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- RUTA
- la Ruta ogni mmale stuta - La ruta spegne ogni male... sarà, come spesso capita nel mondo delle piante, più è tossica e più cura. E la Ruta tossica lo è davvero tanto, il suo uso può avere conseguente letali e anche nel maneggiarla occorre attenzione perché le sostanze, responsabili pure dell'odore sgradevole, contenute nelle vescichette delle sue foglie, possono provocare arrossamenti e gonfiori. Inutile continuare a parlare di chi la mette nella grappa, l'ho visto fare diverse volte e forse sarà vero che non è mai morto nessuno nel berla, ma grazie no, preferisco altri metodi per digerire. Così come in casa mia non si è MAI usata nella cottura della selvaggina e sì che ero circondata da cacciatori e ne ho cotto e visto cuocere, e sono convinta che veniva usata per insaporire quella lasciata frollare forse troppo e per nasconderne il sapore forte e ci sarebbe da dire su cosa era peggio se mangiare quella carne o usare la ruta, ma come ripeto spesso una volta la fame era fame e ognuno poi aveva le proprie abitudini e i propri gusti, e difficilmente senza un approfondito esame tossicologico si poteva arrivare a pensare a un intossicazione dall'uso continuo della ruta. I danni a reni e fegato sono evidenti, è più abortiva del prezzemolo ma davvero rischioso usarla a questo scopo, una delle figlie dell'imperatore Tito, Giulia Titi, morì in seguito a aborto forzato con la Ruta. Perché i romani la mettevano ovunque, bontà loro, ma avevano talmente tanti motivi per morire che quello della ruta era forse trascurabile, l'età media non superava i 30 anni... fiore di Ruta Preferisco attenermi a un altro uso antico, quello di repellente per qualsiasi tipo di parassita, sopratutto nel mio giardino sta lì per tenere lontani vipere e topi che non ne sopportano l'odore. Come tutte le erbe con importanti proprietà era ed è considerata magica, si credeva impedisse la germinazione dei semi e la religione se ne impossessò per gli esorcismi per i suoi fiori che ricordano una croce e quando il prete passava a benedire non mancava di benedire la pianta di ruta in giardino, altrimenti se non benedetta non si poteva tenere. Questa benedizione obbligatoria perché anche le streghe si racconta ne facessero largo uso e certamente ancora oggi va nell' Acqua di San Giovanni>>> e nei Brevettin o nei cuscini>>> , soprattutto per difendere dalla paura, per dare il coraggio di affrontare situazioni angosciose. Come spesso ripeto la mia conoscenza limitata di botanica non mi permette di identificare la specie esatta della mia pianta di Ruta, che ho rubato in un poggio in riviera e trasferito in un vaso e lì sopravvive da anni. Sono una decina in Italia le specie di Ruta, tutte con proprietà simili e la mia quasi certamente non è la più comune, cioè la Ruta graveolens della quale metto sotto foto del sito Actaplantarum per un confronto. Di certo è una Ruta, di certo per me l'odore è sgradevole, di certo non la uso in cucina o cerco di curarmi. foto di Actaplantarum cliccare per vedere altre foto Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- E' l'ora dell'ALLORO 🌿- l'öfêuggio pe digerî e altri usi
“Mangiare è un diritto, digerire è un dovere.” Marcello Marchesi Se non ora quando? Parlare dell' Alloro e delle sue proprietà digestive? E non solo. Le festività appena trascorse hanno sovraccaricato stomaco e intestini di tutti, quindi di corsa a farsi una tisana di Alloro . Se per altre erbe è importante fare distinzione fra la procedura decotto o infuso, nel caso dell'alloro non la faccio. DECOTTO DI ALLORO Anzi, parto dall'acqua fredda: due o tre tazze di acqua in un bricco di vetro tipo Pyrex (odio fare le tisane nel metallo), spezzetto dentro tre quattro foglie di Alloro, fresche o secche non importa , e metto sul fuoco.Le foglie giovani hanno più proprietà. Faccio sobbollire una decina di minuti, filtro nella tazza e volendo aggiungo qualche poco di scorza di limone. Ancora qualche minuto e poi bevo con calma. Non metto zucchero, nemmeno miele, mi sono abituata a berlo così. Qualsiasi sia la tisana che voglio fare di Rosmarino, salvia o quello che voglio, una foglia di alloro ormai la metto sempre Per quel che mi riguarda l'effetto è assicurato se serve per la digestione. Non per niente in cucina è usato nei piatti impegnativi dalla cottura lunga come ragù, sughi, arrosti ecc. ecc. E' utile perfino nei casi di inappetenza. Le proprietà dell' Alloro non si limitano a quelle digestive, la tisana fa bene in caso di influenza, dolori vari, mal di testa, febbre. Si può bere tranquillamente tutti i giorni, specialmente questi giorni, e si può usare per sciacquare i capelli per combattere la forfora. IL LIQUORE DI ALLORO Se proprio non piace la tisana, si può passare al liquore. Una delle tante ricette consiglia di mettere una trentina di foglie in mezzo litro di alcol puro per almeno cinque giorni. Dopo si filtra, si aggiunge mezzo litro di acqua e 2 etti di zucchero e si lascia riposare per un mese prima di bere. L'OLEOLITO DI ALLORO L' oleolito fatto con le sue bacche o le sue foglie è utile nei dolori da reumatismi o da contusioni. Basta mettere una manciata di bacche o foglie in un vaso al riparo dalla luce e coprirle di olio di oliva. Dopo un mese si filtra e si conserva sempre in una boccetta scura e si massaggiano poche gocce sulle parti doloranti. Ha anche proprietà tarmicide, un ramo a seccare dentro l’armadio contrasta i parassiti, anche fra le farine in cucina, e, udite udite, un ramo di alloro appeso in cucina mantiene la pace familiare e preserva dalle liti domestiche.😜 Con le bacche mature cotte in acqua si può fare un olio prezioso per saponificare, ma bisogna essere esperti e la cottura va eseguita all'aperto per i fumi tossici che produce. Fior d'alloro L' Alloro, l'öfêuggio in genovese, è in Liguria la pianta tradizionale del Natale. Anticamente era il nostro albero di Natale, tagliato la mattina del solstizio e addobbato di mandarini, nocciole, nastri e fiocchi bianchi e rossi, i colori di Genova. Di Alloro il ceppo donato al Doge per il Confeugo , e di Alloro il tronco che doveva bruciare in tutte le case dalla notte di Natale a Capodanno e alle cui ceneri, conservate, venivano attribuite proprietà scaramantiche. Di Alloro , per tradizione, il rametto nel centro del " pan doçe", che sarà tagliato da " o fantìn", il più giovane celibe di famiglia. Pianta officinale, l' Alloro , nome scientifico Laurur nobilis L., spesso messa vicino alle case, non viene colpita dai fulmini, sacra fin dall'antichità, protagonista del mito di Dafne e Apollo, simbolo di trionfo e di vittoria. La corona di alloro con la quale si incoronavano gli imperatori è poi passata ai " laureati " che proprio dal Laurus nobilis prendono il nome. Le foglie sono utili anche per tenere lontani i parassiti delle farine, paste ecc. Un ramo appeso nell'armadio tiene lontane le tarme. E' quasi impossibile, per l'aroma che emanano le sue foglie appena stropicciate, confonderlo con altre piante simili, tipo il lauroceraso o l'oleandro, entrambe velenose. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti . Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- MAGGIO
Come tutti gli anni sarò presente a Chiavari in Fiore, cercherò i fiori delle piante del prebuggiun, i fiori commestibili e quelli che è meglio non mangiare e quelli proprio velenosi. Sarò lì per chiacchierare come sempre di erbe e fiori. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- LA CEDRACCA O SPACCAPIETRA
Ho trovato un muro di bellissima Spaccapietra , Cedracca o Asplenium ceterach L. E quindi ne parlo, più che altro per raccontare di zio Pippo, fratello di nonna materna, il più semplice dei cinque fratelli, quello rimasto sempre nella casa di campagna, con un destino legato al vino nel nome: Giuseppe Mosto , a lui toccò di consegnare vino nelle case, con la sua bicicletta con il carretto attaccato dietro, per conto del suo datore di lavoro che faceva Guastavigna di cognome ... nome omen. Questa erba è quella che mi ha insegnato lui, tanti e tanti anni fa, quando la raccogliemmo assieme un pomeriggio, nei muretti del Maggiolo, per curare un qualche suo problema urinario, che sospetto avesse pure quello qualche connessione col vino. Le abbondanti piogge autunnali l'hanno fatta prosperare fra queste pietre, qui vicino a casa mia lontano chilometri e anni da quel giorno. È di fatto una delle tante felci abbastanza comuni, distinguibile dalle altre per l'aspetto delle foglie più carnoso, la pagina superiore di un bel verde opaco intenso, la pagina inferiore coperta di spore rossastre che la fanno riconoscere anche come erba ruggine , e davvero si insinua nei muri di pietra quasi spaccandoli con le sue rosette. Il caldo estivo la dissecca quasi totalmente e cadono le spore, la pioggia poi la fa rinverdire rigogliosa Con questa fama di spaccapietra gli antichi ritennero che lo stesso effetto poteva averlo sui calcoli renali, e viene usata ancora oggi per quello e in genere per favorire la diuresi nelle infiammazioni, e quindi zio qualche ragione l'aveva. Non ne ho mai dovuto far uso, per fortuna, ma è usata nella farmacopea erboristica e facilmente reperibile in tintura o pastiglie. Il suo uso non si limita alle vie urinarie, il nome scientifico sembra derivi dalla parola greca che identifica la milza, e per curare questa serviva nel Medioevo, ma anche applicata calda per far maturare i foruncoli, o il decotto per risciacquare i capelli per fortificarli. Ora che ne ho trovato una riserva proverò per i capelli, mentre come al solito sconsiglio di avventurarsi nell'uso interno senza l'aiuto di un buon erborista. Ma quello che invece farò prestissimo sicuramente sarà l'uso innocente dei suoi supposti poteri quasi magici. Ai tempi si usava imbottire i cuscini di Cedracca perché pare basti ad assorbire mali, dolori articolari e disgrazie, far sopportare meglio, e quindi perché non provare... E poi, meravigliosamente, una foglia raccolta la sera di San Giovanni e nascosta nella scarpa farà trovare un tesoro ( Acqua di San Giovanni ( qui>>> ). Quanto mi piacciono le leggende e le usanze di un tempo quando bastava una foglia nella scarpa per vivere con un'illusione di ricchezza e un cuscino di erba per far sparire dolori e disgrazie ... “- Abbiamo pochissime possibilità vero? - Indovinato! È in questi casi che arriva la magia.” - Tutto può cambiare - Anche altre felci del genere Asplenium hanno proprietà simili anche se per tutte è sconsigliato improvvisare tisane, fosse solo perché non si è consapevoli di quanto principio attivo stiamo assumendo e visto che si ritrovano facilmente nei preparati erboristici sicuri perché non approfittarne. Ricordo che non è considerata erba commestibile... Asplenium trichomanes A proposito... dimenticavo ... lo zio, conosciutissimo in tutto il Tigullio e più in là, oltre al suo rapporto particolare con il vino, curava, "segnava" , il Fuoco di Sant'Antonio, capacità che non si era nemmeno riconosciuto da solo, gliela avevano scoperta tardivamente a sua insaputa, e venivano a prenderlo da tutte le parti anche quando era anziano, ma di lui amo ricordare l'arte meravigliosa di suonare le campane, dalle quali fin da giovanissimo sapeva tirare fuori melodie incredibili e inusuali. Fu il campanaro ufficiale della Basilica dei Fieschi di San Salvatore di Cogorno per più di 50 anni, figlio e nipote di campanari, ma lo chiamavano per le feste importanti dappertutto, qualunque fosse la chiesa e per quanto lontana potesse essere, se le campane suonavano a festa in un certo modo, noi si sapeva: - È zio Pippo che suona! - E mai più le ho sentite suonare così. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- NEL PASTENELLO... ♥️
Con questo post inauguro una nuova categoria dedicata ai luoghi del cuore. ♥️ Quale cuore? Il mio ovviamente. Quei posti dove vado, vengo, torno e ritorno, che fanno parte della mia vita. Ho già scritto di alcuni luoghi che spesso ospitano oltre a me i miei eventi delle erbe, questa nuova rubrica nasce dalle richieste che spesso mi sono state fatte, di parlare di dove abito, che vita faccio, mi viene chiesto se si può venire a trovarmi, qualcuno pensa che io gestisca un agriturismo, un B&b, che possa ospitare e cose simili. Non è così, vivo sola e non gestisco nessun B&b o agriturismo e sono io che spesso vado ospite qui e là, questo non toglie che nelle vicinanze ci siano soluzioni che permettano di incontrarci, o per poter conoscere questi posti. Abito nell'Alta Val di Vara, alle pendici del monte Zatta, a circa 800mt., questa è una Liguria di confine, a cavallo tra le province di Parma, La Spezia e Genova, una Liguria semi sconosciuta, che spesso viene trascurata e che invece offre buone opportunità per trascorrere qualche giorno davvero in pace al fresco e sufficientemente vicino al mare. nella faggeta per funghi * Sono posti dove frequentemente tra l'estate e l'autunno si può passare la mattinata nella faggeta dello Zatta, raggiungibile a piedi in meno di un'ora, a cercare funghi porcini e al pomeriggio sempre in meno di un'ora di auto raggiungere le spiagge sia delle Cinque Terre, che del Levante Ligure, Sestri Levante, Lavagna, Chiavari, passare il pomeriggio al mare e tornarsene a dormire al fresco. Quella che descrivo oggi, in questo articolo, è la soluzione più vicina a dove vivo io, una decina di minuti a piedi, di amici carissimi, per via traversa anche un po' parenti, a Toceto, nel Pastenello, Ca' du' Pinzer , che affittano come casa vacanze, dove spesso ospitano i miei eventi di erbe, fiori, e simili . La casa è su tre livelli con un bel giardino chiuso e un parcheggio privato. Al piano terra, che si apre sul giardino, c'è un grande ambiente con una cucina e un bagno, al piano superiore cucina, soggiorno una camera matrimoniale e una singola, bagno con doccia, in mansarda camera matrimoniale, camera singola, bagno con vasca idromassaggio. In tutto 5 posti letto, due cucine e tre bagni. In un contesto isolato, in mezzo a boschi di castagno, è a pochi minuti a piedi dalla chiesa e dall'osteria del paese dove c'è ancora una bottega storica di alimentari come una volta. Comuneglia - La Chiesa - Marina e Massimo sono quanto di più accogliente ci possa essere, discreti ma attenti ad ogni esigenza degli ospiti, tutta la casa è provvista di wi-fi gratuito e l'ambiente è adatto ai bambini per i quali sono presenti giochi e quant'altro è possibile, e anche gli animali sono i benvenuti. Davanti a casa, un prato al limitare del bosco con amache e rete per pallavolo, ecc. È a disposizione un barbecue ed eventualmente anche una sauna. Marina e Massimo A meno di dieci chilometri c'è Varese Ligure, borgo medievale conosciuto in tutta Europa per la prima certificazione ambientale ISO 14001, bandiera arancione del Touring Club Italiano ed inserito nei Borghi più Belli d'Italia. Ci sono negozi, supermercato, banche, posta, bar e ristoranti. Varese Ligure è in una posizione strategica, da sempre luogo di scambi fra le valli confinanti. Si raggiungono facilmente in meno di un'ora, più o meno 40 km da una parte o dall'altra, sia la provincia di Parma attraverso il Colle di Cento Croci, o La Spezia e le Cinque Terre per la strada provinciale SP566 o la Riviera di Levante per la galleria del colle di Velva, o il Passo del Biscia, offrendo una vasta di possibilità di visitare posti diversi. Non resta che mettere i contatti necessari, se davvero agognate a una vacanza lontano dal chiasso, a contatto con la natura, dove sarete voi a decidere quando buttarvi in una sagra di paese fra le tante nei dintorni, farvi due giri di ballo liscio, andare a fare un bagno al mare o a quasi 1400 mt, esplorare le fonti del Vara, e perché no? imparare a fare la focaccia al formaggio di Recco con me o i pansoti come preferite, o fare un giro per i boschi assieme a scoprire le erbe del posto. Focaccia al Formaggio cotta nel forno a legna a Ca' du Pinzer per informazioni sulla casa vacanze Ca du' Pinzer Marina cell. 348 419 0989 Sotto un po' di foto dei monti intorno e del mare a meno di un'ora di auto, non serve altro per spiegare i motivi del mio vivere qui. UNO SGUARDO SUI MONTI INTORNO sopra la casa mt.800 M.Chiappozzo e dolina di Pian d'Oneto - Passo del Monte Biscia mt.890 verso la Riviera di Levante Panorama sui monti Verruga, Porcile e Biscia dalle sorgenti del Fiume Vara dal Monte Zatta mt.1400 Ruderi del Castello di Novasina XII sec. sul M. Riso raggiungibile facilmente a piedi Passo delle Cento Croci verso Borgotaro mt.1055 VARESE LIGURE Castello Fieschi - Varese Ligure ** Ponte di Grecino - Varese Ligure ** Al Borgo Rotondo - Varese Ligure ** VERSO LA VAL TARO Castello di Compiano - foto di Donatella Dallara Borgo Val di Taro - Palazzo Boveri - foto dal web VERSO LA SPEZIA Portovenere * Manarola - Una delle Cinque Terre * VERSO LA RIVIERA DI LEVANTE - Sestri Levante - Baia del Silenzio * Sestri Levante - la Baia * Lavagna - la spiaggia - foto dal web Chiavari - il mercato e il palazzo - foto dal web Portofino * San Fruttuoso Cristo degli Abissi * foto di Antonio Andreatta ** foto di Silvia Podestà Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- B & B DEL CUORE ♥️
Ci sono persone che ti entrano subito nel cuore quasi come una deflagrazione, imponendosi, e spesso con la stessa velocità ne escono, e altre in punta di piedi a piccoli passi perché vogliono restarci. La conoscenza con Franca è stata così, discreta, gentile, elegante come è lei, senza farsi notare, ma all'occorrenza, nella necessità, mi giravo e lei era sempre lì pronta ad offrirmi quello che poteva. Così quando ho iniziato il percorso con l'Associazione Erbando, ha aperto con entusiasmo le porte del suo curatissimo B&B Il Fiume , e con non poco lavoro fisico e impegno mi ha aiutata a portare avanti il mio progetto, supportandomi, spronandomi e sopportandomi. La location perfetta, il suo B&B è a Castiglione Chiavarese, in località Fiume, sulle sponde del torrente Petronio, nella casa di pietra di famiglia, con un ampio giardino, una graziosa piscina, circondato da campi dove le nostre erbe del Prebuggiun crescono a loro agio, a pochi minuti dalle spiagge di Sestri Levante, Riva Trigoso, ecc. Le tre camere dotate di tutti i comfort, colazione sotto il patio o nel giardino con vera focaccia ligure al fresco della valle. E poi c'è Antonio, attento e prezioso custode di tanta bellezza, anche quella di Franca ... 😀 Marta è venuta dopo, solo di recente, a pochi metri dal Fiume, anche lei ha aperto nella sua bella casa antica un B&B, il B&B Tre Ponti e anche lei è stata accolta a braccia aperte e si è creato subito un sodalizio con Franca, invece che, come avrebbero fatto altri, imbarcarsi in sterili competizioni. Si sostengono a vicenda, si scambiano consigli e vivono da buone vicine, e non è poco di questi tempi. La casa di Marta è un poco diversa, non ha il giardino ma un'ampia terrazza, la padrona di casa ha una padronanza con le lingue non indifferente (che invidia) nessuna sorpresa se sentite parlare giapponese ... Wanda e Pongo, i due cani arrivati per caso, e nel campo qualche alveare accudito amorevolmente così da poter tornare a casa con un barattolo di miele assolutamente a meno di km0 . Dalle finestre delle camere potreste credere di vivere in un quadro ... Quando i miei incontri di Erbando si sono fatti sempre più numerosi sia in date che in numero di partecipanti, il bel salone di Marta ci ha accolti, e così ora tutte e tre siamo una forza, diverse ma insieme, quello che non fa una fa l'altra, e come farei mai io senza loro due ormai? Abbiamo voglia di ritornare tutti a una qualche normalità, le due strutture sono aperte, con le attenzioni del caso, l'unica specificazione non si accettano al momento soggiorni di una sola notte, per l'alto costo delle sanificazioni e tutto quello che ha portato di lavoro in più questa esperienza, e Franca e Marta sono molto attente al benessere proprio e dei loro ospiti. Anche i nostri incontri di Erbando torneranno al più presto, si pensa settembre - ottobre, i prati intorno saranno di nuovo verdi, si potrà fare la solita piccola passeggiata di riconoscimento da un posto all'altro. Abbiamo tante novità in mente, come un erbario personale da costruirsi e da portarsi poi a casa... presto saranno pubblicate. Chi vorrà, potrà soggiornare presso Franca o Marta, per prolungare l'incontro con me e le nostre erbe e godere della pace delle loro case. A presto. Contatti: B&B Il Fiume Via Fiume, 11, 16030 Castiglione Chiavarese FRANCA 0185 408000 Facebook https://www.facebook.com/bebfiume/ B&B Tre Ponti Via Fiume 3, 16030 Castiglione Chiavarese MARTA 338 992 9095 Facebook https://www.facebook.com/BB-Tre-Ponti-309423053312785/ Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- IL PARADISO PUÒ ATTENDERE ... ♥️
E quando ti avverrà, potrai scoprire che andavi sognando di essere un fiore che aveva da fiorire. Alle sorgenti dell’essere - Walter Gioia C'è chi i sogni li tiene nei cassetti, c'è chi come Francesca Maltinti ed Emanuele Fumagalli mentre li sta ancora sognando, incomincia a realizzarli. Nel primo decennio degli anni 2000 con due figlie piccolissime e poco più di trent'anni vogliono scappare dalla città, desiderano vivere nella natura, a contatto con gli animali, le bimbe libere, e loro a fare quello che piace davvero a entrambi. Francesca ha un percorso alle spalle di Naturopata e Floriterapeuta, Emanuele giovanili esperienze di cuoco prima di dedicarsi al massaggio tradizionale, ayurvedico e al primo livello Reiki. Girano la Liguria in lungo e in largo per trovarlo il loro paradiso, finché sentono parlare dell' Alta Val di Vara, la valle del biologico e in cima in cima, per una strada sterrata, dopo il piccolo abitato di Valletti, perso nel mezzo di boschi e prati, lo trovano. Rustico di pietra da aggiustare, campi da lavorare, tanta aria pulita. Nel giro di qualche anno, con molto lavoro manuale, un impegno di capitale non indifferente, hanno visto crescere il loro sogno: l' Azienda agrituristica certificata Bio , dove coltivare verdure, erbe e fiori da trasformare e servire poi a chi come loro vuole passare qualche giorno o solo qualche ora, tranquillo nella più assoluta libertà, per fare passeggiate nei monti intorno, fare un salto a Varese Ligure, arrivare in meno di un'ora alle Cinque Terre, a Sestri Levante, a Chiavari o semplicemente assaggiare la loro cucina genuina a quattro mani, quelle di Franci e Manuele, perché loro fanno tutto assieme in armonia. Senza molte formalità, appena arrivati si fa conoscenza con i cani Tobia e Mascherina, i gatti Tabata, Gertrude, Eolo, Mammolo, Pisolo, Cucciolo, Sprizzolo e Arturo l'asino, tutti arrivati casualmente e perfettamente in grado di accogliere gli ospiti. Potrete pranzare sotto il portico, tra salvia, lavanda e stachys, e dormire nelle camere semplici ma ognuna con bagno privato, e anche approfittare delle sapienti mani di Emanuele per godere di un massaggio ayurvedico nell'ex seccatoio trasformato in stanza dei massaggi. Gli oli, i saponi, le creme, che si trovano da provare nelle camere, sono preparate da Francesca che si diverte a creare per i propri ospiti idrolati e oleoliti e il resto, oltre a marmellate, sciroppi, conserve di varia natura, ma anche il pane con farine scelte e la sua pasta madre che ha più di 70 anni. In cucina lo standard è l'improvvisazione con quello che produce l'orto, stagione per stagione e anno per anno e anche la fantasia fa parte delle ricette. Eh sì, oltre alla libertà il silenzio, quello della natura, i decibel massimi quelli del canto degli uccelli, niente auto, niente persone se non le poche presenti, niente vie pedonali assembrate, tanto da incontrare senza problemi caprioli, cinghiali, tassi, istrice e quel che ci può essere. Il nome, Il Risveglio Naturale , non è scelto a caso, sperano sempre che nei loro ospiti avvenga un risveglio non solo fisico nella pace, ma anche nella mente e nello spirito, un riappropriarsi di se stessi a contatto con la natura. L'agriturismo è sotto il Monte Verruga a circa 700 mt. circondato da boschi di castagno, con vista sul monte Zatta, monte Chiappozzo, monte Biscia e i piccoli paesini intorno. Da qui si vede anche casa mia, i Ghiggeri, proprio di fronte, a pochi km di saliscendi. Ed è anche per quello che, per quanto ci è possibile, Francesca ed io collaboriamo, lei mette la location, l'alloggio per coloro che vogliono seguire i miei incontri sulle erbe di questi monti, e ascoltare lei che parla di fiori. Non disperiamo ancora di riuscire a fare qualcosa in questo strano anno, a settembre - ottobre, quando luci e colori di questa nostra campagna saranno ancora più caldi e accoglienti. Se il vostro ideale di vacanza è il negozio firmato, il passeggio serale nelle vie del centro a guardare le vetrine, non potete stare senza il caos delle rinomate località turistiche, il tum tum delle discoteche, ecco, non fa per voi ... l'unica "comodità" è il servizio wi-fi, indispensabile in mezzo ai monti per avere un minimo di contatto col mondo. Nella solitudine che mi sono scelta, in mezzo alla natura che tanto amo, aver visto arrivare abbastanza vicini, una giovane coppia che cerca faticosamente di realizzare un sogno così, mi è di grande consolazione e speranza per il futuro. Contatti : Azienda Agrituristica Risveglio Naturale località Colea 9919028 Valletti tel. 0187185 4393 http://www.risveglionaturale.it/ FB: Azienda Agrituristica Risveglio Naturale - Varese Ligure e nel frattempo le bimbe son cresciute ... Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- IL CUCCO ♥️
Quando canta il Cucco v'è da far per tutto; o cantare o non cantare, per tutto c'è da fare Sembra essere nel mio cuore da sempre, invece è solo poco più di un anno che conosco il Cucco con Sara e Fabio. Il luogo è a circa 490mt di altezza, nel Parco delle Capanne di Marcarolo, a una manciata di chilometri da Ovada, una cascina che è lì dal 1500, uno di quei posti dell’Appennino votati alla pura sussistenza, qualche animale, l’orto, legna, un campo di mais, uno di patate, così, come era una volta. Illuminata dal sole tutto il giorno, riparata a sud come si usa qui per via del Marino, il vento che arriva dal mare e infilandosi tra le gole rovinerebbe le colture, Fame forse mai, lavoro tanto, intorno il nulla a forma di montagna, alberi, verde e il canto del Cuculo incessante. Il Gorzente scende vicino a formare i Laghi della Lavagnina e altri laghetti intorno. Laghetto nei pressi della Cascina foto di Antonio Andreatta Il precedente proprietario nel tempo l’aveva trasformata in una trattoria per i cacciatori di passaggio. Tutto a piedi, anche oggi, perché la Cascina pur essendo a una ventina di minuti dal casello di Ovada, è raggiungibile, nell’ultimo tratto di qualche km, solo così o tramite strade sterrate che consentono il passaggio di veri fuoristrada. Ma quando arrivi è un nido accogliente. Non funziona il cellulare, niente televisione, internet questo sconosciuto, l’unica connessione è con la natura. Negli ultimi anni si è intensificato il desiderio di aria aperta, e il luogo è meta di escursionisti che a piedi, a cavallo, o altri mezzi battono i tanti sentieri naturalistici all’interno del Parco per raggiungere i Laghi, fare Birdwatching o semplicemente respirare una natura incontaminata. Quando si ama veramente, niente è impossibile Da Genova, Sara e Fabio, una vita insieme, volevano davvero qualcosa di diverso e qui hanno trovato quello che cercavano. Con il lavoro tutto delle loro braccia hanno e stanno ancora ristrutturando gli edifici, mantenendo il più possibile intatti i manufatti originali, creato una piccola azienda agricola con qualche animale, galline e capre, tre cani pastori, un orto, e i prodotti ricavati sono utilizzati per il punto di ristoro del loro circolo. Con la tessera di appartenenza si può partecipare agli eventi, organizzare pranzi e cene, approfittare dell’area tende, un barbecue, e in seguito sarà a disposizione qualche camera. I tavoli fuori nella bella stagione e intorno prato. Sara e Fabio mirano, oltre che all’auto produzione, all’impatto ambientale zero, quindi nessun detersivo chimico, pannelli fotovoltaici, impianto di fito depurazione, dry toilet, compost toilet. Il cibo proposto viene dall’orto o dagli animali della Small Farm, o dai vicini (non troppo vicini) che producono miele, formaggi, farine di grani coltivati in zona, meno di km0. Le ricette si intersecano fra cucina ligure italiana e piatti di tutto il mondo conosciuti da Sara e Fabio nei loro viaggi, così tra pansoti e corzetti con le noci, si trovano idli e Ćevapčićio, ragù di lenticchie o burger di fassona. Vini… siamo a Ovada non devo aggiungere altro, anche la birra artigianale è locale. Niente televisione, ma tanti libri a disposizione degli ospiti Brigadoon, Brigadoon, Blooming under sable skies. Brigadoon, Brigadoon, There my heart forever lies. Let the world grow cold around us, Let the heavens cry above! Brigadoon, Brigadoon, In thy valley, there'll be love! Ma il Cucco non è solo luogo di passaggio, vale la pena venirci apposta. Il mio rapporto con Sara e Fabio e il Cucco è partito dal loro desiderio di conoscere le erbe selvatiche intorno alla cascina per usarle in cucina. Sono arrivata in un giorno nebbioso di Aprile e l’impressione è stata di aver trovato il mio Brigadoon, il posto magico, fermo nel tempo, che appare ogni 100 anni per un giorno solo e fortunati coloro che lo scoprono. Superato il primo smarrimento da mancanza di internet, cellulare ecc., la magia del luogo, il canto costante del cuculo, il sorriso accogliente di Sara, l’entusiasmo di Fabio mi hanno conquistata. E così è un anno che arrivo, parto, arrivo, parto, con la scusa delle erbe da riconoscere, i pansoti da fare, provare la ricetta di qualcosa, basta stare un po’ qui in cucina con Fabio, a chiacchierare con Sara, nella magica atmosfera del nido della Fossa del Cucco. Ma sarà davvero solo un anno? o saranno cento più cento più cento più cento ... Se volete conoscere Sara e Fabio potete in questi due video Al minuto 2:01 di questa trasmissione di Geo e Geo del 28/10/2024 c'è un po' della storia. https://www.raiplay.it/video/2024/10/Geo---Puntata-del-28102024-590abd45-b47b-4c88-a928-5175b228167c.html?wt_mc=2.www.fb.raiplay_vid_Geo.&fbclid=IwY2xjawJtjZlleHRuA2FlbQIxMQABHgi4cbtTSWZ5PGUTHX1GNVoLH3GZgt3Yhf12dHjxYjsOYYbNTAFSALaW0TMO_aem_575m0c-OhvnncfGn2lA8VQAncora Ancora più dettagliata per capire la loro scelta di vita qui: https://www.youtube.com/watch?v=j0Q1XoDu5jY&t=466s&ab_channel=BernardoCumbo AGGIORNAMENTO APRILE 2025 Torno dal Cucco questa volta con qualche novità. Sara e Fabio sono cresciuti, visto il successo e le continue richieste, il loro rifugio è diventato agriturismo. Poco è cambiato nell'organizzazione, son sempre loro con i loro prodotti e quelli di nicchia, farine, miele burro di alpeggio, ecc. Sono state aggiunte solo due camere, con bagno privato, per chi davvero si vuole fermare qualche giorno, c'è anche una piccola cucina per chi vuole farsi da mangiare per conto suo, ed è stato portato, necessario per gli ospiti, un minimo di wi-fi per chi vuole lavorare qualche ora in smart working in un posto tranquillo. Per i contatti: Cascina Il Cucco Fossa del Cucco 78, Casaleggio Boiro, Italy 327 854 8388 - cascinailcucco@gmail.com Forse un mattino andando in un'aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore da ubriaco. Poi, come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto alberi, case, colli per l'inganno consueto. Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto. Eugenio Montale Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- ROSA ... di nome e di fatto ... 🌹
Ma chi non osa afferrare la spina non dovrebbe mai desiderare la rosa. (Anne Brontë) -A volte mi sento Sfiorare da un soffio, Un gesto, qualcosa Di passato o futuro Che misteriosamente Voglia giocare Col mio presente.- (Alberto Vigevani) Pochissimi intimi sanno che il mio vero nome è Rosa , per tradizione familiare, la bisnonna e così via... trasformato verbalmente nel Rossella di Via col Vento che voleva mia madre, ma troppo scandaloso il personaggio per una casa dove c'era zia suora e zio carabiniere, contratto in Lella col modificare dei tempi sempre meno romantici. Implicito che fosse il fiore preferito di mamma, ne coltivò fino a 100 varietà in giardino e che il suo uso e strauso normale in casa. Da maggio a giugno Rose ovunque, in casa oltre che in giardino, a seccare in larghi panieri, in infusione per lo sciroppo, nell'alcol, a glassare i petali come le viole, a bollir la marmellata, recise a bagno. Perché le proprietà della rosa sono incredibili, da quelle per la pelle a quelle per il sistema nervoso. L'uso dell'olio essenziale di Rosa Damascena , conosciuto fin dall'antichità, è usato per curare ansia, malumore, favorisce pensieri positivi e mille altre proprietà che vi invito a cercare. La preferita in assoluto di mamma, questa Rosa Miniatura , che aveva riprodotto lei stessa non si sa più da chi, per talea, che ricorda le roselline di Capodimonte, di una finezza che rimane tale anche seccata e, dovendo rinunciare al grande giardino, fu l'unica che si portò dietro e ancora lì sta. E ora continuo io a fare sciroppo e marmellata e altro. Per gli usi culinari sono da preferire le varietà antiche da sciroppo, dal profumo inconfondibile, quelle che una volta tutte le case ne avevano almeno una pianta in giardino. Ha iniziato a fiorire la rosa qui vicino a me, antica, sicuramente autoctona ligure, sicuramente da sciroppo, probabilmente una varietà Centifolia , profumatissima. Un'altra rosa da sciroppo è la Muscosa , ma in definitiva si può usare qualsiasi rosa che non abbia subito trattamenti chimici, certo il risultato non sarà propriamente lo stesso visto che le cultivar da giardino sono meno profumate. Insieme sta fiorendo anche quella, antica pure questa, della casetta abbandonata, più piccola ma profumatissima e che sospetto essere una specie di Rosa Gallica , che trovavo fino a una ventina di anni fa pure nei boschi. Non devo andare continuamente a vedere se si sono aperti i boccioli, mi arriva il profumo fin qui. Quello che ho capito per distinguere le rose antiche, specie quelle da sciroppo, è l'enorme quantità di spine che hanno, spesso fino al calice del fiore. La produzione inizia sempre con lo Sciroppo , oltre che buono diluito come bevanda, nelle macedonie, sul gelato, nei dolci ecc. È rinfrescante per l'intestino, e prezioso per tutte le affezioni respiratorie e le infezioni di bocca e gola. Raccolgo i petali, anzi le rose intere, la mattina presto, specie se alla notte ha piovigginato o quando sono cariche di rugiada, come queste mattine ancora fresche. Raccolgo quelle aperte, ma non spampanate. A casa le stacco dal calice con la mano sinistra e senza lasciarle con la mano destra taglio la puntina bianca dei petali. Così mi hanno insegnato, perché darebbe l'amaro. È un'operazione che faccio specialmente se uso altre rose che non siano propriamente da sciroppo, qualche volta se ho premura tralascio e non sento moltissima differenza. Pesati che ho i petali, ben guardati dalla presenza di animaletti, non lavati assolutamente, calcolo un litro di acqua ogni minimo 100gr. a un massimo di 300gr. di petali freschi, sono molto leggeri e quindi tantissimi, la quantità dipende e dal profumo, dal tipo di rosa ecc., e la metto sul fuoco con uno/due limoni tagliati a pezzi. Quando bolle spengo, lascio intiepidire e verso sui petali che avrò messo in un contenitore di acciaio. Copro e lascio così per 12/24 ore. Mia nonna aggiungeva sempre una manciata di petali secchi. Credo fosse perché cominciava a raccogliere fin dalla prima rosa, non avendone in quantità e non volendoli sprecare li seccava e li aggiungeva. Dopo questo tempo spremo bene i petali e i limoni, ho un piccolo torchietto. Peso il liquido ottenuto e aggiungo almeno 1000 gr. di zucchero a chilo di infuso. Sul fuoco faccio bollire dolcemente, sorvegliando perché tende a strabordare se si alza la fiamma e poi imbottiglio in bottigliette pulitissime, asciuttissime e passate vuote qualche minuto in microonde per sterilizzarle, o nel forno normale a 100-110° per un quarto d'ora. Suggerisco bottiglie piccole per un più facile consumo, meglio di vetro scuro, almeno conservate al buio e quando se ne apre una è meglio tenerla in frigo. Con questo sciroppo si può anche fare una sorta di Champagne Pink, cocktail estivo da servire nei caldi pomeriggio estivi agli amici in visita. Si prende una zolletta di zucchero a persona, si intride di sciroppo di rose, si spruzza di limone, si mette nel bicchiere e si aggiunge spumante secco ben freddo. "Venite in giardino, vorrei che le mie rose vi vedessero" (Richard Brinsley Sheridan) Quest'anno ho provato a fare la gelatina , invece della marmellata con i petali tritati. Ho passato tre belle mele super bio con buccia e torsolo (tolgo solo la sede del picciolo e il fondo in quanto ricettacolo di sporcizia) con i petali di una decina di belle rose nell'estrattore a crudo, insieme a un limone con buccia e torsolo e mezzo bicchiere di acqua. Ottenuto questo profumato estratto, l'ho messo sul fuoco con uguale peso di zucchero, a fuoco medio, schiumandolo all'occorrenza, l'ho fatto cuocere una mezz'ora, 40 minuti fino ad ottenere una irresistibile gelatina profumata. Se non si ha l'estrattore, si può far cuocere le mele a pezzi, sempre con buccia e torsolo, insieme ai petali, fino a che le mele non si spappolano e poi passarle in un telo spremendo bene ottenendo un liquido trasparentissimo da rimettere sul fuoco sempre con uguale peso di zucchero e cuocere fino a che non è gelatina. Aggiornamento 2020: Quest'anno, vista l'abbondante produzione di rose ho rifatto la marmellata. Credo sia indispensabile farla con la rosa rossa da sciroppo, questa di un rosso cupo, che ho ritrovata in un altro giardino abbandonato, sia per l'intenso profumo per il colore che lascia e anche per il gusto estremamente dolce dei suoi petali. Ho preso i petali di quattro o cinque belle rose quasi completamente aperte, tagliato la parte bianca, tagliuzzati con le forbici direttamente nella pentola, aggiunto uguale peso di zucchero, spruzzato mezzo limone, un bicchiere scarso d'acqua e fatto cuocere fino alla consistenza giusta. È venuta davvero buonissima, molto di più di altre volte e penso che il merito sia tutto della rosa, è stata lei che guardandomi mi ha detto - Marmellatami - Importante, come per le altre piante e fiori è seccare sia i petali che i boccioli chiusi. I boccioli , specie quelli della mia rosa pseudo Gallica , oltre alle proprietà della rosa che contengono, mi piacciono esteticamente nelle tisane. I petali secchi , oltre a usarli in infuso contro raffreddori, faringiti, bronchiti, polverizzati e uniti al miele sono una buona cura per afte, stomatiti ecc. e altre infiammazioni di bocca e gengive. Una volta il miele rosato era venduto per il "mughetto", la Candida dei lattanti. Se non si usano per le tisane si possono sempre buttare nell'acqua del bagno insieme a un bel pugno di sale grosso. Seccare è molto facile, mai al sole diretto, su di una rete, un paniere di vimini o simili. Si conservano in sacchetti di carta, meglio dentro a un barattolo di latta. Quanti sono poi gli usi dei Petali di Rosa freschi in cucina... Mescolati a crema pasticciera per farcire pasticcini e torte, fritti in pastella come e più di sambuco e acacia, aggiunti a metà cottura a un delicato Risotto (la ricetta qui>>> ) , tagliati fini con una insalata di Tarassaco ( qui>>> ) e serviti con una frittatina al timo. E poi il vecchio Rosolio della nonna che anche se sembrerebbe prendere il nome proprio dalle Rose non è così, in realtà sarebbe la contrazione di "r os solis ", un elisir confezionato anticamente con ben altre piante, ma che venne erroneamente interpretato come Liquore di Rose e poi anche con altre essenze... Trascrivo la ricetta antica che ho. Pestare nel mortaio 30 gr. di petali di rosa con 2 cucchiai di zucchero e un cucchiaio di alcol da liquori fino ad avere un impasto fine. In una arbanella (barattolo di vetro) mettere questo impasto con un litro di alcol. Aggiungere a piacere un pezzo di cannella e un chiodo di garofano. Chiudere e tenere al buio per 10 giorni agitando ogni tanto. Dopo sciogliere 400gr. di zucchero in 400 gr di acqua e aggiungerlo. Lasciare in infusione altri 10 giorni prima di filtrare. Come per altri fiori sono di effetto, magari per coprire un dolce, i petali di rosa canditi , in maniera casalinga. Ho provato la ricetta con la gomma arabica per avere un risultato migliore e più duraturo, invece che quella con l'albume che uso solitamente per le viole. La gomma arabica si trova nelle farmacie fornite, ne basta un cucchiaino sciolto in due cucchiai di acqua, poi delicatamente con un pennellino apposito bagno petalo per petalo e lo immergo nello zucchero semolato, se è possibile quello un poco più raffinato. Dimenticavo l' aceto di rose ...! Molto facile da fare, basta riempire di petali freschi un vaso di vetro e aggiungere aceto. Lasciare in infusione una decina di giorni fin quando i petali avranno completamente perso il colore. Oltre a essere gradevole è utilissimo per disinfettare le ferite, per passarlo sui foruncoli, o anche come tonico sul viso. Si può, con acqua distillata, fare anche una specie di Acqua di rose casalinga , che non è la vera acqua di rose come spiego più sotto. Il problema è che non si conserva a lungo, anche se ho trovato ricette che contengono un poco di alcol o altro conservante non ho mai provato. Ma se nel periodo di fioritura delle vostre rose mettete a bollire a fuoco basso una bella quantità di petali, in pentola con coperchio mi raccomando!, in acqua distillata, per una decina di minuti, lasciando poi riposare come per un infuso, otterrete, filtrando, un tonico da usare per la pulizia della pelle, da tenere in frigorifero e usare nel giro di una settimana, quindici giorni massimo. La vera Acqua di rose è un idrolato, si ottiene per distillazione e quest'anno ho fatto una prova. Sono sicura che ci sono passaggi da perfezionare, ma devo dire che il prodotto che ho ottenuto è stato talmente stupefacente in termini di profumo che penso che mi documenterò per rifarla meglio. Dico solo che ho provato a metterla nel congelatore dentro ai sacchetti del ghiaccio, il profumo ha invaso tutto per mesi anche dopo averlo tolto. L'ho usato come doposole, tonico del viso, perfino messa in lavatrice come profumatore... "Possiamo lamentarci perché i roseti hanno le spine o rallegrarci perché i cespugli spinosi hanno le rose. Dipende dai punti di vista." ( Alphonse Karr) Impossibile raccontare tutte le leggende, le favole, gli aforismi, le poesie di autori famosi che cantano delle rose, in tutti i tempi, in tutte le epoche, in tutte le latitudini. In qualunque scavo archeologico di qualsiasi civiltà si può riconoscere con certezza negli affreschi, nei mosaici, nei reperti la rosa. Scrivo solo che la rosa, simbolo d'amore, si dice sia stata creata dalla spuma del mare a circondare Afrodite che dal mare nasceva... E che le sue proprietà medicinali erano talmente riconosciute fin dall'antichità che Confucio , pare avesse nella sua biblioteca ben 600 libri su come coltivarle... O che Carlo Magno ne impose la coltivazione nei chiostri dei monasteri... Simbolo araldico di molti casati, a lei persino nominata una guerra " la guerra delle due Rose ", durata trent'anni, nell'Inghilterra di metà '400. Insomma, una responsabilità non da poco un nome del genere... LA ROSA La rosa, la rosa immarcescibile che non canto, quella che e' peso e fragranza quella dell'oscuro giardino della notte fonda, quella di qualunque giardino e qualunque sera, quella che risorge dalla tenue cenere per l'arte dell'alchimia, la rosa dei persiani e di Ariosto quella che e' sempre sola, quella che e' la rosa delle rose, il giovane fiore platonico, l'ardente e cieca rosa che non canto, la rosa irraggiungibile. (Jorge Luis Borge) Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti . Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- IL TREZÉN DI VARESE LIGURE
Pe a festa du Trezén chi no mange in conpagnîa ghe beiga e òsse Paese che vai usanza che trovi. E se vieni a Varese Ligure la sera del 13 gennaio potresti trovare tavole imbandite per cene tra amici per festeggiare il Trèzen , il tredicino o meglio il tredicesimo giorno di Gennaio. L'usanza si perde nella notte dei tempi, è talmente antica che nemmeno gli storici locali riescono a collocarne l'inizio. Viene sicuramente in mente associarlo al Capodanno Ortodosso che segue il Calendario Giuliano e quindi la sera tra il 13 e il 14 gennaio sarebbe l'inizio del nuovo anno. Finiscono anche le Calende Contadine, almeno quelle in uso in questa zona, che comprendono l'osservazione dei primi dodici giorni di Gennaio per prevedere l'andamento meteorologico dei dodici mesi dell'anno, quindi il primo gennaio rappresenta le condizioni di tutto il mese di Gennaio, il 2 gennaio il mese di Febbraio, il 3 gennaio il mese di Marzo e cosi via. A questo proposito si narra che contadini e padroni si riunissero, nella serata del 13 Gennaio, nelle cantine, solitamente fra uomini, a regolare i conti di fine anno e a "programmare" semine e altri lavori nei campi con l'interpretazione appunto delle calende, una specie di briefing , si direbbe oggi 😂. La serata era allietata da vino nuovo e pietanze varie, confezionate spesso per non sprecare qualcosa avanzato dalle feste, non poteva mancare il Pan Martin ( qui>>> ) , fatto con la farina di castagne nuova, in qualche caso arricchito da fichi secchi, in qualche località ancora oggi si fanno i Frisceu (qui>>>) e altrove come dolce il Busciolan . Qualcuno ricorda ancora come nel dolce, che poteva essere anche la famosa Torta di Fecola di Varese Ligure ( ma questa merita un post tutto per lei) veniva inserito un bottone, o un anello o simili, e il fortunato che lo trovava a secondo del colore o della forma aveva la previsione e l'indicazione sul proprio futuro. Insomma da quanto ho capito e dopo qualche Trezén sulle spalle, mi sento di poter dire che l'evento segue la tradizione culinaria della casa dove si festeggia senza un piatto particolare che lo rappresenta assolutamente. Avendo già parlato di Pan Martin e dei Frisceu non mi resta che raccontare qualcosa del Busciolan . Busciolan sta per Bucellato ed essendo Varese Ligure piuttosto vicino, sente l'influenza della Toscana dove questo dolce è principe, specie nella zona di Lucca, ma anche in Sicilia, con ricetta molto diversa. Il nome, trae le sue origini dall'antico Buccellàtum , una sorta di pane arricchito che già gli imperatori romani distribuivano al popolo e che era adatto a essere rotto in piccoli pezzi, a essere " sbocconcellato ", e deriva nella forma dalla buccina , la tromba rotonda usata dai legionari romani. La mia ricetta è, come sempre, una delle tante di questa zona, diversa ma simile a quelle di altre parti d'Italia e nello specifico nel mio ricettario personale, è segnata come " Busciolan di Zia Ilda " dal nome della simpaticissima zia del mio parroco che me lo insegnò tanti anni fa, quando lo facemmo insieme a chili per orde di famelici bimbi alla colonia di Cassego. Occorrono: 500 grammi di farina autolievitante o farina OO e una bustina di lievito per dolci 150 grammi di zucchero Un etto di burro morbido o una confezione di panna fresca la buccia di un limone grattugiato 3 uova Mescolo nel caso con poco latte, se si usa la panna non serve, un impasto non troppo liquido, distribuisco nella teglia, dopo aver posizionato una tazza imburrata nel mezzo per creare il buco, copro la superficie con pinoli, mandorle, pezzi di cioccolato infarinati, a piacere. Con una mano appena bagnata spruzzo la superficie di acqua e spargo dello zucchero semolato. Inforno a 180° Si possono aggiungere cedro candito, uvetta, un liquore all'anice o del rum o del marsala, sostituire il burro con olio, ma come dicevo questa è solo una delle versioni, la mia e della zia Ilda. Un tempo anche questo era un dolce fatto con la pasta madre e forse si potrebbe riprovarci, anche se già l'Artusi ne propone una versione con bicarbonato e cremor tartaro. È uno di quei dolci semplici ottimo anche a colazione, da sbocconcellare appunto. ringrazio i cortesi signori di Varese Ligure che hanno gentilmente condiviso con me le notizie sul Trezen Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
- LA MIA PRESCINSÊUA casalinga fatta in un quarto d'ora
A Prescinsêua se ti a mangi ti te senti proprio ben, e mì, e mì: mì la dêuvio coscì... (Buio Pesto) Aggiorno il post con un piccolo aneddoto familiare: - Una mia ava, residente al Maggiolo, in quel di San Salvatore di Cogorno, faceva la prescinseua da vendere. Avvenne che una notte morì suo marito improvvisamente. Di questa donna mi è stato tramandato solo il ricordo di lei, che la mattina dopo, pronte le prescinseue da vendere, avendo messo il latte a cagliare ore prima, si mise la cesta in testa e nella sorpresa di vicini e parenti venuti a confortarla per la perdita, partì a piedi per portare a vendere il suo lavoro annunciando ai presenti che: - suo marito ormai era morto, ma lei aveva cinque figli da mantenere e la prescinseua andava a male.- Le modifiche apportata per mio piacere, alla ricetta originale, non ne alterano la conoscenza e il ricordo di famiglia. La Prescinseua cosa sarà mai, chiede sempre chi non è ligure. In realtà è molto più semplice di quello che si pensa, perché non è niente altro che una cagliata lasciata riposare. Ovvero un latte dove è stato messo del caglio per ottenere la coagulazione classica di un formaggio. Normalmente ottenuta la cagliatura del latte, si rompe, si separa dal siero e con tecniche diverse secondo il formaggio che si vuole ottenere, si preme in una fascella e si procede alla stagionatura o altro. Noi no, si usa così come risulta appena coagulato il latte, senza rompere questa cagliata e lasciata riposare fino a che non si separa da sola dal siero, e prende il nome di prescinsêua. Questi fiocchi di latte cagliato si usano nel ripieno dei pansoti, nella torta pasqualina, o nelle varie altre torte di verdura, coi cavoli o olio nuovo, con il prebuggiun o, una volta, nella focaccia al formaggio di Recco. Per la difficoltà di conservazione più o meno oggi viene sostituita con la ricotta, che è un'altra cosa. Il nome deriva direttamente dal caglio usato, il presame , û prezù, come viene chiamato in genovese, una sostanza derivante dallo stomaco dei vitelli. Il metodo che uso normalmente io è proprio con questo caglio, anche se suggerirò un'altro più vegetariano con l'aceto o più avanti, quando ci saranno, con alcune erbe che favoriscono la cagliatura. Il presame lo trovo ancora nel negozio di alimentari, perché abito in campagna, nell'Appennino, dove poche famiglie hanno le mucche e fanno la classica formagetta di queste valli. In questo modo la riuscita è sicura, cosa che invece non sempre avviene in altri modi. La prescinseua è per definizione un poco acida, come faccio io si ottiene invece una cosa più delicata, come piace a me, ma niente toglie di farla più acida. AGGIORNAMENTO IMPORTANTE 2025 FINALMENTE! Dopo la mia recente vacanza sono finalmente in grado di dare una spiegazione più precisa al termine Prescinseua grazie alle informazioni datemi da Raffaella dell' Azienda Agr. Mooretti di Allegrezze che con le sue 25 mucche fa la Prescinseua più buona del mondo, giustamente acida. Le cagliate del latte si dividono in cagliate acide e cagliate presamiche . La Prescinseua è una cagliata acida. Qual'è la differenza? Semplificando, nella cagliata acida questa si ottiene con una piccolissima parte di caglio e fermenti lattici, che nel caso della Iva (leggi sotto) sono "il ricordo", lasciando il latte a cagliare per molto più tempo 12- 24 ore. Questo tipo di cagliata è più leggera non si può rompere, ma si tira su semplicemente e si mette nella fascella, e verosimilmente non sopporta una maturazione, non potrebbe mai diventare un formaggio stagionato, proprio perché non è avvenuta una vera cagliata presamica. Alle cagliate acide appartengono molti formaggi in giro per il mondo, sempre formaggi freschi e molli, tendenzialmente acidi. Quindi quella che faccio io, proprio per la velocità con la quale si caglia non è davvero prescinseua, ma semplice cagliata, come per altro ho sempre detto ai miei incontri, ma non sapevo definire la differenza. Questo non ne inficia l'uso che ne faccio e che continuerò a farne, anche se adesso con questa conoscenza in più mi posso permettere di usare meno caglio e con "il ricordo" della prescinseua di Raffaella provare a fare qualcosa di più vicino alla vera. Parlando con lei si sono confermate le mie idee sul perché noi, contadini di riviera, si usasse fare questo tipo di formaggio, proprio per l'aria troppo calda, troppo ricca di salino, la mancanza di una buona escursione termica, diversi fattori che impedirebbero di avere una buona stagionatura e per forza di cose si è optato per una cagliata di questo tipo. Come mi ha raccontato la Ida di Rapallo, donna dalle mille risorse con la quale condivido la passione per le erbe, esperta di produzione di Prescinseua, mi manca " il ricordo " cioè un poco di prescinseua della volta precedente e forse il contenitore giusto che lei usa da anni senza mai lavarlo con il sapone. Devo sempre andare ospite sua per imparare bene bene, ma chissà quando riuscirò. Meglio di niente mi accontento, anche perché la Ida ne fa cinque litri alla volta e per me sarebbero davvero troppi, diciamo che la mia è una finta Prescinseua moderna e come dicevo per niente acida. Prendo un litro di latte, inutile dirlo più buono è il latte più buono è il risultato. Cerco di usare un latte locale tipo quello della Val di Vara ( qui>>> ) o comunque il più possibile vicino, per esempio quello delle Valli Genovesi. Per questo procedimento, come di solito non è, uso un contenitore di plastica invece che acciaio inox o vetro, perché mi sono resa conto che riesce meglio. Anticamente, mi è stato detto, usavano anche i piatti di terracotta ma sono di difficile reperimento, sopratutto in buono stato. Scaldo a temperatura corpo un litro di latte nel microonde, temperatura corpo significa come quello che si da ai neonati, cioè non deve superare i 37°, meglio meno che di più, non scottare assolutamente, se lo sentite con un dito. Il caglio è una cosa viva e il risultato sarebbe compromesso. Sciolgo in una tazzina di questo latte tiepido, una nocciolina di prezú , lo aggiungo al resto passandolo per un colino. Metto il coperchio e aspetto dai 15 ai 20 minuti. Passato il tempo provo a mettere un cucchiaio di legno, dovrà rimanere quasi in piedi. A questo punto il latte sarà cagliato. La mia Prescinseua è pronta. La rompete e decidete quanto siero volete lasciare per l'uso che ne volete fare. Se viene passata attraverso una garza e colata e premuta in un contenitore forato si ottene immediatamente un primo sale, che messo in un piattino e salato o cosparso erbe varie potrete tenere qualche giorno in frigorifero. In realtà questa mia non è per niente acida, come invece è la Prescinseua di tradizione, ma perché? Perché di solito è fatta con latte al quale viene aggiunto una quantità inferiore di caglio, viene successivamente lasciata a riposare fino a che naturalmente non si separa la cagliata dal latte e quindi viene raccolta, senza romperla come avviene normalmente per qualsiasi processo di fabbricazione del formaggio. Al di là del gusto personale, il risultato casalingo non è così scontato vista la difficoltà di regolare esattamente la temperatura del latte fuori dal frigo. Un altro metodo empirico, che la rende più acida, e per chi non ha la possibilità di acquistare il presame, è quello di passare velocemente dell'aceto nel contenitore dove mettere il latte a riposare coperto, fuori del frigo e in circa 24 ore si dovrebbe avere la coagulazione avvenuta tramite l'acido dell'aceto. Mi riservo in estate di mostrare la cagliatura tramite alcune erbe che la favoriscono, anche se in qualche farmacia o erboristeria vendono il caglio vegetale liquido che deriva da queste piante e si trova anche ora. Tutti questi metodi non sono però così sicuri e facili come quello illustrato sopra, che viene sempre. Questo è parte del siero ottenuto colando la Prescinsêua . Non pensate di buttarlo! A parte che se ne ho una certa quantità posso ottenere la ricotta , semplicemente mettendolo sul fuoco e sorvegliando che non arrivi a bollitura, raccogliendo attentamente con una schiumarola la ricotta che si forma in superficie. Ma... non ci crederete mai, questo è anche il famoso latticello che si trova spesso nelle ricette anglosassoni, per fare il plumcake, i muffin o il pane irlandese senza lievito ( qui>>> ) o altro, dove associato con il bicarbonato favorisce la lievitazione. Mentre all'estero si trova facilmente nello scaffale del latte, ( buttermilk ), è introvabile in vendita in Italia. Chi viene agli incontri dell' Associazione Culturale Erbando ( qui>>> ) sul riconoscimento delle erbe da Prebuggiun( qui>>> ) può vedere farla in diretta e la può assaggiare. Non esitate a contattarmi se volete partecipare o se volete organizzare un incontro. Perché come penso davvero e dico spesso, tutto il mondo è paese, nel mio soggiorno in Puglia, vicino a Taranto, mi sono vista offrire sulla spiaggia, a giugno, una deliziosa Pampanella dentro una foglia di fico.... e cosa era? nient'altro che la mia quasi prescinseua... Messa dentro a una foglia di fico, perchè il lattice del fico le conferisce un profumo dolce ed un sapore leggermente amaro e tende a rassodarla per mezzo di enzimi coagulanti. Anticamente il lattice che esce dal gambo appena staccato veniva impiegato per ottenere un caglio vegetale del latte, oggi di uso rarissimo. Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze interessanti . Se vuoi, puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un Manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>> Tutti gli usi alimurgici o farmaceutici indicati sono a mero scopo informativo, frutto di esperienza personale, declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
- LA PASTA MATTA
perché Giulio la pasta la fa a forma di cuore! OK! Va bene, va bene lo faccio l'articolo sulla pasta matta. Ne ho già parlato nei post dove descrivo le varie torte di verdura e simili, ma dopo aver creato l'evento con Giulio >>>qui in occasione di Cavoli Nostri, mi sono resa conto che l'argomento merita un capitolo a sé. Cosa farne di questa Pasta Matta e poi perché è matta? La nomina l'Artusi, ricetta n°153 del suo "L'Arte di Mangiar Bene", 1891 e spiega: - Si chiama matta non perché sia capace di qualche pazzia ma per la semplicità colla quale si presta a far la parte di stival che manca in diversi piatti... - L'Arte di Mangiar Bene - Pellegrino Artusi - 1891 Come si legge nella sua ricetta non c'è nemmeno l'olio, oggi invece sì, per farla diventare una simil brisé che invece si fa con il burro. E come scrive il maestro si usa " in diversi piatti ", In Liguria poi si farebbe prima a dire dove non si mette. Torte di verdura di tutti i tipi, Pasqualine e Cappuccine, di cipolle e di porri, Gattafin e Barbagiuai, focaccette fritte, tagliata a strisce e fritta come le chiacchiere per essere servita con i salumi, rotoli salati e in tutti quei piatti dove si mette la pasta sfoglia ma con la pasta matta sono infinitamente più leggeri. Il meglio lo dà con la Focaccia al formaggio, quella di Recco, che si chiama Focaccia di Recco IGP a Recco, a casa mia devo stare attenta a dire Focaccia al formaggio. Focaccia al Formaggio a casa mia, a Recco Focaccia di Recco Dove l'ho imparata? ma... non ricordo di non averla saputa fare, spesso con il robot da cucina, a occhio e non è mai successo che non sia venuta. Con il tempo ho imparato che con un po' di Manitoba è meglio ma l'apice assoluto l'ho raggiunto con la ricetta di Giulio Cassinelli. Perfetta, impossibile non venga. Ormai gliel'ho vista fare talmente tante e tante volte, l'ho visto insegnarla a stuoli di persone, perché anche la cosa più semplice se non si è mai fatta, se non si è mai visto farla può diventare difficile, che le sue parole hanno finito per diventare automaticamente anche le mie. LA RICETTA è quanto di più facile ci possa essere: 1000gr. di farina meglio se in parte Manitoba, indicativamente 70% farina 00 e 30% Manitoba. Non serve sia tutta Manitoba. La Manitoba dona elasticità alla pasta, ma la percentuale può essere diversa perché le marche di farina sono infinite e diverse una dall'altra e ognuno poi impara da sé qual'é la soluzione migliore con la marca di farina che piace di più. Spesso uso la parte dell'altra farina di farina integrale o di grano saraceno, se usassi solo queste farine non riuscirei a tirarla sottile come serve sia la pasta matta. 130gr. di olio extra vergine di oliva e qui non si transige, deve essere olio di oliva, extravergine e delicato, come è quello ligure, altrimenti altera il gusto quasi neutro della pasta e contrasta con quello che si mette dentro la pasta, per esempio nella focaccia al formaggio. 10gr. di sale va pesato, inutile dire 3 o 4 pizzichi o mezzo cucchiaino 550 di acqua e questa può variare di pochissimo, sempre per via della capacità di assorbimento, ma non importa se viene troppo morbida, si può aggiungere farina ma non verrò mai bene se se ne mette poca e si cerca di aggiungere acqua ad una pasta troppo dura. IL RIPOSO è importantissimo. Almeno un'ora, meglio due. Non credete a chi dice che la usa subito, non è la stessa cosa. Come per gran parte degli impasti l'impasto e il riposo sono fondamentali per lo sviluppo della massa glutinica. Durante il riposo le fibre glutiniche si rilassano permettendo all'impasto di diventare più elastico e facile da lavorare. Dove farla riposare? non serve in frigorifero, a meno che non vogliate usarla il giorno dopo, ma è necessario un riposo di un'ora a temperatura ambiente coperta da un recipiente, una tazza, una fondina, come facevano le nostre nonne. Non deve passare aria, non basta lo strofinaccio. Se messa in frigorifero meglio aspettare una decina di minuti prima di lavorarla. È possibile tenerla in frigorifero in un sacchetto o avvolta nella pellicola per due-massimo tre giorni. Si può conservare in congelatore, meglio porzionata. Si può ovviamente fare metà dose che basta per una bella teglia grande. Dopo il riposo si stende e si tira facilmente con il matterello, ma se proprio... si può usare la macchina. Conviene provare, a volte è più facile di come si pensa. Come si impasta. Si fa un fontana larga e si mettono all'interno i liquidi e il sale, si inizia ad avvicinare la farina dal bordo interno al centro con le dita, come dice Giulio, a chi gli chiede della forchetta risponde le dita sono forchette, non si prende la farina dall'esterno perché altrimenti immancabilmente si crea la strada per far si che liquidi scappino. Si continua fino a che non si raggiunge quel minimo di consistenza da impedire la fuga e poi si può impastare il tutto. Ci si pulisce le mani e si continua fino a che la pasta è morbida e omogenea e le mani pulite. Il tutto dura poco più di tre minuti. Nel video sopra troverete un gran regalo, le mani di Giulio Cassinelli che fa vedere come si fa. La pasta è molto più morbida di come sembra e guardate con attenzione i movimenti e la forza che mette Giulio. Se davvero non è possibile farla a mano, ho scritto più volte come sia possibile in meno di un minuto farla in un qualsiasi robot da cucina, se non frullatore un poco potente, specie se ne serve poca e devo dire che se non la uso per la focaccia al formaggio ma per una torta, la faccio spesso a occhio e nel robot. Quello che bisogna imparare è la gestione dell'acqua, se è poca non dà il risultato sperato, meglio una pasta troppo morbida che si riesce ad aggiustare con la farina. Farina, sale, accendere a velocità media, olio, e aggiungere poco per volta l'acqua, il tutto dura 40 secondi più o meno. Non è la stessa cosa, ma può passare. Fatta la pasta matta si stende come si vuole, rotonda, rettangolare e si usa per gli usi più diversi. Dopo un primo allargamento della pallina di impasto con il matterello, premendo con forza sui bordi, si procede poi sulle mani, prima con il pollice fuori, poi usando più le nocche, dove la pasta proprio per l'elasticità può restare appesa quanto si vuole, come dice Giulio: - posso stare così per ore - Non c'è da disperarsi se alle prime armi si straccia in qualche punto, si rappezza e avanti. Per la focaccia deve diventare così sottile da vedere le mani sotto purtroppo non ho potuto lasciare l'audio, troppo disturbato Nel video si vede bene la facilità con la quale Giulio allarga la pasta sulle mani, vabbè ha più di 75 anni di lavoro alle spalle, si capisce anche senza audio quando spiega che potrebbe stare così per ore. Non bisogna scoraggiarsi perché ci si può riuscire, con un poco di pratica, senza arrivare alla sua perfezione, seguendo passo passo si possono avere risultati soddisfacenti. Fatta la pasta si può usare nei mille e più modi possibili. Questa del video era per la Focaccia al Formaggio, e in questo caso deve essere perfetta e sottile, ma poteva essere il fondo per una qualsiasi torta di verdura, di riso, pasqualina, cappuccina o qual si voglia. Nel video sopra si vede Giulio mentre fa le focaccette fritte tipo Megli con lo stracchino dentro. Nello specifico queste erano la prova della nostra innovazione culinaria di focaccette fritte verdi alle erbe selvatiche, presentate a una serata dove volevano qualcosa di diverso con le erbe. Basta frullare qualche erba bollita e spremuta e metterla dentro all'impasto. Se le erbe si mettono dentro la focaccetta diventano Gattafin di Levanto e un giorno riuscirò a fare il post, se si aggiunge la zucca e il Bruss diventano Barbagiuai del Ponente. I ritagli, quando avanzano dalla torta o dalla focaccia li ho sempre fritti, così senza niente dentro, tagliati a strisce tipo le chiacchiere, sono buonissimi con i salumi nell'antipasto e garantisco che gonfiano anche se dentro non c'è lievito, se pur non tanto come gli sgabei o lo gnocco fritto. E pure con l'avanzo della pasta verde ho fatto delle godibilissime strisce fritte poi in olio bollente anche senza niente dentro. I ritagli vanno rimpastati per qualche minuto e poi lasciati riposare perché riacquistino di nuovo elasticità. Quest'anno con Giulio abbiamo fatto qualche incontro dove facciamo impastare e fare una tortina di verdura monoporzione. Al momento gli unici appuntamenti sono a Santo Stefano d'Aveto il 26 e 27 Aprile, dove però ci sarò solo io, per le altre date al momento sono chiuse le prenotazioni, ma non è escluso che ne esca qualcuna in estate. Nel blog si trovano diverse torte di verdura e altro, torta pasqualina ecc. e non dispero di riuscire a fare a Levanto i veri Gattafin e a Ponente i Barbagiuai con degli esperti. E ancora mancano la Scherpada di Ponzano, la torta d'erbi e la barbotta della Lunigiana e chissà quante altre, che voglio sempre fare e non riesco. https://www.lellacanepa.com/single-post/2020/03/07/torta-ligure-di-verdura https://www.lellacanepa.com/single-post/2018/03/31/pasqualina-e-cappuccina https://www.lellacanepa.com/single-post/torta-di-bietole-crude https://www.lellacanepa.com/single-post/torta-di-porro https://www.lellacanepa.com/single-post/2018/01/21/torta-di-riso-finita-e-allora-rifacciamola Condividi il post! e poi torna, troverai esperienze affascinanti . Se vuoi puoi iscriverti alla news letter cliccando qui>> per non perderti nessun articolo. Lella Lella Canepa, creatrice di " Donne da Ieri a Oggi " una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di " Erbando " un ricercato evento che produce sempre il " tutto esaurito " da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi. Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna. Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>











