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- FOCACCINE DI PATATE
focaccine appena sfornate girate alla rovescia per raffreddare Non compero più pane, un po' per l'impossibilità di trovarlo mangiabile, un po' perché ne devo mangiare il meno possibile, così quando ho invitati lo faccio e sempre diverso. L'altro giorno, mi è tornato in mente il grande uso delle patate che si faceva una volta sia nel pane che nella pasta, per consumare il meno possibile la farina di grano, più pregiata e tenuta da parte per venderla. I nostri vecchi mettevano una patata a testa a bollire con la pasta del mezzogiorno, sia che si condisse con l'olio, con il sugo o con il pesto e così facevano con una parte di patate bollite nel pane. L'altro giorno per un aperitivo estivo con amici, invece di fare la pagnotta, ho pensato alle focaccine con le patate, che sono tipiche di alcune valli della Liguria, più nel Ponente, e sono come sempre con mille e più ricette. Tanta farina quante patate, più farina e meno patate, più patate che farina, con le cipolle, con la verdura, al forno, in padella, fritte... c'è da perdersi in mezzo. Come sempre ho provato un po' a modo mio e visto il risultato salvo metodo e ricetta. Ho preparato un lievitino con una bustina di lievito di birra secco Pane Angeli Pizza Bella Alta, che non avevo ancora provato 100 ml di acqua 100 gr. di farina manitoba un cucchiaino di zucchero coperto e messo a lievitare, è talmente caldo che l'ho messo fuori al sole Non c'è voluto moltissimo, nel frattempo ho bollito 3 patate medie con la buccia, circa 300gr.. Le ho schiacciate con lo schiacciapatate (ricordo che non serve sbucciarle, perché la buccia rimane ed è a questo l'uso giusto dello schiacciapatate), ho unito sale, altri 300 gr. di farina, che può essere manitoba o anche altra, e il lievitino. Messo sul tavolo ho impastato fino ad avere un panetto morbido e liscio e messo di nuovo a lievitare coperto. Non è passato più di un'ora, in inverno i tempi saranno sicuramente più lunghi, ho preso la pasta semplicemente un pezzo per volta, con le mani unte di olio, e sistemato in formine antiaderenti del diametro di circa 10cm che avevo comperato anni fa, penso vadano bene anche quelle per le crostatine. Messe di nuovo a lievitare coperte, il tempo che si scaldi il forno a 250°. Ho preparato un emulsione di olio acqua e sale grosso e una volta lievitate, con le dita unte ho creato le fossette e ho spennellato abbondantemente con l'emulsione e infornato fino a doratura. Servirà meno di mezz'ora. Avevano un solo difetto: erano poche. Un'ospite si è intascato di nascosto l'ultima, incurante di ungersi. Le rifarò, e pur mantenendo il lievitino con la manitoba, proverò con la farina integrale e forse anche con altre farine. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- ZEPPOLE E FRISCEU DI SAN GIUSEPPE
- A San Giöxèppe, se ti pêu, inpî a poêla de friscieu - Tradizione antichissima quella delle frittelle per il giorno di San Giuseppe. Una di quelle feste che si è sovrapposta ad altre di fine inverno nelle popolazioni non ancora cristiane, l'ultima degli antichi romani ad essere sostituita con quella dedicata del 19 marzo. E non solo ligure, in tutta Italia si frigge, da nord a sud, tanto da far conquistare al Santo l'appellativo di "San Giuseppe frittellaro". Una leggenda racconta che San Giuseppe dopo la fuga dall'Egitto, si arrangiò a vendere frittelle, visto che non poteva più esercitare il mestiere di falegname. Per questo fino a qualche anno fa, quando ancora esistevano, erano loro, i falegnami, che davanti alle loro botteghe allestivano un banchetto provvisorio e il bancâ (il falegname) offriva a amici e passanti i frisceu, dolci e salati, ripieni di uvetta o verdura. Fra tanti uno era pieno di bambagia e chi lo trovava doveva pagare da bere a tutti. nonno Giuanin, nel suo piccolo laboratorio di falegnameria in Via Entella a Chiavari - A éuggio se fa sôlo i frisceu - La ricetta è semplice e più o meno uguale in tutta Italia. Questa è la mia, simile alla pastella che uso per fare le verdure appastellate nel fritto misto alla genovese, con l'aggiunta di un rosso d'uovo per sancire la festività. Quella antica vuole il lievito di birra unito alla farina il mattino presto perché la pastella per i frisceu sia pronta da friggere per il mezzogiorno. Per far prima ora uso la farina autolievitante, per esempio quella della Spadoni, per circa 250gr., un rosso d'uovo e l'acqua che basta a formare una pastella ancora abbastanza sostenuta, perché di mio, aggiungo il bianco montato a neve. Come dicevo, i frisceu sono cucchiaiate di questo impasto messe in olio abbondante a formare friggendo delle palline. Nell'impasto si può mettere la qualsiasi, per tradizione il Prebuggiun ( qui>>> ), i fiori di Boraggine ( qui>>> ), la lattuga, la cipolla, il baccalà, e in quelli dolci lo zibibbo (l'uvetta). Questi nelle foto sotto, fatti in cinque minuti con farina autolievitante Spadoni, acqua, Prebuggiun>>> aglio e maggiorana tritati. Mio padre, di origini piemontesi, preferiva, in questo giorno, le frittelle di mele come si fa nel fritto misto piemontese, la fetta rotonda con il buco e in ricordo suo così li faccio ancora. La mela deve essere necessariamente Renetta, qualsiasi altra mela si perde. Dopo averla sbucciata e privata del torsolo e tagliata a fette, immergo ogni fetta nella pastella e poi nell'olio bollente. Attenzione ... una è di cipolla 😂😂😂 - San Giuseppe frittellaio è un dì per metà festaio - Al sud, per San Giuseppe, si fanno le zeppole, di ogni misura, e dopo aver passato due anni a rimpinzarmi di queste a Taranto, non posso fare a meno di rifarmele qui tutti gli anni. Sempre al Sud per questa giornata, si organizzano anche le Mattre , le Tavolate di San Giuseppe, mirabolanti tavole ripiene di ogni ben di Dio che vengono offerti alla folla. Una volta venivano riservate ai poveri mendicanti di ogni paese, e per me assistere a una di queste feste, proprio a San Marzano di San Giuseppe, è stata davvero una esperienza emozionante. Tornando alle zeppole , i puristi le intendono fritte, in realtà in ogni pasticceria si trovano a piacere anche quelle al forno. Si tratta di una pasta choux, la pasta dei bignè, servita con crema pasticcera e decorata con una amarena sciroppata. La ricetta viene direttamente da Taranto e fra le tante che potete trovare questa ha veramente poco burro. Dunque in 250gr di acqua metto 50gr di burro a pezzetti a sciogliere sul fuoco, quando prende il bollore butto tutto di colpo 150gr. di farina e faccio cuocere mescolando fino a che non ottengo una palla. Metto a intiepidire, poi uno alla volta, facendolo assorbire bene, aggiungo un uovo intero alla volta, fino a tre, per questa dose. Con l'aiuto di un sac à poche e una bocchetta stellata grande, formo, su quadratini di carta forno (anticamente su di un piattino unto) un anello a due giri. A olio caldo, ma non troppo, poso delicatamente dentro, ogni zeppola con la carta in su, aspetto qualche secondo e tolgo la carta. Lentamente la zeppola si gonfia, la giro e la tolgo quando è di un bel colore ambrato e bella gonfia. Si capisce che la pasta deve essere bella sostenuta, quindi attenzione ad aggiungere l'ultimo uovo, e l'olio deve essere ben caldo, ma meno che per i frisceu , per permettere alla zeppola di gonfiare. Se l'olio è troppo caldo secca senza gonfiare. Una volta fritte le decoro con una crema pasticcera, un'amarena sciroppata e zucchero a velo. Con lo stesso impasto si possono fare e mettere in forno statico a 180° e aspettare che gonfino ben bene. Per la crema pasticcera, semplicemente metto un cucchiaio raso di farina, (o di amido di mais, o di fecola), e di uno di zucchero e un bicchiere di latte scarso, per ogni uovo, in una pentola. Aggiungo qualche semino preso con la punta de coltello, da una bacca di vaniglia, due pezzetti di scorza di limone e sul fuoco basso porto a cottura sempre mescolando. Appena si rassoda e si formano le bolle alle pareti della pentola tolgo e metto a raffreddare. Se qualcuno appartiene al popolo di "quelli che gli impazzisce sempre la crema" conviene provare a cuocerla a bagnomaria ( qui>>>) Non resta che deliziarsi il palato sperando nella primavera che si avvicina anche se San Giuseppe ha la barba bianca e quindi può ancora nevicare ... Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti . Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- RACCOGLIERE, PULIRE, CUOCERE LE ERBE SELVATICHE
Come si raccolgono le erbe? Cosa si deve fare con le erbe selvatiche dopo averle raccolte e nei prati? Questo articolo nasce per alcune semplici e piccole precisazioni di dovere, dopo che durante i miei incontri mi sono resa conto di come alcune pratiche, che per me sono banali perché fatte da sempre in maniera automatica e ripetitiva, possono non essere così chiare e ovvie come pensavo. Durante le passeggiate di solito faccio vedere come si raccolgono. Le erbe commestibili selvatiche normalmente, salvo pochissime, vengono raccolte ovunque con la rosetta basale, all'attaccatura della radice, perché è proprio lì dove è concentrato il sapore. Cos'è la rosetta basale? rosetta basale di Sciscerbua - Sonchus È la composizione propria della pianta, alla sua comparsa in primavera, con le prime foglie che escono disposte a "rosa" intorno alla radice. Questo modo è comune a molte famiglie Asteraceae, Brassicaceae, Borraginacee, Papaveracee, Plantaginaceee e molte altre. Crescendo lo stelo dove poi comparirà il fiore, le altre foglie, che non sono più quelle alla base, cambiano, fino a non assomigliare minimamente alla rosetta che impariamo a conoscere per raccoglierle e per dirla in pratica non c'è più nulla o poco da prendere, e tutto va per la produzione del fiore. Non tutte le piante hanno una rosetta piatta totalmente aderente al terreno come quella sopra, ciò non toglie che le prime foglie lunghe o corte, piatte o che si innalzano non spuntino intorno alla radice e formino la rosetta basale. Nel video sotto si vede bene, la raccolta di una rosetta basale di Talegua.>>> La rosetta va raccolta integra, proprio dove a livello del terreno inizia la radice, le foglie devono rimanere attaccate e non essere prese a una a una. Per fare ciò, oltre a un po' di pratica per creare l'equilibrio giusto fra non rompere la rosetta e tagliare troppa radice, occorre assolutamente un coltello a punta con i denti, specie se si è alle prime raccolte. La punta serve per infilarla quel tanto e una volta messo il coltello orizzontale al terreno, con la seghetta si taglia la radice. Senza i denti, con un coltello necessariamente affilatissimo il rischio di tagliarsi aumenta Necessario il cestino, l'unica alternativa possibile una borsa in tela, ma è meglio il cestino. Una volta raccolte si puliscono sommariamente delle foglie gialle, deteriorate, della terra in eccesso, per non sporcare quello che è nel cestino, per trovarsi meno lavoro da fare a casa, e per non portare inutilmente dietro quello che comunque andrebbe buttato. Si lascia intera la rosetta di foglie dove è racchiuso il sapore più gustoso. A casa si rifiniscono, si buttano nell'acqua fredda, abbondantissima, per qualche minuto, ma non per ore, si scolano controllando una per una la presenza di terra o animaletti e si ripete questa operazione fino a che nell'acqua non rimane traccia di terra, sabbia, pietroline, rametti e foglie secche. Va bene il lavandino di cucina o una conca grande. È il momento di cuocerle in davvero tanta acqua già portata a bollore, salare poco. Io metto il coperchio. Le erbe sono cotte quando il centro della rosetta cede alla pressione anche solo dell'unghia. Si scolano, io non le passo nell'acqua fredda, anche se viene suggerito da tutti i cuochi. Si spremono per bene, formando delle palline che possono essere messe in congelatore. Ricordo che la parola Prebuggiun significa proprio pre-boggiu cioè prima bollito, sempre perché se è vero che nell'acqua decadono parte dei nutrienti, ma anche eventuali altre presenze, che in certe erbe raccolte un po' con leggerezza (come si dice sempre: mia nonna la prendeva...) alla lunga potrebbero avere qualche effetto sgradevole se non nocivo. Molto meglio che pensare di cuocere a vapore un misto di erbe, quello di mangiare crude tutte quelle che si può, perché intanto vapore o nell'acqua con l'alta temperatura già molto se ne va. Si sta parlando di cibo e un'erba selvatica cotta sarà sempre meglio di una coltivata, se si vogliono usare le erbe per curarsi i metodi sono altri. Fra le tante erbe raccolte con la rosetta basale dell'ortica, della silene, della valeriana rossa si raccoglie la cima, del raperonzolo anche la radice. Confido che questo articolo chiarisca qualche incertezza che tutti possono avere quando ci si approccia al meraviglioso mondo della raccolta delle erbe Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- LE VIOLETTE, tu le mangi?
E le violette tu le mangi? Perché si mangiano, eccome se si mangiano! Nel misto del Prebuggiun ( qui>>> ) sono la nota dolce e profumata e non solo i fiori ma tutta la piantina, pulita bene e messa a bollire insieme alle altre varietà di erbe. Ma anche in insalata, soprattutto le corolle fiorite insieme a Pratoline( qui>>> ), primule e pure in un risotto primavera fatto con pisellini e zafferano, dove si possono mettere sia a cuocere che fresche poi per decorare ( qui>>> ) Non penso di dovermi soffermare più di tanto sul riconoscimento. Se non fosse per le foglie cuoriformi, sicuramente l'intenso profumo non può creare dubbi. Ne esistono diverse qualità, mammola, bianca, tricolore, la viola del pensiero, quella da giardino che però si deve essere sicuri che non sia stata concimata con concimi chimici, tutte possono essere mangiate. Tutti gli anni mi diletto a fare una specie di violette candite da servire agli ospiti insieme a una tazzina di caffè o per decorare una torta mimosa. Mi armo di pazienza e raccolte le viole di prima mattina le tuffo in una ciotola piena d'acqua fredda per qualche attimo per lavarle e togliere eventuali terra, polvere, ecc. Le metto ad asciugare su un foglio di carta da cucina, una volta asciutte le sistemo in un setaccio. Nel frattempo preparo lo zucchero che non deve essere a velo, appena appena passato in un colino per avere solo i granelli più fini. Se voglio accentuare il colore delle viole lo mescolo a un po' di colorante alimentare viola. Con un poco di albume leggermente sbattuto e un pennellino, che tengo solo per questo uso, spennello leggermente i petali, Immediatamente le cospargo di zucchero e lascio asciugare, sempre sul setaccio. Attenzione perché dove non si passa l'albume non attacca lo zucchero. Poi procedo dall'altra parte. Nel caso correggo le parti che sono rimaste senza zucchero. Lascio seccare e poi tolgo lo zucchero in eccesso. Le tengo in una scatolina al riparo dall'umidità, non ho il problema di quanto si conservano perché ne faccio sempre troppo poche... Per conservarle di più e quindi senza l'albume, si sostituisce questo con la gomma arabica, ora più facilmente reperibile visto il dilagare delle paste di zucchero e gum paste dove si usa appunto la gomma arabica (naturale) o il CMC (gomma adragante di sintesi) . Diluito la punta di un cucchiaino di polvere in poche gocce di alcool buongusto o vodka, per fare prima immergo la viola intera e poi la passo nello zucchero. Da tener presente che la gomma arabica dura più a lungo dell'albume di uovo e non lascia nessun gusto né odore Un'altra uso molto carino è lo zucchero profumato alla violetta. Si possono seccare le corolle e mescolarle polverizzate allo zucchero, o meglio macinare lo zucchero con le violette fresche e poi lasciarlo a seccare una notte all'aria calda, magari vicino a una fonte di calore, stufa o termosifone. zucchero alle violette La viola ha tante proprietà, una di queste è calmante del sistema nervoso, da farne con i soli petali uno sciroppo che calma la tosse nei bambini e favorisce il sonno, ma perfino calma la rabbia... Se per fare le violette candite casalinghe mi serve una buona dose di pazienza, per fare lo Sciroppo , anni fa quando avevo i bimbi piccoli, ho davvero esaurito tutta la riserva che avevo. Serve un numero infiniti di fiori, dei quali si usano solo i petali, tagliando via il calice, che come in tutti i fiori lascio un retro gusto amaro. Per fare un minimo peso, diciamo che anche solo 30 gr. ne servono tantissimi. Il procedimento è uguale per tutti gli sciroppi con foglie o fiori. Si versa dell'acqua bollente sui petali di violetta, in proporzione, quasi solo per coprirli. Si lascia in infusione qualche ora, si filtra, sarà di un bel color viola, si mette sul fuoco con metà peso di zucchero o miele. È possibile che il calore lo faccia diventare verde, ma dopo averlo fatto bollire una decina di minuti, una volta raffreddato, spremuto dentro mezzo limone, diventerà di nuovo viola e profumato. Da conservare in frigo e usare a piccolissime dosi. Se non ho pazienza, e ora è spesso così, mi faccio anche solo l' acqua alla violetta da bere, profumata. Metto un poco di fiori in una brocca di acqua fresca, e chiudo e lascio tutta la notte. L'indomani mattina la bevo con infinito piacere, ma si può se si vuole aromatizzare anche del vino. Non uso fare l'oleolito, perché ne faccio già tanti e rischierei di non usarlo, anche se ha proprietà calmanti e disinfiammanti della pelle. acqua alle viole con aggiunta di cinorrodi di rosa canina Le mille leggende e significati di questo fiore sono legati per lo più alla modestia, alla timidezza, . Significa anche protezione, si regala per dichiararsi alla persona amata, ti ho pensato, ti penso...e quindi viola del pensiero, pansè. Mia mamma, da ragazza, in tempo di guerra aveva un giovane che per compiacerla, le faceva delle preziosissime saponette alla violetta con l'olio di oliva e le violette delle fasce della collina di Cogorno dove era sfollata. A quattro anni dalla sua morte, mamma continua a seminare viole. Queste sono nate quest'anno nella strada a 100mt dalla sua casa estiva. Come faccio a sapere che sono le sue? Inconfondibili, non so il nome botanico, il fiore grande il doppio di una viola normale, il colore intenso, il profumo inebriante, impossibile confonderle e soprattutto non ne ho mai viste uguali da nessuna parte. Mamma se le portava dietro ovunque andasse, qualche piantina qui e là, perché le ricordavano un ammiratore che in tempo di guerra le confezionava con i fondi dell'olio le saponette al profumo di violetta e non le aveva mai voluto dare la ricetta. E poi il rito di brinarle tutti gli anni per servirle alle amiche con il caffè... Qualcuno le aveva estirpate come erba nel giardino della casa dove ha abitato diversi anni, ma loro si sono propagate nei dintorni, così in questo periodo, tutti gli anni girando nei pressi improvvisamente le trovo: un anno qui, un anno là e so che è lei che mi pensa. "C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico: io vivo altrove, e sento che sono intorno nate le viole..." Marzo 2021 È sicuramente un fiore ottocentesco anche se le sue proprietà erano conosciute da greci e romani. Di tutte le storie legate alla violetta mi piace ricordare Maria Luigia d'Austria, moglie di Napoleone, che aveva una passione sia per il fiore, il profumo e il colore. Tutti paramenti e le livree di corte erano color violetto, firmava le sue lettere con il disegno del fiore al posto della firma, ne incoraggiò la coltivazione a Parma, dove i frati del convento dell'Annunziata riuscirono a estrapolare per lei un'essenza che diventerà poi la Violetta di Parma Borsari. I Parmigiani tutti gli anni portano sulla sua tomba, a Vienna, un mazzetto di violette, in ricordo della devozione della città alla Duchessa. A dir la verità già era il fiore preferito di Napoleone, con un mazzolino di violette appuntato sull'abito si distinguevano i Bonapartisti in Francia, durante il soggiorno di quest'ultimo all'Elba, che annuncerà la sua fuga dall'isola con la frase: -Tornerò a Parigi in tempo per veder fiorir le violette - , e infatti partì il 26 febbraio ... Si dice che alla sua morte, nel medaglione al suo collo erano conservate alcune violette secche che egli stesso aveva raccolto.... ma sulla tomba di Giuseppina. Tanti poeti e scrittori e altri cantarono della violetta, ma mi piace finire il post con questa poesia di Trilussa: LA VIOLETTA E LA FARFALLA Una vorta, ‘na Farfalla mezza nera e mezza gialla, se posò su la Viola senza manco salutalla, senza dije ‘na parola. La Viola, dispiacente d’esse tanto trascurata, je lo disse chiaramente: - Quanto sei maleducata! M’hai pijato gnente gnente Per un piede d’insalata? Io so’ er fiore più grazzioso, più odoroso de ‘sto monno, so’ ciumaca e nun ce poso, so’ carina e m’annisconno. Nun m’importa de ‘sta accanto a l’ortica e a la cicoria: nun me preme, io nun ciò boria: so’ modesta e me ne vanto! Se so’ fresca, per un sòrdo vado in mano a le signore; appassita, so’ un ricordo; secca, curo er raffreddore… Prima o poi so’ sempre quella, sempre bella, sempre bona: piacio all’ommini e a le donne, a qualunque sia persona. Tu, d’artronne, sei ‘na bestia, nun capischi certe cose… - La Farfalla j’arispose: - Accidenti, che modestia! Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti . Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- "SCIGUELLI"... LA SILENE 🌿🌿🌿
Sciguelli, strigoli, scioppettini, carletti , scrusat, erba del cucco ... con quanti nomi è conosciuta questa buonissima erba che spunta con le prime giornate tiepide di primavera. Silene vulgaris è il nome scientifico, e tutto il genere di Silene , del quale esistono diverse varietà, è dedicato a Sileno, compagno del Dio Bacco, personaggio mitologico che pare fosse rivestito di schiuma, come sono rivestite di schiuma molte specie di queste piante, o forse perchè panciuto per le libagioni frequenti, come panciuto il calice dei fiori di Silene. Per scelta personale raccolgo solo la Silene Vulgaris , ma si possono raccogliere anche altre, tipo la Silene Alba , che però sono più ricche di saponine e anche se non si parla di tossicità di queste bisogna stare attenti alla quantità. Inoltre fra le due, la Silene Vulgaris è più facilmente riconoscibile e meno confondibile con la tossica Saponaria officinalis L. La foglia liscia, il suo colore verde quasi simile alla salvia, in primavera forma dei ciuffetti che spuntano in cespugli compatti tra le altre erbe, favorendo i poggi ai bordi dei terreni coltivati, ma pure le ghiaie e gli incolti, frequente ovunque, da nord a sud, dal piano al monte. È anche una di quelle erbe che si può facilmente identificare per mezzo del fiore, nel senso che nel periodo di fioritura, che si protrae per tutta l'estate fino ad autunno inoltrato, dove la si vede fiorita, si può ritornare l'anno dopo per raccoglierne i germogli. Ma il fiore qual'è? Eccolo, conosciutissimo, tutti da bambini, quando i divertimenti erano semplici e gratuiti, ci siamo scoppiati il calice a palloncino sulla fronte o sul dorso della mano. Questi viene pure bucato da alcuni calabroni per succhiare il nettare essendo il fiore talmente chiuso da riuscire impenetrabile per gli insetti. Per essere sicuri quando non c'è il fiore basta assaggiare una foglia, già nell'avvicinarla alla bocca si sentirà un profumo dolce e immediatamente un gusto simile alla buccia di pisello. Tenera, con un gusto che varia dal carciofo all'asparago, buona da sola, preziosa nel misto. È una di quelle erbe dove raccolgo solo le cime, che si riformano nel giro di poco tempo concedendomi più di un raccolto. e quando sei fortunata capiti in un posto così Per gli usi in cucina, una volta assaggiata, non la si lascia più. Mi è giunta voce che in Trentino li mettono perfino sott'olio come antipasto. Nel misto di erbe che è il Prebuggiun ( qui>>> ) non possono mancare, sono la nota dolce che equilibra quella delle erbe amare. Si può, come dicevo, usare da sola, buona la frittata, buono il risotto, anche senza sbollentarla, ma semplicemente passata in padella con poco scalogno o aglio ... Questa soma, che viene dietro sopra l'asino, è Sileno: così vecchio è ebbro e lieto, già di carne e di anni pieno; se non può stare ritto, almeno ride e gode in continuazione. Chi vuole esser lieto, sia, di domani non c'è certezza ... Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti . Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- LE MARIE, I BISCOTTI DELLA MIA INFANZIA
Molto prima di qualsiasi mulino bianco o colorato, se arrivava in casa un biscotto comperato erano le cosiddette Marie, e proprio in caso di ricchezza estrema e particolari giornate festive, per eventuali ospiti, i Frufru. in realtà le Marie erano e restano gli Oro Saiwa e finché non ho fatto un po' di ricerche non ho capito perché le chiamiamo Marie. Invece i Frufru sono i wafer, per chi non sapeva di " gaufre" il nome della cialda che li compone e lo storpiava in frufru, o potrebbe essere, e questo è quello che ho sempre pensato, io per il rumore simile a un fruscio che fanno quando li si rompono, sbriciolandosi. Complice l'azienda tutta genovese, la Saiwa, fondata da Pietro Marchese, che nel 1900 ammaliò i clienti preparando i wafer nella sua pasticceria in via Galata e poi nel 1956 diffondendo gli Oro Saiwa. Sia gli uni che gli altri erano dolci conosciuti da secoli, solo l'intuizione del pasticcere e lo sviluppo industriale li ha portati sulle tavole di tutti a un costo tutto sommato contenuto. foto dal web In realtà il vero biscotto Marie, pronuncia inglese e non italianizzato in Marie plurale di Maria come lo diciamo noi qui, è nato rotondo, inventato per il matrimonio granduchessa Marija Aleksandrovna di Russia e il duca di Edimburgo nel 1874 a Londra. Parente prossimo del precedente Rich tea, dal quale si differenzia solo per l'aggiunta di vaniglia, ma la vera differenza con i biscotti fatti in casa è la presenza come grasso del solo olio vegetale, nel caso dei Saiwa una volta olio di palma ora credo forse di olio di girasole, niente uova o burro. Con questi biscotti che sono più leggeri di altri, e dal gusto neutro, si preparano diversi dolci, uno sicuramente famoso fino a poco tempo fa, il Dolce di Menelikke >>> o il salame di cioccolato. Oggi non ho biscotti in casa, sono tutta presa da andar nei prati per erbe, ma sempre perché faccio prima che partire e andare a comperarli, in un ritaglio di tempo ho provato a farli in casa. Gli ingredienti sono chiaramente descritti sul pacchetto è bastata una ricerca su internet per leggere e scopiazzare un po'. La ricetta originale prevede l'81% di farina di frumento, in successione zucchero e olio, e agenti lievitanti, un biscotto poverissimo quindi. Mi sembravano davvero poco per riuscire a mescolare e ho diviso così: 100 gr. di farina bianca 00 100 gr. di farina autolievitante 40 gr. di olio di mais, ma la prossima volta userò arachide o girasole 40 gr. di zucchero 20 gr. di amido Ho impastato tutto con pochissima acqua quella che basta per tenere insieme Ho tirato una sfoglia il più sottile possibile, la prossima volta userò la macchina per sfogliare Ho diviso con la rotella di corsa senza tanta precisione e ho bucato con una forchetta In pratica il lavoro più lungo è stato bucare, ho dimenticato la vaniglia che forse non ci sta male. Ho infornato a 180° per circa 15 minuti. Non sono male e sicuramente sono leggerissimi e hanno certamente aspetto e sapore simile alle Marie. Devo perfezionare qualcosa, probabilmente l'olio per il sapore, devo trovare un olio di semi che non sia ottenuto attraverso solventi ma con spremitura a freddo. Presa da entusiasmo e dalla facilità di esecuzione, ho provato a farli con gli stessi ingredienti sostituendo i 100 gr. di farina bianca con 100 gr. di farina di cereali, e prossimamente proverò con metà farina integrale. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- PRIMULA E PRIMAVERA
foto rubata a Antonio Andreatta Le primule si gonfiano con borioso piglio; mentre l’astuta mammola s’asconde ad ogni ciglio; un alito possente scuote la vita intera. È viva, è qui presente ormai la primavera. (Goethe) A primavera iniziata mi ricordo di non aver mai parlato delle Primule . Sembra impossibile visto che il nome stesso significa il primo fiore, il primo che annuncia la primavera, il primo che vedo, e proprio Primavera è chiamata la varietà di Primula , Primula vulgaris , che spunta alla fine dell'inverno, ancor prima delle Violette ( qui>>> ). Ma è felicità nell’aria, e voglia d’incontri ha il cuore per solinghe strade, dove già forse qualche orma di primule lascia coi nudi piedi Primavera. (Francesco Pastonchi) La vera Primula , per così dire, la Primula veris L , è invece l'altra, quella con il calice di fiori su di uno stelo lungo, che fiorisce qualche settimana dopo. Entrambe sono piante commestibili e officinali. Anche se dimentico di descriverle quando parlo del Mio Prebuggiun ( qui>>> ) , in realtà qualche rosetta la metto sempre, nel misto di fine inverno, e anche nelle prime minestre primaverili, quando arriva la voglia di verdura fresca. E da sempre raccolgo i fiori di questa ultima, la Primula veris , per farli seccare e metterli nella tisana per tosse e raffreddore . L'ho sempre fatto, anche prima di scoprire che la pianta contiene dei derivati dell'acido salicilico con effetti analgesici e antinfiammatori , specie per le affezioni dell'apparato respiratorio. Raccontava mia suocera, nata a inizio '900, di aver chiesto a sua madre, all'età di vent'anni, cosa fosse il mal di testa ... ecco, a quei tempi bastava nel caso una tisana di fiori e foglie di Primula per alleviare, con il loro effetto antispasmodico e sedativo una leggera cefalea che forse non aveva le motivazioni della vita di oggi quale stress, rumore, ansia, ecc..., ma si può sempre provare anche adesso. Non ci vuole poi molto a mettere un cucchiaio di fiori in acqua bollente, lasciar riposare coperto dieci minuti e bere. Dei fiori ho già detto ( qui >>> ) di come stiano bene freschi, insieme a viole e altro, in tutti i piatti del momento, dal risotto di Pasqua , alle prime insalate di Tarassaco ( qui>>>) Per conoscenza termino dicendo che esistono, anche selvatiche in natura, numerose specie diverse di primule, non gialle, ma rosa, lilla, blu, come siamo abituati a vedere fra quelle da giardino che abbelliscono i nostri vasi e giardini appena arriva la Primavera. Attenzione però non tutte le primule dei garden, specie diverse da quelle selvatiche, anche se della stessa famiglia, non sono commestibili, quindi non decorate piatti o usate le piante comperate . "La cercan qui, la cercan là, dove si trovi nessuno lo sa. Che catturare mai non si possa, quella dannata Primula Rossa?" E a proposito di primule colorate, a chi come me, appassionato di un certo tipo di letture, ricordo la Primula Rossa (The Scarlet Pimpernel) della Baronessa Orczy, eroe inglese che salva i nobili francesi dalla ghigliottina, con mille peripezie e travestimenti e che firma sempre le sue azioni con uno stemma rappresentante un fiore rosso. Il libro ebbe talmente successo che il termine Primula Rossa entrò nell'immaginario comune per definire un individuo astuto e inafferrabile, ma per onore di verità quella del nobile inglese sir Percy Blakeney non era propriamente una primula, ma l' Anagallis arvensis , piccolissimo fiore appartenente alla famiglia delle Primulaceae, però non commestibile, direi proprio tossico. ... Il biglietto si limitava ad annunciare che la banda degli inglesi ficcanaso era in azione ed era sempre firmato con uno stemma rosso: un piccolo fiore a forma di stella, che in Inghilterra chiamiamo Primula Rossa ... (Capitolo 1 - Parigi, settembre 1792) Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- ERBANDO 2025 PASSEGGIANDO E RICONOSCENDO
MARZO 2025 E siamo ad un'altra primavera! Purtroppo senza aver visto nemmeno una giornata di vero inverno, tanto che le erbe si sarebbero potute raccogliere senza interruzione. Per scelta non faccio incontri in inverno e se posso non raccolgo. Le giornate sono corte e fredde e viene presto buio e le piante sono confuse dalle temperature strane. Siamo a Febbraio e il calendario degli incontri per le passeggiate è d'obbligo. Ricordo che gli eventi pubblici sono sempre postati sul mio profilo fb, sulla pagina dell'Associazione e sul blog con un ragionevole anticipo, visto le condizioni del tempo che determinano la presenza o meno di erbe e non permettono di decidere mesi prima. Purtroppo non tutti riescono a prenotare o essere presenti quando decido io il giorno o il posto, quindi: DISPONGO DI UN CERTO NUMERO DI DATE INFRASETTIMANALI PER EVENTI PRIVATI PER GRUPPI DI ALMENO 10 PERSONE È NECESSARIO : UN TERRENO MESSO A DISPOSIZIONE DAL PROPRIETARIO UN POMERIGGIO O UNA MATTINATA circa DUE ORE, DUE ORE E MEZZA, massimo TRE UN MINIMO DI DIECI PERSONE DURANTE L'INCONTRO NON SI RACCOGLIE MA SI RICONOSCE A ogni partecipante viene dato un taccuino dove fare le proprie annotazioni e compilare un erbario personale da portarsi a casa con le erbe che si incontrano o in alternativa i sette manuali cartacei È richiesto un contributo minimo a persona di 15 euro all'Associazione Erbando Trovate dieci amici o amiche e sarò felice di essere dei vostri e passare qualche ora insieme nella natura a parlare di erbe selvatiche commestibili. È possibile anche un incontro personalizzato anche con meno persone, con un contributo da concordare Mi potete contattare solo via Wsapp al 348 69 30 662 per accordarci SABATO 1 MARZO Si inizia quest'anno con l'appuntamento abituale a Bargone, all' Hostaria Tranquillo a Bargone. Al mattino, ore 10, nei pressi del ristorante, una breve passeggiata per il riconoscimento delle erbe classiche del Prebuggiun con Lella Canepa. Sarà facile capire come guardandoci intorno, anche in un marciapiede, un'aiuola, un poggio, ancor prima di arrivare nei prati, è possibile riconoscere le erbe più comuni che spesso ignoriamo essere commestibili. A ogni partecipante sarà dato un taccuino per formare un erbario personale da portare a casa con le proprie annotazioni o in alternativa i sette manuali cartacei. Alle 12,30 -13 Pranzo all' Hostaria Tranquillo con menù a base di erbe a km0 Dopo aver gustato i pansoti di Monica, al pomeriggio, per chi vuole rimanere, show cooking del maestro Giulio Cassinelli per imparare la pasta matta perfetta e dimostrazione con cottura di focaccia al formaggio tipo Recco La pasta matta ligure è usata per la focaccia al formaggio, ma anche per le torte di verdura, la pasqualina, le focacette fritte e tanto altro I partecipanti impasteranno con il maestro e si porteranno a casa un panetto di pasta matta, poi con Lella Canepa prepareranno una torta di prebuggiun da portare via È possibile partecipare all'intera giornata o alla mattina con pranzo o al pomeriggio con pranzo Inizio ore 10 Passeggiata del mattino più pranzo: € 40 Pranzo più corso del pomeriggio: €40 Passeggiata + pranzo + corso, l'intera giornata: € 70 Menù: Baciocca della Val di Vara Torta di erbe Pansoti fatti a mano con prebuggiun e ricotta conditi con burro e salvia Coppa arrosto alle erbe aromatiche e patate al forno Dolce Prenotarsi al 3421601908 All'atto della prenotazione sarà fornito l'Iban dell'Associazione per un versamento anticipato di 10 euro sulla quota a conferma della partecipazione. SABATO 8 MARZO Partecipazione di Lella Canepa all'evento promosso dalla ProLoco a Villa Vicini a Zoagli, presentazione delle erbe del prebuggiun e conversazione sulla conoscenza arcaica tutta femminile delle erbe. Ancora da definire i particolari che saranno pubblicati a breve. DOMENICA 9 MARZO La magia del Travo, l'antico mulino e i prati intorno sono la cornice perfetta per un'esperienza unica. L’antico Mulino, datato 1690, nei pressi del torrente Travo, sotto l'abitato di Carro, è stato scrupolosamente restaurato da Silvia e Maurizio e riportato a funzionare ad acqua così come una volta. Sarà l’occasione per una passeggiata nei dintorni, con Lella Canepa per riconoscere le erbe presenti del territorio, con particolare attenzione a quelle commestibili specie del Prebuggiun. Ci si ritrova per le 14,30 per poter essere tutti presenti alle 15. Ogni partecipante potrà comporre un erbario da portarsi a casa, con il taccuino fornito dall’Associazione. Al ritorno una degustazione dei prodotti dell’ Azienda Agricola Silvia Bonfiglio a base di miele, marmellate, castagnaccio, tutti prodotti locali, con l’opportunità di visitare e vedere in funzione il mulino ascoltandone la storia. L'evento è aperto a un massimo di 20 persone, prenotarsi in tempo al 3486930662 solo wsapp o chiamare al 347 3108995 Contributo Passeggiata riconoscimento erbe + visita e degustazione 25€ Alla prenotazione sarà fornito l'Iban per un anticipo a conferma della prenotazione SABATO 15 MARZO Partecipazione di Lella Canepa al convegno "DALLA LIGURIA AL MONDO promosso dal MEI Museo Dell'Emigrazione Italiana di Genova DOMENICA 16 MARZO Immancabile il tradizionale appuntamento per una passeggiata di riconoscimento erbe a Castiglione Chiavarese, in località Fiume, nei terreni messi a disposizione dalle amiche dei B&B Fiume e Tre Ponti. Un pomeriggio, dalle ore 15, dedicato all'identificazione di tutto quello che si incontra, in primis, le erbe del Prebuggiun. Novità di quest'anno la partecipazione straordinaria di Italo Franceschini , Commissario del Corpo Forestale in congedo, che illustrerà le modalità per una raccolta opportuna, senza danneggiare la natura, le proprietà delle erbe e dei loro usi nella piccola farmacopea casalinga, parlerà inoltre dei Sentieri a Levante, l'associazione di cui è presidente, che svolge una importante e preziosa opera di tutela ambientale con la pulizia dei sentieri, luoghi dove le erbe del Prebuggiun crescono spontanee. A ognuno dei partecipanti sarà consegnato un taccuino dove potrà a piacere annotare quello che vuole, (nome caratteristiche ecc. di ogni erba) insieme ad una fogliolina raccolta che costituirà poi un piccolo erbario da portarsi a casa, con un contributo di 15 euro a persona all'Associazione. I posti disponibili per questo evento sono massimo 20, per questo motivo all'atto della prenotazione sarà fornito il codice IBAN dell'Associazione per un versamento anticipato di 10 euro della quota Prenotarsi al 348 693 0662 SOLO CON MESSAGGIO VIA WSAPP Come tutti gli anni è possibile pernottare nei due B&B prenotando in tempo. B&b FIUME 0185 408000 B&B TRE PONTI 338 992 9095 SABATO 22 MARZO Si torna anche quest'anno alla Madonna dell'Olivo, il piccolo santuario nel comune di Brugnato. Appuntamento al Santuario alle ore 14 per una passeggiata nei prati circostanti. La modalità è la stessa, dopo una breve introduzione sulle piante che si potranno trovare, ognuno potrà costruire un piccolo erbario con il taccuino fornito dall'Associazione da portare a casa. L'evento ancora da definire nei particolari Per informazioni e prenotazioni Angela 335 304 496 DOMENICA 23 MARZO Un altro posto magico delle erbe sono i prati dell'Az.Agr. Schiappacasse Simona e anche qui torniamo a ritrovare la magia delle erbe. La formula è la stessa degli altri anni un giro nei prati, la costruzione dell'erbario per chi vuole farlo, e per chiudere il pomeriggio una breve dimostrazione di pulitura e cottura del prebuggiun, veloce produzione casalinga di simil prescinseua da gustare subito insieme all'aperitivo con i prodotti dell'Azienda Agricola. Passeggiata con taccuino fornito dall'Associazione e Aperitivo € 30 Per prenotazioni e informazioni Simona 347 420 3054 AGGIORNAMENTO DOMENICA 30 MARZO Finalmente nella terra dei miei avi, lì dove tutto è nato, la passione per il prebuggiun e per le erbe Un pomeriggio a Casa Canata messa a disposizione per costruire un erbario e per conoscere le "ciappe" la caratteristica pietra del luogo. Una piccola passeggiata nei dintorni per riconoscere le erbe e osservare l'uso delle ciappe, con le quali tutto veniva costruito È richiesto un contributo di 15 euro all'Associazione Erbando Occorre prenotare al 320 031 0604 Maria Stella Daneri Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. 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- CHIACCHIERE, CHIACCHIERE ... E CHIACCHIERE
Da chiacchiera nasce chiacchiera ... o bugia o frappa o cencio o crostolo o galano o cioffa o gala o gassa o... o ... o... si fa il giro d'Italia con questo dolce carnevalesco classico del mese di febbraio, che a dir la verità non è nelle tradizioni antiche di casa mia, forse più da parte di mio padre che arrivando dal basso Piemonte ricordava le gasse alessandrine ... In mezzo al marasma di ricette, quando vennero di moda un bel po' di anni fa, decisi, come sempre, per la semplicità, per il minimo indispensabile con il massimo risultato e trovai la ricetta nell' Artusi con il nome di cenci . Meno di così non si può, ve la trascrivo paro paro: 240 gr.di farina finissima 20 gr. di zucchero 20 gr. di burro un cucchiaio di grappa due uova intere Impasto tutto insieme. È questa una pasta abbastanza soda che va lavorata a lungo e messa a riposare coperta per dargli elasticità Dopo una mezz'oretta, o più, tiro una sfoglia... e qui l'Artusi nomina lo scudo per fornire lo spessore di detta sfoglia... avendo avuto un bisnonno numismatico ho deciso che non doveva essere troppo sottile 😂 Con la rotella dentata o quella tagliapizza taglio a strisce, più o meno della larghezza di due dita, e in ogni striscia faccio un piccolo taglio al centro. Piegando una parte dentro al taglio centrale mi diverto a creare le forme più particolari. Nel frattempo ho messo a scaldare la padella con abbondante buon olio da friggere, una volta strutto( qui>>> ), e raggiunta la temperatura friggo, mantenendo l'olio caldo. Immergendole una a una si formeranno bolle su ogni chiacchiera, giro per completare la cottura e metto ad asciugare su carta. Spolverizzo con zucchero a velo vanigliato. A questo punto qual'è la differenza fra i vari nomi dialettali dati a questo dolce? Intanto ci arriva dai Romani con il nome di frictilia, venivano offerte per strada durante i festeggiamenti che poi la tradizione cristiana ha sostituito con il carnevale. Ricetta semplice fin da allora, probabilmente a quei tempi fatte con farina di farro e grasso di maiale, cosparse di miele, alla ricetta base che ho scritto sopra viene aggiunto, passando di paese in paese, quel che può darle maggior sapore: vin santo in Toscana, rum o liquore all'anice in Emilia, limoncello, marsala al sud, cotte nello strutto invece che nell'olio, buccia d'arancia o di limone grattugiata nell'impasto, ripiene di crema o marmellata in Piemonte, ecc. ecc. Resta la considerazione che ci vuole pochissimo a farle, ancora meno se impastate in un qualunque robot da cucina, ma pochissimo anche in spesa, per avere un risultato eccellente e con queste dosi anche mezzo chilo di chiacchiere finite. Mi rifiuto, essendo nate con il nome di frictilia , di cuocerle al forno. AGGIORNAMENTO GENNAIO 2023 Quest'anno ho voluto provare così. La pasta la stessa, solo con aggiunta di cacao. Una volta fritte e raffreddate le ho tagliate, riempite con panna montata e decorate con buccia di agrumi secca tritata. Non si vive di solo chiacchiere ma anche di panna montata. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- LUISA SPAGNOLI 😘 il suo bacio e il mio bacio
La capacità di immaginare quello che ancora non c'è , questo fa la differenza. Luisa Spagnoli Questo blog nasce dal mio sito (qui>>>) che prende origine dalla mia voglia di raccontare delle donne, ma ancora di più delle capacità delle donne, della fatica fisica nella gestione quotidiana della vita, della loro inventiva nel risolvere i problemi, di come la tecnologica, spesso inventata da loro stesse, negli ultimi cento anni, glieli abbia potuti risolvere permettendo così un recupero di tempo che ha consentito loro di accorgersi di esistere. Così mi hanno sempre affascinato le storie di quelle che più di altre si sono distinte, ma che sono rimaste, spesso e solo in quanto donne, nell'oblio, perchè se tutti sappiamo di Agnelli e Olivetti, Ford, e Edison, pochi sanno chi sono le donne che hanno contribuito a cambiare la storia e la società, in tutti i campi. Fra queste credo che Luisa Spagnoli sia una delle figure più intraprendenti, con una storia eccezionale che sa davvero di favola, ma è tutto vero. Fino a qualche anno fa pochi la conoscevano, poi due anni fa la Rai ha messo in onda una fiction su di lei, abbastanza fedele, portandola nelle case di tutti. Nasce nella seconda metà dell'800, in una famiglia povera, ma sogna davanti alla vetrina di una drogheria a Perugia di imparare a fare dolci. Con il marito Annibale Spagnoli riesce a rilevare la drogheria e impara a fare i confetti. Ma vuole di più, capisce di aver bisogno di aiuto e riesce a coinvolgere in società con lei Buitoni, già imprenditore della pasta, e da lì la sua ascesa non si ferma più. Sbaragliando la concorrenza (maschile, che sorride alla possibilità di una donna di guidare una qualunque impresa) inventa uno dopo l'altro, nella piccola azienda all'inizio con soli 15 dipendenti, che chiama Perugina, , prodotti dolciari nuovi che ancora oggi noi gustiamo. Dal cioccolato alla banana, alla caramella Rossana, al cioccolato Luisa e via via con un'inventiva senza fine. È lei che inventa "la scatola" di cioccolatini assortiti, reinventa la sorpresa dentro l'uovo di pasqua e tanto altro. Fino al giorno che scopre che le nocciole rotte avanzate dalle lavorazioni vengono buttate via. Prende questa granella di nocciole e la mescola a cioccolato gianduia, forma una pallina e sulla sommità mette una nocciola intera e per la somiglianza con un pugno chiuso chiama il cioccolatino "Cazzotto". Era il 1922 e quando Luisa presenta la novità a Giovanni Buitoni, il giovane figlio del suo socio, questi, innamorato di lei, decide che il nome più appropriato è Bacio. Inizia un corteggiamento fra i due fatto di bigliettini con frasi d'amore, che viaggiano da un ufficio all'altro nascosti nell'incarto dei cioccolatini che si scambiano per essere assaggiati. L'amore è come la tosse, se ne accorge Seneca, direttore artistico dell'azienda che pensa subito alla trovata pubblicitaria di fasciare il bacio con bigliettini con frasi d'amore e lega l'immagine di questi a una riproduzione che ricorda il famoso quadro di Hayez. È nato il Bacio Perugina. Da intuizione a intuizione è lei che fa venire a lavorare le mogli degli uomini che devono andare in guerra, che crea per loro un ambiente lavorativo confortevole con asili, zone per l'allattamento e il tempo dedicato ai figli viene retribuito come se stessero lavorando. Allestisce anche una scuola del buon governo, dove c’era una signorina che insegnava alle dipendenti come prendersi cura della casa e dei bambini. Suo marito si ritira dall'azienda, lei siede finalmente nel consiglio d'amministrazione. Vive la sua storia d'amore con Giovanni, più giovane di lei di 14 anni con discrezione e riservatezza, e lui le starà accanto fino alla fine. Dato che un'azienda, tre figli maschi, una relazione, un cioccolatino dietro l'altro non le bastano, quando suo figlio Mario entra a lavorare nella Perugina, lei decide di darsi all'allevamento di conigli d'angora. Inventa un sistema non cruento, per avere la lana solo pettinandoli, mette in piedi una fabbrica di abbigliamento economico per chi non poteva permettersi il cachemire. Per questo sogna una città, la "Città dell'angora", dove chi lavora al progetto dei conigli diventerà una comunità autosufficiente, dove ci sarà per tutti una parte assistenziale e una ricreativa. Le operaie avranno a disposizione perfino una piscina. Non vedrà realizzato appieno il suo sogno, un tumore alla gola se la porterà via a soli 58 anni. Il figlio Mario porterà a compimento i piani della madre. Nasce la rete commerciale " Luisa Spagnoli " per l'abbigliamento, con negozi in tutto il mondo, dove ancora oggi lavorano nipoti e pronipoti. Oggi la Perugina è stata venduta, ma a Perugia la nipote di Luisa che porta il suo nome, si è rimessa a fare cioccolatini, con le stesse ricette, cambiano solo i nomi, ceduti alla Nestlé. Il famoso Bacio, per esempio, ora si chiama Nonna Luisa. Se per un giorno volete sentirvi Luisa Spagnoli fate come me, per San Valentino provate a fare i Baci come più piacciono a voi. A me per esempio non piace il cioccolato al latte e il gianduia che c'è dentro ai baci originali, così ho preso 40gr di zucchero e ho passato al tritatutto con 50 gr. di nocciole (ma potete fare anche mandorle se vi piacciono di più) finissime, messo in una ciotola e mescolato insieme a 20gr di cacao amaro (o cioccolato al latte fuso, o cioccolato bianco o gianduia) 50gr di nocciole (mandorle) pelate e tritate grossolanamente a coltello, un pezzetto di burro e 50ml di latte freddo. Ripongo in congelatore per mezz'ora, dopo formo delle palline della grandezza di una noce e sulla sommità metto una nocciola. Un'altra mezz'ora in congelatore e poi sciolgo del cioccolato fondente dove con l'aiuto di due forchette immergo i cioccolatini appena tirati fuori dal freezer. Con un po' di pratica verranno somigliantissimi ma soprattutto al gusto che più piace. Un bigliettino con la frase d'amore preferita, incarto e voilà ... devo solo regalare il mio bacio... ☺️ «Luisa Spagnoli era una donna eccezionale nella mente e nel cuore» Giovanni Buitoni Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti . Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- DEGLI ERIGERON
Prima che inizino le passeggiate di riconoscimento di quest'anno desidero dire due parole su queste erbe, perché è ormai impossibile non incontrarne e di conseguenza descriverle. Ormai, cambiamento climatico o no invadono dappertutto ed è più facile trovare loro che altre. Botanicamente Erigeron è un genere di piante appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, per dirla facile facile piante che hanno, per i profani, visivamente, il fiore tipo la margherita, a volte piccolissimi, a volte riuniti assieme. È la famiglia che conta più specie, si parla di 23000, suddivise in 1620 generi, quindi il riconoscimento non sempre è facilissimo. Gli Erigeron da soli sono già 150 specie diverse, alcune, una quindicina forse, vivono da sempre fra le nostre Alpi ed Appennini, le altre fra America e Sud America. Fra quelle che vivevano all'altro capo del mondo, sfuggite agli orti botanici dove erano state portate come curiosità, ce ne sono due diventate comunissime ai nostri piedi l'Erigeron canadensis e l'Erigeron karvinskianus, che vengono definite neofite invasive, di fatto malerbe infestanti. Adesso è il momento che va di moda mangiare, tutto, specie se è un'erba selvatica e presto davvero dovremo mangiare queste perché stanno soppiantando con la loro facilità di espansione e resistenza ai diserbanti, alla siccità e al gelo, le altre, quelle che una volta era banale trovare. Come diceva quello, per quanto mi riguarda, non mi avrete mai come volete voi. Io non le mangio. - Erigeron - non sono in grado di definire la specie se canadensis o una delle altre, in questa fase sono molto simili Erigeron canadensis, Erigeron floribundus, Erigeron sumatresis ecc. Impossibile non trovarlo, tra poco sarà più facile trovare questo che la piantaggine una volte così comune. Gli va bene qualsiasi angolo di strada, di campo, di pietra, di sabbia, da 0 a 1400mt. Ci sono almeno tre varietà simili con poche differenze che personalmente non riesco a percepire, Erigeron candensis, Erigeron floribundus, Erigeron sumatrensis. Differenze nella foglia più stretta o più larga, nell'altezza del cespo fiorito, nella misura e numero dei fiorellini del corimbo o nell'odore più o meno persistente. fiore di Erigeron - foto di Actaplantarum Il fiore, uno stelo alto con le foglie diverse da quelle della rosetta, con in cima un corimbo di fiorellini, fino a 200 I nomi simili seppola canadese una, seppola di Buenos Aires l'altra, seppola di Naudin ancora un'altra. Il nome seppola o coniza, Conyzinae è il nome della sottotribù di appartenenza, potrebbe derivare dal greco pulce, per il forte odore di cimice che emana da secca e serviva ad allontanare appunto le pulci. Gli oli essenziali di cui è ricca fanno assomigliare di più al cumino l'odore che emana. Ha proprietà da non sottovalutare e nei testi viene indicata come officinale. Gli animali non la apprezzano per il forte sapore amaro e potendo la scartano. Invece gli umani sì, pare che ci sia gente in giro che la mangia, la usa con grande soddisfazione. Nelle mie passeggiate la faccio sempre assaggiare perché sorprende con il suo gusto che ricorda il peperone verde così a chi piace può unirla a insalate, ma cruda la peluria che la ricopre può essere fastidiosa o aggiunta a cuocere per insaporire un sugo. Sempre che piaccia. A me no, non piace, in realtà non posso mangiare neppure i peperoni veri per un'allergia che mi è uscita una decina di anni fa. Erigeron karviskianus Erigeron karvinskianus Un altro Erigeron invasivo che si vede davvero dappertutto e che ha preso il posto di tante spontanee selvatiche del prebuggiun, tipo le Talegue e tutte quelle che amano crescere sui muri, fra le pietre, è l'Erigeron karvinskianus. Confuso spesso con la pratolina, sorprende per la fioritura inossidabile, duratura, che non si lascia intaccare da nulla, siccità, freddo, terreno povero. Pratolina Erigeron Le differenze con la margheritina dei campi sono notevoli ma possono sfuggire ad una osservazione frettolosa. La prima sono sicuramente le foglie completamente diverse e il portamento stesso della pianta. Mentre la pratolina, pur riempiendo interi prati, ogni pianta ha la sua rosetta di foglie e due o tre fiori su uno stelo sostenuto, questo Erigeron forma grandi cespi di fiori su steli sottili che ormai si vedono sui muri di pietra di tutte le strade. Il fiore che potrebbe sembrare più simile non si chiude alla sera e i petali sono diversi, più sottili, più numerosi, spesso rosati. -Erigeron annuus- foto di Actaplantarum Un'altra varietà simile è l'Erigeron annuus. Da entrambi sono derivati ibridi per decorare i giardini rocciosi. Non mi risulta una commestibilità della pianta, ma ormai sempre più spesso vedo i fiori usati per decorare piatti vari. Pur non sapendo di una reale pericolosità preferisco non usarla, consapevole che non sarebbe un fiore sull'insalata ad avvelenarmi, ma preferisco nel caso continuare ad usare le pratoline. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- UN SAN VALENTINO IN ERBA
Tu tienimi e io mi trasformerò in meraviglia tra le tue mani, al caldo, quel caldo che di notte fa crescere il gran o ... Chandra Livia Candiani La primavera, i primi tepori, le prime erbette, ma vogliamo stupire con un menù abbastanza green, semplice, costo limitato, sapore inaspettato? e inaspettatamente afrodisiaco? Succede che se poi, come me, resti tutta la settimana senza auto, finita dal meccanico, e non ti puoi muovere, devi inventare con quello che c'è in casa ... Una specie di cena finger, coreografica, qualcosa di più di un aperitivo per non appesantire, tutto pronto da gustare non necessariamente a tavola ... Tutto già visto nel blog solo idee raccolte qui da scegliere Accese le candele, con il primo flûte di bollicine, con qualche chicco di melagrana dentro gambi teneri di sedano bianco con formaggio morbido e noci e un pizzico di paprika, il sedano è opportuno in certi casi ... sugli effetti del sedano qui>>> Cuoricini sablè salati al parmigiano e timo Da preparare prima e tenere chiusi, una frolla salata leggera all'olio, ma si può fare anche al burro, con erbette che possono essere anche salvia, rosmarino o quel che si vuole e .. un pizzico di pepe, che serve sempre... 100 g farina 00 50 g parmigiano grattugiato 50 g olio evo oppure 50 gr. burro un cucchiaino di timo tritato o a piacere o l'erba che si preferisce sale pepe Impastare velocemente gli ingredienti, lasciar riposare l'impasto nel frigo, spianare fra due fogli di carta forno, ritagliare i cuori, infornare a 180° Cuocere 12-14 minuti senza lasciar colorire troppo. Mini torte di verdura tipo Pasqualina, bastano due, si possono preparare in anticipo, la ricetta dettagliata qui>>>Pasqualina o... Poca sfoglia di pasta matta, qualche verdura, se non si hanno erbette spontanee del prebuggiun, spinaci o bietole, prescinseua o ricotta, nel mezzo un ovetto di quaglia, prima di coprire con altra sfoglia. Cuocere in forno caldo a 180° . Insalatina radicchio, pratoline e pimpinella e erbette varie Qualche piantina di pratolina, poche foglie di radicchio rosso, qualche stelo di pimpinella, di talegua, raperonzolo, altre erbe tenerissime che spuntano adesso, da raccogliere direttamente nel prato. Tutte le verdure pulite, pronte da condire all'ultimo minuto con un'emulsione di olio, qualche goccia di limone, una di aceto balsamico, sale rosa. Delle piccole crêpes , per cambiare, fatte con farina di castagne e farina bianca, ripiene di asparagi, magari i primissimi selvatici, verdura afrodisiaca per eccellenza, o in mancanza funghi porcini, quelli seccati questa estate, condite con una besciamella leggera passate un attimo in forno all'ultimo minuto. Per la ricetta delle crêpes qui>>> Crazy cake all'arancia Un dolce leggero e semplicissimo la crazy cake al cacao o torta all'acqua, la famosa torta inventata in America durante la crisi del '29 quando anche trovare le uova era un problema. Da provare assolutamente, tutto insieme direttamente in teglia, una mescolata veloce aggiungendo l'acqua. Servono: 180 g di farina 150 g di zucchero 30 g di cacao 1 cucchiaino di bicarbonato 1 pizzico di sale 1 cucchiaio di aceto 80 g di olio di semi 250 ml di acqua Da lasciare cosi con una riduzione di arance, ottenuta con fettine di arancia bio fatte bollire pochi minuti con qualche cucchiaio di zucchero e succo di arancia. Oppure ricoperta di una goduriosa ganache al cioccolato fondente ottenuta facendo sciogliere a bagno maria lo stesso peso di cioccolato e panna bacio Il tempo di fare due baci con biglietto dedicato, ho già messo la ricetta passo passo qui>>> Se questo menù è troppo verde, si può integrare con un vassoio di salumi, giardiniera e funghi sott'olio sempre preparati quest'estate, puntare su panini coreografici con arrosto o petto di pollo marinato e cotto alla piastra. Meglio star leggeri, per una volta niente aglio, niente cipolla ... 😜😂 È quasi tutto fatto con quello che si può avere in casa, quasi improvvisato. Vado che pure io ho un amore che mi aspetta... A chi mi chiede quanti amori ho avuto io rispondo di guardare nei boschi per vedere in quante tagliole è rimasto il mio pelo. Alda Merini Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>











