. Ricordo che una delle cose più leggere e digeribili, per anziani bambini e convalescenti, nello stesso tempo ricco di proteine e altro, è il brodo di coniglio. Bastano le solite verdure: carota cipolla sedano, una foglia di alloro e un rametto di rosmarino, uno spicchio d' aglio, qualche gambo di prezzemolo, qualche grano di pepe se si vuole e un pomodoro secco. Aggiungo i pezzi di coniglio e faccio bollire per un'ora. Poi spolpo manualmente e condisco con olio, succo di limone, e un' erbetta a piacere, sistemo sopra ad un letto di insalatina. Ho provato a fare il famoso Tonno di coniglio, una specie di tonno sott'olio, ma devo dire non ha riscontrato grandi favori in casa mia. Questa è certamente la mia parte piemontese. Con il brodo si può fare una leggerissima minestrina, molto ricostituente anche per una persona convalescente... ma ci sono ancora oggi i convalescenti? O imbottiti di antidolorifici, antinfiammatori, antistomale, si va a scuola e a lavorare lo stesso? No, perché una volta c'era la cura, intesa anche come "accudimento" della persona malata e della malattia, ora c'è solo la guarigione istantanea a tutti i costi. Piccola disgressione, scusate... meglio farci una risata ... A proposito del coniglio bollito ricordo con tenerezza il mitico Gully, parlando di una sorella che viveva a Cassinelle, vicino ad Ovada, un giorno ebbe a dirmi: - Quella stordîa de mæ seu a l'è andæta a stâ in Piemónte e òua a fâ o conìggio a balétto cómme e castàgne - Ah! se non avessi avuto un quarto di Piemonte nel sangue ... non l'avrei mai capita😂😂😂 Avrei altro da dire sul coniglio in cucina, tipo come disossarlo e farcito imporchettato, ma per il momento mi fermo qui. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- FIOR D'AGLIO
“Dagli e dagli, anche le cipolle diventan agli.” Avventurarsi nell'infinito mondo degli agli selvatici, ma perché? mi domando, io che poco ne so dal punto di vista botanico e nemmeno ho avuto la possibilità di trovarli e assaggiarli tutti, tanti che sono. Come sempre il mio interesse è solo per conoscenza empirica, per esperienza personale con regole precise trasmesse senza conoscenza scientifica. Molti però mi chiedono e quindi qui ... è tutto quello che so. Intanto le regole che mi hanno insegnato: Tutti gli agli selvatici sono commestibili, SE sono agli Tutti gli agli selvatici puzzano di aglio o cipolla Praticamente impossibile trovare l'erba cipollina selvatica, è un aglio, e comunque anche l'erba cipollina è un Allium Anche la cipolla coltivata è un Allium Anche il porro, selvatico o meno, è un Allium NON TUTTE LE PIANTE CON BULBI SOTTOTERRA SONO AGLI SELVATICI !!! anzi la stragrande maggioranza sono tossiche, qualcuna mortale, pur appartenendo a famiglie parenti degli Allium ed essendo molto simili. Foglie strette, foglie larghe, foglie piatte, foglie tonde non bastano per l'identificazione. Se non si è estremamente sicuri di cosa siano, aspettare che fioriscano e cercare di capire. Degli agli selvatici si usa tutto, bulbo, fiore, foglie. A conoscerli bene si possono togliere quando il fiore è secco e il bulbo ingrossato e tenere tutto l'inverno come l'aglio coltivato. Per non sbagliare meglio affidarsi al fiore che dirà con certezza se e quale aglio sia e usarlo fresco, bulbo, fiore, foglie. Tutti hanno il bulbo in profondità, quindi è quasi impossibile raccoglierli senza strumento adatto. Essendo un numero importante di varietà di aglio selvatico presenti in Italia, mi limito a quelle personalmente trovate nella mia zona e limitrofe e cioè solo quattro o cinque. Per San Zuanne chi non compra l’aglio, per tutto l’anno non arà guadagno ALLIUM TRIQUETRUM Quello della mia infanzia, che non arriva dove abito ora a 800mt, che vedo solo in riviera è l'Allium triquetrum L., chiamato da mia nonna "aggiu spussu" e mai raccolto o mangiato, ho scoperto molto tempo dopo che era commestibile, anzi qualcuno lo ritiene buonissimo e lo usa come un comune aglio coltivato e devo dire che è gradevole, anche se forte. Per riconoscerlo, il fiore, tra i primi a fiorire, formato da campanelle riunite a mazzetti sullo stelo a sezione triangolare (triquetrum), ha sempre una striatura verde all'interno, come in quasi tutti gli agli e cipolle, è profumato le foglie a nastro non sono piatte sul retro. ALLIUM VINEALE Molto comune è l'aglio delle vigne o aglio pippiolino, a fine inverno forma gruppi numerosi nei prati con piante piccolissime, è quello spesso scambiato per erba cipollina. Lo stelo rotondo, la foglia, che sembra rotonda ma non lo è, fascia lo stelo. Il fiore rosso, rosato ha i bulbilli che cadendo maturi, daranno luogo poi ad altre piante. Il gusto è un misto di cipolla e aglio. ALLIUM ROSEUM Anche questo comune, dall'odore molto forte di aglio, e in anche in questo lo stelo è inguainato dalle foglie nastriformi ma non piatte, larghe circa un cm. . Le ombrelle di numerosi fiorellini sono in delicate sfumature di rosa, con alla base le capsule dei semi I bulbilli sono alla base del bulbo e andrebbero lasciati nel terreno ALLIUM COLORATUM Un altro bellissimo che trovavo, ahimè, e non trovo più perché una colata di cemento gli ha precluso la possibilità di rispuntare (e per una volta quanto mi sono pentita di non averne sradicato un po') è l'aglio delle streghe, o aglio cirroso. Il fiore di un bel rosa carico, ha un aspetto etereo, scapigliato come i capelli di una strega. Purtroppo non avendolo più ritrovato non ho altre foto. ALLIUM URSINUM Un altro che cerco da anni, ma qui mai riuscita a trovarlo, è l'aglio ursino. Forse anche perché mi hanno inculcato il terrore di sbagliare e raccogliere foglie di mughetto o di colchico, come purtroppo è successo ad un esperto raccoglitore poco tempo fa. Insieme alle foglie, che lui conosceva benissimo, c'è finita una piccola quantità di foglie somigliantissime di colchico, velenoso quest'ultimo, e la distrazione gli è costata la vita. Devo dire che mi accontenterei di guardare capitando in un posto questo come nella bellissima foto dell'amico Antonio Andreatta. È praticamente l'unico aglio, insieme all'Allium victorialis, ancora più raro, che ha le foglie larghe, con le quali si fa un buonissimo pesto. Ripropongo la foto trovata in rete, che mostra la differenza fra le foglie buone e profumate di aglio ursino e di colchico e mughetto velenosi. ALLIUM AMPELOPRASUM Questo il porraccio, o porro selvatico, che come tutti quelli dello stesso genere è un Allium, e in questo caso è probabilmente l'antenato del porro coltivato. Nonostante sia caratteristico della zona meridionale, lo trovo anche qui, più facilmente in riviera. Il fiore grande, a palla, tra il lillà e il rosa. Le foglie, uguali a quelle del porro coltivato, a nastro, si alternano sul fusto fasciandolo. Il bulbo grosso ha i bulbilli. Da questo selvatico deriva anche il famoso Aglione della Val di Chiana. MUSCARI COMOSUM Pur non appartenendo allo stesso genere degli Allium, mi sembra giusto parlare qui del Muscari, visto che è del suo bulbo che si va in cerca. Conosciuto come Lampascione o come Cipollaccio ha nella Puglia il suo regno. Lì infatti è consumato sott'olio o fritto, ma si trova comunemente anche qui. Non è l'unico Muscari esistente ma l'unico commestibile riconoscibile con facilità, visto che gli altri con un fiore diverso, sono difficilmente distinguibili tra commestibili e poco consigliabili. Questo provoca spesso confusione fra chi raccoglie solo questo e chi conosce bene anche l'altro o chi non sa che molti hanno un contenuto di saponine importante oltre a non avere un gusto particolarmente appetibile. Lo stesso Lampascione viene messo a bagno e sciacquato più volte. Per andare sul sicuro consiglio vivamente di raccogliere nel caso solo questo distinguibile dal pennacchio in cima allo stelo dopo i fiorellini blu violacei. - Lampascione - - Muscari - Ci sarebbero ancora molte cose da dire e molti agli da mostrare ma al momento mi sembra più che sufficiente e questi sono comunque quelli intorno a me. Da questi selvatici sono derivate tutte le varietà di agli e cipolle che l'uomo consuma e coltiva ormai da tempo immemorabile. Tante le proprietà degli agli, selvatici o coltivate da essere arrivate fino a noi, a parte la capacità ipotensiva e ipoglicemizzante, quella antisettica tale da farlo considerare un antibiotico naturale, già gli antichi sapevano quanto fosse importante per chi doveva faticare, i Romani grandi marciatori, gli schiavi egizi che sollevavano grandi pesi, avevano la dotazione d'aglio. Virgilio suggeriva di pestare aglio e timo serpillo per gli uomini stanchi sotto il caldo estivo. Nella cultura popolare contadina gli si danno anche quelle di afrodisiaco Oggi la scienza ha dimostrato come abbia capacità di ridurre cortisolo e aumentare testosterone, quindi favorire la crescita muscolare. Per non parlare poi dei poteri magici, da sempre scaccia streghe e malocchio, e i vampiri... L' àggio u fà adrisâ u batàggio Mi riesce difficile non infilarlo in tutti i piatti, forse perché sono ligure e si dice che bastasse seguire l'odore di aglio per trovare l'accampamento dei genovesi alle Crociate. Fosse per me lo metterei anche nella macedonia di frutta. Quindi decine di salse diverse non solo nel pesto, nel pesce come nella carne e nelle verdure, nei sughi, sulle bruschette, nelle zuppe (la mia preferita qui>> ) ... Circa una trentina le varietà coltivate in Italia, qui in Liguria regna quello di Vessalico delicato e digeribile, ma paese che vai aglio che trovi. Da un ultimo viaggio in Francia, di ritorno dalla Provenza altri avrebbero portato profumi e lavande: io aglio di Piolenc. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- IL PREBUGGIUN
"L'uomo non produce nulla. Neanche una piantina. È la natura che le dà vita. Coltiva il tuo orto, è la tua più grande ricchezza. Io sono pigro e continuerò a raccogliere amorevolmente erbe spontanee e mangerecce per le vie della campagna smarrita. Ero ateo ma presto mi convertii al paradiso in terra e alla sacerdotessa Natura. Gli aerei non dovrebbero lanciare bombe, ma semi. Salveremmo il mondo seminando semi dappertutto, così, senza criterio, se non quello di lasciar poi fare alla natura". (M. Thompson Nati, I need around you/Ho bisogno che tu ci sia, 2015, Around M. Fukuoka). M.Thompson Nati è un personaggio creato da Andrea Battantier, www.miplab.it È l'ora di parlarne. Per Prebuggiun o meglio "prebogión", o "preboggión" così pare sia scritto in genovese corretto, si intende un'antico piatto conosciuto più o meno in tutta la Liguria, composto da un misto di erbe spontanee selvatiche commestibili raccolte nei campi incolti e bollite in abbondante acqua. Una volta cotto può essere gustato così o usato per i ripieni dei pansöti o delle varie torte di erbe caratteristiche della Liguria. Una volta cotte le erbe, e da qui viene appunto la parola "prebuggiun", come è facile intuire da pre- bogîo, prima bollito. Nonostante diverse erbe che lo compongono possano essere mangiate crude, la pietanza va composta con un misto di erbe prima bollite e poi spremute e c'è un perché. La bollitura elimina parte delle proprietà, ma anche le possibili leggere tossicità presenti in alcune erbe o se per caso ci si confondesse tra una varietà più buona o meno buona, vedi la Borragine, alcuni tipi di Selene, la Romice... ecc. In alcune zone della Liguria il Prebuggiun è anche un minestrone di verdure o come nella Val Graveglia cavoli e patate schiacciate, ma sempre prima bolliti. Da una decina di anni mi interesso a questa pietanza e alle erbe che la compongono, per tradizione di famiglia e per non far sparire un'usanza antica. Fino a poco tempo fa non riuscivo a trovare una persona che mi accompagnasse nelle mie passeggiate alla ricerca e nella raccolta di questi preziosi erbaggi. Non solo ma quando iniziai a fotografare e cercare di catalogare con un minimo di nome scientifico non avevo documenti, libri, fotografie che ne parlassero adeguatamente, quindi mi sono dovuta necessariamente affidare all'esperienza di famiglia e quella di chi ne sapeva più di me. Negli ultimi anni invece si è tornato un certo interesse e una riscoperta. Per questo con l'Associazione Culturale Erbando, ho iniziato a promuovere incontri, presso Agriturismi, Aziende Agricole, Pro Loco o simili per fare conoscere il più possibile, sia dal vero che con il materiale da me raccolto, il numero di erbe e le loro proprietà. Essendo un "misto" è facile capire come cambi sia di paese in paese, sia di stagione in stagione. Le erbe raccolte a 800 mt non possono essere tutte le stesse raccolte in riviera, e quello che si raccoglie a febbraio difficilmente lo si potrà raccogliere ad aprile, ma il vero segreto del Prebuggiun Ligure, che lo differenzia da tutte le altre pietanze simili, è che oltre a saper riconoscere la pianta fisicamente, è necessario conoscerne attentamente il sapore per poter comporre con la giusta dose di ognuna, anche in tempi diversi e varietà diversa, l'armonia fra l'amaro, il piccante e il dolce, che è poi il gusto finale della pietanza. Un'antica regola dice che debbano essere almeno dodici o tredici per un buon amalgama, da scegliere a seconda della stagione, fra più di venti qualità: talegua, grugnin, pimpinella, raperonzolo, cicoria, tarassaco, pratolina, violetta, ecc. ecc., ma è solo una leggenda. Vero à che più erbe si mettono più sarà buono E appunto un altro scoglio da superare sono i nomi, diversi da zona a zona, risolvibile solo se si conosce il nome scientifico esatto, tenendo conto che alla stesso genere appartengono spesso diverse specie, per esempio: Le Piantaggini: Plantago Major, Plantago lanceolata, Plantago Ovata ecc. ecc. e magari con caratteristiche morfologiche, a chi profano, non sembrano neanche simili. Nelle foto qui sotto due Piantaggini In realtà Linda Sacchetti biologa nutrizionista, docente di Scienza dell'Alimentazione e Igiene e Sicurezza degli alimenti, si è presa la briga di catalogare e studiare a fondo ben 34 erbe che secondo lei sono usate dal Ponente al Levante Ligure per la composizione del Prebuggiun. Di queste nel Mio Prebuggiun, ovvero quello che da tradizione è nella mia famiglia, ma anche nella zona del Tigullio, dalla Fontanabuona a Cogorno, Lavagna, Sestri Levante fino a Genova, non ne uso più di una ventina, essendo le altre per me poco appetibili. Perché commestibile non sempre vuol dire appetibile. A questo proposito ho una certa riluttanza a presentare le erbe qui, preferisco gli incontri, così chiamati proprio perché mi piace "incontrarmi" per scoprire insieme quello che c'è da sapere, toccando, annusando oltre che vedendo, soprattutto in campo aperto dove è sicuramente più facile. "Per star bene senza affanno mangia Prebuggiun almeno tre volte in un anno" La pratica antica di raccogliere erbe spontanee, era una volta, estremamente necessaria a fine inverno per poter ricavare nutrienti e altro dalla verdura fresca che la natura ci offriva molto prima di quella che si poteva ricavare da qualsiasi coltura messa dall'uomo, nel momento di cambio di stagione dove il corpo subisce una serie di trasformazioni dei quali si fa carico in gran parte il fegato e quindi l'azione disintossicante, depurativa di alcune piante gioca un ruolo importante. Consiglio per chi è proprio digiuno da qualsiasi informazione di riconoscimento, di incominciare con le più facili, quelle che conosciamo già un po' tutti, e di applicarsi a impararne non più di due o tre all'anno per essere sicuri di non raccogliere qualcosa se non di dannoso, quantomeno di sgradevole nel gusto. Di non scoraggiarsi ai primi tentativi, andar per erbe è una passione, un po' come per i funghi, ci vuole tempo e la pazienza di imparare a distinguere, e anche la pratica, la perseveranza nell' osservazione, per notare le piccole differenze tra una e l’altra pianta. Importanti e utili i confronti dal vero con persone che le conoscono bene, così come sono utili libri e fotografie e assolutamente necessaria la passione. Le modalità di raccolta sono quelle atte alla conservazione più possibile dell'ambiente, facendo il minimo danno possibile. È necessario per quasi tutte le piante prelevare la rosetta basale intera, affondando il coltello al colletto della radice, salvo quelle dove viene usato solo il ciuffetto apicale di foglie e germogli. Errore grave raccogliere solo le foglie, ne andrebbe gran parte del gusto, vista la tenerezza delle foglie primaverili è proprio il punto dove sono iniziano le foglie, immediatamente all'inizio della radice che è il buono. È buona norma raccogliere solo il necessario e lasciare qualche pianta perché possa continuare a propagarsi senza fatica e anche perché a noi sia possibile ritrovarla. Togliendole tutte non danneggiamo solo la pianta ma anche noi stessi perché non ne troveremo e mangeremo più nel giro di pochissimo. È assolutamente necessario per la raccolta il cestino in vimini, o al massimo una borsa in stoffa. Banditi sacchetti in plastica che rovinerebbero irrimediabilmente le erbe nel portarle a casa. È consigliabile anche provvedere a una prima pulitura appena raccolte, così da trascinarsi dietro inutilmente terra, foglie ecc. e sporcare eccessivamente le erbe nel cestino. Di seguito i link dei post dove presento le erbe una ad una del Mio Prebuggiun, e per mio intendo quello di famiglia, prevalentemente della zona di San Salvatore, di Lavagna, della Fontanabuona, de Tigullio in generale. Aspraggine (qui>>>) Borragine (qui>>>) Bunommo (qui>>>) Cicoria (qui>>>) Grugnin(qui>>>) Lassana Senie (qui>>>) Ortica (qui>>>) Papavero (qui>>>) Piantaggine(qui>>>) Pimpinella (qui>>>) Pratolina (qui>>>) Primula (qui>>>) Radichella Costaneigra (qui>>) Raperonzolo(qui>) Silene (qui>>>) Siscerbua (qui>>>) Talegua (qui>>>) Tarassaco (qui>>>) ValerianaRossa (qui>>>) Violette(qui>>>) CLICCANDO SULLA FOTO SI APRE ALLA PAGINA DEL POST DEDICATO - Aspraggine o Spraggine - - Borragine - - Bunommo o Bellommo - - cicoria - - grugnin - - lassana o senie - - Ortica - - papavero - - piantaggine - - Pimpinella - - pratolina - - Radichella a Costaneigra - - Raperonzolo - - Silene - - Sciscerboa - - Tarassaco - -Valeriana - - violette - CLICCANDO SU OGNI FOTO SI APRE LA PAGINA AL POST DEDICATO Tutte le altre erbe usate in LIguria che non sono in questo elenco sono nella categoria a questo link: https://www.lellacanepa.com/blog/categories/il-mio-prebuggiun Altre erbe commestibili o usate nella farmacopea casalinga locale sono presenti a: https://www.lellacanepa.com/blog/categories/l-erbando-del-giorno Se a qualcuno interessano gli incontri potete contattarmi qui> o dare un'occhiata alla pagina dell'Associazione Culturale Erbando su FB.qui>> o al mio profilo personale FB qui>> Con l'iscrizione alla news letter al blog sarà possibile ricevere gli aggiornamenti oltre che dei post anche date e luogo degli incontri organizzati . Solitamente porto io le erbe dal vero per una breve parte teorica, completata da un'illustrazione di fotografie e spiegazioni dove possiamo scambiare informazioni e se c'è la possibilità successivamente di una passeggiata con la ricerca in campo aperto. Per un buon riconoscimento è necessario conoscere il fiore e, per questo, gli incontri continuano anche dopo l'epoca della raccolta della pianta che per uso alimurgico deve essere necessariamente raccolta prima della fioritura. Anche perché nel momento che se ne riconosce il fiore, si può nella stagione successiva ritrovare nello stesso posto la piantina da raccogliere e, di solito, più facilmente si imparano i fiori che non la pianta alla quale, senza il fiore, non penseremmo mai per un uso in cucina. A tutti i partecipanti agli incontri dell' Associazione viene consegnato il manuale cartaceo riassuntivo o a scelta può essere composto un erbario da portare a casa con le annotazioni che si preferiscono. Da maggio 2019 è possibile ordinare e ricevere a casa i sette piccoli manuali cartacei che raccolgono le principali informazioni per un riconoscimento empirico, potete ordinarli qui con un piccolo contributo all'associazione, comprensivo di spese di spedizione: https://www.lellacanepa.com/donazione-tutti-manuali Tutte le Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- FRITTO MISTO ALLA GENOVESE
Oggi è stata la grande giornata del fritto misto. A Bargone presso l'Hostaria Tranquillo, abbiamo passato il pomeriggio a parlare, confezionare ed assaggiare fritto. Chi temeva di non riuscire a gestire le ostie è invece riuscito benissimo. Tutti soddisfatti e con il loro fritto pronto da portare a casa. E non solo... grazie alla collaborazione di Ostificio Ligure >>>qui ogni partecipante ha avuto in omaggio una confezione di 100 Nêgie. - Alcune foto della giornata di oggi - Riepilogo in questo post la giornata per capire alla fine come è composto un piatto di fritto misto alla genovese e qualche nozione per una buona frittura. Chi segue i miei post sa che non sono altro che quadri di vita vissuta, non sono né una storica né una cuoca né un'erborista o una botanica. Mi limito a raccontare come si è sempre fatto in casa e come continuo a fare. Riguardo al piatto di fritto misto, credo di aver avvoltolato centinaia, se non migliaia di ostie per gli stecchini che facevo con mia madre, mentre per esempio i crocchini non erano così ambiti. In casa non si poteva usare pollo o coniglio per l'avversione di mio padre, quindi solo cotolettine di maiale o di vitella. La scorzonera non poteva mancare, come la fetta di carciofo fritto e se erano di stagione fette di zucchine e raramente qualche melanzana, piuttosto fette di porcini. Il quadrato di lattebrusco e il rombi di lattedolce solo nelle grandi occasioni, che per molti era Natale, per noi il fritto misto non mancava nemmeno a Pasqua nel menù. A noi interessava più di tutto fare scorpacciate di stecchi nelle nêgie. Sono proprio le ostie, le nêgie, quelle che caratterizzano il fritto genovese. Friggere friggevano già gli Egizi, pare una sorta di pasta dolce nel grasso, poi passando per i Romani, che non amavano il fritto croccante ma lo tornavano ad inzuppare, attraversando Medioevo e Rinascimento dove è diventato quasi comune, è arrivato a Napoli e a Roma diventando cibo salato di strada, vedi pizza fritta e supplì. Ogni regione ha il suo piatto di fritto misto, con differenze che solo noi rileviamo, tanto che all'estero viene servito un qualche assemblamento di carne e verdura senza traduzione, semplicemente chiamato "Fritto misto all'Italiana". Il più famoso e il più ricco è forse quello piemontese, che può avere fino a 30 pezzi diversi. Nato come piatto dell'inverno quando si macellavano gli animali nelle campagne e data la deperibilità delle frattaglie si provvedeva a suddividerle e a friggerle. A queste erano aggiunti funghi, carciofi, fette di mela e semolino dolce - Lorenzo Venuti batte a coltello il ripieno dei crocchini - Nel fritto ligure, come si vede nei post precedenti di questa categoria nel blog, bocconcini di carne prosciutto e formaggio sono infilzati in uno stecco e avvolti in un'ostia grande inumidita, e un impasto morbido di cervella, animelle, carne e verdura è confezionato di nuovo nell'ostia, per poi essere passati nella farina, nel bianco d'uovo o nell'uovo e nel pangrattato. Fino a pochi anni fa nelle case dove c'erano ancora le nonne, gli stecchi, erano preparati anche con un misto macinato, quello dei crocchini, simile al ripieno della cima, infilzato nello stecco e avvolto nell'ostia. Nelle antiche ricette, e personalmente ho aiutato a prepararli e mangiati, il crocchino di macinato sullo stecco, senza verdura, era diverso da quello senza stecco, era poi, invece che nell'ostia, fasciato in un quadrato di crema pasticcera, come quella del lattedolce, premuto intorno e impanato e fritto. Non so chi ancora faccia una preparazione simile e superata la prima diffidenza dell'accostamento fra carne e dolce, ho dovuto ammettere che era buono. Certo non sono più sapori del giorno d'oggi. Ripeto, per casa mia, in una porzione doveva esserci almeno una cotoletta di vitello, possibilmente una di maiale, tre stecchi, due crocchini, due fette di carciofo impanate, due o tre frittelle, frisceau, di cipollotto o erbe varie, due pezzi scorzonera bollita e impanata e se di stagione fette di zucchina in pastella, due rombi di lattedolce e uno di lattebrusco. Poche sono le differenze ma personalmente non mi piace vedere la fetta di mela o il semolino al posto del lattedolce, foglie di salvia o di borragine impastellate, anche la melanzana così così, poi ripeto quando una pietanza ha la parola "misto" significa che varia sempre molto anche da casa a casa, e non è che in altre occasioni non mi diverto a friggere foglie di salvia o petali di rosa, specie negli aperitivi estivi, ma non nel piatto di fritto misto. - Una giovanissima me, anni70, che prepara gli stecchi nella normale quantità abnorme che rappresentava le domeniche di fritto in casa mia - Come si frigge? Vorrei poter dire che friggo nell'olio di oliva, un olio leggero come può essere l'olio ligure. Non lo faccio, l'unica cosa che friggo nell'olio di oliva sono i carciofi. Il resto lo friggo in olio di semi di arachidi, che rimane il più adatto, (non lo dico io, è scientifico) avendo un punto di fumo abbastanza alto e soprattutto non dà sapore, anche perché solitamente non è estratto usando solventi come per l'olio di mais, di girasole e di altri semi, il prezzo più alto dell'olio di arachidi rispetto ad altri oli dovrebbe tutelarci, ma è sempre meglio che sulla confezione sia scritto "ottenuto per pressione" e soprattutto se friggendo si osservano alcune regole importanti. Si frigge in abbondante olio, ma veramente tanto, nuovo, mai di un'altra frittura, si aspetta che sia caldo con metodi empirici, ma che funzionano, tipo il pezzetto di pane o lo stecchino in legno, quando sfrigolano l'olio è pronto, se si ha un termometro fra i 160 e i 180 gradi, mai più basso. Il fuoco va regolato abbastanza alto da impedire che si abbassi troppo la temperatura immergendo i pezzi, che devono essere pochi alla volta e iniziando da quelli che sporcano meno l'olio, come le verdure in pastella e dopo quello che è impanato. Lasciato nell'olio il tempo che colorisca appena e immediatamente tirato su. Se si è sufficientemente bravi si possono mettere due padelle così da accelerare, visto che il fritto deve arrivare in tavola caldo, questo spesso implica il sacrificio di una persona che rimane a friggere mentre gli altri mangiano. Se si deve friggere per molte persone un fritto di tanti pezzi diversi, si può friggere in due uno immerge i pezzi e l'altro li tira su velocemente, se non si possiede una padella con la griglia. ll fritto deve essere scolato benissimo, posato su una carta assorbente, portato in tavola nel giro di pochi minuti e salato all'ultimo momento pena il suo afflosciamento. Il fritto deve arrivare in tavola dorato, caldo e asciutto. Un errore da evitare è quello della rifrittura, o di mettere a scaldare il fritto, oltre a non essere così buono è quando si sviluppano sostanze che potrebbero far male più che la frittura stessa, che ormai è acclarato non faccia così male, una volta ogni tanto, anzi, rappresenti una palestra per il fegato. Non ho ancora afferrato bene il concetto di friggitrice ad aria, ma penso che non lo affronterò nemmeno. Rimango convinta che un buon forno ventilato non sia così diverso, forse meno comodo, ma il consumo è lo stesso e il fritto è fritto se c'è l'olio. Punto. Piuttosto sottovalutiamo tante cose che non ci accorgiamo siano fritte. Come ebbe una sera a dirmi un caro amico cardiologo, mentre cuocevamo la farinata nel suo forno "anche la farinata è un fritto per la grande quantità d'olio e l'alta temperatura, ma restiamo convinti che sia al forno". E così patate, ecc. ecc. tutto dipende dalla temperatura e dalla presenza in quantità di olio. Per quanto riguarda dove friggere, visto schizzi e odore, e oltre l'impegno nel fare il cibo rimane poi da pulire davvero tanto, mi sono organizzata fuori, con un fornello, una protezione per il vento e non mi rimane che un minimo di sporco da pulire e nessuna puzza in casa. Quando piove non si mangia fritto in casa mia. STECCHI FRITTI MODERNI https://www.lellacanepa.com/single-post/2018/04/01/untitled CROCCHINI NELLE NÊIGE https://www.lellacanepa.com/single-post/2018/04/20/crocchini-nelle-neige LATTEDOLCE E LATTEBRUSCO. https://www.lellacanepa.com/single-post/2019/12/27/lattedolce-e-lattebrusco ZEPPOLE E FRISCEAU https://www.lellacanepa.com/single-post/2019/12/27/lattedolce-e-lattebrusco Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- CROCCHINI NELLE NÊGIE
Ogni tanto, anzi tantissimo, mi diverto a fare pure i Crocchini nelle Nege, le Ostie, che vanno a completare il Fritto Misto alla Genovese del quale avevo già fatto gli Stecchi Moderni (qui>>>) per la Pasqua. Quindi oggi mi sono cimentata avendo trovato l'occorrente: e cioè cervella e animelle di vitello con un bel pezzo di magro sempre di vitello. Cervella e animelle non sono proprio alimenti da mangiare tutti i giorni, ricca di colesterolo la prima e di purine la seconda... ma una volta ogni tantissimo... Vanno tagliate a pezzi e passate in padella con burro e un pezzetto di cipolla, la cervella prima ripulita di tutto il sangue, tenuta a bagno in acqua e limone. Poi le ho fatte rosolare per benino, e sfumate con vino bianco e tritato tutto. In una terrina a parte mescolo uno o due tuorli d'uovo, pane bagnato nel latte, sale, un pizzichino d'aglio e poco prezzemolo o maggiorana. aggiungo le carni tritate insieme. A questo impasto andrebbe unita una qualche verdura tipo pezzetti di carciofo o piselli o scorzonera o più semplicemente bietole, ma a casa mia non piacciono, e quindi lascio solo le carni. AGGIORNAMENTO 2023 Ieri, 26 marzo, nel corso di fritto misto ho inserito nel ripieno dei crocchini una piccola partedi sciguelli e talegue, erbe del prebuggiun , conosciute per il gusto dolce ed è stata un'accoppiata indovinata! Le erbe contribuiscono molto al sapore final alleggerendo il gusto impegnativo delle frattaglie. Sciguelli>>>qui Talegue>>>qui Come per gli stecchi prendo le ostie, Nêgie in genovese, una a una e la bagno velocemente nel latte, l' adagio su un canovaccio pulito, sopra poso un cucchiaio di impasto allungandolo chiudo velocemente attorcigliando alle parti come una caramella. Passo nell'albume d'uovo avanzato e nel pane grattugiato e sono pronti per friggere AGGIORNAMENTO: Gazzetta Ufficiale n.60 del 12/03/19 GLI STECCHI aggiunti nell’Elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali Regione Liguria n.205 qui>>> Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- FIOR DI ACETOSELLA
Avverto intorno a me tutto questo germogliare, mi rallegro per gli arbusti di cerfoglio, sui cui sono posate nuvolette di minuscoli insetti neri, per i fiori bagnati di rosso dell'acetosella, per gli steli sottili che s'inclinano a Oriente Sophie Scholl - Oxalis articulata Savigny - Ho avvertito la necessità di scrivere qualcosa su queste piantine molto comuni, perché durante gli incontri di riconoscimento erbe, ho scoperto come tante persone confondano trifoglio con le così dette acetoselle. In breve e succinto: non tutte le piante che hanno le foglie divise in tre foglioline sono trifogli. È il periodo giusto anche perché il 17 marzo, festa di San Patrizio, patrono dell'Irlanda, è notoriamente raffigurato con un trifoglio in mano, con il quale era solito spiegare il mistero della Trinità agli Irlandesi e anche in questo caso sembra ci sia stato un qui pro quo. Se oggi è sicuramente acclarato sia il Trifoglio e nello specifico il Trifoglio repens uno dei simboli dell'Irlanda, anche se non quello ufficiale, ai tempi del Santo gli Irlandesi si nutrivano di acetosella dei boschi e chissà allora quale sarà stata davvero la pianta usata. -Oxalis - La prima differenza sta nella famiglia botanica: Le così dette acetoselle sono Oxalidaceae, i trifogli sono Fabaceae, la stessa di fave, piselli e fagioli. Quella visiva più immediata è nei fiori. Le Oxalis hanno una campanella a calice di cinque petali che può essere, a secondo delle varietà, giallo, rosa o bianco. - Oxalis violacea L. - Solo la varietà a fiore bianco con leggere sfumature color malva è la vera acetosella, Oxalis acetosella L., chiamata Pan degli Angeli, ed è presente nei luoghi ombrosi dei boschi di faggi, carpini, misti. È quella che c'è sempre stata nei terreni europei mentre le altre furono introdotte dopo, da paesi più caldi come Sud America e Africa ed amano di più il sole e il caldo. - La terribilmente infestante Oxalis pes-caprae L., incubo di tutti i giardinieri e ortolani, arrivata dal SudAfrica a Malta all'inizio dell'800 e propagatasi solo attraverso i suoi bulbilli - Il fiore dei Trifogli è invece un insieme di capolini che possono essere bianchi, rosa, rossi e gialli riuniti in un'infiorescenza rotonda o allungata - tipi di Trifoglio - Anche nelle foglie, osservandole bene c'è una notevole differenza e diventa più facile il riconoscimento osservandone la forma: tagliata a cuore nelle Oxalis, più rotonda nei Trifogli - trifoglio - - acetosella - "Fortuna all'occhio che lo vede guai al dito che lo coglie" È noto come si creda che i quadrifogli, una rara anomalia del Trifoglio repens, portino fortuna. Fino a poco tempo fa si riteneva possibile trovare un quadrifoglio ogni 10.000 trifogli, da uno studio condotto di recente la possibità è salita a 1 su 5000. Poiché l'uomo vuole credere a quello che vuole, vengono coltivate alcune varietà di Oxalis che hanno la foglia divisa in quattro foglioline, e poi vendute come portafortuna. Durante la settimana di fine anno in paesi come la Croazia è usanza regalare queste piantine come portafortuna per il nuovo anno, ma non sono veri quadrifogli. Attenzione però: "Fortuna all'occhio che lo vede guai al dito che lo coglie", il quadrifoglio ove trovato, non andrebbe mai colto se non per regalarlo. I Celti già usavano il 3 come simbolo di molte credenze insieme a tanti altri popoli antichi dove si ritrova sempre il Triskelis: i tre elementi Acqua-Terra-Cielo, Passato-Presente-Futuro, Corpo-Mente-Anima, solo più tardi la Trinità, ecc. ecc. La rara quarta fogliolina nel trifoglio rappresenta proprio la Fortuna. - piantina di Oxalis tetraphylla venduta comunemente come quadrifoglio portafortuna a Opatija - solo uno di questi è un vero quadrifoglio, il primo a sinistra. Dai tempi dei tempi le acetoselle sono ritenute piante commestibili. In zuppe e insalate, per il loro sapore acidulo, così come si usava succhiare il gambo per dissetarsi. Oggi sappiamo che l'importante contenuto di acido ossalico ne sconsiglia l'uso per chi soffre di affezioni renali, calcoli ecc. reumatismi, artrite e gotta. Se proprio si vuole usare conviene farla bollire e spremere, nell'acqua decadono gran parte degli ossalati. Come sempre è l'abuso e non l'uso, anche se occorre ricordare che nel caso "per abuso" in certe sostanze bastano quantità minime. Il contenuto di acido ossalico è talmente importante che una volta si produceva il sale di acetosa, usato per pulire e lucidare i metalli, togliere le macchie di ruggine, e disincrostare. La presenza di ossalati è una difesa verso gli animali che la brucherebbero per i quali è tossica in quantità, proprio come per gli umani. e questa? Ops!... non è Trifoglio, non è Oxalis, è una varietà di Erba medica! - Medicago araba - e non è finita... anche un tipo di Rumex viene comunemente chiamata Acetosella... >>>La Romice o Lapazio ... Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- DI ERBANDO IN ERBANDO ...gli incontri
Post dedicato a chi vuole partecipare agli incontri di Erbando. Anche se l'inverno in pratica non c'è stato, occorre pensare alla primavera sperando almeno questa arrivi puntuale, e deve trovarci pronti per cominciare a raccogliere. Il primo evento in programma Sabato 29 FEBBRAIO visto il successo dell'anno scorso continua la collaborazione con B&B Tre Ponti e B&B Fiume, a Castiglione Chiavarese, in località Fiume. Inizialmente ospiti di Marta al suo delizioso B&B Tre Ponti con Lella Canepa per una presentazione delle erbe dal vero una a una e la dettagliata descrizione con slideshow dei particolari che ne consentono il riconoscimento empirico. Successivamente una passeggiata nei prati adiacenti fino al B&B Fiume per l'identificazione sul campo e dove Franca ci aspetta per una conversazione con Italo Franceschini, che illustrerà le modalità per una raccolta opportuna, senza danneggiare la natura, le proprietà delle erbe e dei loro usi nella piccola farmacopea casalinga, parlerà inoltre dei Sentieri a Levante, l'associazione che svolge una importante e preziosa opera di tutela ambientale con la pulizia dei sentieri, luoghi dove le erbe del Prebuggiun crescono spontanee. Inoltre consigli per una pulizia e una cottura appropriata e gli usi più svariati in cucina, e verrà illustrata una facile preparazione, con metodo casalingo veloce, della Prescinsceua, che ben si accompagna alle preparazioni con il Prebuggiun. Ai partecipanti, con una piccola donazione all'Associazione Erbando, saranno consegnati i sei manuali cartacei con tutte le informazioni e le immagini delle erbe conosciute durante l'incontro e l'attestato di partecipazione. Al termine una piccola sorpresa. È possibile prendere parte prenotando allo 0185 408000 o al 3331205390 Dato l'alto numero di richieste non è possibile superare un certo numero di partecipanti, per chi è interessato è consigliato prenotare al più presto. Mercoledì 4 MARZO ERBANDO ALLA BRINCA Lella Canepa sarà con Associazione Erbando ospite d'onore a una serata evento al ristorante La Brinca di Ne, tutta dedicata al Prebuggiun. Insieme a noi Michele Guarino di Tenuta Lenzini e Saverio Petrilli di Tenuta Malgiacca e Valgiano, presentano i loro magnifici Vini naturali in accompagnamento alle gustose pietanze servite. Nel corso della cena brevi interventi per spiegare storia, tradizione e composizione di questo antico misto di erbe selvatiche prettamente ligure. La Brinca Via Campo di Ne 0185 337480 Sabato 14 MARZO evento al Circolo Arci Virgola, Via per Santa Vittoria, Sestri Levante, in collaborazione con l' Associazione Camelot un incontro per raccontare le erbe del Prebuggiun ancora oggi raccolte e usate nella zona di Sestri Levante. Lella Canepa illustrerà dal vero, ad una ad una, con una descrizione accurata ogni erba dal vero con particolare attenzione alle caratteristiche e peculiarità, soffermandosi sui particolari che ne permettono il riconoscimento empirico. Saranno descritti i metodi di raccolta e di cottura, inoltre sarà illustrato come realizzare con metodo semplice casalingo, la prescinseua. È possibile prenotare al 3486930662 Ad ogni partecipante verranno consegnati i sei manuali esplicativi e l'attestato di partecipazione. L'incontro è riservato ai soci del Circolo con un contributo di 18 €. La tessera socio Circolo Arci costa 12€ ed è possibile aderire nella stessa giornata. Altre date ancora da definire e molti progetti in corso saranno pubblicati a breve qui e sulla pagina Fb dell'Associazione. A presto. https://www.facebook.com/erbando/ Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- PRIMAVERA VIEN ERBANDO ...
A cura dell'Associazione Culturale ERBANDO nella meravigliosa cornice del B&B FIUME in località Castiglione Chiavarese sabato 2 marzo 2019, dalle 15 alle 18,30, ci incontreremo per imparare le erbe che compongono la preziosa pietanza ligure del Prebuggiun. Lella Canepa con un dettagliato slide-show descriverà minuziosamente caratteristiche e peculiarità di ciascuna erba. Le stesse potranno essere nel contempo essere osservate dal vero per una maggiore comprensione dei segni empirici trasmessi per tradizione che ne favoriscono l'identificazione tramite odore, aspetto, consistenza, particolari. Con una breve passeggiata nei dintorni si metterà alla prova quello chi si è visto e sentito per provare a riconoscere le erbe nel campo. Verranno inoltre fornite tutte le informazioni per una raccolta opportuna, senza danneggiare la natura, per una pulizia e una cottura appropriata e gli usi più svariati in cucina. Al termine, verrà illustrata una facile preparazione, con metodo casalingo veloce, della Prescinsceua, che ben si accompagna alle preparazioni con il Prebuggiun. È possibile prendere parte prenotando allo 0185 408000. Ai partecipanti, con una piccola donazione all'Associazione, sarà consegnato il cd-libro con tutte le informazioni e le immagini illustrate durante l'incontro, un manuale cartaceo esplicativo, l'attestato di partecipazione. Tutte le informazioni sul misto di erbe liguri in questo post: Il Prebuggiun (qui>>>) Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- PRIMAVERA VIEN ERBANDO ... 2022
PASSEGGIATE DI RICONOSCIMENTO ERBE SPONTANEE PRIMAVERA Dopo due anni davvero tribolati si prova a ripartire con gli eventi in presenza. Un primo calendario che sarà aggiornato mano a mano si aggiungano date e occasioni possibili. In questo periodo ricevo veramente molte telefonate e messaggi per gli incontri sulle erbe. Gli eventi pubblici sono sempre postati sul mio profilo fb, sulla pagina dell'Associazione e sul blog con un ragionevole anticipo, visto i tempi che incorrono e le mutanti regole. Purtroppo non tutti riescono a prenotare o essere presenti quando decido io il giorno o il posto, quindi mi preme comunicare che: DISPONGO DI UN CERTO NUMERO DI DATE INFRASETTIMANALI PER EVENTI PRIVATI PER GRUPPI DI ALMENO 10 PERSONE È NECESSARIO : UN TERRENO MESSO A DISPOSIZIONE DAL PROPRIETARIO UN POMERIGGIO O UNA MATTINATA circa DUE ORE, DUE ORE E MEZZA, massimo TRE UN MINIMO DI DIECI PERSONE DURANTE L'INCONTRO NON SI RACCOGLIE MA SI RICONOSCE A ogni partecipante verrà dato un taccuino dove fare le proprie annotazioni e compilare un erbario personale da portarsi a casa con le erbe che si incontrano o in alternativa i sette manuali cartacei È richiesto un contributo minimo a persona di 15 euro all'Associazione Erbando Trovate dieci amici o amiche e sarò felice di essere dei vostri e passare qualche ora insieme nella natura a parlare di erbe selvatiche commestibili. Mi potete contattare solo via Wsapp al 3486930662 per accordarci Di seguito gli eventi pubblici già in corso DOMENICA 6 MARZO DOMENICA SARVEGA A BARGONE In quel di Bargone in collaborazione con Hostaria Tranquillo una domenica selvatica. Al mattino nei campi, nei pressi del ristorante, una breve passeggiata per il riconoscimento delle erbe classiche del Prebuggiun con Lella Canepa. A ogni partecipante sarà dato un taccuino per formare un erbario personale da portare a casa con le proprie annotazioni o in alternativa i sette manuali cartacei. Nel momento che sto scrivendo non so se ci siano ancora posti disponibili. Dato l'alto numero delle persone che hanno già aderito saranno effettuati due gruppi per evitare assembramenti anche se la breve passeggiata è all'esterno. Un gruppo alle 10 e uno alle 11 Sarò presente al pranzo e si potrà chiacchierare a piacere di erbe con me chiedendo qualunque delucidazioni io sia in grado di dare, fino al pomeriggio. Tutti potranno vedere, toccare, capire, e portarsi a casa un campione delle erbe classiche del Prebuggiun Alle 12,30 -13 Pranzo al Tranquillo con menù a base di erbe a km0 Prebuggiun e patate all'uso ligure Crostone di polenta con soppressata e pancetta Pansotti fatti a mano con prebuggiun e ricotta conditi con burro e salvia Cima alla genovese ripiena di erbe con insalatina selvatica Crostata sbrisolata Acqua, calice di vino, caffè, passeggiata € 35 Prenotarsi al 3421601908 https://www.facebook.com/events/1139955906789969 GIOVEDÌ 10 MARZO INCONTRO A UNITRE Un incontro per parlare di erbe liguri nel pomeriggio di giovedì 10 marzo alle 15, alla sede Unitre di Levanto in Via Martiri della Libertà. L'incontro è solo su prenotazione, compatibilmente con le norme covid. SABATO 12 MARZO LA BANCALELLA DEL SABATO Torna la BancaLella delle erbe. Sabato 12 Marzo dalle 10,30 Erbando sarà nella bancarella di ParlaComeMangi a Rapallo- Via Giuseppe Mazzini 44 - con l'esposizione delle erbe del Prebuggiun. Anche in questa occasione sarà possibile costruirsi un erbario personale da portare a casa o avere i sette manuali cartacei con un contributo all'Associazione. E ovviamente chiacchierare con Lella Canepa di erbe e Prebuggiun https://www.facebook.com/events/5127257750627138 SABATO 19 MARZO ERBANDO VA AL MULINO Barbara e Marco ci faranno conoscere la loro realtà di Az. Agricola che conserva le tradizioni dei nonni, coltivando ortaggi di stagione e uve adatte alla vinificazione. Nelle loro fasce sopra al Mulino un passeggiata nel paradiso del Prebuggiun. La breve passeggiata per un sentiero su per le caratteristiche fasce liguri in salita necessita di un minimo di praticità e di calzature adatte. Come sempre sarà possibile costruire il proprio erbario personale con un contributo di 15 euro all'Associazione Erbando Occorre prenotarsi al 3486930662 tramite wsapp SOLO 15 POSTI DISPONIBILI https://www.facebook.com/events/1729906950551530 DOMENICA 27 MARZO RISVEGLIO DI PRIMAVERA Mentre la primavera dorme ancora nei boschi di castagno intorno all' "Agriturismo Il Risveglio Naturale" a Valletti domenica 27 parleremo di erbe commestibili selvatiche della Liguria, componenti del Prebuggiun e altre presenti. In una passeggiata nei dintorni dell'agriturismo, Lella Canepa, per ogni piantina trovata sul percorso una breve spiegazione delle caratteristiche per riconoscerla e per gli usi possibili. Ognuno dei partecipanti potrà a piacere annotare quello che vuole, (nome caratteristiche ecc.) sul taccuino messo a disposizione, insieme ad una fogliolina che costituirà poi un piccolo erbario da portarsi a casa. La chiacchierata continuerà al ritorno, fra il pranzo e il dopo pranzo, consigli per una pulizia e una cottura appropriata e gli usi più svariati in cucina, verrà illustrata anche una facile preparazione, con metodo casalingo veloce, della Prescinsceua Pranzo: Aperitivo all' Erba Pimpinella Torta di cipolle e erbe Frittelle alle erbette e fiori Tortelli di Prebbugiun con salsa di nocciole o burro e salvia Arrosto Profumato alle erbe di Liguria con insalata selvatica Dolce È possibile arrivare al sabato e pernottare in Agriturismo. La giornata intera di domenica, riconoscimento erbe pranzo in Agriturismo 35€ a testa. Posti limitati Informazioni al Tel. : 01871854393 Cell.: 3493386861 Mob. : 3922195962 SABATO 2 APRILE ERBANDO VA IN TRASFERTA IN PIEMONTE A CASCINA IL CUCCO Sabato 2 aprile nell'incontaminato paesaggio al confine tra Liguria e Piemonte, tra il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo un evento da non perdere. Alla ricerca delle erbe del Prebuggiun per uno scambio di usanze e cibi semplici legati alla natura. Sara e Fabio accolgono Lella Canepa per chiacchierare sulle erbe selvatiche commestibili più comuni usate nella tradizione ligure e piemontese. Una passeggiata di riconoscimento, ad ogni partecipante sarà consegnato il taccuino dove prendere le proprie annotazioni e conservare una foglia di ogni pianta così da portare a casa un erbario personale. Disponibili anche i sette manuali cartacei. Rientrando una dimostrazione di preparazione casalinga della Prescinseua con il buonissimo latte delle cascine vicine. Al termine aperitivo agricolo a base di formaggi, salumi e vino locali Per informazioni e per l'indispensabile prenotazione occorre telefonare a 327 854 8388 https://www.facebook.com/events/648227979565864?ref=newsfeed EVENTO-CORSO ANCORA DA DEFINIRE DURANTE LA SETTIMANA DAL 5 AL 10 MARZO PER LA REALIZZAZIONE DEI PALMIERI PER LA BENEDIZIONE DOMENICA 17 APRILE Giornata interamente dedicata alla XVIII Edizione della mostra mercato l'Erba Persa che si tiene a Santa Margherita Ligure nel parco di Villa Durazzo nei giorni16,17,18 Aprile. Erbando sarà presente solo domenica 17 dalle 10,30 del mattino con le erbe del Prebuggiun e nel pomeriggio alle 15 con una chiacchierata per approfondire ogni erba nei suoi particolari, con slide show, foto e le erbe dal vero. Dal 23 aprile al 8 maggio EUROFLORA 2022 Ancora da definire, ma certa la presenza delle erbe del Prebuggiun a Euroflora 2022, e una piccola parte dell'allestimento e del racconto su questo piatto ligure sarà a cura dell'Associazione Erbando. I particolari dell'evento saranno pubblicati più avanti. https://euroflora.genova.it/ SABATO 14 E DOMENICA 15 MAGGIO Torna Chiavari in Fiore, bellissima manifestazione nel centro di Chiavari ed Erbando ci sarà Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- PASSEGGIANDO RICONOSCENDO ERBANDO
Ci riproviamo? Una passeggiata di riconoscimento in località Fiume, Castiglione Chiavarese, nei terreni messi a disposizione dalle amiche dei B&B Fiume e Tre Ponti. Venerdì 12 Marzo, pomeriggio, inizio tra le 14,30 e le 15, tutto all'aperto, dedicato in primis alle piante commestibili, ma anche a tutto quello che si incontra sul nostro cammino. Opportunamente distanziati, tutti con mascherina, per ogni piantina avvistata una breve spiegazione delle caratteristiche per riconoscerla e per gli usi possibili. Ognuno dei partecipanti potrà a piacere annotare quello che vuole, (nome caratteristiche ecc.) sul bellissimissimo taccuino dell'Associazione insieme ad una fogliolina che costituirà poi un piccolo erbario da portarsi a casa. Taccuino e penna (forniti da noi) e passeggiata con un contributo di 15 euro a persona all'Associazione. Al termine chi vuole potrà avere i manuali dell'Associazione con il contributo di 1 euro cadauno. Il numero di persone, sarà per evidenti motivi contenuto, quindi prenotarsi per tempo al 3486930662. Per problemi di linea (siamo tra i monti) nel caso chiamare tramite wsapp Per il momento questo è quello che possiamo. Proseguiremo passo passo con i futuri Dpcm sperando di riuscire a organizzare qualcosa anche di sabato e domenica. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>











