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- ERA DI MAGGIO ... EVENTI 2023
Ecco i primi eventi programmati a maggio 2023, seguiranno eventuali aggiornamenti Tutti gli eventi sono pubblicati anche sui social FB, Instagram ecc. DALLA LIGURIA CON SAPORE - ERBE SELVATICHE E PANSOTI ALLA CASCINA IL CUCCO Al mattino nei prati intorno alla cascina una breve passeggiata per il riconoscimento delle erbe classiche del Prebuggiun con Lella Canepa. A ogni partecipante sarà dato un taccuino per formare un erbario personale da portare a casa con le proprie annotazioni o in alternativa il manuale cartaceo. Alle 12,30 -13 pranzo, antipasto e ricco piatto unico, con menù a base di erbe a km0 Al pomeriggio per chi vuole rimanere, un corso amatoriale introduttivo sulle paste ripiene, in particolare i pansoti, la particolare pasta ligure ripiena di erbe. Sarà mostrato come pulire, cuocere le erbe, preparare un ripieno e come lavorare la pasta fino al prodotto finito in maniera casalinga così come facevano le nostre nonne. Ogni partecipante proverà a impastare e preparare una piccola quantità di pansoti . È possibile partecipare all'intera giornata o alla mattina con pranzo o al pomeriggio con pranzo Passeggiata del mattino più pranzo: € 35 Pranzo più corso del pomeriggio: €35 Passeggiata + pranzo + corso, l'intera giornata: € 60 Per informazioni e per l'indispensabile prenotazione telefonare al 327 854 8388 Cascina Il Cucco si trova in provincia di Alessandria, nel parco delle Capanne di Marcarolo, in via fossa del Cucco, 78, 15070 Casaleggio Boiro AL CHIAVARI IN FIORE 20 - 21 MAGGIO Ritorna il 20 e 21 maggio 2022 “Chiavari in Fiore”. La manifestazione si svolgerà nel centro storico e le vie si trasformeranno in una grande serra in occasione della mostra-mercato di fiori e piante ornamentali, un modo originale per inaugurare la bella stagione. Erbando sarà presente come tutte gli anni con stand dedicato a erbe e fiori selvatici 27 - 28 MAGGIO FOGLIE E FIORI - RICONOSCIAMOLI E TRASFORMIAMOLI - SCIROPPI E OLEOLITI A CASA DI ERBANDO Rose, iperico, achillea e gli altri mille fiori del prato. Passeggiata di riconoscimento e raccolta con successiva dimostrazione di come trasformarli con facilità con metodi casalinghi delle nostre nonne. Come seccare con attenzione, come trasformarli in sciroppi e altre produzioni conservabili. Questo evento è ancora da definire nei particolari perché suscettibile delle condizioni meteo, insomma ci vogliono i fiori sbocciati per poterlo fare. Potrebbe slittare al fine settimana seguente del 2 - 3 - 4 giugno Sarà un evento dedicato a poche persone alla volta quindi se interessati inviare un messaggio wsapp al 3486930662. A maggio non basta un fiore. Ho visto una primula: è poco. Vuoi nel prato le prataiole: È poco: vuole nel bosco il croco. È poco: vuole le viole; le bocche di leone vuole e le stelline dell’odore. Non basta il melo, il pesco, il pero. Se manca uno, non c’è nessuno. È quando è in fiore il muro nero è quando è in fiore lo stagno bruno, è quando fa le rose il pruno, è maggio quando tutto è in fiore. G.Pascoli Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- IL FUNGO ESCA
foto di A. Andreatta Il fuoco è un simbolo naturale di vita e passione, sebbene sia l’unico elemento nel quale nulla possa davvero vivere. Susanne K. Langer Da tempo avevo in mente di scriverne, ma mancava la materia prima, non mi riusciva più di trovarne nei boschi. Finalmente, domenica, giusto in tempo prima che si spengano tutti i fuochi dell'inverno, per il compleanno di mio figlio, in mezzo al bosco, mancando la candelina, un suo amico ha pensato bene di improvvisarne una, accendendone un pezzo per metterlo sulla torta, trovato attaccato ad un castagno lì nei pressi. E così mi sono decisa a parlarne. Si tratta del fungo esca, Fomes fomentarius, un fungo non commestibile della famiglia dei Polipori, che cresce sugli alberi di latifoglie, specialmente faggi, e provoca la marcescenza dei tessuti legnosi o marciume bianco. Lo stesso nome significa proprio carburante del fuoco, esca del fuoco ... "fomentare un fuoco". Le piante colpite da questo fungo sono destinate a morire e cadere a terra per decomporsi come natura vuole, mentre se si dovesse presentare in una coltivazione o in alberi ornamentali andrebbe contrastato. foto di A. Andreatta Non è l'unico fungo usato come esca per il fuoco, un po' tutti i funghi lignicoli, quelli che si ritrovano con questa forma che sembra una mensola o meglio ricorda uno zoccolo, a strati, vengono usati con questo scopo, ma quello che mantiene di più il fuoco, anche per trasportarlo, che si accende meglio, è questo, Quello, sotto in foto, ritrovato domenica e acceso è probabilmente invece un Fuscoropia torulosa. Oltre alla forma, diversa, più a ventaglio e meno "a zoccolo", il sotto è color cannella e al taglio leggermente diverso, anche se pure questo ha all'interno la "carne" che viene trattata per poterla usare. Il Fomens oltre a accendersi con facilità, in realtà non brucia, anche in condizioni avverse, forma una brace che rimane accesa per molte ore, permettendo così di poterlo conservare, in un contenitore adatto, e spostandosi essere in grado di avere un fuoco pronto da innescare al momento che serve. Pratica non facile come sembra a dirla, ma restava una delle poche, se non l'unica, possibilità... e i fiammiferi non furono in commercio come tali se non dopo la metà del 1800. Per come usarlo correttamente rimando a questo video: Il rapporto con il fuoco è ancestrale, il suo controllo da parte dell'uomo, ciò che lo distingue effettivamente dagli animali e che lo ha portato a credersi il padrone della natura, risale almeno a 125.000 anni fa. Ötzi, l'uomo di Similaun, la mummia circa 5300 anni fa, ha nel suo corredo due pezzi di poliporo di Betulla che oltre a procurargli velocemente un fuoco, venivano probabilmente usati anche a scopi terapeutici, uso che si è protratto fino al XX secolo. I due pezzi di Poliporo di Betulla dell'Uomo di Similaun conservati al Museo Archeologico dell'Alto Adige>>> Non molti anni fa, grazie al Museo del Bosco>>> , ho scoperto di come in Liguria, a Fontanigorda, in Val Trebbia, esistesse una fiorente "industria" per il trattamento di Fomens fomentarius, che veniva raccolto dagli uomini, e poi lavorato dalle donne per ottenere bende a uso chirurgico, come emostatico. Prima essiccato, poi tenuto in acqua, battuto con mazze di legno e bagnato nel nitrato di sodio, ridotto a sfoglia fino a diventare un simil tessuto morbido come velluto. Esportato anche all'estero, le richieste si protrassero fino alla seconda guerra mondiale. I documenti e gli strumenti di lavoro sono oggetto di uno studio per un giusto recupero del patrimonio culturale e di un progetto di Mostra ipermediale già in rete l'anno scorso >>> Proseguono negli anni 2000 gli studi per comprendere gli usi medicinali possibili, anche se i meccanismi di azione non sono ancora chiari, gli sviluppi sono interessanti, anche nell'ambito di contrasto di alcune cellule tumorali. altri articoli sul fuoco IL DONO DEL FUOCO>>>https://www.lellacanepa.com/single-post/il-dono-del-fuoco LA GINESTRA ACCENDIFUOCO >>>https://www.lellacanepa.com/single-post/la-ginestra-accendifuoco-il-bruxine Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- IL GRUGNIN 🌿🌿🌿
Con l'alternarsi di pioggia e sole primaverile tra le prime erbe spontanee selvatiche commestibile pronte a crescere c'è quella del Grugnin Pursin. Nome quanto mai bizzarro, a guardare le tenere rosette verde smeraldo di questa pianta, che non ricordano affatto il grugnetto di un maiale. Invece anche il suo nome scientifico vuol dire più o meno la stessa cosa: Hypochaeris radicata, da khóiros , maiale, porco, che ne mangia la radice. E questo in effetti è, appetita da maiali e cinghiali che grufolano per trovarla, e infatti è conosciuta anche come ingrassaporci. Anche in Francia la Costolina è cercata come erbaggio con il nome di “Salade de porc”. In competizione con loro ci sono io, che la cerco per unirla alle altre erbe del Prebuggiun (qui>>>). Vedete qui sotto l'intenso lavoro dei cinghiali. In realtà, è una delle selvatiche commestibili che sta bene anche da sola, è poco amara, fornisce un buon volume una volta cotta, e questi requisiti la rendono preziosa nei misti, per contrastare l'amaro di quasi tutte le altre erbe spontanee e per avere una certa consistenza oltre a un gradevole gusto. La sua radice si può usare tostata come quella della cicoria e del tarassaco in un misto succedaneo del caffè. Il decotto di foglie e radice fornisce un buon depurativo dalle proprietà, pare, antidiabetiche. Per il riconoscimento c'è da dire che alcune sue caratteristiche peculiari la rendono fra quelle facilmente identificabili. Le sue foglie pelosette, di un bel verde smeraldo brillante, carnose, formano una rosetta rasente il terreno, completamente piatta, e infatti è conosciuta anche come piattello. Sono attraversate nel centro da una nervatura evidente che appena raccolte si inarca come una costola, e per questo un altro nome volgare è quello di costolina, costola d'asino. Nel momento della raccolta con il taglio o la rottura delle foglie secerne un lattice biancastro che immediatamente si ossida e diventa ocra scuro, e non solo non è dannoso ma sembra sia proprio questo che ha proprietà digestive. Ne esiste un tipo simile con le foglie meno pelose ma la sostanza non cambia, uno o l'altra hanno le stesse proprietà. Come dicevo è fra le prime a crescere, nei campi ai margini dei boschi nella terra più povera, ma passato il periodo della fioritura e della fienagione, a fine estate le prime piogge autunnali la fanno riaffiorare per un secondo raccolto. Il suo fiore è una margherita gialla su uno stelo lungo legnoso al centro della rosetta. Ritornando agli usi culinari, oltre a condire in insalata le tenere foglioline centrali in un misto, il meglio è bollita e usata nei ripieni, specie dei Pansoti (qui>>>) dove potete usarla egregiamente da sola. Nelle frittate, nei polpettoni, nelle minestre, ridotta in crema e in qualsiasi posto dove usereste spinaci o bietole ma con una resa e un gusto che ve la farà amare. Se poi hai delle amiche che agli incontri sbagliano la prospettiva delle foto! 😂😂 Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- IL CASTAGNO Albero Sovrano 👑: non si butta via niente, tantomeno le foglie.
Terra difficile quella degli Appennini Liguri, a fasce strette, piccole, terrazzate, dove non si butta via niente di quello che riesce a crescerci e, dove fino ad una certa altitudine, regna sovrano il Castagno. Contrariamente a quello che si crede, il castagno è stato trapiantato, a formare veri e propri frutteti che hanno sfamato e scaldato queste popolazioni generando per loro un vero indotto commerciale, prima non c'era nemmeno quello, . Infatti del castagno si usa tutto. La legna per scaldarsi, anche se non è tra le più pregiate, il frutto per alimentarsi, la corteccia e il resto nell'industria del tannino, usato nelle concerie, il legno ancora per pavimentazioni o mobili, il bosco stesso di castagno perché lì nascono ottimi funghi porcini... Ma questo post è dedicato alle foglie, ebbene sì si usano anche quelle. Tralasciando l'uso nelle stalle (alla pulizia del bosco le foglie venivano raccolte e tenute in capanne per essere portate alla bisogna nelle stalle per strame alle mucche), venivano altresì raccolte per essere usate in cucina; sì proprio in cucina! ma come? Come teglia!... tutto ciò che era cotto sul fuoco di pietra, sotto la campana di ghisa che fungeva da forno, veniva sistemato su uno strato di foglie di castagno che proteggeva e permetteva una cottura idonea della pietanza esattamente come una teglia, regalando anche profumo e un po' di gusto. Ovviamente a fine cottura si toglievano le foglie bruciacchiate che non venivano mangiate (anche se ne veniva un pezzetto in bocca era lo stesso...); alle foglie viene attribuita una blanda attività sedativa della tosse. Torniamo alle foglie: raccolte tutto l'anno verdi per essere usate subito, raccolte per tradizione dopo San Lorenzo (10 Agosto) per essere seccate e usate tutto l'inverno. Con la luna vecchia (luna calante), quindi di agosto e settembre, raccolte per essere conservate, vengono riunite in "fascetti" e unite in una collana per esser messe a seccare ed usate durante l'inverno e la primavera quando le foglie non ci sono. Quando non se ne trova di fresche si prende un mazzetto o due, a seconda della necessità, e si mettono a bagno in acqua tiepida per il tempo necessario perché si ammorbidiscano e possano essere usate come fresche sia sotto torte e pane cotti nel testo sia come indispensabili nei testetti di terracotta per i Castagnacci (qui>>>) Niente impedisce che vengano usate anche nel forno di casa sistemate nella teglia, per dare un tocco di rustico e di antico, come carta forno della nonna 😜 Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- FIOR DI ORNIELLO
Allora disse Jafnhár: “Il frassino è di tutti gli alberi il più grande e il migliore; i suoi rami si allungano per tutto il mondo, fin sopra il cielo”. Con incommensurabile ritardo pubblico il post sul frassino. In pratica è dall'anno scorso che volevo scrivere qualcosa, il caldo anomalo ha fatto sparire in fretta i bianchi fiori sugli alberi che si mescolano confondendosi con gli arbusti di sambuco nella macchia. Forse qualcuno ancora fiorito si trova andando verso quote più alte. Profondamente diversi dal sambuco raccontano anche loro la storia di un albero che per il resto dell'anno rimane qui semi sconosciuto fra carpini, roverelle, cerri e altro, nati a caso, a formare i boschi misti insieme ai castagni che ammalati e poco curati stanno lentamente sparendo. A me, fortunata, ne è nato uno in un vaso. Diversa la considerazione degli antichi per questa pianta, nella cultura nordica è la chioma di un frassino che sostiene il cielo e per altri è il primo albero creato, e da questi è uscito il primo uomo. Nelle sue radici vivono le Ninfe melìadi, le ninfe del miele, custodi del destino, che incessantemente tengono bagnate le sue radici perché non secchi. La sua magia è legata alle acque e si diceva salvasse dall'annegamento. Proprietà guaritrici affidate alle sue foglie, alla corteccia e ai semi. Con le foglie giovani si fa un ottimo tè. Associato al mito della creazione diventa simbolo di fecondità. Tali sono le sue proprietà magiche che è solo con un paletto di frassino, robusto ed elastico, che si possono uccidere i vampiri. Ieri sera un frassino sul punto di dirmi qualcosa - tacque. Octavio Paz Le foglie formate da un rametto con da 5 a 9 foglioline leggermente dentate sul bordo cadono in autunno. Il legno pregiato e bianco, elastico, leggero largamente usato da sempre per tutto ciò che necessita di un legno resistente, gli archi e frecce per esempio o le ruote dei carri, manici per attrezzi agricoli e poi in seguito anche sci, eliche, strumenti musicali, sedie ecc. Tra le innumerevoli varietà il più pregiato è il Frassino maggiore, Fraxinus excelsior, diverso il fiore da quello sopra, ma qui trovo più frequente questo, l'Orniello, Fraxinus ornus, anche esso dalle innegabili proprietà. Ottimo come legna da ardere anche verde, per via di una sostanza infiammabile che contiene, il primo fuoco dell'anno veniva acceso con legno di frassino perché la stagione fosse propizia e le piogge primaverili abbondanti. Tenuto spesso vicino alle abitazioni e capitozzato per fare con le foglie foraggio, tutto l'albero è commestibile, semi, corteccia foglie, anche per l'uomo e le donne romane lo usavano le sue proprietà dimagranti. I contadini di una volta preparavano per i giovani polli in primavera "l'acqua blu" di Orniello. I giovani rami, i polloni dell'anno con la corteccia che si stacca facilmente, venivano immersi un po' sbucciati e un po' no, in acqua fresca per almeno due giorni al buio, l'acqua prende una colorazione bluastra e questa veniva data una volta, ogni due o tre giorni per qualche settimana, si diceva che servisse per prevenire e rinforzare, probabilmente l'effetto antinfiammatorio contro artrite e reumatismi, gli effetti blandamente lassativi e diuretici servivano come serviva a noi la ... Manna. Solo da pochi anni ho scoperto essere l'Orniello lo stesso Frassino da manna, coltivato in Sicilia, per la produzione di quest'ultima, una coltivazione antichissima. La manna è ottenuta da un liquido biancastro dolce, frutto dell'unione fra le due linfe dell'albero che incontrandosi e uscendo all'esterno solidificano naturalmente grazie alle particolari condizioni ambientali, caldo secco ecc.. L'uomo favorisce la fuoriuscita nei mesi caldi, incidendo la corteccia e creando un taglio, posizionando particolari accorgimenti per far si che si raccolga in cannoli, o in coppette alla base, o raschiando quella naturale. Un lavoro che si concentra tutto intorno al parco delle Madonie in Sicilia e gran parte della produzione mondiale per dolci, prodotti di bellezza o medicinali naturali arriva da lì. Nonostante l'albero sia lo stesso, l'Orniello, da noi non avviene la trasformazione della linfa da liquida a solida per questioni proprio di clima. Chi fra quelli della mia età non ricorda come le veniva propinato al mattino il panetto di Mannite da sciogliere nel te o nel latte, per rinfrescare l'intestino, quando, per esempio, si andava in villeggiatura e "bisognava abituarsi all'aria"? Purtroppo un prodotto destinato a sparire, sostituito come sempre da surrogati chimici, il Mannitolo, che non sempre è Mannite da Frassino. Anche la produzione di Manna in cannoli, era diminuita drasticamente e i frassini sostituiti da oliveti o simili se non fosse per alcuni giovani che hanno ripreso in mano le antiche tradizioni e adesso la Manna in Cannoli è un presidio Slow food. La casa d'Israele la chiamò manna. Era simile al seme del coriandolo e bianca; aveva il sapore di una focaccia con miele. Libro dell'Esodo. Incredibile come si sia potuto abbandonare un prodotto così fantastico, dalle molteplici proprietà curative, a cominciare dai diabetici che possono usarlo al posto dello zucchero, a chi vuole un blando lassativo per bambini e anziani, favorire la diuresi, come antinfiammatorio per avere miglioramenti nelle bronchiti croniche e calmare la tosse, più un buon contenuto di antiossidanti. D'altra parte cosa mandò Dio agli Ebrei nel deserto che gli bastasse per tutto? Anche se le ipotesi sono diverse e non certe che si tratti di una linfa di albero, vero è che si usò la parola manna per definirlo. Ancora adesso si usa l'espressione "come Manna dal cielo" per un benessere inaspettato e gratuito. La cura di Mannite era un classico primaverile, del cambio di stagione o come dicevo prima, quando si effettuava un cambiamento d'aria per purificare gli organi e predisporli alle nuove cose che si sarebbero mangiate, ai nuovi pollini che si sarebbero incontrati nelle passeggiate, all'acqua diversa che si sarebbe bevuta. Ora, ahimè, si vive nella globalizzazione e si va velocemente con un aereo da un posto all'altro dove ci illudiamo di trovare le stesse cose, gli stessi sapori in qualsiasi posto del mondo siamo, ma forse non è proprio così e sono convinta che il nostro organismo ne risenta più di quanto ce ne accorgiamo, perché, come diceva mio padre, se fossimo nati per volare ci avrebbero pur fatto le ali anche a noi, se ci hanno fatto per muoverci con i piedi significa che si deve andare più lentamente... Il video sotto è estrapolato da un video più lungo del National Geographic , salvato diversi anni fa con mezzi di fortuna e me ne scuso, probabilmente ci sono diversi altri video sul web ma questo mostra in maniera molto concisa il procedimento Mario Cicero vive ancora a Castelbuono e come guida ambientale escursionistica organizza eventi e accompagna grandi e piccini in bellissime avventure, oltre ovviamente a produrre manna. A questi link per conoscerlo e incontrarlo. https://madonieexplorers.com/chi-siamo/ https://madonieexplorers.com/visita-produttore-di-manna/ Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- TIGLIO
Tiepide sere estive Adesso i tigli sono rifioriti davvero e la sera, quando comincia a far buio ed è finito il faticoso lavoro, giungono le donne e le fanciulle, salgono in cima alle scale appoggiate ai rami e riempiono un cestino di fiori di tiglio.. . Dai vecchi alberi, attraverso le tiepide sere estive, giunge sempre un profumo dolce come il miele... Hermann Hesse Se c'è un albero che tutti conoscono quello è il Tiglio, non c'è bisogno di spingersi in campagna per trovarlo, è uno degli alberi preferiti per formare viali alberati in tutte le città d'Europa e del mondo. Unter den Linden, (Sotto i Tigli) il viale di Tigli più famoso si trova a Berlino. Forse per la sua longevità, forse per le innumerevoli proprietà, l'impiego di ogni sua parte, sta di fatto che in ogni paese da tempo immemorabile si usava piantare un Tiglio nella piazza del paese e sotto si riunivano gli abitanti per discutere e decidere su tutto ciò che riguardava la cittadina. Fra i Tigli Monumentali chi sostiene che il più vecchio sia quello di Macugnaga in Piemonte, pare abbia 800 anni, una lapide posta lì vicina, riporta: -Dal 1200 intorno a questo tiglio si adunavano per civili incontri e mercati genti delle valli nostre e straniere. Sotto la sua ombra con animo patriarcale si amministrava la giustizia...- O a Cava de'Tirreni dove pare ci sia il Tiglio sotto al quale studiava Torquato Tasso... Tiglio monumentale di Macugnaga Riconoscerlo quindi non sarà difficile, non fosse che per il profumo dei suoi fiori, talmente dolce e inebriante da rilassare chiunque. Al giorno d'oggi si potrebbe pensare di fare sotto a un Tiglio per esempio, le assemblee di condominio... 😜 Ne esistono diverse varietà europee e americane, che spesso danno origine a ibridi, io uso quello che c'è qui vicino a casa mia senza sapere esattamente a che specie appartenga. Da sempre considerato pianta sacra, e legato a mille e una leggenda. La sua foglia a cuore ne ha fatto l'albero dell'amore di coppia, della fedeltà anche per quello che racconta Ovidio ne Le Metamorfosi, che vuole i coniugi Filemone e Bauci, in perfetta armonia tutta la vita ("comandano e obbediscono" dice Ovidio), gli Dei esaudiscono il loro desiderio di continuare così per l'eternità trasformando lui in quercia e lei in Tiglio. Perché tu non abbia dubbi, sui colli di Frigia c’è una quercia vicino a un tiglio, e intorno un muro di altezza modesta... Per avvicinarsi alle tante proprietà terapeutiche del Tiglio, basti pensare all'altra leggenda che vuole Chironte, il centauro conoscitore di erbe, che curava tutti i mali degli uomini con queste, fosse nato da Filira poi trasformata in albero: un Tiglio appunto, il primo. Ma ogni posto ha i suoi racconti e il Tiglio è caro anche ai popoli germanici. Il suo nome ha dato origine al verbo lindern , alleviare, calmare, mitigare... oltre che ad altre mille e una leggenda nordica, impossibile da raccontare tutte, ma se cercate in ogni narrazione antica, troverete il Tiglio. Non resta che farne man bassa quando fiorisce, appena fiorisce, fra maggio e giugno a seconda della posizione. Si raccolgono i fiori con le "ali", le due bratee attaccate al fiore, e si fanno seccare all'ombra, all'aria, prima che siano del tutto aperti. Credo sia inutile dire che non bisogna raccogliere quelli dei viali in città, inquinati dai gas di scarico, cercate un Tiglio in aperta campagna... comunque quando raccolgo erbe per fare tisane, per scrupolo, immergo velocemente per un attimo nell'abbondante acqua della fontana, fosse solo per togliere la polvere. Una volta secchi per bene, sommariamente sminuzzati con le mani, ne farò la dolce tisana preferita della sera, il prossimo inverno, magari con un pizzico di Biancospino (qui>>>), per rilassarmi, dormire meglio, ma anche nel caso di tosse raffreddore, per sciogliere il catarro, per sudare in caso di febbre, con l'aggiunta o meno del Miele di Tarassaco (qui>>>) . Ha anche effetti diuretici. La preparazione, sempre la stessa, quella dell'infuso, un bel cucchiaio di erbe secche, anche due, nella tazza tisaniera, acqua quasi bollente, copro e bevo dopo almeno 10 minuti. Questi dolcissimi fiori sono fra i più bottinati tra le api, che ne fanno un miele profumato, sempre sperando che anche loro non vadano a raccogliere il polline per le strade di città ... Ma non è finita qui... ora viene la parte più dimenticata... In primavera le prime foglie tenere possono essere usate come insalata, addirittura per farcire panini, come i germogli che si fanno lessati come una qualsiasi verdura, in estate mentre raccolgo i fiori raccolgo anche i rametti con le foglie, che faccio seccare e poi frantumate con le mani e setacciate per eliminare le parti grosse, trasformo in farina. Per la loro caratteristica mucillaginosa sono un ottimo addensante per minestre. Certo deve piacere il gusto, ma si può sempre provare. In anno di raccolta abbondante uso fiori e foglie anche per imbottire cuscini profumati DEI CUSCINI PROFUMATI E FATATI (qui>>>) Oltre alle innumerevoli proprietà terapeutiche c'è da dire che il legno di Tiglio non è particolarmente pregiato, facile però da lavorare, usato per lo più per fiammiferi, matite, tasti di pianoforte, paste per la carta, le fibre della corteccia invece si possono usare per fabbricare corde e intrecciare stuoie, in Russia fabbricavano scarpe, sulla corteccia ridotta in foglietti anticamente ci si scriveva come con il papiro, insomma davvero una pianta magica e utile, forse per quello non poteva mancare in nessuna città. "Sotto a quel tiglio nella campagna, là c'era un letto per noi due, e là potete ben vedere come sono spezzati i fiori e l'erba. In una valle al limite del bosco, tandaradei, dolce cantava l'usignolo..." -Under der Linde - Walther von der Vogelweide (XII secolo) - Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti. Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- SAMARE
Nel mezzo un olmo immenso, ombroso, stende i rami e le braccia annose: dicono che questa sia la casa dove stanno di solito i vani Sogni, appesi, sotto ciascuna foglia. Eneide VI, 282-249 Era il tempo delle Samare... Sono pochi anni che le ho ritrovate per caso, passando in un sentiero, dopo che negli anni '50 un fungo trasportato da insetti ha decimato tutti gli Olmi europei. Le Samare sono i frutti dell'albero di Olmo, i primi frutti, credo, dell'anno. Quando le ho viste non credevo ai miei occhi, in quanto ne avevo una memoria lontanissima, e non le avevo mai più trovate, ma non ho avuto dubbi. Questo particolare frutto, che in due sottili membrane leggere avvolge il seme, è commestibile, buono, con un gusto fresco che ricorda la nocciola. Buoni in insalata, mescolati ad altre erbe, o aggiunti a zuppe e minestre, o anche come decorazione nei piatti. Sono più gustose prima che si intraveda il seme rossiccio all'interno. Basta raccogliere e pulire velocemente senza tenerle troppo immerse nell'acqua. L'Olmo è un altro albero magico di cui si è persa memoria, quella memoria che faceva sì che anche un bambino sapesse distinguere un albero da un altro, ora non più. Ignoro se vengano insegnati a scuola, ma certamente in casa è difficile. Spesso la magia era la spiegazione alle proprietà curative e anche l'olmo ne ha, ma chi se ne ricorda? Forse solo gli erboristi oggi affidano all'olmo la cura della pelle, dell'acne, di alcune dermatosi. All'Olmo era affidato il mondo dei sogni, il potere di rimettere in ordine ciò che era in confusione, spesso sotto un olmo i giudici decidevano le sentenze. Albero caro vicino alle case, a lui si affidava la speranza di una prole numerosa, bambini che poi si suggeriva fossero messi a dormire fra rami e foglie di Olmo che li avrebbero fatti crescere con ossa forti e robuste. Non c'era vigneto dove l'Olmo non fosse maritato alla vite, sostituito ora da pali di cemento... Spesso piantato vicino alle chiese, il più vecchio d'Italia, che ha resistito alla grafiosi, è l'Olmo di Casa Mordini, di circa 500 anni, inserito negli alberi monumentali, protetto da almeno 4 leggi, 2 nazionali e 2 regionali. Anche se la circonferenza di 682cm non è data da un solo fusto ma da più alberi della stessa ceppaia. Con la disconoscenza degli alberi se ne va un altro sapere antico come l'uomo, quando ogni albero aveva una funzione all'interno della comunità. Finiti i tempi dove alla nascita di un figlio si piantava un albero. Due anni fa, senza grandi motivi apparenti, forse per fare luce su un sentiero, sono stati tagli gli enormi tigli che il nonno di mio marito aveva piantato alla nascita delle figlie, ho provato un dolore sordo. Loro non ci sono più da tanto, ma i tigli erano lì, forti e diritti a ricordarle... sì, ma da chi? forse solo da me. Chi li ha tagliati non lo sapeva e forse non sapeva nemmeno fossero tigli. Solo con me stesso Gli alberi si piegano ad accarezzarmi. La loro ombra abbraccia il mio cuore. Candy Polgar Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- FIOR DI LUNARIA, FIOR DI MONETA
È davvero questo l'anno della Lunaria! Non ne avevo mai visto tanta, andando e tornando dai miei monti al mare è tutto un color rosa violaceo ai bordi delle strade, quasi qualcuno l'avesse seminata. Speriamo sia di buon auspicio, visto che nel linguaggio magico delle piante, per la somiglianza dei suoi frutti con delle grosse monete, il nome con il quale è più conosciuta è Moneta del Papa, la si ritiene portatrice di ricchezza, in grado di proteggere dalla miseria e dagli spiriti maligni e che ce ne sia bisogno in questo periodo non c'è dubbio Lunaria pare invece derivi dal nome "luna" che gli alchimisti davano all' argento convinti come erano che questa pianta riuscisse a trasformare il mercurio appunto in argento. D'argento diventano i frutti quando seccando, strofinati e tolti delicatamente i semi fra le due parti, rimane un sottilissimo disco madreperlaceo che può ricordare una moneta e per alcuni riflette la luce lunare. Quanti ne facevamo una volta perché fossero pronti per abbellire le case in inverno, adesso mi piacciono anche così seccati e basta, sempre per usarli in composizioni dall'autunno in poi . Il motivo perché ne parlo qui non è il mero ricordo melanconico del suo uso decorativo, ma per il fatto che anche questa è un'erba commestibile, e commestibile in tutte le sue parti. I fiori, decorativi in un angolo del giardino, sotto ad altri alberi o arbusti, profumano specie di sera e sono ricercati da api e farfalle. Dal fiore si evince facilmente si tratti ancora una volta di una parente del cavolo, della senape, del ravanello ecc. cioè della famiglia delle Brassicaceae o Crucifere per via dei quattro petali in croce, quindi il suo gusto è piccante, da tener presente se si usano i fiori, o i frutti verdi ancora immaturi, le siliquette, nelle insalate. I semi possono essere pestati e dare un condimento davvero molto simile alla senape, mescolati ad aceto e sale. Ho già scritto diverse volte che le piante con sapore così prevalentemente piccante non fanno parte dei miei misti di erbe, per il semplice motivo che mi sembra alterino troppo il gusto delle altre, mentre sono usate da chi piace. Così le prime foglie che escono in primavera, basta essere certi di riconoscerle, il fusto, i fiori, la radice in autunno quando diventa più carnosa, bollito o crudo tutto è commestibile, basta che sia gradito il sapore. Come sempre esistono diverse varietà botaniche di Lunaria, alcune con fiori anche bianchi e frutti più allungati che rotondi e si nota la somiglianza con una parente, la Alliaria>>>qui che però si distingue immediatamente per l'odore di aglio. Come altre erbe comuni le si sono sempre attribuite proprietà curative, ora studi scientifici si soffermano sui suoi contenuti di acido nervonico, utile per il cervello, che potrebbero essere interessanti nella cura dell' Alzheimer e della Sclerosi. Ricca di vitamina C e minerali e antiossidanti, qualche foglia non può che far bene. Non mi risulta sia protetta, ho letto comunque che in alcuni luoghi è ritenuta rara, qui quest'anno non lo è di sicuro. Occorre ricordare che è una pianta bienne, solo in alcuni casi eccezionalmente annua, nonostante il nome dato a una varietà da Linneo, Linaria annua, la più comune. Sarà il caso di farne gran scorta, nella speranza che funzionino gli effetti magici, che possa regalarci salvaguardia dai maligni, dalla miseria e riporti gli uomini alla chiarezza e all'onestà come il suo nome inglese Annual honesty sembrerebbe significare. Forse quest'anno ce n'è tanta proprio perché la natura sapeva che ne serve una quantità notevole, per tutti. Buona Pasqua -foto dal web- Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- I CUCULLI
A l’è a riunda di cuculli che tò moe a l’ha ruttu i tondi a l’ha ruttu i recamme cinque lie ghe son costè. A l’è a riunda di cuculli i cetroin sensa i peigulli a bursetta recamma scignuria sciu spezià. A l’è a riunda de zenà che comensa u carlevà carlevà u l’è zà passou l’ommu du saccu u se l’è piggiou. Mancavano alla categoria dei fritti di Liguria i Cuculli, le frittelle di farina di ceci, che forse facciamo solo qui così piccole, simili alle pettole pugliesi che sono però di farina bianca. Segreti non ce ne sono, anche perché ognuno le fa un po' come vuole, è semplice farina di ceci, acqua e lievito. Di solito lascio l'impasto di una consistenza per così dire a nastro, e una volta lievitato lo prendo con un cucchiaio passato prima nell'olio caldo e con l'aiuto di un altro cucchiaino lo faccio scivolare a friggere. Uso il lievito a lievitazione naturale in grani, con la dose indicata sulla bustina. C'è chi fa un impasto più sodo, io vado molto a occhio, perché come diceva mia nonna "A éuggiu se fâ sôlo i frisceu" a occhio si fan solo le frittelle, quindi per una volta sono più che giustificata. Messo il tutto a lievitare per qualche ora, anche 12, dalla sera alla mattina o viceversa, all'impasto finale viene aggiunto poco sale, il verde tritato della cipollina fresca e maggiorana, o anche niente. Qualche volta ho aggiunto pochi pezzi di carciofo tritati o anche un cucchiaio di Rossetti, il novellame di pesce, insomma si può aggiungere tutto quello che sta bene con la farina di ceci, così come si fa con la farinata. La ricetta è già presente con il nome di "cucullo" ne "La Vera Cuciniera Genovese" del 1862, dove sono anche dei cuculli di patate. Per quanto mi riguarda abbiamo sempre chiamato così solo quelli di farina di ceci per distinuerli dai Frisceau, quelle di patate semplicemente polpette. Più importante è come friggerli, pochi alla volta, in olio profondo, caldo ma non caldissimo per permettere la cottura anche dentro. Appena dorati si tirano fuori. E fritti nell'olio di oliva... eh sì, acquistano sapore. Resta da capire cos'era questa "rionda di cuculli" che tutti quella della mia età hanno sentito raccontare. Anche la parola "cucullo" non si capisce bene l'etimologia, qualcuno parla del bozzolo del baco da seta, anche se cucullus in latino significa cappuccio a cono, proprio dei monaci che a loro volta lo presero dal gallico, chissà che non derivi proprio dal tradizionale cono di carta paglia dove vengono da sempre serviti come cibo da strada. Ad ogni buon conto, qualche anno più tardi, qualcuno ha pensato di individuare la famosa rotonda (riunda) a Rapallo ... chissà ... 😜 A riunda dita “Siggi” amìa ben cumme ti a piggi, se ti sgàri in stisinin ti te u piggi in tu stupin. Ti ghe treuvi biciclette, camiun motu e carussette, tutti nun san cose fà se fermase o cuntinuà. Quelu in machina cu sùa, quelu a pè cu-a sò scignua, i furesti e i rapallin se ne sbattan u belin. Quella lì, cari fanciulli, a l’è a riunda di cuculli. Traduzione La rotonda detta Siggi guarda bene come la prendi se ti sbagli appena un poco trovi biciclette, camion, moto e carrozzelle nessuno sa cosa deve fare se fermarsi o continuare Quello in macchina suda quello a piedi con la sua signora agli stranieri e ai rapallini non gliene frega niente. Quella cari fanciulli è la rotonda dei cuculli Traduzione filastrocca inizio post E’ il girotondo delle frittelle tua madre ha rotto i piatti ha rotto quelli ricamati cinque soldi le son costati. E’ il girotondo delle frittelle le arance senza picciolo la borsetta ricamata riverisco signor speziale. E’ il girotondo di Gennaio che comincia il carnevale carnevale è già passato l’uomo del sacco se l’è pigliato.
- LE CRÊPES
Per molti anni in questa casa non sono entrate Crêpes, crespelle le chiamavamo, si andava di cannelloni, parevano troppe le uova nelle ricette che giravano per i libri di cucina allora reperibili. Mia madre, quando la parola colesterolo non esisteva, mai ho capito in base a quale concetto, aveva un numero ristretto di uova nel suo firmamento culinario: ovunque, nel pan di Spagna come nella crema pasticciera o nelle Crêpes erano sempre troppe. Poi un giorno, per il mio secondo figlio, che aveva ambizioni da cuoco fin dalla più tenera età, comperai un libro di ricette da fare con i bambini, quando lui nemmeno sapeva leggere e meraviglia! trovai una ricetta che non ho più abbandonato. Mi si aperse un mondo... facili, economiche, trasformabili in mille modi, si possono preparare con anticipo, e soprattutto con poche uova. 250 gr. di farina un pizzico di sale 1/2 litro di latte e acqua mescolati nella proporzione che volete 1/4 di latte e 1/4 di acqua per esempio 2 uova un cucchiaio di burro fuso In una fondina setaccio la farina e metto le due uova intere, mescolo con il burro fuso e aggiungo l'acqua e il latte fino ad aver mescolato bene MA niente sbattere con fruste o mixer, non va incorporata aria, per avere un impasto fluido meglio lasciar riposare un po', mezz'ora, un'ora... Una prima variante è nell'uso di farine diverse, grano saraceno, farina di castagne, anche di mais, farina integrale,farina di ceci, sempre in proporzione metà e metà con farina bianca doppio zero. Importante per cuocere, la padellina bassa e sottile antiaderente della misura giusta apposta per questo uso, se non c'è una padella antiaderente qualunque. La padella sul fuoco leggermente imburrata con l'aiuto di carta da cucina, dopo qualche esperimento si trova sia il fuoco giusto, inizialmente alto, che la quantità da mettere ogni volta nel padellino per avere una crêpe sottile. Una volta versato al centro, con il mestolo l'impasto, muovere la padella in modo rotatorio inclinandola velocemente per far si che si allarghi sul fondo e con il fondo del mestolo in un movimento circolare in pochi secondi coprire la padella con l'impasto. che si rapprenderà all'istante. Un attimo ed è pronta per essere girata, con una spatola o se siete dei giocolieri esperti, saltandola in aria. Non si unge ogni crêpe ma solo ogni 4 o 5. Altri sistemi, che possono essere usati all'inizio, tipo quello di eliminare l'eccedenza di impasto inclinando la padella hanno solo l'effetto di sporcare ovunque. Se non si riesce, all'inizio si può, per imparare a farle sottili, provare, facendo cadere l'impasto in un'altra ciotola però. In sostanza appena allargato nel padellino basta tenere in verticale, non cade, per eliminare l'impasto in più, quello che non si è rappreso immediatamente. A questo punto su di uno strofinaccio pulito preparato alla bisogna, le allargo affinché raffreddino, dopo possono essere tranquillamente impilate in un piatto, chiuse con pellicola e conservate in frigo qualche giorno. Non attaccano. Con questa ricetta a me ne vengono 18 - 20 di circa 19 cm di diametro. Con l'impasto si può, sulla piastra elettrica fare una grande crêpe rettangolare da farcire e tagliare poi a fette, molto utili in un finger, messi in piedi e detti "turbanti" Una volta pronte possono essere farcite con un'infinità di ripieni: classico: verdure, tipo Prebuggiun (qui>>) e ricotta, formaggio parmigiano. Le verdure bollite, tritate, aggiunte a ricotta in proporzione da rendere il ripieno morbido. elegante: besciamella, funghi, prosciutto con funghi porcini o misti spadellati a pezzetti piccoli, aggiunti a prosciutto cotto tritato, poca besciamella per amalgamare, o senza fungi solo prosciutto e formaggio. appetitoso: radicchio, taleggio e noci. Il radicchio crudo, soffocato in padella con pochissimo aglio e olio, aggiunto a taleggio e noci tritate. Adatto l'impasto con grano saraceno gourmet: chiusa a sacchetto con dentro un risottino primavera o come si vuole sfizioso: un asparago bollito ogni crêpe, stracchino. Buono con la farina di castagne vegetariano: con verdure miste, tipo una caponada e formaggio molle e l'impasto di grano integrale autunnale: di farina di castagna condito con pesto invernale : lardo o pancetta rosolato in padella posato sopra a una crepes di farina di mais o di ceci dolce: marmellata, crema, panna, quella crema famosa di nocciole e cioccolata..., frutta sciroppata, ecc. ecc. in questo caso poi gratinate in forno con lo zucchero sopra famose: Suzette, dalla Francia, a dir la verità ricetta monegasca, nonostante gli aneddoti di cuochi famosi e principi... Dolce, vuota, piegata a triangolo, immersa in una salsa di burro, arancia e limone, e incendiate con il Grand Marnier. Certo per queste sarebbe meglio la ricetta originale, che ha più uova e un cucchiaio di zucchero ... e poi con la fantasia quello che si vuole e quello che a volte si ha in casa. Un altra variante è la chiusura. Esiste più di un metodo per chiudere una crêpe arrotolandola tipo cannellone chiusa dalle parti e arrotolata piegandola a metà e poi ancora a metà a formare un triangolo a sacchetto chiusa con due fili di erba cipollina arrotolata e tagliata a pezzi e messi in piedi come turbanti a pacchetto Si capisce perché mi si è aperto un mondo, perché davvero le versioni sono davvero infinite tra cambiare l'impasto, il ripieno, il modo di chiuderle e di condirle, e tutte da affidare alla propria fantasia, al proprio gusto, e poi veloci da preparare. È possibile anche farcirle in anticipo il giorno prima, disporle nella teglia, coperte da pellicola perché non secchino e conservate in frigo. L'importante è lasciare il condimento da unire all'ultimo minuto, e infilarle in forno giusto 15-20 minuti prima di portarle in tavola. Tutte possono essere condite con poca besciamella allungata, senza esagerare, spesso basta un fiocchetto di burro su ogni crêpe, formaggio, qualche aroma, e poca panna o besciamella. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- SPINA CHRISTI, LA MARRUCA
foto dal web (qui>>>) In tema, la pianta di queste giornate spinose non può che essere la Marruca o Paliurus spina-christi o anche Ziziphus spina-christi. Per i genovesi, liguri in generale, Ziziphus riporta alla mente la parola dialettale "zìzoa" che vuol dire giuggiola e in effetti di un albero della stessa famiglia si tratta. Spina christi è evidente che si riferisce alla corona di spine di Gesù. Al di là di leggenda e verità le spine conservate, considerate reliquie attendibili, sono tutte di questa pianta, mentre la corona, sempre quella considerata attendibile, conservata a Notre Dame di Parigi è intrecciata, per tenere la forma, insieme con una semplice varietà di giunco. E tutte le spine, sempre quelle accettate e conservate in giro per il mondo, sono state staccate dalla suddetta corona, e sono di Marruca. Si suppone che in origine fossero circa sessanta, settanta spine, e fu Luigi IX di Francia, San Luigi, a staccarle e a distribuirle in giro. Egli comperò la corona dal Re di Costantinopoli Baldovino, a saldo di un debito da questi contratto con Venezia e costruì la Sainte-Chapelle per conservare la preziosa reliquia. ... siepe che il passo chiudi co' tuoi rami irsuti al ladro dormi 'l dì; ma dài ricetto ai nidi e pascolo a gli sciami; siepe che rinforzai, che ripiantai, quando crebbe famiglia, a mano a mano, più lieto sempre e non più ricco mai; d'albaspina, marruche e melograno, tra cui la madre selva odorerà io per te vivo libero e sovrano, verde muraglia della mia città... La siepe G. Pascoli - Primi Poemetti La Marruca cresce abbondante intorno a Gerusalemme, dal Marocco all' Iran, ma non disdegna neanche i nostri siti su fino alle Alpi, in posti molto soleggiati, ora abbastanza rara, certamente più conosciuta al Sud, poco sulle isole. L'arbusto una volta molto usato per creare siepi inviolabili atte per il portamento ramoso e le lunghe spine a recintare il bestiame e le proprietà, ha una corteccia rossastra, piccole foglie lucenti, fiori galli graditissimi alle api, il che ne fa un'ottima pianta mellifera. I frutti singolari tondi, piatti danno il nome volgare alla pianta di cappellini o soldini. Questi hanno un sapore che ricorda la mela secca e una volta, maturi, venivano tostati e macinati e usati come caffè. foto dal web (qui>>>) Le proprietà accertate sono innumerevoli, diuretiche, antinfiammatorie, contro colesterolo e acidi urici e largamente usata in preparazioni erboristiche. Dalle foglie si ottiene un preparato per le pelli grasse, i brufoli, come polvere deodorante, ed è anche una delle piante con le quali si prepara il Sidr, conosciuto anche impropriamente come Henné puro, anche se la pianta dell'Henné è un'altra, ma gli effetti sono molto simili sia sulla pelle che sui capelli, dove è usato per il potere lavante e rinforzante, non colorante, infatti è adatto per i capelli chiari. È in vendita in molti siti o nelle erboristerie, in polvere ottenuta anche da altre varietà di Ziziphus. foto web (qui>>>) Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- SALSA DI NOCI, DI NOCCIOLE O DI PINOLI .... NÒXE, NISÊUE E PIGNEU...
foto di Antonio Andreatta “E o dixeiva, frattanto che i pigneuoi pestava co-e noxe in tò mortâ: -Andavimo pe pigne da figgeu, e sentivimo o vento sciù in ti pin…-” - Edoardo Firpo - Tra le salse liguri spicca la Salsa di Noci, a Sàrsa de Nôxe, per condire i Pansoti (qui>>>), ma anche delle tagliatelle o una pasta. Salsa senza cottura, un pesto se vogliamo, in quanto per tradizione è fatta al mortaio, pestando le noci con altri ingredienti fino a ridurle a crema. Vediamoli questi ingredienti : Noci, pinoli, aglio,mollica di pane bagnata nel latte, olio, sale. Nella foto manca il parmigiano reggiano grattugiato, ingrediente indispensabile, ma tradizionalmente non nella confezione della salsa, messo poi al momento di condire la pasta, c'è invece un po' defilato il bicchiere di un frullatore perché ...insomma... siamo negli anni della tecnologia e se voglio uso pure il mortaio, ma faccio decisamente prima nel frullatore con un risultato davvero accettabile. Bandita invece la panna, e pure la ricotta, basta la mollica imbevuta di latte che dà la cremosità giusta. Qualcuno indica l'uso della Prescinseua>>>, io no, qui mai messa. Per le quantità invece ci si regola a piacere. La tradizione vuole le noci spellate e il risultato finale è diverso. Sgusciate le noci, si gettano per pochi minuti in acqua bollente, si spegne il fuoco e si procede a spellare i gherigli, togliendo la pellicina Ho spellato chili di noci da ragazza, fino a che un giorno ho deciso che bastava sbollentarle, per togliere il forte che possono prendere le mie noci campagnole un po' selvatiche, specie dopo quasi un anno dalla raccolta. Almeno la sbiancatura delle noci rimane un'operazione importante per avere una salsa chiara e non abusare in proporzione del pane ammollato. Sistemo tutti gli ingredienti nel bicchiere del frullatore e frullo. Aggiungo il parmigiano E così per fare una buona Salsa di Pinoli, ottima per condire i Corzetti o Corsetti o Croxetti,>>> dischetti di pasta fresca ottenuti tagliando e successivamente pressando la pasta, ottenuta con farina e acqua, in uno particolare stampino di legno intagliato. Il procedimento è uguale come la Salsa di Noci, semplicemente sostituendo le noci con soli pinoli, certamente italiani, usando l'aglio se gradito e con l'aggiunta, in questo caso utile, di qualche ciuffo di maggiorana. L'uso della maggiorana non si disdegna nemmeno nella salsa di noci, se piace. Della differenza importante fra i pinoli ho già detto qui >>> nel post dedicato a Sua Maestà Re Pesto>>>, e pure dell'aglio di Vessalico che è sempre meglio usare per le salse liguri. Stesso metodo e ingredienti per la Salsa di Nocciole, se non con la differenza di tostare le nocciole per privarle della pellicina e qui sì, una buona aggiunta di ricotta. Con questa salsa è buona anche una semplice pasta integrale. Tutte e tre, con il frullatore, sono salse veloci da preparare all'ultimo minuto, anche per l'arrivo di un ospite improvviso, basta avere i pochi ingredienti sempre in casa. Ricordo che qui, a pochi chilometri da dove abito, esattamente dove sono nata, è stato registrato da qualche anno, il marchio "Nocciole Misto Chiavari", che tutela le diverse varietà di nocciole coltivate sulle colline dell'entroterra ligure, pare da addirittura 4000 anni, e i prodotti da esse derivati, come il pregiato olio di nocciole, ottimo a crudo su pesce e carne, ma anche sulla pelle. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti. Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Nel 2018 darà vita all'Associazione Culturale Erbando, un'associazione senza fine di lucro volta a promuovere la cultura in tutte le sue forme, con particolare interesse, da un lato alla divulgazione della conoscenza delle Erbe Selvatiche Commestibili Spontanee, dall'altro lo studio e valorizzazione della donna attraverso la storia dell'evoluzione dei lavori femminili nell'ultimo secolo. A tal fine, l'Associazione dà vita ad incontri, convegni, conferenze, interventi nelle scuole, corsi didattici per bambini e ragazzi, manifestazioni, eventi e mostre (qui>> per gli eventi). Una delle espressioni dell'Associazione Culturale Erbando è questo Blog, tenuto, curato e messo a disposizione direttamente da Lella Canepa senza alcun intermediario e, come puoi notare, senza alcuna pubblicità che ne possa sostenere i costi. Per questo ti chiediamo una piccola donazione di solo 1€ che ci aiuterà concretamente a ridurre/eliminare i costi di gestione del Blog e di continuare a darti la possibilità di leggere i tuoi contenuti preferiti senza alcuna pubblicità. Clicca sul pulsante qui sotto e apri il link sul tuo browser fuori da Facebook! Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Clicca qui sotto per avere il manuale "Il Mio Prebuggiun" e apri il link sul tuo browser fuori da Facebook! 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