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  • TASHA TUDOR - la mia Donna della settimana

    «Al giorno d’oggi, le persone sono così trafelate. Se prendessero un po’ di camomilla e trascorressero più tempo dondolandosi seduti sotto il portico e ascoltando nelle serate il canto del tordo eremita che scorre fluido, potrebbero godersi di più la vita». (Tasha Tudor) Ho chiamato il mio sito Erbando per via dell'ultima esperienza che sto vivendo, legata alle erbe commestibili selvatiche spontanee, ma tutto questo parte da lontano, dalla mia passione per i lavori femminili di qualsiasi genere, quelli che facevano parte della quotidianità delle donne di una volta, sicuramente più faticosi e di come queste fatiche siano state alleviate dalla tecnologia, e dalle storie delle donne che hanno cercato di cambiare la loro vita impegnativa. Legata profondamente da un concetto di vita semplice, che non vede il superfluo come una necessità, ho scelto di vivere in campagna, una campagna molto solitaria oramai e, per questo, ho ricevuto se non critiche, diciamo così, opinioni contrarie alla mia scelta. Questo per dire che non ho incontrato molte persone come me, se non qualche anno fa quando sono capitata sulla storia della vita di Tasha Tudor e mi sono sentita meno sola. Così mi sembra giusto cominciare le mie storie parlando di donne con lei che, della vita in campagna senza tecnologia, ha fatto quasi una professione. Nasce a Boston nell'agosto del 1915, suo padre architetto navale le da il nome di Natasha come la protagonista di Guerra e Pace, lei sceglierà il cognome della madre, famosa ritrattista. Famiglia e antenati facoltosi, fin da piccola, spaventata dal ritmo frenetico preso dal progresso, sa di volere una vita semplice in campagna e si appresta giovanissima ad imparare tutto ciò che è necessario alla vita di tutti i giorni; ad esempio impara a cucire la sua camicetta di lino, ma non le basta. Vuol cominciare dall'inizio, coltiva il suo lino e lo fila personalmente, per poi tesserlo prima di cucire. Da appena adolescente suo nonno le regala una mucca, poi oche e galline e si dedica a studiare modi di conservazione dei cibi. Poco prima dei vent'anni scopre la sua vena artistica, ereditata dalla madre, e disegna un volumetto sulla vita agricola nella Nuova Inghilterra. Diventa famosa e la vendita dei suoi disegni per cartoline e biglietti d'auguri (chi non ha mai visto il disegno accanto o uno simile?) le permette, al suo matrimonio, di comprare un cottage nel New Hampshire; lì alleverà i suoi 4 figli, disegnando anche libri per bambini, coltivando giardino e orto, cucinando sulla stufa a legna, cucendo i suoi lunghi vestiti, circondata dai suoi animali per i quali organizza deliziosi afternoon tea party nel giorno del loro compleanno. Nella sua casa non c'è acqua né calda né fredda, niente corrente elettrica e meno che meno elettrodomestici. Gira comunque l'America tenendo conferenze e convegni, senza essere mai tentata ad un ritorno alla vita moderna. Divorzia nel 1961, ha un breve secondo matrimonio, si trasferisce nel Vermont in un secondo cottage, costruito manualmente da suo figlio Seth nel 1970 e continua a curare il giardino, fiori, erbe e orto, dedicandosi alla cucina, al disegno, ai racconti. Intreccia cesti, realizza bambole, case di bambole e meravigliose coperte in pachtwork. Oggi è possibile visitare la sua casa, prendere il tè tra i suoi fiori e aspettarsi quasi da un momento all'altra di vederla sulla sedia a dondolo costruita da lei. Muore nel 2008, a 93 anni dopo essere diventata un'icona, per chi, specie negli anni '80, rifiuta lo stile di vita moderno, con il progresso che allontana ogni giorno di più dalla serenità, dal piacere di fare quello che più interessa. Alla sua morte solo il suo cottage viene valutato 2 milioni di dollari, più tutte le sue opere e la sua collezione di abiti antichi. Muore il 18 giugno, giorno del mio compleanno...fosse che non fosse che abbiamo qualcosa in comune. Condividi il post! e poi torna, troverai storie appassionanti. E se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> clicca qui sotto e vai al libro >>

  • BURRO? Grazie, me lo faccio 😋

    Nevica. E’ novembre e un caldo autunno estivo è improvvisamente scivolato dentro a un inverno precoce. Una singolare giornata per parlare di erbe (argomento più adatto alla primavera) ma poi, proprio solo di erbe Ti vorrò parlare? In realtà il mio desiderio è di trasmettere ciò che ho imparato in questa mia ostinata vita in una campagna che purtroppo sta morendo, abbandonata per le più facili abitudini e le più redditizie occupazioni. Mi rendo conto ogni giorno che passa quanto le nuove generazioni non avranno in nessun modo la possibilità di vedere ciò che ho visto io e non tanto per la mia età, quanto per i cambiamenti tecnologici e di costume che, come in nessuna altra epoca, sono avvenuti così rapidamente. Uscendo da una civiltà prettamente contadina alla fine della guerra, quando sono nata io, sia uomini che donne ancora sapevano fare qualunque cosa fosse necessaria. Si partiva quasi sempre producendo la materia prima per arrivare, spesso, con molta manualità a quello che serviva per la vita di ogni giorno. abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane, di gente che ama gli alberi e riconosce il vento (Franco Arminio) Pur non rimpiangendo una quotidianità senza corrente elettrica, spesso senza acqua corrente, senza caldo a comando, senza medicine, senza informazioni globali, mi sembra che il saper fare non sia giusto averlo messo così presto da parte. Comprensibilmente, le generazioni che si sono trovate sottomano quello che alleviava fatiche e risparmiava tempo, non hanno esitato e, ancor meno, hanno pensato fosse utile o necessario insegnarlo alle nuove. Per fortuna mi capita sempre più spesso di trovare giovani che intuiscono ci sia un "modo diverso per" e ne hanno quanto meno curiosità di sapere e di provare. Nella marea di informazioni che si possono trovare facilmente oggi su internet il mio intento è quello di trasmetterti come ho imparato e anche come ho cercato di trasformare le mie esperienze, in una maniera più fattibile per il giorno d’oggi. Per iniziare ho scelto una cosa molto semplice, ma che ho scoperto rappresentare un mistero per molti e vedrai che tutto sommato si parlerà pure di erbe. IL METODO ANTICO Nella stragrande maggioranza delle case, una volta il latte veniva o prodotto o comprato direttamente dal contadino che lo produceva. Per la produzione del burro casalingo veniva semplicemente messo in larghi piatti di ceramica, in un luogo fresco e coperto, quasi sempre quello della mungitura della sera. L'indomani mattina il latte ovviamente intero, non omogeneizzato e non pastorizzato, aveva affiorato la panna. Ed è proprio l’omogeneizzazione del latte (inventata alla fine del 1800 per renderlo più digeribile) che impedisce al giorno d’oggi la separazione del grasso dalle altre sostanze che lo compongono. Di fatto i grassi tendono ad accumularsi verso l’alto mentre l’acqua verso il basso e questo impedisce a noi di comprare una bottiglia di latte ed avere dopo almeno 12 ore la possibilità di raccoglierne la panna. Se hai l’occasione di avere del latte da un contadino puoi provare, altrimenti devi rassegnarti ad acquistare della comune panna fresca liquida (quella che di solito è vicina al latte al supermercato e con la quale si può fare anche la panna montata). Se sei fortunata ed hai trovato il latte appena munto sistemalo in un piatto il più largo possibile per avere una superficie più grande possibile, coprilo, mettilo in un luogo fresco (va bene il frigorifero) e, dopo aver aspettato pazientemente (di solito dalla sera alla mattina), avrai la panna affiorata e potrai quindi raccoglierla pazientemente con un cucchiaio. Nel frattempo dovrai procurarti un fiasco privato della "veste" e un ciuffo di Parietaria o Erba Vetriola (Parietaria officinalis L.). Visto che si finisce per parlare di erbe? La Parietaria, responsabile di tante allergie, è un’erba comune che cresce nei muri, commestibile, buona come gli spinaci per minestre o ripieni e che deve il suo nome di Erba Vetriola alla capacità di pulire bene il vetro. Della famiglia delle ortiche è grazie lei che puoi attutire gli effetti di quest’ultime se ti sei punta, strofinando la parte lesa con la pianta. Con l’assurdo svilupparsi di questa società allergica il suo uso è andato scomparendo. In ogni caso ne devi raccogliere un po' e, dopo averne sciacquato un bel ciuffo, lo infilerai nel fiasco con un po' d'acqua e, scuotendo per bene il tutto, ne pulirai la superficie interna. Una volta pulito bene il fiasco, con l’aiuto di uno stecchino devi togliere l’erba risciacquando il tutto per bene. A questo punto metti la panna, tappa e agita attentamente per un po’ di minuti, che dipendono dalla quantità di panna usata. Puoi aiutarti con un cuscino dove, con movimenti precisi, andrai a "sbattere" il fiasco. Dopo qualche minuto comincerai a sentire il fiasco come "pieno", senza niente da sbattere dentro; in questa fase, se vuoi usarla, la panna è montata! Insisti con determinazione fino a quando vedrai la parte grassa completamente separata dal siero. A questo punto il tuo burro è pronto e non ti resta che tirarlo fuori dal fiasco, versandolo con decisione (e qualche colpo), su un colino pulitissimo. Con l’aiuto di un getto di acqua fresca, devi mantecare e poi spremere con le mani il composto ottenuto per “lavare” il tuo burro da tutto il siero e garantirne così la conservabilità oltre che un gusto migliore. Componi ora un "panetto" a piacimento ed ecco il tuo burro fresco e gustoso!!! Puoi gustarlo così sul pane con un po’ di zucchero, per una merenda dal sapore antico, oppure farne un buon burro alle erbe tritando erbe aromatiche a piacere, erba cipollina, timo, salvia, prezzemolo, prese singolarmente o nel misto che più ti piace, amalgamandole alla quantità di burro desiderata. Lo puoi usare per delle tartine o per accompagnare il pesce e la carne a seconda delle erbe usate. Per esempio buccia, succo di limone e aneto per delle tartine al salmone, rosmarino e timo per una grigliata di carne, salvia per il pollo ecc... a piacere puoi aggiungere un nonnulla di aglio. Niente impedisce di adoperarlo per un qualsiasi uso di cucina dove sia necessario il burro. Tieni presente che, con questo metodo, da 200 gr. di panna puoi produrre circa 75gr. di burro in 15-20minuti. I contadini che avevano diverse mucche e una quantità di panna considerevole usavano la zangola. Ne esistono di vari materiali e forme; in casa di mia suocera c’era questa in vetro che, come puoi vedere, il metodo è quello di un frullatore a immersione Quindi: IL METODO MODERNO Non hai 20 minuti e vuoi un metodo veloce? Devi solo mettere la tua panna liquida in un frullatore o in un sbattitore a fruste e azionare alla massima velocità per pochissimi minuti; ottenuto il burro, il procedimento successivo è uguale a sopra ed il risultato praticamente identico. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

  • ALL' ORTICA ... 🌱🌱🌱

    “... Finché nel seno tuo fuggito Riposo e decotti di ortica Mi hanno guarito..." (Catullo) Per parlare a sufficienza dell'ortica non servirebbe un post ma un blog intero dedicato a lei. Eppure abbiamo dimenticato tutti i benefici che si possono trarre da questa pianta e ci rammentiamo solo dell'unica cosa negativa: che punge... Ha talmente tante proprietà e usi che se ce ne ricordassimo non dovremmo coltivare altro e invece la estirpiamo... Usiamo frasi dispregiative nei suoi confronti come "gettati alle ortiche" per dire buttati via in malo modo e da non riprendere, "punge come un'ortica" per chi ha la lingua tagliente, proverbi per fannulloni "A chi non vuol far fatiche, il terreno produce ortiche"... ma magari fosse... e avercene di ortiche. Chiamata un tempo "oro verde", citata da poeti e scrittori... ... barbara regina, irta tra i suoi aculei scintilla, di verde insostenibile, guerriera... M.L.Spaziani. Intanto, l'Urtica dioica L.,e la parente l'Urtica urens (meno pungente) è pianta utilissima per il terreno, cresce solo in terreni ricchi, e a questi cede a sua volta elementi, che la rendono un buon fertilizzante. La mia riserva personale di ortica Tutti conosciamo il macerato di Ortica contro gli afidi, pochi sanno che può essere usato come concime naturale. Vediamo come si fa: In un contenitore (mai di plastica) si mette 10 litri di acqua e un chilo di ortica fresca sminuzzata (senza la radice e prima che fiorisca). Tutto va lasciato, non completamente coperto, per favorire il ricambio di aria, per una o due settimane, a seconda della temperatura che ne favorisce la macerazione, insomma finché il liquido diventa nero. Va mescolato una volta al giorno, e non sarà cosa piacevole per l'odore, visto che macerare vuol dire marcire... A questo punto il nostro fertilizzante e antiparassitario è pronto, basta aggiungere il 5-10% di aceto per fermare il processo. Il prodotto ottenuto è molto ricco di azoto, potassio, calcio ed è importante per lo sviluppo delle piante da orto e da giardino. Spruzzato, diluito in 10 parti di acqua, alla base per lo sviluppo delle radici, viene velocemente assorbito. Anche le nuove piantine da trapiantare immerse prima in questo prodotto diluito attecchiranno con più facilità. Per un antiparassitario più violento contro gli afidi, bastano 12 ore di macerazione e si può spruzzare puro, contro il ragnetto rosso 4 giorni e diluito a metà. E non ho ancora detto niente. Che l'Ortica è cugina della Canapa e come questa si può filare. Le divise di Napoleone e quelle tedesche della prima guerra mondiale erano di filato di Ortica. E si possono tingere di verde i tessuti e filati naturali fatti bollire insieme a una certa quantità di Ortiche. Con la radice invece si ottiene un giallo leggero. Per venire poi ai benefici che può portare al nostro corpo, dall'esterno come cura per i capelli grassi, aiuta la crescita, rinvigorisce, ed è un aiuto naturale contro la forfora. Basta l'infuso, una manciata di foglie in mezzo litro d'acqua, da spruzzare in testa dopo lo shampoo, magari con l'aggiunta di qualche cucchiaio di aceto di mele o di limone. O se si ha voglia di provare una tintura casalinga ottenuta con 10 grammi di foglie essiccate in 100 grammi di alcool buon gusto, allungato con 30 millilitri d'acqua. Dopo dieci giorni in un vaso di vetro scuro si filtra e si usano poche gocce in testa per massaggiare. Per la pelle, sempre quella grassa, un bagno di vapore con l'infuso caldo, un suffumigio, con la testa coperta da un asciugamano sopra a un catino con una manciata di foglie. Il succo fresco blocca le piccole emorragie, con un batuffolo di garza nel naso per l'epistassi. La cura primaverile di infuso di Ortica è da fare tutti gli anni, tutti i giorni in questo periodo, prima che fiorisca, con le punte, meglio se raccolte di luna calante, bastano poche foglie , fresche o secche, in una tazza d'acqua calda, coperta per dieci minuti. Ha proprietà depurative, antinfiammatorie e rimineralizzanti, aiuta a dimagrire, abbassa i livelli di zucchero nel sangue, è ricca di ferro, rinforza le unghie, se il gusto non piace si può aggiungere qualche foglia di menta. Si può godere dei benefici del succo fresco mettendo un pugno di ortiche nell'estrattore insieme all'altra frutta. Attenzione: le proprietà dell'Ortica sono davvero notevoli. Le sue componenti sono talmente importanti che possono interagire con alcuni farmaci, se è vero che l'Ortica agisce sulla glicemia sarà quindi possibile che interagisca con gli antidiabetici, se è ricca di vitamina k con gli anticoaugulanti, e così via. Quindi un uso consapevole e nel caso di patologie importanti con il consiglio di un professionista. Non solo agli umani, ma anche agli animali. Da sempre nel mangime delle galline fresca o essiccata, nel fieno per aumentare la produzione di latte. Conviene farne provvista anche essiccata. Raccolgo gli steli interi e appesi a mazzi li metto a seccare all'ombra. Una volta secca, sfilata dallo stelo e passata con il mio meraviglioso passino, o con un setaccio o più violentemente nel moulinette la aggiungo dove voglio, sia alla tisana o per esempio alla farina per le tagliatelle o per il pane, visto che c'è tutta una cultura culinaria legata all'uso delle ortiche. E' molto buona al palato. Oppure, sempre prima della fioritura, raccolgo e uso sbollentarne una grande quantità, qualche minuto finché non sono cotte, poi spremo e formo delle palline della misura di una pallina da tennis, che metto in congelatore. L'acqua di cottura, una volta raffreddata, è ottima per bagnare le piante, i fiori. È da tener presente che l'Ortica, pianta molto tenera, non rende in cottura, e quindi bisogna ricordarsi che, una volta spremuta, quella che sembra una piccola quantità rappresenta un volume importante di materia fresca. Taglierini di pasta fresca verde di Ortiche, gnocchi di Ortica, pane di Ortiche, minestra di Ortiche, frittata di Ortiche, risotto alle Ortiche. Per la pasta fresca, come per gli gnocchi, o il pane, basta una di queste palline, oppure far cuocere un pugno di Ortiche fresche, spremere, tritarle finemente e unirle alla farina con le uova. Una pallina è più che sufficiente per un risotto per tre-quattro persone. Metto a soffriggere questa dose di Ortica con poca cipolla, tosto il riso in questo soffritto e porto a cottura con brodo vegetale ottenuto con il mio Dado fatto in casa (qui>>>). Così come la minestra primaverile, anche solo patate, Ortiche e cipolla, o meglio porro, fatta cuocere quella mezz'ora, quaranta minuti prima di aggiungere la pasta, ottima con la Pasta Avvantaggiata tradizionale ligure (qui>>>) Una buona spolverata di parmigiano e un giro di olio crudo ... e fu con la minestra di ortiche che mi accolse mia suocera al ritorno dal viaggio di nozze ... forse pensava che io nata cittadina ... so che davanti al mio entusiasmo restò sicuramente spiazzata. Con la stessa dose, una pallina per due - tre uova, sbattute insieme a parmigiano e un' erbetta a piacere: maggiorana, timo, origano e formo una frittata sottile. Inoltre è una delle erbe che non possono mancare nel misto del Prebuggiun(qui>>>) E per finire nei paesi anglosassoni ancora si fa il vino di Ortica e la birra di Ortica ... prendendo un ramo da mille foglie della pianta da noi chiamata ortica, e tenendolo con la mano sinistra sapremo vincere qualunque timore e nemmeno la vista di un fantasma potrà spaventarci... (Alberto Magno 1206-1280) Non ho ancora scritto come fare a riconoscerla... Sembra strano ma qualcuno che ha dei dubbi c'è, in effetti altre piante assomigliano nell'aspetto, nella forma delle foglie, nel colore. Basta comunque toccarla per distinguerla da tutte le altre piante, il nome lo dice: Urtica dal latino "urere", bruciare. Ha una parente stretta, il Lamium, che non punge, e pur essendo commestibile non è consigliabile per il contenuto in saponine. Sembrano quasi identiche, e spesso sono assieme, ma a guardar bene nella foto sotto, non ci sono i peli urticanti, e il fiore è diverso Ci sono comunque almeno due tipi di ortiche, che a me hanno insegnato essere maschio e femmina... una più tenera, dalle foglie più arrotondate, di un verde più chiaro, che punge meno e ha meno odore e un'altra dalle foglie più allungate più scura che punge di più e puzza. Io cerco sempre questa di un bel verde brillante. Un consiglio per raccoglierla pungendosi meno possibile, se seguite il verso della peluria, il peli non si spezzano e non esce il liquido urticante, che poi è solo un meccanismo di difesa della pianta. E poi comunque se ci si punge anche un pochino, una volta si fustigavano con i rami di ortica per stimolare la circolazione sanguigna e curare i reumatismi, anzi era l'unica cosa che avevano quando sospettavano un attacco di cuore, buttare il sofferente nelle ortiche ... A Milano esiste un quartiere chiamato l'Ortica proprio per la massiccia presenza di quest'ultima quando lì era ancora campagna bagnata dal Lambro. Un' ultima curiosità, a Dorset, nel Regno Unito, si svolge tutti gli anni il Campionato Mondiale di Mangiatori di Ortiche, legato alla leggenda secondo la quale l'ortica non farebbe inacidire la birra. Pare esista un sistema per non pungere l'interno della bocca e vince chi "mangia" più "metri" di ortica, misurando alla fine gli steli nudi rimasti ai partecipanti. 😱😳😮 Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. 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  • PASTA A VANTAGGIO

    Popolo scarno, di poche preziose risorse il Ligure, con tanta acqua davanti e poca terra dietro, poi i monti. Ogni centimetro di terra coltivata e se non c'era si portava la terra e te lo inventavi il campo, dove mettere quello da vivere niente di più. Avvantaggiarsi, quindi in tutto, anche in un semplice piatto di pasta. Se la pasta fatta con la farina fine bianca era riservata a chi se la poteva permettere, quella integrale con la crusca costava meno a vantaggio di chi la comperava. Al giorno d'oggi c'è da riflettere che in questo caso il vantaggio sta tutto nel mangiare un'alimento nella sua completezza con tutte le proprietà che non vengono tolte dalla raffinazione. La pasta integrale, detta appunto avvantaggiata, specie nel formato delle trenette, è nella tradizione pastaia ligure, e la morte sua è con il pesto. Addirittura pare venisse prodotta con la farinella che si ottiene setacciando ulteriormente dopo aver tolto il fior di farina. A volte si aggiungeva una certa quantità di farina di castagne, sempre perché erano tempi che quest'ultima costava meno della farina di grano. Qui, nella mia campagna era uso fare le tagliatelle, più che trenette (formato impossibile da fare in casa per la loro forma a sezione ellittica), la mattina presto mentre gli uomini facevano colazione, impastando velocemente farina e acqua e tirando la sfoglia con il cannello, perchè fossero pronte da condire a mezzogiorno, o da buttare nel minestrone la sera al ritorno dai campi, quando passato l'inverno non era più tempo di polenta. Per farla io uso per la farina intera di grano tenero, del mulino sotto casa, del grano prodotto in zona, senza levare la prima bianca e non metto uova e il risultato è molto gustoso. Nella fontana di farina sulla tavola di legno da impastare metto un poco di acqua appena appena tiepida e inizio a impastare raccogliendo la farina dal bordo del cratere. consumata tutta l'acqua, aggiungendone poca per volta se ne serve, impasto con forza con il fondo del palmo della mano premendo e tirando e ripremendo fino ad ottenere una pasta il più possibile omogenea e formo una palla che lascio riposare ben coperta per una mezz'ora Trascorso questo tempo, allargo con le mani la palla fino ad avere un disco infarino bene tavolo e superficie della pasta e continuo ad allargare con il mattarello facendo girare il disco di pasta Poi inizio ad arrotolare la pasta sul mattarello spianandola con le mani mentre arrotolo e facendo scorrere il mattarello con la pasta per tutto il tavolo, riapro e arrotolo fino ad avere la pasta della sottigliezza desiderata. Infarino bene la superficie e comincio ad arrotolare la pasta su se stessa fino alla fine Con un coltello liscio taglio le tagliatelle delle misura desiderata faccio bollire pochi minuti in acqua abbondante salata e condisco con pesto (qui>>>) o anche salsa di noce - I sapori più semplici danno lo stesso piacere dei più raffinati ... - Epicuro Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.

  • CIPOLLE FACILI FACILI BUONE BUONE

    Mai post sarà più facile e corto con il massimo risultato di questo. Chiunque, ma veramente chiunque può riuscire. Necessita solo di una teglia, delle cipolle e di un forno. Per questa elaborata ricetta mi servo di comunissime cipolle bionde, possibilmente della stessa misura, per la quantità che mi è necessaria, le metto così come si trovano in una teglia qualsiasi, infilo nel forno della stufa a legna e lascio lì... stando attenta che non salga troppo la temperatura. Quando non ho la stufa accesa, nel forno normale a 180 gradi per mezz'ora, quaranta minuti, secondo la misura delle cipolle. Trascorso il tempo le sfoglio delicatamente con l'aiuto di una forchetta, estraggo le cipolle cotte e condisco con olio evo, sale e se voglio un goccio di aceto balsamico. Spero che la bontà di questo piatto vi ripaghi della fatica e della elaborata preparazione e anche del costo elevato che comporta. 😂😂 Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.

  • LA CIALLÈ–DD

    La Cialledda... ogni tanto mi permetto un'incursione, piacevole, nei piatti che ho assaggiato qui e là. È un piatto del sud, pugliese e lucano, dalle mille varianti, fatto con ingredienti poveri, semplici di facile reperimento nelle campagne. Esistono Cialledde calde e Cialledde fredde. Questa è la versione Materana che ho gustato al ristorante "Il Terrazzino" (qui>>>) di Matera. Mi è piaciuta tantissimo e non esito a farmela abbastanza spesso, visto che posso usare le erbe del Prebuggiun,(qui>>>), più o meno le stesse raccolte al sud. Ed è velocissima, se si possiede un poco di erbe già bollite. In una padella abbondante olio, in questo caso pugliese, un bello spicchio d'aglio schiacciato. Mentre si scalda l'olio, aggiungo qualche oliva, andrebbero quelle grandi baresi, queste della foto sono le mie che ho messo in salamoia io, pochi pomodorini tagliati in quattro e li faccio passare qualche attimo. Aggiungo il Prebuggiun bollito, tagliuzzato grossolanamente, e lo faccio insaporire pochi minuti, aggiungo due mestoli d'acqua calda, aggiusto di sale e lascio sobbollire qualche minuto perchè i gusti si mescolino. Il tempo di preparare una fondina con due fette di pane, e qui ci vorrebbe il meraviglioso pane di Matera con la sua crosta croccante, spessa, nera, quasi bruciata, la mollica dalla grande alveolazione e il caratteristico colore giallo paglierino della farina di grano duro... scusate la divagazione... dunque prendo le due fette di pane pugliese che trovo qui. L'alternativa per non arrivare fino a Matera è comperarlo on-line, viene spedito ovunque. Lasciata consumare l'acqua aggiunta, non va troppo brodosa, un minuto prima di spegnere rompo dentro un uovo, mescolo e appena l'albume è rappreso impiatto. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.

  • ZEPPOLE E FRISCEU DI SAN GIUSEPPE

    - A San Giöxèppe, se ti pêu, inpî a poêla de friscieu - Tradizione antichissima quella delle frittelle per il giorno di San Giuseppe. Una di quelle feste che si è sovrapposta ad altre di fine inverno nelle popolazioni non ancora cristiane, l'ultima degli antichi romani ad essere sostituita con quella dedicata del 19 marzo. E non solo ligure, in tutta Italia si frigge, da nord a sud, tanto da far conquistare al Santo l'appellativo di "San Giuseppe frittellaro". Una leggenda racconta che San Giuseppe dopo la fuga dall'Egitto, si arrangiò a vendere frittelle, visto che non poteva più esercitare il mestiere di falegname. Per questo fino a qualche anno fa, quando ancora esistevano, erano loro, i falegnami, che davanti alle loro botteghe allestivano un banchetto provvisorio e il bancâ (il falegname) offriva a amici e passanti i frisceu, dolci e salati, ripieni di uvetta o verdura. Fra tanti uno era pieno di bambagia e chi lo trovava doveva pagare da bere a tutti. nonno Giuanin, nella sua piccola falegnameria in Via Entella a Chiavari - A éuggio se fa sôlo i frisceu - La ricetta è semplice e più o meno uguale in tutta Italia. Questa è la mia, simile alla pastella che uso per fare le verdure appastellate nel fritto misto alla genovese, con l'aggiunta di un rosso d'uovo per sancire la festività. Quella antica vuole il lievito di birra unito alla farina il mattino presto perché la pastella per i frisceu sia pronta da friggere per il mezzogiorno. Per far prima ora uso la farina autolievitante, per esempio quella della Spadoni, per circa 250gr., un rosso d'uovo e l'acqua che basta a formare una pastella ancora abbastanza sostenuta, perché di mio, aggiungo il bianco montato a neve. Come dicevo, i frisceu sono cucchiaiate di questo impasto messe in olio abbondante a formare friggendo delle palline. Nell'impasto si può mettere la qualsiasi, per tradizione il Prebuggiun (qui>>>), i fiori di Boraggine (qui>>>), la lattuga, la cipolla, il baccalà, e in quelli dolci lo zibibbo (l'uvetta). Mio padre, di origini piemontesi, preferiva, in questo giorno, le frittelle di mele come si fa nel fritto misto piemontese, la fetta rotonda con il buco e in ricordo suo così li faccio ancora. La mela deve essere necessariamente Renetta, qualsiasi altra mela si perde. Dopo averla sbucciata e privata del torsolo e tagliata a fette, immergo ogni fetta nella pastella e poi nell'olio bollente. Attenzione ... una è di cipolla 😂😂😂 - San Giuseppe frittellaio è un dì per metà festaio - Al sud, per San Giuseppe, si fanno le zeppole, di ogni misura, e dopo aver passato due anni a rimpinzarmi di queste a Taranto, non posso fare a meno di rifarmele qui tutti gli anni. Sempre al Sud per questa giornata, si organizzano anche le Mattre, le Tavolate di San Giuseppe, mirabolanti tavole ripiene di ogni ben di Dio che vengono offerti alla folla. Una volta venivano riservate ai poveri mendicanti di ogni paese, e per me assistere a una di queste feste, proprio a San Marzano di San Giuseppe, è stata davvero una esperienza emozionante. Tornando alle zeppole, i puristi le intendono fritte, in realtà in ogni pasticceria si trovano a piacere anche quelle al forno. Si tratta di una pasta choux, la pasta dei bignè, servita con crema pasticcera e decorata con una amarena sciroppata. La ricetta viene direttamente da Taranto e fra le tante che potete trovare questa ha veramente poco burro. Dunque in 250gr di acqua metto 50gr di burro a pezzetti a sciogliere sul fuoco, quando prende il bollore butto tutto di colpo 150gr. di farina e faccio cuocere mescolando fino a che non ottengo una palla. Metto a intiepidire, poi uno alla volta, facendolo assorbire bene, aggiungo un uovo intero alla volta, fino a tre, per questa dose. Con l'aiuto di un sac à poche e una bocchetta stellata grande, formo, su quadratini di carta forno (anticamente su di un piattino unto) un anello a due giri. A olio caldo, ma non troppo, poso delicatamente dentro, ogni zeppola con la carta in su, aspetto qualche secondo e tolgo la carta. Lentamente la zeppola si gonfia, la giro e la tolgo quando è di un bel colore ambrato e bella gonfia. Si capisce che la pasta deve essere bella sostenuta, quindi attenzione ad aggiungere l'ultimo uovo, e l'olio deve essere ben caldo, ma meno che per i frisceu, per permettere alla zeppola di gonfiare. Se l'olio è troppo caldo secca senza gonfiare. Una volta fritte le decoro con una crema pasticcera, un'amarena sciroppata e zucchero a velo. Con lo stesso impasto si possono fare e mettere in forno statico a 180° e aspettare che gonfino ben bene. Per la crema pasticcera, semplicemente metto un cucchiaio raso di farina, (o di amido di mais, o di fecola), e di uno di zucchero e un bicchiere di latte scarso, per ogni uovo, in una pentola. Aggiungo qualche semino preso con la punta de coltello, da una bacca di vainiglia, due pezzetti di scorza di limone e sul fuoco basso porto a cottura sempre mescolando. Appena si rassoda e si formano le bolle alle pareti della pentola tolgo e metto a raffreddare. Se qualcuno appartiene al popolo di "quelli che gli impazzisce sempre la crema" conviene provare a cuocerla a bagnomaria (qui>>>) Non resta che deliziarsi il palato sperando nella primavera che si avvicina anche se San Giuseppe ha la barba bianca e quindi può ancora nevicare ... Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.

  • POLÀSTRO ALLE CIPOLLE E LA SUA ZUPPA

    Ricetta semplice, post veloce, massima resa e gusto. Una ricetta imparata in gioventù da Messegué, Maurice, colui che con i sui scritti diede parola ai miei nebulosi pensieri di adolescente, rischiarando i miei orizzonti e facendomi capire che quello che volevo nella vita era abitare in campagna. È francese, pazienza, ma tant'è siam cugini... La facilità consiste nel prendere un pollo, ruspante è meglio, metterlo in pentola a bollire e invece del solito carote sedano cipolla aggiungere solo cipolle, ma tante, anche sei, sette, dieci, e ovviamente sale. Una o due cipolle possono essere steccate con due o tre chiodi di garofano e qualche grano di pepe e a piacere un piccolo pezzo di stecca di cannella. Si fa bollire il giusto per cuocere il pollo. La carne del pollo non avrà nessun gusto strano di cipolla e il brodo, opportunatamente sgrassato dopo un riposo di frigorifero di qualche ora, fornisce una deliziosa zuppa dove le cipolle con la loro dolcezza contribuiscono a rendere particolare, quasi zuccherato. Per guarnire questo piatto qualche crostino ottenuto da quadratini di pane spruzzati d'olio, di sale, cosparsi di una qualche erba che potrebbe essere maggiorana (qui>>>) o origano o timo e messi in forno per qualche minuto sorvegliando che non brucino. Non è possibile descriverne la bontà. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.

  • L'INSALATA DEL RE

    Presso le rive dei ruscelli, nelle acque lente ma correnti, pulite, cresce la Veronica Beccabunga L. Che aveva questo nome l'ho scoprii quando finalmente la trovai su un libro delle erbe, dopo che in casa l'avevamo sempre chiamata insalata del re o falso crescione. Il nome Veronica pare le venga dalla pia donna, così si chiamava colei che asciugò il sudore di Cristo, durante la Via Crucis, con un panno, sul quale rimase impressa l'impronta del viso e leggenda vuole che nel tenero fiorellino aperto si possa intravedere un volto umano. Ci provo da cinquant'anni ma io non l'ho ancora visto. Beccabunga invece, forse dal fiammingo "che brucia" Nelle vostre passeggiate buttate l'occhio lungo i fossi, nei piccoli rii ai bordi dei campi e con un po' di attenzione potrete scorgere le sue foglioline carnose, glabre, lucide, di un bel verde, che spuntano dall'acqua, sul fusto prostrato che affonda le radici a pelo d'acqua. Se vi attardate nelle passeggiate da fine aprile fino a tutto settembre, la potete notare per i suoi delicati fiorellini azzurri a quattro petali. Cresce ovunque, in specie al nord, nei versanti ben soleggiati, fino a 2500 mt. In ogni caso vi consiglio di segnarvi il posto, di raccoglierne un poco con le radici e a casa sistemarle in un vaso con acqua dove continuerà a darvi foglie per diverso tempo. Per il consumo si raccolgono le cime prima della fioritura, in acque che dovete controllare siano pulitissime, che non provengano, se pur correnti, da uno scolo di stalle o simili, in quanto va mangiata cruda. Il gusto piccante, leggermente allapante, va bene in un misto di insalate per dare quel tocco in più, a me piace anche da sola con un poco di olio e limone. E' preziosa ed elegante come guarnizione a molti piatti primaverli. Non è possibile cuocerla, diventa amarissima, e per me immangiabile. Anticamente usata per le infiammazioni del cavo orale, ne esistono diverse varietà, più o meno officinali, anche con le foglie più grandi. Ho fatto un salto qualche giorno fa a controllare la mia riserva selvatica di insalata del re, nonostante fosse un poco arrossata dal freddo intenso dei giorni scorsi, sta bene, e anche quest'anno per Pasqua sarà sulla mia tavola a deliziare i palati dei miei ospiti. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.

  • LA VALERIANA ROSSA

    Costeggiando il mare, sui vecchi muri calcarei delle strade di Liguria non si può non notare questo bellissimo fiore rosa acceso che, pur se colpito dai venti di mare, si abbandona con il suo lungo stelo cavo, senza rompersi. È il Centranthus ruber o meglio la Valeriana semplice, leggermente diversa da quella officinale, ma con più o meno le stesse qualità. E cioè la sua radice ha proprietà sedative, antispasmodiche, antinevralgiche anche se non si è ancora capito come agiscano. I pareri sono discordi, qualcuno pensa che questa varietà rossa non abbia nessuno degli effetti della simile Valeriana Officinalis. Personalmente penso che se si è sempre usata qualche effetto lo avrà, visto che la leggenda narra del suo uso addirittura per calmare gli animi infuriati degli innamorati litigiosi e farli riconciliare. Peccato averlo scoperto in tarda età! In realtà a me interessa come una delle piante raccolte per il misto genovese del Prebuggiun (qui>>>) . Non mi piace molto il suo profumo quindi non riesco ad usarla, per esempio, cruda nelle insalate e pare che l'odore della sua compagna Valeriana officinale sia ancora peggio. Nel misto di erbe bollite invece può starci ed è usata da sempre. È conosciuta come Cannuggi, Erba Canna, Cannaezzu per il suo stelo lungo, vuoto all'interno. Per questo motivo è una di quelle piante della quale si usano solo i teneri germogli quando escono dai muri rocciosi alla fine dell'inverno. Se non piace in cucina, resta l'uso dei poteri magici attribuitigli fin dal Medioevo: le radici essiccate erano usate sparse per casa per proteggere la casa dai fulmini, le streghe le usavano per entrare in contatto con gli spiriti e gli imbalsamatori usavano i suoi semi nelle pozioni per conservare i corpi. Detto questo io ne faccio dei grandi mazzi da mettere a bagno per rallegrare casa perché il fiore mi piace tantissimo. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.

  • TORTA PATATE E CARCIOFI 😋😋😋 a modo mio

    Ahhhhhhh.... il carciofo, come può non piacere? Eppure succede, e succede anche in casa mia dove dagli avi in poi tutti erano golosi di questa verdura speciale e poi trac! ... I miei figli no, non li mangiano. Pazienza, non rinuncio di sicuro a mangiarmeli da sola. E se voi volete condividere, oggi mi faccio la torta di patate e carciofi a modo mio, o meglio a modo della mia amica Gabri che me ne ha passato la ricetta anni fa. Prima due parole sul carciofo ligure, di Albenga, si intende, al massimo in periodi bui uso quello sardo. l' Ardiciocca o Articiocca (dal nome arabo الخرشوف) come è chiamato in Liguria il carciofo, è diverso da tutti gli altri, assomiglia ai Liguri, spinoso ma tenero e all'interno senza sorprese di barba o altro. Del carciofo ligure mangi tutto, anche il gambo appena spellato, crudo e cotto, una volta che hai tolto le spine. Come dei Liguri, se lasci perdere le spine ... Per niente si narra che Zeus innamorato della bella Cynara, dagli occhi verdi dalle rarissime sfumature viola, ai suoi continui rifiuti decise di trasformarla in una pianta che aveva le stesse caratteristiche dell'orgogliosa ninfa. Spinosa e rigida all'esterno, come era il suo carattere, ma dentro un cuore tenero e dolce, come l'animo della bella Cynara, come sono i nostri carciofi... e come siamo noi. Le proprietà dei carciofi? Innumerevoli, la prima, lo sanno tutti, la cinarina, utile al fegato. Poi diabete, pressione sanguigna, colesterolo tutte patologie che traggono benefici dall'uso del carciofo, financo ossa e cervello per la presenza di vitamina K. Con le foglie si può fare una tisana disintossicante, un pò amara, ma salutare. Peccato che molte qualità spariscano con la cottura e quindi conviene mangiare il carciofo crudo. Il pinzimonio di carciofo crudo è uno dei primi ricordi della mia infanzia, la cena preferita di mio padre; il piattino, la forchetta sotto da una parte, per tenerlo alzato, sale fino e via una foglia dietro l'altra, fino al cuore tenero che facevamo finta di contendercelo se uno finiva prima dell'altro: - Me ne dai un po' del tuo?- - No, è troppo buono- -Sei egoista- diceva mio padre, per poi lasciarmi anche il suo. Per il resto, frittate, risotti, minestra, ripieni, sugo di carciofi.... ma oggi è il giorno della torta di patate e carciofi. Ho spadellato i carciofi tagliati a fette non troppo sottili, con aglio (a me piace a pezzi) e bagnati con poco vino bianco. Nel frattempo ho sbucciato le patate, sempre a pasta dura che non tendano a sfaldarsi, tagliate a fette, come dice l'Artusi, dello spessore d'un soldo, e messe nella teglia antica di alluminio di nonna (e non venite a dirmi che quelle moderne cuociono uguale) e le condisco con olio e sale direttamente con le mani In una tazza ho messo un poco di mollica di pane a bagno nel latte In un "grilletto" a parte ho messo uova, parmigiano e tanta "persa" (maggiorana) tritata, ho sbattuto e aggiunto la mollica di pane spremuta, ho sistemato i carciofi passati sopra le patate nella teglia, e ancora sopra ho sistemato a cucchiaiate la pappina di uova, formaggio e pane. Ripeto: a strati, patate, carciofi e condimento. Non tutto mescolato assieme. L' accorgimento del pane permette di usare molto meno uova e crea una crosticina deliziosa. Infatti per una teglia di 30 cm.ho usato solo due uova. Un bel giro d'olio e in forno a 200 gradi per 35-40 minuti. Vorrei arrivasse anche il profumo, un bel bicchiere di bianchetta genovese e ... bón apetìtto . "A l'ëa in sce ‘n'articiocca ch'a ghe punzeiva o cû a criava Gente aggiutto / a criava Gente aggiutto A l'ëa in sce ‘n'articiocca ch'a ghe punzeiva o cû a criava Gente aggiutto / mi no ghe a fasso proprio ciû! Olidin, olidin, olidena sabbo a Camoggi, domenega a Zena; Olidin, olidin, olida sabbo a Camoggi, domenega a Pra!" 😂 😂 😂 Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.

  • L'ULTIMA ZUCCA 🎃

    In questi giorni si è reso necessario smaltire le zucche conservate per l'inverno prima che marcissero, visto le temperature alte di questi giorni, così mi sono ritrovata con una grossa quantità di zucca tagliata e pulita da utilizzare in qualche maniera. Io avrei detto alla fata Smemorina: “No, la zucca no... mi serve per i tortelli” ​ L'unico modo possibile è trasformarla e conservarla in freezer o sott'olio o come marmellata. Un quantitativo va a pezzetti, sbollentato due minuti in acqua bollente, fatto asciugare, sistemato in congelatore, per sughi, risotti e altro. Una parte è andata a cuocere in pentola, con pochissima acqua, poco sale, frullata appena tenera con il frullatore ad immersione, ridotta in crema. Divisa in contenitori per la dose che mi può servire per due, tre persone, e sistemata anche questa in congelatore, come base per vellutate di zucca dove andrò ad aggiungere quello che mi farà più piacere al momento. Cipolla, patate, aromatizzata con aglio o rosmarino o curry o zafferano, o anche così con crostini di pane condita con formaggio fresco, magari di capra, e timo. Una certa quantità va in agrodolce tipo alla palermitana: tagliata a fettine non troppo sottili. in una padella dal fondo largo, coperto di olio, friggo le fette di zucca, un paio di minuti per parte, tolgo, salo, e nello stesso olio faccio soffriggere un attimo dell'aglio e della cipolla a fettine, aggiungo zucchero e aceto in proporzione di un cucchiaio di zucchero due di aceto, spengo e sistemo sopra allle fettine di zucca. Ottimo antipasto, si conserva chiusa in contenitore, almeno una settimana in frigorifero. per la marmellata di mele e zucca vi rimando a questo post (qui>>>) Poi, improvvisamente mi è venuta voglia di fare due tortelli da congelare già pronti per cuocere. Guardo in dispensa e gli amaretti... finiti, niente mostarda, ma acciderbolina, nemmeno uova. Le galline latitano, in questa confusione di caldo inverno e quindi? Oramai decisa, mi accingo a fare tortelli senza uova nella pasta e senza uova nel ripieno. Impasto velocemente metà farina 00 e metà semola, con acqua fredda, formo la palla e faccio riposare coperta. Nel frattempo, scelgo i pezzi di zucca più sodi e di un bel colore carico, proprio della qualità di zucca da tortelli che avevo seminato nell'orto, li metto tagliati e senza buccia, in un contenitore coperto, nel microonde per circa un quarto d'ora alla potenza di 800watt. Controllo se è cotta, scolo la poca acqua che ha fatto, metto nel robot e frullo. In un contenitore, aggiungo alla zucca frullata ricotta, parmigiano, sale, pepe e noce moscata e un goccio di olio. Tiro la sfoglia, lasciandola appena un poco più spessa di quello che avrei fatto se avesse le uova, e taglio dei tondi Ho ereditato i forma-tortelli, metto il tondo sull'aggeggino di plastica e nel mezzo un cucchiaino di ripieno, e chiudo premendo bene Zucca di qua zucca di là, è arrivato mezzogiorno, mentre bolle l'acqua, faccio sciogliere in padella un pezzetto di taleggio con un po' di burro e latte, un rametto di rosmarino per profumare e cotti i tortelli pochi minuti in acqua salata, li spadello velocemente. Ottimi, delicati, leggeri, non si sono aperti. Gli altri vanno in congelatore. Bene, ora fino all'autunno prossimo non voglio più vedere una zucca. 😅 🎃 Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>

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