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- LIMONE uso e strauso
-"... tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l’odore dei limoni."- E.Montale Non credo possibile una casa dove non esista un limone pronto per essere usato. Concentrare tutte le proprietà e gli usi del limone in un semplice post: impossibile. Mi limiterò, come sempre a raccontare del mio personale rapporto con il limone. È un amore grande. Dura da tanto, tramandato di madre in figlia. Due accenni sulle proprietà riconosciute: tanta vitamina C, ma molto molto più potassio. L'acido citrico, quindi, che ha una funzione importante in vari processi biologici come la trasformazione del glucosio in energia, è un antiossidante e un conservante, un antibatterico e ha effetti diuretici. Ostacola la formazione di calcoli e acido urico e nello stesso tempo è uno stabilizzante osseo. Questo ovviamente è quello che ho letto e saputo qui e là. Poi... poi oltre la scienza c'era mia madre... e le sue mani, bianche, morbide, con le unghie lunghissime anche a 91 anni, resistenti che avrebbe potuto usare come arma impropria, eppure non ricordo abbia mai ferito nessuno. Il segreto? il limone. Tutte le sere, con una costanza che io non ho avuto (e me ne pento), si spremeva mezzo limone fra le mani e poi si massaggiava fino ad assorbire il succo e ancora continuava con il limone che aveva spremuto rigirandoselo tra le mani per qualche minuto, lasciando asciugare senza risciacquare. Tutte le sere. Fosse solo per avere unghia belle e pelle morbida, ma con questo sistema si è fatta passare i dolori di rizoartrosi, tunnel carpale, pollice a scatto vari, evitando interventi che sembravano inevitabili. Non solo io non l'ho fatto, ma la prendevo anche un po' in giro quando diceva che usava il limone come antidolorifico, come per altro faceva già sua nonna. Fino a qualche anno fa quando mi capitò di leggere in un articolo medico, che non trovo più, dove diceva "i nutrienti importanti contenuti nel limone, specie gli oli essenziali della buccia, riducono il dolore alle articolazioni poiché aiutano a rilassare i vasi sanguigni e producono un effetto antinfiammatorio che diminuisce la sensazione di dolore in modo significativo."😮😳Ecco. Inutile dire che lei apparteneva alla schiera di coloro che alla mattina a digiuno prendono un bicchiere di acqua tiepida con mezzo limone spremuto dentro. Questa pratica per fortuna l'ho cominciata da qualche anno con costanza e devo dire che ne sento i benefici e vedo la differenza, quando smetto, sia a livello di regolarità intestinale che sulla pelle e non nego un certo aiuto nei periodi che cerco di stare a dieta, anche se qualcuno dice che forse quello che fa bene in primis è l'acqua tiepida a digiuno. Mia nonna diceva: - quando ti alzi alla mattina ti lavi la faccia, ecco il bicchiere di acqua ti lava dentro.- Non sarò l'unica che ha subito nell'infanzia il rito del cucchiaio di olio extravergine di oliva con qualche goccia di limone al mattino dentro, prima di andare a scuola. Serviva per le ghiandole linfatiche, dicevano, pare sia un disintossicante per il fegato. Se al mattino regolarizza l'intestino è innegabile la sua proprietà astringente in caso di un attacco di diarrea. In questo caso basta far scaldare il succo di un limone e berlo caldo senza aggiunta di acqua o di zucchero. Ho già parlato in un altro post dei benefici della tisana di alloro (qui>>>) alla quale immancabilmente aggiungo la scorza di limone e ha un potere digestivo incredibile e allevia nausea, mal di testa e pesantezza derivanti da pasti troppo abbondanti. Senza saperlo abbiamo sempre servito la bistecca o la cotoletta con la fetta di limone, o condito le carote crude o i cavoli bolliti con il succo di limone, ebbene condire con il limone permette di assorbire meglio il ferro contenuto negli alimenti. Che è un antiossidante non c'è bisogno che lo dica la scienza, lo si capisce usandolo per non fare annerire la frutta tagliata nella macedonia o i carciofi mentre li puliamo, e non c'è ragione di pensare che non faccia lo stesso al nostro corpo. Di recente ho imparato a passare qualche spicchio di limone con tutta la buccia nell'estrattore dopo mela, pera, banana o qualsivoglia frutta. Dà un gusto e un profumo particolare buonissimo ai succhi ottenuti. L'unica, forse, controindicazione è per chi soffre di gastrite in maniera importante. Per le pulizie, credo si possa davvero pulire qualsiasi cosa con il succo di limone. Unito al bicarbonato poi ... per il forno, per togliere odori dal frigo. Mezzo limone pucciato nel sale è l'unico sistema per pulire e disinfettare il tagliere, e sempre con il sale per pulire bronzo e ottone e togliere le macchie di ruggine. Un piccolo segreto per disinfettare i buchi delle orecchie, oltre a strofinare un po' di limone, pulire anche gli orecchini con il limone, prima di metterli. Attenzione alle perle, non credo che il limone sia compatibile con loro. Di tutti i limoni spremuti prima di buttarli ne metto uno nel cestello della lavastoviglie. E comunque conservo una buona dose di buccia nel freezer o la secco e polverizzo per aromatizzare qua e là dolci e pietanze varie. Tutti gli anni con uno o due bei limoni, ovviamente più che biologici, mi faccio l'olio al limone da mettere sul pesce o altro. In un'arbanella (barattolo di vetro per conserve) metto la scorza di tre o quattro limoni lavati e strofinati bene per eliminare ogni traccia di impurità, e copro con più o meno un mezzo litro di olio evo. Lascio per una quindicina di giorni e poi tolgo le bucce e conservo quest'olio profumato per condire, specialmente il pesce. Non sarò io a darvi la ricetta del limoncello perfetto perché ne esistono mille varianti. Comunque la mia è quella della buccia di otto, dieci limoni ovviamente non trattati, tolta con il pelapatate per non prendere la parte bianca amara, messi a macerare in un litro di alcool per sette giorni al buio e al fresco. Dopo filtro e aggiungo uno sciroppo raffreddato ottenuto con 600gr. di zucchero e un litro di acqua. Di recente ho provato quella velocissima di un giorno, sinceramente non mi è piaciuta. O quella della perfetta crema al limone per farcire crostate, torte varie, bignè ecc., la mia: la scorza di tre limoni, tre etti di zucchero, 50 gr. di fecola, 50gr. di burro. Mettere al fuoco con mezzo litro di acqua e far cuocere tutto per due minuti. Lasciare intiepidire e aggiungere il succo dei tre limoni, due uova intere, mescolare. Che poi sarebbe una specie di Lemon Curd casalingo. O il rinfrescante sorbetto ottenuto con la vecchia gelatiera? uno sciroppo ottenuto con 250ml. di acqua più 250gr. di zucchero, fatto raffreddare con la buccia di un limone dentro. Messo nella gelatiera con il succo di tre limoni e un albume leggermente sbattuto. Chi non ha la gelatiera può provare a metterlo in freezer nel portacubetti per qualche ora e poi passarlo al frullatore. In questo caso basta uno sciroppo più leggero, con meno zucchero. Ma le possibilità di uso in cucina del limone sono davvero troppe da descrivere tutte, fosse solo per una guarnizione a un vitello tonnato Due parole sulla pianta di limone, il Citrus Limon. È bella come pianta, spesso ha fiori e limoni allo stesso tempo, sta bene anche in un grande vaso su un terrazzo, ma teme il freddo. Per un certo periodo ne ho tenuto uno in casa al posto delle solite esotiche piante da appartamento. Nella leggenda chiamati pomi aurei, custoditi dalle Esperidi come simbolo di fedeltà, e amore e anche questo l'ho potuto constatare personalmente. Me ne fu regalata una pianta che seccò senza mai fare un frutto e capii tempo dopo perché.😄 Amato, il limone, da Alessandro Magno e per questo chiamato mela persiana, fu poi una delle cose che Cristoforo Colombo portò in America. Chi non conosce la storia dello scorbuto, la malattia dei marinai che ne soffrivano data la carenza di frutta e verdura fresca nell'alimentazione, e sconfitta grazie alla somministrazione di succo di limone o meglio alla vitamina C detta oggi per quello acido ascorbico? Ho dimenticato di dire che non compero limoni, sono fortunata, amici e parenti ne hanno piante a iosa in riviera e me li procurano. Ma nel caso mi trovo costretta a comperarli combatto da sempre una battaglia contro i limoni stranieri. Non li compero, punto. Abbiamo la fortuna di vivere in una terra dove da nord a sud ci sono varietà meravigliose di limoni, tanti IGP, da quelli nostri dalla Liguria di Ponente a quelli di Monterosso a Levante fino al Femminello Siracusano passando per Sorrento e Puglia e tornando su al lago di Garda con la sua particolare varietà. E ovviamente non trattati. Perchè mai comperare un qualcosa che userò per mangiare, con su scritto "buccia non edibile"? In Calabria ho imparato, che anche il fiore del limone, fa parte delle "zagare". Il termine "zagara", spesso associato solo al fiore di arancio, significa splendente di bianco, dall'arabo, comprende invece i fiori di tutti gli agrumi. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- CALENDULA FIORRANCIO
“Fiorrancio, fior d’ogni mese; perché fiorisce ogni calenda si chiama ancor calendula; perché si gira al girar del sole è detta sposa del sole e orologio dei contadini” In questa assolata estate, ultimo dei fiori che posso raccogliere ancora, ma non ultimo davvero per le proprietà... eppure così comune, così dimenticato come fiore, salvo poi andare in erboristeria e comperare creme alla Calendula, saponi alla Calendula, tinture di Calendula, olii e pomate alla Calendula, senza ricordare che con un vaso sul terrazzo o poche piante in giardino, con il fortunato rischio diventino infestanti, possiamo godere in maniera casalinga di tutti i benefici di questo fiore, compreso l'assordante arancio smagliante delle sue corolle che rincuora già a guardarlo. campo di Calendula selvatica in Puglia - prov. Taranto Pianta che non mancava mai nei giardini di una volta, facile da riconoscere, somigliante a una margherita ma dal colore, appunto, arancio vivo che le dà il nome volgare di "fiorrancio", ma anche con tonalità che arrivano al giallo, con un odore particolare, un sapore intenso per tutta la pianta, dalle foglie opache e carnosette, un poco appiccicaticce. Ne esistono diverse varietà, facilmente se ne incontrano due, una coltivata con più giri di petali nella corolla, una semplice selvatica, tutte più o meno con le stesse proprietà. Effettuato il facile riconoscimento non resta che approfittarne a piene mani. Quali gli usi? Tanti... semplici... Primo l'oleolito, siamo ancora in tempo. Basta una manciata di corolle fresche o appena appena appassite, un vaso di vetro se è possibile scuro, olio di oliva bio. Non mi resta che mettere i fiori dentro, coprire con olio, se il vaso non è scuro sistemarlo in un sacchetto di carta, tipo quelli del pane, e posizionarlo dietro una persiana chiusa dove il sole può comunque trasmettere il calore. Lascio per 30/40 giorni, poi filtro, se sono giornate molto calde anche prima. Due precisazioni mie personali: questo è un altro oleolito che faccio con olio di oliva evo bio, convinta come sono che le proprietà dell'olio di oliva si sommano a quelle della Calendula. E' un oleolito per il quale penso non sia necessario esporlo alla luce diretta del sole caldo estivo, ma solo al calore. Se si vuole un olio più fluido per massaggi si può fare con altro tipo di olio, di riso, di mandorle, di sesamo. Con l'oleolito che si ottiene è possibile lenire la pelle arrossata causata dal pannolino nei bambini, eritemi e dermatiti di vari natura. La Calendula contiene un'essenza in grado di neutralizzare il veleno delle punture di insetti, così come quello delle meduse. Negli anni ho scoperto le sue proprietà vasodilatatrici coadiuvanti nei problemi legati alle vene varicose, emorroidi e ragadi. Usato nei massaggi, per esempio delle gambe, riduce la sensazione di pesantezza e contribuisce alla guarigione di ulcere. Al contrario dell'oleolito di Iperico (qui>>>) fotosensibilizzante, l'oleolito di Calendula è un ottimo pre-sole. Se il massaggio con l'olio non piace, si può confezionare una pomata casalinga, profumandola con l'aggiunta di qualche olio essenziale, tipo lavanda, qui>>> si trovano tutte le descrizioni del vero olio essenziale di lavanda Cliccando sulle immagini si vedono i passaggi per fare la pomata. Occorrono 10gr. di cera d'api, 40 gr. d'acqua distillata o come nel mio caso il mio idrolato di lavanda o di rose, 50gr di oleolito di calendula e se si vuole olio essenziale di lavanda o simili. Di recente ho scoperto che l'acqua è assolutamente ininfluente, quindi la metto solo se ho l'idrolato a disposizione, altrimenti la crema viene benissimo anche senza. Scaldo a bagnomaria, (qui>>> trovate cosa si intende per vero bagnomaria) la cera e l'oleolito in due contenitori diversi. La cera ha bisogno di più tempo per sciogliersi e non è il caso di mescolare da subito cera e oleolito, in quanto meno si scalda l'oleolito meglio è, aggiungendolo freddo farebbe solidificare la cera creando grumi difficili da togliere. Sciolta la cera aggiungo l'oleolito appena appena tiepido, mescolando quel tanto da amalgamare, tolgo dal fuoco e aggiungo l'acqua intiepidita frullando con un frullino di quelli da pochi euro per fare la schiuma nel cappuccino. Solo a questo punto aggiungo poche gocce di olio essenziale se voglio, mescolo con una paletta di legno fino ad avere un composto liscio. Un consiglio: per pulire tutto quello che si sporca con la cera l'unica cosa che funziona è il bicarbonato, anche se uso pentolini e cucchiai apposta per questi miei lavori e non c'è nulla di tossico. Ho lasciato per ultimo l'uso interno della Calendula, non mi piace il gusto e non riesco a usarla, come so che si può fare, in tisana, sempre per le proprietà antinfiammatorie, specie in gastriti e dolori di stomaco. Voglio ricordare la sua importanza nell'orto, per le sue caratteristiche è un'ottima vicina per zucche, zucchine, cetrioli, melanzane, pomodori, legumi, peperoni. Oltre a incrementarne la produzione scoraggia insetti e microrganismi pericolosi per queste verdure. Nei giardini è stata sostituita, chissà perché, dalle Tagete, probabilmente ignorando che queste ultime sono chiamate impropriamente Calendula messicana in quanto hanno proprietà simili per l'uomo e anche per l'orto. Strana la simbologia del Fiorrancio, con quel colore allegro dovrebbe essere proprio dedicato alla gioia, e per le sue proprietà lenitive ricordare lo star bene ... Nato dalle lacrime di Venere che piangeva il suo Adone ucciso, è invece in tutto il mondo consacrato al dolore, alla morte, ai dispiaceri, alla gelosia, tanto che per i francesi è souci de champs. foto dal web A Bali ci sono coltivazioni intensive di Calendula, dove fiorisce tutto l'anno, per la sua resistenza come fiore reciso. Tutte le mattine vengono riempiti camion di corolle di fiori per essere portati al mercato, dove, per il loro colore giallo dorato, sono vendute per comporre il canang, la quotidiana offerta a Sang Hyang Widhi Wasa, il Dio supremo della cultura balinese. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- MAZZOLINI PROFUMATI DI ERBE
Fra le molte cose che si possono fare con le erbe raccolte in questi giorni, i mazzolini profumati con proprietà antitarme utili per profumare cassetti e ambienti sono fra quelle che mi piacciono di più. Una volta seccati si possono bruciare come fossero smudge, i bastoncini di erbe costruiti e bruciati come incensi dagli sciamani per purificare gli ambienti, dopo qualche cosa di negativo una lite, una malattia, una giornata agitata. Al di là di quelli semplici di Lavanda, si possono aggiungere altre erbe come l'Alloro, potente tarmicida, l' Iperico che non fa mai male, e Rosmarino, Salvia ecc. ecc., non c'è che da sbizzarrire la fantasia. Qui di seguito l'esempio di uno, per pura scaramanzia uso sempre in numero dispari i rametti di erbe. Vi serviranno: un bel stelo di Achillea undici steli di Lavanda qualche ciuffo di Iperico sette rami di Rosmarino cinque o sette foglie di Salvia o di Alloro o di Tiglio per coprire il gambo un filo lungo di materiale naturale, nel mio caso filato il mio filato di Ortica Preparate il materiale come nella foto pulendo gli steli che dovranno essere tra i 15 e i 20 cm dalle foglie. Create il centro con il fiore grande di Achillea, disponete intorno a uguale distanza gli undici steli di Lavanda, facendoli spuntare riempite gli spazi fra la Lavanda con i ciuffi di Iperico aggiungete i sette rametti di Rosmarino sempre facendoli spuntare un po' a questo punto con il filo piegato a metà formate un cappio e legate ben stretto fate un giro di foglie di Alloro, se volete potenziare l'effetto tarmicida oppure di Salvia, continuate a legare, e coprite il gambo con foglie più grandi, per esempio Tiglio, inserendo qualche fiore e continuando a legare a spirale, fino in fondo, fissate con qualche giro e ritornate in su, sempre a spirale arrivando a fissare bene in cima. Potete continuare come volete aggiungendo o fermarvi prima con meno varietà . Per il semplice mazzolino di Lavanda qui di seguito un veloce tutorial Prendete sempre un numero dispari di steli di lavanda Legateli alla fine del fiore con un nastro Piegate verso le cime i gambi e rilegate Potete decorare il mazzetto mentre piegate gli steli alternando un nastro o anche con spago o cordino, nella foto quelli coloratissimi dell'amica Erika Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- LA POLIGALA 🌼
Poggi e campi si van riempiendo di fiori... una volta ogni filo d'erba era importante per la sopravvivenza degli animali del contadino e di conseguenza per la sopravvivenza di quest'ultimo. Ogni filo di fieno aveva la sua funzione e il suo scopo e spesso qualche uso anche per l'uomo. Oggi ho scoperto la prima Poligala fiorita di questa primavera. Difficile decidere quale tra i fiori del fieno mi piace di più, ma certamente questa ha una preferenza Impossibile per me definire scientificamente la Poligala che trovo qua, ne esistono infinite varietà, ne trovo con fiori dal rosa, al lilla, all'azzurro, spesso vicini uno all'altro. Ed ora so che c'è anche bianca La pianta forma dei bei cespugli di fiori alti una trentina di centimetri e ogni stelo ha foglioline lanceolate con in cima un grappolo di fiorellini delicati Il suo nome significa "molto latte" e così per la credenza antica pare aumentasse la produzione di latte nelle mucche, ed ecco perché si trova ancora facilmente nei campi qui intorno. Se non ci sono prove di ciò, è invece usata in omeopatia, erboristeria, come espettorante per la tosse, asma, bronchite. Il decotto per tale scopo è ottenuto dalla radice, anche se tutte le parti della pianta non sono da trascurare. È una di quelle piante che contengono saponine, così da non essere indicata in casi di gastrite grave ma soprattutto da non abusarne per non provocare irritazione all'intestino. Da parte mia ne faccio uso moderato, ne tengo una certa quantità di pianta intera per seccarla, per eventuale decotto o infuso nell'inverno, in caso di tosse. Non ne approfitto, prendo solo quanto mi serve, cerco di lasciare qualche poco di radice, perché la pianta non sparisca del tutto. Avendo finito lo sciroppo di Piantaggine(qui>>>), aspettavo per rifarlo adesso, per poter aggiungere una certa parte di Poligala, così che le proprietà antinfiammatorie e espettoranti della Plantago si sommino a quelle della Poligala. Il procedimento è lo stesso: dopo aver lavato per bene foglie e radice della Poligala , taglio grossolanamente insieme a una quantità più o meno uguale di Piantaggine e metto a bollire per mezz'ora in acqua dove avevo messo due o tre chiodi di garofano spezzettati. Spengo e lascio in infusione per qualche ora, anche tutta la notte. Filtro per bene, aggiungo zucchero di canna, preferisco il moscovado, nella proporzione di almeno 800gr a chilo, 50/100 gr. di miele e in questo caso ho usato il meraviglioso miele di eucalipto sardo delle amiche Silvia e Maria dell'Azienda Agricola Tre casette di Ronco Scrivia (qui>>>) e faccio bollire fino a che non ho la consistenza sciropposa. Ho avuto conferma del mio rifare antico quando ho trovato in commercio uno sciroppo che contiene tutte e due le piante che sicuramente avrà dosi e modi più precisi del mio empirico casalingo. Qualcuno potrebbe asserire che la mia mistura forse non abbia grandi effetti terapeutici, ma a me piace continuare a fare come una volta, raccogliere e dedicare del tempo per far stare bene me e i miei, mi fa, se non bene al corpo, bene all'anima e poi... mi piace sentirmi strega... Intanto anche questo inverno è passato senza tosse ... e questa primavera senza asma. 😊 Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- TORTA DI BIETOLE CRUDE SENZA UOVA
Da tempo volevo provare a fare questa torta tutta genovese con le bietole crude. Ne avevo sentito parlare da tanto, ma mai assaggiata, non è una di quelle in uso nella mia zona, pur essendo una classica torta ligure, propria del genovese, una di quelle per cui è necessaria la bietola e non le erbe di campo o gli spinaci. Anche se al di là del passo da una parte, una simile, con bietole crude, senza strato di ricotta o "prescinseua" è conosciuta con il nome di "Torta d'erbe di Borgotaro" e dall'altra parte con cipolla ed erbe di campo, il nostro Prebuggiun, "Torta d'erbi della Lunigiana", sempre con le erbe crude e senza uova. Ieri abbiamo ripulito un pezzo d'orto dove erano rinate le bietole dell'anno scorso e quindi è il giorno oggi o mai più. La ricetta dopo averne lette qui e là qualcuna, aver ricordato quello che avevo sentito da chi l'aveva mangiata, è che come sempre vado a istinto. Non avendola mai assaggiata posso solo improvvisare a mio gusto. Solitamente va a finire che apro il frigo e metto quello che ho. Intanto preparo la pasta matta, quella che ci metto meno di un minuto e che tutti vogliono sapere come... non lo so ... anche qui vado ad occhio ma cercherò per una volta di fare delle dosi. Se si vuole una pasta elastica, più facile da tirare è meglio usare una certa quantità di farina Manitoba, diciamo metà del totale, il resto può essere farina normale o anche integrale setacciata, come è la mia del posto. Potrebbero essere 150 gr. farina Manitoba 150 gr. farina normale poco sale fino più o meno due cucchiai di olio circa 150 di acqua o poco di più per formare una palla morbida Per il ripieno un bel mazzo di foglie di bietole tenere, togliendo le coste dure, lavate ma asciugate molto bene se c'è la prescinseua se non c'è e si vuole provare a farne una meno acida qui la ricetta >>> oppure ricotta e yogurt per fare questa oggi, di premura, ho usato due confezioni di ricotta da 200gr e una di yogurt greco da 125gr. mescolati Per la pasta questa volta, visto le numerose richieste, ho cercato di fare un video dove spero si capisca che per fare la pasta matta bastano pochi secondi, non minuti. Questo con qualunque robot, planetaria, impastatrice, ed eventualmente pochi minuti a mano. Ho messo le dosi di farina, ma quello che conta è preparare tutto e imparare a capire il momento esatto nel quale sta per formare la "palla" e smettere di mettere acqua. In questo video impiego tanto perché sono impacciata, ho il cellulare in mano, ma sono 54 secondi! https://www.youtube.com/watch?v=lVn3pw30O2E&ab_channel=LellaCanepa https://youtu.be/m9e9eBsu-EQ Mentre la pasta riposa taglio a striscioline le bietole crude e le mescolo a due cucchiai di farina e un pizzico di sale. Divido la pasta a metà e tirando una sfoglia sottile, ne allargo una parte sulla teglia bassa di circa 30 cm. Metto le bietole sopra e aggiungo due cucchiai di parmigiano. Mescolato ricotta e yogurt e li sistemo sopra Copro con la sfoglia fatta con l'altra metà di pasta e taglio l'eccesso, chiudo con il classico bordino arrotolato fra le dita " l'oêxìn ", ungo la superficie e inforno a 180° per 30 - 40 minuti. Buona e un po' diversa, più leggera, dalle solite altre torte con uova e formaggio, tanto che non sono riuscita a fotografarla intera appena tirata fuori dal forno. Dimenticavo, con i ritagli di pasta avanzata, reimpastata e messa a riposare, tagliata a strisce e fritta si ottiene un buon accompagnamento per un antipasto di salumi. Le altre mie ricette di torte liguri a questi link, cliccando sulla foto TORTA DI RISO https://www.lellacanepa.com/single-post/2018/01/21/torta-di-riso-finita-e-allora-rifacciamola TORTA DI VERDURE https://www.lellacanepa.com/single-post/2020/03/07/torta-ligure-di-verdura TORTA PASQUALINA https://www.lellacanepa.com/single-post/2018/03/31/PASQUALINA-E-CAPPUCCINA TORTA PATATE E CARCIOFI https://www.lellacanepa.com/single-post/2018/02/15/torta-patate-e-carciofi-a-modo-mio POLPETTONE DI PATATE E.. https://www.lellacanepa.com/single-post/2018/04/28/polpettone-di-patate-e BACIOCCA, PREGO NON TORTA DI PATATE https://www.lellacanepa.com/single-post/2017/12/02/baciocca-prego-non-torta-di-patate Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- ERBA AGLINA, L' ALLIARIA
Proseguo la serie delle erbe che assomigliano all'ortica, dopo Melissa (qui>>>) e Lamio (qui>>>) con un'altra molto simile: la Alliaria. Solo nell'aspetto e solo ad un occhio non allenato. Deve il suo nome volgare Erba aglina e anche quello scientifico, Alliaria petiolata, al leggero profumo di aglio che emana, anche se in verità con l'aglio botanicamente non ha nulla a che vedere, facendo essa parte delle Brassicaceae, la grande famiglia delle piante con i fiori con 4 petali messi in croce e perciò chiamata anche delle Crucifere, per capirci la famiglia dei cavoli e delle senapi, o dei ravanelli. Infatti l'Alliaria può, passato il primo sentore di aglio, riportarci alla mente anche un po' l'odore di cavolo. Tutto molto soft comunque, tanto da permetterne l'uso in cucina, sempre regolandosi al proprio gusto. Aggiunta a frittate, bollita con altre erbe, i fiori a decorare e profumare un'insalata, i semi come spezia. Si mangia tutta, praticamente sempre. Nel mondo anglosassone è conosciuta come Garlic Moustard, i semi sono aggiunti ai sandwiches come fossero senape. Un poco di foglie tritate, o pestate, mescolate a ricotta o formaggio fresco,poco olio, sale, per un simil "smørrebrød" con una fetta di pane scuro di segale o ai cereali con semi, sopra salmone o bresaola o fette di uovo sodo, qualche fiorellino per decorare. Per le dosi è meglio assaggiare per adeguare al gusto personale, il sapore dell'erba aglina persiste in bocca. È erba officinale con proprietà riconosciute aperitive e digestive, visto che nonostante il gusto simile all'aglio si digerisce meglio, c'è chi fa il decotto per le vie respiratorie e chi fa cataplasmi sulla pelle per favorire la cicatrizzazione o lenire i pruriti. Personalmente non l'ho mai usata con questi scopi, mi sono limitata all'uso alimentare, specie nel periodo che è fiorita. Per il riconoscimento non ci sono grossi problemi, se pur simile all'ortica, pianta alta fino a 70/80 cm, diritta, a guardar bene la foglia è leggermente più cuoriforme, diversamente dentata e non pelosa e soprattutto non urticante. Si riconosce meglio con i fiori, a primavera e ovviamente dall'odore appena stropicciate le foglie Cresce in gruppi numerosi nei luoghi umidi e ombrosi, fino a qualche anno fa ne vedevo molta di più, ora piante colonizzatrici e più vigorose prendono il sopravvento nei terreni abbandonati. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- TORTA CIOCCOLATOSA SEMPLICE E VELOCE
Quando la primavera dimentica chi è, quando il tempo grigio di un Aprile piovoso e freddo, quando si affetti da chiusura pandemica, quando è appena passata Pasqua ma non hai assaggiato cioccolato, oppure hai la casa invasa dalle uova di Pasqua, insomma quando ogni scusa è buona per tirarsi su il morale con una fetta di torta estremamente cioccolatosa, ma da fare in pochi minuti senza troppo sporcare o faticare. Per le torte, come per tante altre ricette, uso la "Farina che Lievita" della Spadoni, in alternativa si aggiunge il lievito da dolci in proporzioni. Quindi: 250 gr. farina che lievita o di farina 00 + mezza bustina di lievito da dolci 180 gr. zucchero di canna o anche semolato bianco 35 gr. cacao amaro 120 gr. di burro sciolto o 100 di olio ( ma io preferisco sempre il burro) 120 gr. latte 2 uova intere 100 gr. di cioccolato, fondente è meglio, tritato grossolanamente All'americana, in una ciotola mescolo con una forchetta tutti gli elementi in polvere farina, cacao, zucchero e un pizzico di sale In un'altra ciotola, gli elementi liquidi: il latte, le uova, il burro sciolto pochi istanti in microonde o a bagnomaria. Unisco i liquidi alle polveri e aggiungo la cioccolata in pezzi grossolani Sistemo in una teglia, per questa dose, quadrata da 24 cm, ma se è rotonda sarà lo stesso, foderata di carta forno, (quella della carta forno passata sotto all'acqua del rubinetto e spremuta per adattarla bene alla forma della teglia già la scrissi?) In forno a 180° per 50 minuti, provare con lo stecchino Raffreddata su una gratella si può cioccolatosare ulteriormente coprendola di cioccolato fuso a Bagnomaria (qui), O con una bustina pronta di glassa al cacao tipo quella della Paneangeli. Si può farcire sempre con una crema al cioccolato facendo sciogliere il cioccolato e poi unire a questo lo stesso peso di panna montata o semplicemente con una marmellata ai frutti di bosco o con una spruzzata di panna montata ... ... ma è tanto buona così. È davvero velocissima, il tempo di mescolare gli ingredienti ed è ottima anche senza aggiunte, non esageratamente ricca da poterne gradire due fette per la merenda di una giornata grigia di una primavera che non si ricorda di esserlo. Quello che vedi davanti a te, amico mio, è il risultato di una vita di cioccolato. (Katherine Hepburn) Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- IL LAMIO, L' ORTICA MORTA
E un po' più in là, all'ombra della spalla destra di Avram, una falsa ortica bianca era impegnata a inviare segnali olfattivi a insetti perennemente indecisi fra lei e altre piante, germogliando nel frattempo calici fertili, per l'autoimpollinazione, nel caso gli insetti la deludessero ... A un cerbiatto somiglia il mio amore - David Grossman - Fra le piante più difficili da riconoscere, sembrerà strano, a contare le numerose richieste che mi arrivano, l'Ortica (qui>>>). In realtà esiste una pianta in particolare che assomiglia davvero tanto, da mandare in confusione chi si approccia al mondo delle erbe. È o meglio sono, i vari Lamium che si trovano facilmente ovunque, Lamium purpureum, Lamium maculata e Lamium album, ecc. Nella foto sotto Ortica in mezzo a Lamium, non c'è davvero da stupirsi se vengono confuse facilmente. Appena spuntano in primavera, quasi sempre prima delle Ortiche, è difficile riconoscerle, in questa fase assomigliano ancora di più, le foglie quasi sempre verde tenero, l'aspetto davvero simile, a volte anche la presenza dei peletti, ma a guardar bene il fusto è quadrato, le foglie più piccole con nervature diverse, l'odore differente ... nel dubbio non resta che toccare 😜😂. Dopo qualche giorno allo spuntare dei fiori, questi tanto diversi da quelli dell'ortica, le foglie sono già più carnose e con colore più intenso, a volte variegate, si capisce di più. Così è facile comprendere come i nomi volgari di falsa ortica o ortica morta siano davvero indicati e che se per caso dovesse finire in pentola poco accadrà se non ritrovarsi con una pietanza che non avrà il gusto che ci aspettiamo. I Lamium hanno gusto e odore distinto, dolciastro, di erba, non tingono come l'ortica e hanno altre proprietà e anche un certo contenuto in tannini e saponine che ne sconsigliano l'uso smoderato. In casa mia non si è mai mangiato per quella super prudenza innata, o perché non piaceva o semplicemente perché per fortuna c'era di meglio da mangiare. Da bambini ci si divertiva a succhiare il fiore, dolce, e dalla forma del fiore prende il nome, dal greco fauci, gola, o cavità . Di tutte le sfumature del rosa purpureo, c'è pure bianca, ma anche gialla, a volte con foglie variegate di bianco Non è nemmeno un ingrediente del Prebuggiun(qui>>>), mentre lo è in altre regioni di zuppe e minestre, questo non toglie che lo abbia visto su un banco in un mercato di verdure a Genova. Nel caso il Lamium alba, quello con il fiore bianco, è il migliore come gusto, leggermente più amaro, e più ricco di contenuti qualitativi. In qualche modo gli sono riconosciute anche proprietà medicinali, sempre più per il Lamium album che per gli altri, specie antinfiammatorie del pavimento pelvico, delle mucose, usata nel medioevo per perdite e pure prostatiti. La tisana di fiori è utile se si è mangiato troppo, per la mucosa dello stomaco o per infiammazioni in bocca, o come risciacquo per pelle e capelli grassi. Negli usi di cucina sono da preferire le punte verdi prima della fioritura, ma ripeto con moderazione, non così come altre erbe che si possono usare tutti i giorni. Ripeto quello già scritto: una volta si moriva certamente più per fame che per quello che si mangiava e tutto quello che era appena commestibile veniva raccolto da tutti e chi arrivava prima mangiava il meglio. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- BAVARESE YOGURT E PANNA ALLE FRAGOLE
Mentre tutti si rigirano fra pastiere e colombe, io, in un attacco di nostalgia cocente, ho deciso per questa Pasqua, per la Bavarese alle Fragole, che poi può diventare ai Frutti di Bosco, e magari fiori, la famosa bavarese che seguiva l'amica Gabri alle riunioni primaverili, Pasque, 25 Aprile, Primi Maggio, dove si mangiava allegramente insieme senza pensare che non l'avremmo più potuto fare liberamente. Non era ancora entrata in casa che mio figlio le chiedeva: - L'hai portata la bavarese? - è talmente una ricetta sua che io non mi sono mai più di tanto preoccupata di farla. Il tempo passa, la Gabri latita, bavarese causa restrizioni pandemiche non se ne vede più... dovevo rimediare. Non sarà proprio come la sua, ma qualcosa ci uscirà. La caratteristica principale di questa è che ha sotto una base di pan di spagna come si usava una volta, non come adesso con biscotti tritati, che sembra una cheesecake. Anni, ma tanti anni dopo, scoprimmo che anche Iginio Massari la fa cosi, che abbia copiato? 😜😂🤣 Questa è un mini ricetta, giusto per due persone come noi o per quattro che si accontentano di una fetta, facile e semplice. Per il Pan di Spagna: 2 uova (circa 100gr.) 70 gr. di zucchero semolato 40 gr. di farina 00 10 gr. fecola poco estratto o semi di vaniglia Sbatto bene bene per diversi minuti le uova intere con lo zucchero fino a renderle spumose, aggiungo l'estratto o i semi e di vaniglia poco per volta farina e fecola setacciate girando piano per non smontare l'uovo Sistemo in un teglia circa cm. 20, NON si deve sbattere per uniformare perché altrimenti si tolgono le preziose bolle d'aria che rendono vaporoso l'impasto in cottura. Cuocio in forno per 25 minuti circa a 180°, provo con uno stecco la cottura. Sforno e lascio raffreddare. Preparo la crema con: Ammollo la gelatina in poca acqua fredda e strizzo, la metto poi a sciogliere nel latte caldo. Mescolo lo yogurt con lo zucchero a velo, aggiungo il latte con la gelatina Monto la panna e lentamente amalgamo con lo yogurt. Nel frattempo ho preparato un piatto coperto con pellicola, ho posizionato il cerchio di acciaio inox rivestito con acetato da pasticceria e sistemato la crema, livellando. Sopra ho messo il disco di Pan di Spagna. Coperto in frigo per dodici ore o fino al giorno dopo, se si vuole aspettare meno aumentare la dose di gelatina fino a 10gr. per sei ore. Questo sistema permette di avere, estraendo e girando, una bavarese con la superficie il più possibile perfetta che verrà decorata con la salsa ai frutti di bosco o alle fragole solo all'ultimo. Si può tranquillamente usare una tortiera con cerniera rivestita di carta forno, o se non si vuole rischiare sistemare prima il disco di Pan di Spagna e sopra la crema livellando bene l'indomani mattina o dopo 12 ore decoro la bavarese tolta dall'anello e dalla pellicola, girata sul piatto da portata, con la salsa e qualche frutto o fiore, solo pochi minuti prima di portare in tavola. In alternativa si può decorare con la frutta fresca e fiori e servire la salsa a parte. Per coprire i bordi ho usato avanzi di pan di Spagna sbriciolato ma si può mettere anche graniglia di mandorle tritate. Per la salsa: i frutti che piacciono mirtilli, more o fragole qualche cucchiaio di zucchero se c'è un cucchiaio di sciroppo di rose o di qualsiasi frutto che stia bene. Scaldo a fuoco basso in un pentolino la frutta tagliata con qualche cucchiaio di zucchero fino a che non si disfano, passo nel passino premendo con il cucchiaio, per togliere i semini e avere un liquido sciropposo limpido. Lascio raffreddare. Si deve aggiungere all'ultimo minuto non essendo altro che uno sciroppo non rimane ferma sulla crema, non è una cheesecake dove ogni strato contiene gelatina per solidificare. Per finire quel minimo di storia... intanto si dovrebbe dire "il bavarese" sottinteso come un budino, e nasce in Francia, una rivisitazione di una bevanda, quella sì bavarese, a base di tè, latte e liquore che cuochi francesi a servizio dei regnanti di Baviera Wittelsbach, inventarono e portarono in tutta Europa. La ricetta originale prevede crema inglese, cioè crema pasticcera e panna montata ma da lì in poi ci si è inventato di tutto, basta ci fosse la gelatina come solidificante. Non è nemmeno necessario il PandiSpagna sotto o come si usava negli anni '70 più strati intercalati da strati di crema inglese e crema inglese al cacao, può essere un semplice dolce al cucchiaio. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- LA SCORZONERA di Codivara
Codivara è un paesino alle pendici del Monte Zatta, nell'Alta Val di Vara, talmente in su, che il suo nome significa proprio in "co' " al Vara, parola antica dialettale che significa "in cima, all'inizio" al Vara. Ha fatto e fa parte della mia vita. Fino a pochi anni fa, era facile trovare qui le radici di scorzonera, fra le più buone coltivate. Ricordo come venivano portate dai contadini, fasciate a mazzetti, ai mercati e ai fruttivendoli pronte per essere gustate da ottobre a primavera, specialmente come piatto tradizionale ligure delle feste. Non essendo una cultura facilissima, necessita di una terra favorevole, della fatica manuale di uomini che lentamente negli anni non ci sono più, piano piano è andata scomparendo, non solo qui, ma in tutta la Liguria, fino a trovarne solo proveniente da fuori. Quest'anno mi è stato fatto un gran regalo, ho potuto averne un bel po' e immediato il desiderio di gustarla e condividerla, almeno virtualmente, qui. A differenza delle Radicce (qui>>) la Scorzonera, che non è una cicoria, ha un sapore più dolce. Oltre a non essere una Cicoria, non è neppure la classica Scorzonera conosciuta con questo nome, viene chiamata "Scorzonera" solo in Liguria, ma si tratta del Tragopogon porrifolius L, da tempo immemorabile coltivato qui. La differenza si trova come sempre nel fiore, facile da vedere anche nei prati, in quasi tutto il territorio italiano. Eccolo, bellissimo ed ecco l'enorme pappo con i semi LA RICETTA Come per le Radicce (qui>>>) non faccio altro che togliere la buccia superficiale con un comune pelapatate, tagliarle a pezzi, le più grosse a metà, conservando parte del ciuffo. Provvedo a metterle immediatamente a bagno in acqua acidulata con limone perchè tendono a diventare scure subito, come i carciofi, e così anche a macchiare le mani. Le metto in abbondante acqua fredda e faccio cuocere per una quindicina di minuti, o fino a che non sono tenere alla prova con una forchetta. Per essere buona non deve avere l'anima interna che la rende dura e poco appetibile. A cottura ultimata è pronta da gustare così, condita con buon olio evo ligure e, se piace, limone. Oppure come contorno saporito, passata in padella con una noce di burro, per piatti di carne, specie il coniglio. Nella tradizione è una delle verdure del Cappon Magro, (qui>>) ma fa anche parte delle verdure del Fritto Misto Genovese, nel menù delle feste sia di Natale ma pure a Pasqua, in caso di Pasqua bassa cioè quando questa ricorrenza cade entro marzo, e quindi ancora in tempo per raccogliere la scorzonera, insieme a carciofi e altre verdure di stagione. Devo solo, dopo la bollitura, passarla nell'uovo sbattuto nel pane grattugiato e così impannata friggerla in abbondante olio. In questo caso preferisco davvero l'olio extravergine di oliva ligure, che con il suo sapore gentile insaporisce senza soverchiare il piacevole gusto della scorzonera. -"In pitansin! " - avrebbe detto mia madre, intraducibile parola genovese che più o meno significa gratificante piattino di appetitosa pietanza, ma è molto di più... Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- LA BORRAGINE - 🌿 e borâxe ...
... l'acqua corre alla borrana ... Oggi tocca alla Borragine, Borago officinalis L.. Nella cucina ligure è una delle più conosciute e usate. Pianta rustica, resistente in inverno fino a sparire solo con il freddo intenso, preferisce terreni sabbiosi umidi, infestante negli orti concimati, le foglie sull'ovale, pelose, dall'odore che ricorda il cetriolo, con nervature evidenti la fanno riconoscere abbastanza facilmente, Il fiore azzurino violetto, anch'esso riconoscibile, sui fusti ramosi dai riflessi rossi. Qualcuno pensa che possa essere confusa con la Mandragora, tossica, non credo ci sia pericolo nelle mie zone, perché non ho mai saputo la pericolosa Mandragora si trovi al nord, e poi questa mi risulta abbia le foglie glabre, di odore sgradevole oltre a non avere fusto, ma solo la rosetta basale. Qui sotto a sinistra la Mandragora, a destra la Boraggine. Mandragora Borragine Mille e più leggende antiche circondano la Borragine ma da tutti è riconosciuta come l'erba che dona allegria, gioia, forse anche coraggio. Con queste premesse se ne adornavano le feste di matrimonio, la si consumava nel vino prima delle battaglie. Io mi limito a metterla, poca, nel ripieno dei Ravioli(qui>>>) mai da sola, sempre, insieme a tutte le altre che compongono il Prebuggiun (vedi qui>>>). Non ne faccio un uso continuo e importante perché pare che non sia erba completamente innocua come tante altre. Contiene sicuramente alcaloidi particolari con attività tossiche per il fegato, addirittura favoriscono il cancro al fegato. Queste sostanze diventano pericolose solo con un uso prolungato, per mesi e con quantitativi importanti, il problema è che ogni fegato è diverso e nessuno può dire quanta ne faccia male. Quando agli incontri di Prebuggiun dico questa cosa, un coro di proteste si alza e rischio il linciaggio, perchè in Liguria non si tocca il basilico e la Borragine! Ricordo però che i nostri vecchi mangiavano sì i ravioli con sola Borragine nel ripieno, ma li mangiavano tre, quattro volte l'anno solamente e, di certo, non avevano i nostri fegati che già sopportano tanto, fra inquinamento e medicinali. Insomma, non è un'erba da farsi la tisana tutti i giorni, nonostante le sue proprietà depurative, antinfiammatorie e sudorifere. Il Ministero della salute con un decreto ha stabilito che fiore, foglia e pianta erbacea con fiori sono da considerare degli estratti vegetali non ammessi negli integratori alimentari. L'olio, invece, ricavato dai semi, perde la tossicità e viene usato per curare gli sbalzi ormonali, la pressione del sangue e problemi della pelle. Questo non mi impedisce comunque di divertirmi a mettere i fiori per colorare le insalate o un risotto primaverile, sempre con la dovuta parsimonia, a mettere le corolle nei cubetti di ghiaccio per abbellire le bevande estive e, se proprio non ho altro, due foglie nella minestra la aggiungo e, nel fritto misto di primavera, qualche frittella di fiori non posso fare a meno di metterle. Per le frittelle una delle pastelle più veloci è quella con farina autolievitante, acqua frizzante e albume d'uovo montato a neve. Immergo le cimette fiorite e friggo in abbondante olio. Ma stasera un risottino borraggine e zafferano me lo voglio fare: metto cipolla e una pianta di borragine tagliate grossolanamente a rosolare in olio Unisco il riso e faccio tostare. Aggiungo a poco a poco brodo vegetale bollente (acqua calda e il mio dado (vedi qui>>>) Aggiungo anche una bustina di zafferano, porto a cottura e finisco con burro e parmigiano. Ricordo la regola aurea di Paracelso: Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto "La Boraggine può dire, ed è la verità, allevio il cuore, genero l'allegria" Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- PAPPARE I PAPAVERI
...Lo sai che i papaveri son alti alti alti e tu sei piccolina ... e tu sei piccolina... "Pappare i papaveri come si fa? Non puoi tu pappare i papaveri, disse papà ..." continua la strofa... Quando hai passato l'infanzia sull'onda musicale di una canzone, mentre tua madre raccoglieva piante di papavero per fartele mangiare, nonostante vogliano farti credere che tu sei quella "piccolina", cresci con la consapevolezza che tu i papaveri sai come papparteli ... e non è male come costruzione della fiducia in se stessi. E sono ancora qui, più di sessant'anni dopo, a mangiar papaveri, una delle erbe presenti nel Prebuggiun (qui>>>) quando a inizio primavera formano quelle belle rosette ricche di foglie e danno quel sapore delicatamente amaro al misto. Occorre fare una distinzione: il papavero rosso comune dei campi è il Papaver rhoesas e altre varietà. Il papavero coltivato per l'estrazione dell'oppio e di conseguenza della morfina è il Papaver somniferum, ma si trova comunque nei prati, e giardini, insieme al Papaver setigerum DC. specialmente nel centro e sud Italia. Nonne e mamma dopo di loro, raccomandavano di mettere nel misto di erbe una quantità giusta, convinte come erano, che anche nella rosetta basale primaverile di quello comune, rosso, Papaver rhoesas, fosse un poco di potere sedativo e visto che comunemente si raccolgono tutte e due le piante appena spuntate in primavera, pur se esiste una differenza riconoscibile fra le foglie . Non so se scientificamente è vero, chi dice sì chi dice no... So per certo che nella tradizione di rimedi casalinghi, c'è sempre stata la tisana di petali essiccati di Papavero rosso comune, come blando sedativo per favorire il sonno ai bambini, e agli anziani o per sedare gli attacchi di tosse, insieme a qualche fiore di camomilla. Pochi grammi di petali essiccati, all'ombra il più velocemente possibile, poi polverizzati, lasciati in infusione per 10 minuti in acqua calda. L'uso antico si ritrova anche nella famosa Tisana dei quattro fiori che pareva curare tutti i mali, specie malanni invernali tipo influenza, tosse febbre e simili, dove i fiori erano più di quattro e cioè malva, farfara, papavero, verbasco, piede di gatto, altea e viola mammola. In realtà per le difficoltà di reperirne sette tutti insieme, era importante averne almeno quattro di queste. Se volete provare: Miscelo in parti uguali i fiori di almeno quattro di queste erbe: fiori di Malva, fiori di Papavero, fiori di Tasso Barbasso, fiori di Viola Mammola, fiori di Tossilagine o Farfara, fiori di Altea, fiori di Sempiterno o piede di gatto. Lascio in infusione un cucchiaino da caffè di questa miscela in una tazza d'acqua bollente per dieci minuti, filtro e dolcifico con miele, magari il mio sciroppo di Tarassaco (qui>>>). Abbastanza facile anche qui in Liguria, incontrare il Papaver setigerumDC. che si distingue dal Papavero somniferum per una leggera differenza di colore nell'interno dei fiori, e anche nella quantità di oppio contenuta nel lattice che si estrae dalla capsula immatura dei fiori . Mentre il somniferum è commestibile, la varietà setigerum è considerata tossica, e per questo motivo non uso nessuno dei due nel misto di erbe, vista la mia difficoltà nel distinguere le piantine appena spuntate una dall'altra. Di queste due varietà, fino agli anni '50 più o meno, nel centro-sud Italia si faceva uso, chiamato "papagna", per alleviare dolori e fatiche della vita di campagna. Addirittura in provincia di Taranto, e nel Salento tutto, si usava fare un ciuccio con una pezzuola pulita piena di zucchero intinto in poche gocce di infuso fatto con le teste dei fiori sfioriti e fatte seccare e sbagliare la dose era pericolosissimo. Per questo dalla metà del secolo scorso in Europa le coltivazioni estensive a scopo commerciale e medicinale del papavero da oppio, ancora esistenti in Sud Italia sono soggette ad autorizzazioni e controlli. Le grandi piantagioni per ricavare morfina e purtroppo altri usi, sono principalmente in Afganisthan, Pakistan, Birmania, dove il clima favorisce un alta concentrazione di alcaloide. Tutto ciò è lontano dalla possibilità di estrarre oppio da qualche papavero trovato sulla nostra strada. E ancora meno esiste la possibilità di alcunché usando il Papavero comune... Essendo l'alcaloide principalmente contenuto nella capsula immatura ed estratto mediante incisione della stessa è illegale questo processo e viene sconsigliato di coltivarlo in giardino, nonostante sia tranquillamente messo in vendita nei garden. Detto questo a me, comunque, fin da piccola hanno messo bene in testa la pericolosità di abusare del potere del papavero, fosse pure nella raccolta della rosetta basale per il misto di erbe. ... Né il papavero, né la mandragora, né tutti i narcotici del mondo, ti renderanno il dolce sonno che fino a ieri era tuo... Otello - W. Shakespeare Riconoscerlo fra le altre a foglia lunga e frastagliata non è facilissimo, ci si arriva con la pratica e l'osservazione e soprattutto sapendo che lì, in quel posto, magari l'anno prima, passando, abbiamo visto un bel campo di papaveri. Quindi raccolto, con le altre erbe del Prebuggiun (qui>>>), pulito e bollito per frittate, ripieni o mangiato così con olio e limone, con tutti gli usi di una comune verdura bollita. Oltre a questo, anticamente, tramite la tintura fatta con i petali, si estraeva il rosso che veniva usato come rossetto per labbra e guancia. Come altri fiori ha tradizioni legate all'amore, il petalo posato sul pugno della mano e colpito con il palmo dell'altra, se emette un forte schiocco è simbolo di fedeltà e amore ricambiato. Le simbologie legate al papavero sono molte, quella che indica come Alti Papaveri le personalità importanti pare derivi dal gesto che fece Tarquinio il superbo tagliando in un solo colpo le teste di tutti i papaveri di un campo vicino per far capire al figlio chi eliminare per conquistare la città di Gabii e cioè le persone più in vista, quelli dalle cariche più alte. I mille papaveri rossi di De André si dice prendano spunto da Gengis Khan che spargeva semi di papavero sul terreno delle battaglie da lui vinte per onorare il nemico e perché passando si sapesse che lì si era combattuta una sanguinosa battaglia. E non manca la leggenda d'amore che vuole il Papavero creato da Plutone, dio degli inferi, per ricordare, con il suo colore rosso, a Proserpina, sua moglie, quanto egli l'amasse, quando lei tornava sulla terra. E a questo proposito nel mondo anglosassone il papavero è il simbolo dei caduti nelle due guerre mondiali, tanto da metterne uno all'occhiello nella ricorrenza dell'11 novembre, il Remembrance Day. In questa fotografia il milione di papaveri di ceramica piantati nel prato della Torre di Londra qualche anno fa. E pochi artisti hanno resistito alla tentazione di rappresentare il papavero nelle loro opere ...e sono mille papaveri rossi ... Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.











